mercoledì 31 gennaio 2018

WWW.. Wednesday! #85

Ultimo mercoledì, ma soprattutto ultimo giorno di gennaio! 
Se mi avete seguita nelle ultime settimane, avrete sicuramente letto che questo mese mi è sembrato durare una vita e quindi sono in parte contenta e in parte incredula che sia alle sue ultime ore. 
Okay, non intendevo risultare così macabra. 


WWW Wednesday è una rubrica settimanale ideata da Should be Reading in cui vi mostro le mie letture passate, presenti e future.



What did you just finish reading? (Cos'hai appena finito di leggere?)


Due libri conclusi in questi ultimi sette giorni. 
Il primo è stato I Was Here di Gayle Forman - già tradotto in italiano con il titolo Laggiù mi hanno detto che c'è il sole - che per molti versi mi ha ricordato altri due romanzi e forse avrei fatto un po' a meno della parte romance, ma la Forman mi è comunque piaciuta. Questo è il suo terzo libro che leggo e la recensione la potete leggere QUI
Il secondo è stato L'ospite inatteso di Patricia Gibney, primo libro in una serie che sarei contenta di continuare se la sua pubblicazione proseguirà. Mi ha disturbata, mi ha fatta arrabbiare e ha dei temi forti, ma mi è piaciuto. Recensione QUI



What are you currently reading? (Che cosa stai leggendo in questo momento?)


Ho letto solo le prime quindici pagine di Heaven and Hell: The Psychology of the Emotions di Neel Burton e trattandosi di un saggio e non di un romanzo, ammetto che non ho più il cervello impostato sulla modalità "studio" da anni e quindi l'introduzione così tecnica - sebbene riguardante in parte materie che ho studiato al liceo - ha messo a dura prova la mia concentrazione. Ovviamente è troppo presto per dire qualcosa sul mio gradimento. 



What do you think you'll read next? (Che cosa pensi di leggere dopo?)


No, non mi sono sbagliata - ho davvero messo il punto interrogativo prima della prossima lettura certa. E questo non è perché non so cosa leggere, ma perché mi dedicherò ad una rilettura - la prima dopo non so quanti anni - per un progetto in cui sono stata coinvolta e vedrete di che libro si tratta nel pomeriggio di mercoledì prossimo. O magari lo vedrete la mattina, dipende se pubblicherò prima il WWW oppure la mia tappa.
Dopodiché leggerò Acerrimi nemici di Jack Weiss, che ho vinto in un giveaway.

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La vostra settimana com'è andata in quanto a letture? Scrivetemelo nei commenti oppure lasciatemi il link del vostro post e, appena ne ho l'occasione, passerò a ricambiare!
Prima di salutarvi però vi comunico che domani andrà online il recap mensile! 
Cheers! :)

martedì 30 gennaio 2018

[Recensione] "L'ospite inatteso" di Patricia Gibney

Ho fatto le tre di questa mattina per riuscire a finire questo libro perché ero arrivata ad un punto in cui la mia ansia - per la smania di verificare le mie teorie, per la voglia di sapere, per le vicende che stavano accadendo - mi stava letteralmente divorando viva. 

Ringrazio quindi la Newton Compton per avermi gentilmente inviato una copia di questo libro tramite il Club dei Lettori.


Titolo: L'ospite inatteso
Titolo originale: The Missing Ones
Serie: Detective Lottie Parker #1

Autrice: Patricia Gibney
Data di uscita: 4 gennaio 2018
Data di uscita originale: 16 marzo 2017
Pagine: 474 (copertina rigida)
Editore: Newton Compton Editori

Collana: Nuova Narrativa Newton
Link Amazon: http://amzn.to/2DjuUg9

Trama: La detective Lottie Parker cerca un collegamento tra la morte di una donna assassinata in una cattedrale e quella di un uomo impiccato a un albero del suo giardino. Le vittime hanno infatti un passato oscuro in comune. Ma nel corso delle indagini Lottie vede man mano riaffiorare antichi dolori che ben conosce, e quello strano caso sembra iniziare a riguardarla personalmente. Solo muovendosi in fretta potrà fermare l'allungarsi della scia di sangue, ma andare fino in fondo potrebbe farle correre un pericolo terribile che la riguarda molto da vicino...


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Devo essere sincera e dire che il titolo originale mi piace molto di più perché assume una doppia valenza: "gli scomparsi" e "quelli che mancano" - inteso non solo in senso fisico come la prima traduzione ma anche in senso affettivo, in senso di vuoto lasciato. 
La Newton Compton però ha scelto un titolo che, anche se all'apparenza può non sembrare, è comunque azzeccato per la storia - e il perché lo capirete solo leggendo. 

Lottie Parker è un'ispettore della polizia irlandese, ancora in lutto e incapace di gestire la propria famiglia dopo tre anni dalla morte del marito. 
Si trova a capo di una squadra formata dal detective Mark Boyd che, è chiaro come il sole, prova qualcosa per lei e dai detective Kirby e Lynch - il primo un po' troppo dedito ad alcol, donne e sigari e la seconda che forse vuole farle le scarpe. 
Quando alla fine dell'anno viene trovato il cadavere di una donna nella cattedrale di Ragmullin e poco dopo anche il cadavere di un uomo, il sovrintendente Corrigan, la stampa e il resto della città le staranno con il fiato sul collo per avere delle risposte. 

E mentre il numero di vittime aumenta, i sospettati si moltiplicano a vista d'occhio e non sembra esserci uno straccio di prova oppure di movente, Lottie viene assalita dai ricordi di un segreto famigliare mai del tutto svelato e risolto vecchio di quarant'anni che potrebbe essere legato al caso al quale sta lavorando. 


Non posso dire di più perché ogni parola rischierebbe di essere uno spoiler. 
Ci vuole un po' per entrare nella storia, per riuscire a far convergere la storia al presente con i flashbacks degli anni Settanta - ma ben presto, con un po' di fatica forse, si riescono ad incastrare i primi pezzi. Ma, insieme a Lottie, poi si annaspa con i restanti che non ne vogliono sapere di mettersi al proprio posto.

E sì, se siete abituati a vedere tanti polizieschi - dai film alle serie televisive - forse i personaggi vi sembreranno un po' stereotipati con detective che si fanno un goccetto di troppo, hanno la pancia e capi dei piani superiori che devono tenersi buone le persone "importanti" a discapito di tutto il resto. Ma ci si passa sopra.

È un thriller, è quasi una storia dell'orrore - sia fisico che psicologico - ma è soprattutto una storia dolorosa che colpisce come un calcio nello stomaco nella cara, vecchia e cattolica Irlanda che tutto vede e giudica ma non parla e non agisce. 
Ragmullin nasconde tanti segreti, segreti che sono stati sepolti e occultati per anni a causa di gente che ha vouto chiudere gli occhi per paura o per proprio tornaconto personale, ma quando qualcuno proverà a portare alla luce la verità, chi si è impegnato tanto perché ciò non avvenisse non si fermerà davanti a niente e nessuno per impedirlo. 

Durante i nove giorni di indagine non mancheranno gli errori, le incomprensioni, le conclusioni affrettate, le cose date per scontate, ma Lottie Parker - per quanto estremamente imperfetta - ci metterà tutto l'impegno possibile per risolvere il caso, non importa quanto la possano minacciare. 

È un libro pieno di orrori e crudeltà e che, per quanto non scenda mai troppo nell'esplicito, ha quell'alone di non detto che si insinua sottopelle nel lettore - lasciando che la sua mente crei la propria immagine per colmare il vuoto. 
È un libro che pianta il seme del terrore: molti dei personaggi coinvolti hanno paura e, quasi per osmosi o simbiosi, quel terrore si trasferisce dalle pagine al lettore e si annida nel suo stomaco - e cresce e cresce - perché ci sono orrori che la mente umana a volte non vuole e non può comprendere. Il buio e la neve dell'inverno contribuiscono.
È un libro che disturba, che smuove la coscienza, che porta a galla crimini che fin troppo spesso vengono taciuti e coperti con omertà - ancora oggi. 

È un libro nel quale bisogna prestare attenzione e ricordare i dettagli, anche a causa delle diverse voci narranti che si intervallano a quella di Lottie e dei vari intrecci di trama.
Mette tanta carne al fuoco, ma la resa è comunque molto buona. 

Mi è piaciuto, ma mi ha fatta anche soffrire e arrabbiare tantissimo. 
Questo di Patricia Gibney è un eccellente debutto - un romanzo che trascina e avvolge il lettore nel suo intreccio fino alla sua conclusione. E io avevo due teorie, oscillavo tra una e l'altra e nonostante avessi in parte ragione con entrambe, il finale ha saputo davvero sorprendermi perché i colpi di scena non mancano.
E se la Newton Compton porterà in Italia anche i libri successivi nella serie dell'ispettore Lottie Parker, vorrei proprio leggerli per conoscere il resto della sua storia. 


lunedì 29 gennaio 2018

What's on my bedside table? #41 | "L'ospite inatteso" di Patricia Gibney

Ultimo appuntamento di gennaio con questa rubrica - sempre in serata. 
Oggi sono dovuta uscire per alcune commissioni e adesso ho due episodi di telefilm da vedere e non sono riuscita a leggere tanto quanto avrei voluto, ma spero proprio di riuscire a portarvi la recensione del libro che segue domani sul blog!
 

What's on my bedside table? è una rubrica ideata da Valy di Sparkle from books, in cui, nel giorno di lunedì, vi viene mostrato quale libro si trova sul mio comodino e come mai.


SUL MIO COMODINO C’È...
"L'ospite inatteso" di Patricia Gibney
Un thriller ambientato in Irlanda.


SONO A... 
Pagina 349. Mi mancano poco più di un centinaio di pagine e mi sta coinvolgendo davvero tanto. Grazie all'indice in fondo al libro e alla sua suddivisione in capitoli so di essere all'inizio del penultimo giorno di indagine e ho una teoria che non vedo l'ora di scoprire se verrà confermata o meno.


È SUL MIO COMODINO PERCHÉ... 
... me l'ha gentilmente inviato la Newton Compton tramite il Club dei Lettori.

domenica 28 gennaio 2018

[Book Tag] The New Year Book Tag

Il nuovo anno è iniziato da un po', ma non è ancora troppo tardi per fare un booktag che lo riguardi! Il booktag in questione l'ho trovato sul blog ragazzainrosso ed ehi, per una volta non ci ho messo una vita a rispondere!  

Cominciamo!


Quanti libri hai pianificato di leggere nel 2018?

Ho impostato la challenge di Goodreads su 65 libri - cinque in più dell'anno scorso. 


Nomina cinque libri che non sei riuscita a leggere nel 2017, ma che avranno la priorità nel 2018. 

Allora, vediamo... che cosa ho lasciato indietro l'anno scorso? 


Ho lasciato indietro Dark Matter di Blake Crouch, Ti odio, anzi no, ti amo! di Sally Thorne, Città in fiamme di Garth Risk Hallberg, American Gods di Neil Gaiman e Friday Brown di Vikki Wakefield. 


Nomina un genere che vorresti leggere di più.

I classici? O forse i thriller? Mh, sono generi che latitano spesso nel mio menù. Ammetto che però non mi dispiacerebbe qualche horror, anche se poi me la farei sotto. 


Tre obiettivi che non riguardano i libri che vorresti ottenere nel 2018.

Mh, le cose troppo private le tengo sempre per me quindi, come cose "frivole", direi: 

  • Terminare quante più serie televisive possibili.
  • Trovare un lavoro che non sia solo estivo.
  • Fare più attività fisica.


Un libro che hai da una vita e che devi ancora leggere.


Praticamente tutti? Dai, diciamo To Kill a Mockingbird di Harper Lee (aka Il buio oltre la siepe) - iniziato nel 2013 e fermo a pagina 60 da allora perché non ero ancora in grado di leggere in inglese in modo fluido come oggi. 


Una parola che vorresti rappresentasse il tuo 2018.

Speranza - il "per cosa" lo tengo per me. 

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Se vi è piaciuto, sentitevi pure tutti taggati! :)

venerdì 26 gennaio 2018

[Recensione] "I Was Here" di Gayle Forman

La mia avventura con Gayle Forman probabilmente è iniziata nel tardo 2014, quando ho sentito parlare per la prima volta di lei e nel 2015 due dei suoi libri hanno fatto parte della mia prima challenge su Goodreads: sto parlando di Resta anche domani e Resta sempre qui - di Resta anche domani avevo poi fatto anche il confronto con il film QUI.

Tra gli altri suoi libri, sebbene io abbia l'ultimo in wishlist da un po' ma senza alcuna fretta, l'unico ad ispirarmi davvero era questo - e quanto penare per averlo, nessuno me lo regalava mai sebbene lo mettessi sempre in lista per Natale e compleanni e alla fine me lo sono comprato da sola. 

I Was Here è già stato tradotto e pubblicato in italiano dalla Mondadori nel 2015 con il titolo Laggiù mi hanno detto che c'è il sole.


Titolo: I Was Here
Autrice: Gayle Forman
Data di uscita: gennaio 2015
Pagine: 270 (copertina flessibile)
Editore: Viking
Link Amazon: http://amzn.to/2CXSSRc

Trama [tradotta da me]: Cody e Meg erano inseparabili... Fino a quando non lo sono più state. 
Quando la sua migliore amica Meg beve una bottiglia di detergente industriale da sola in una camera di motel, Cody è comprensibilmente scioccata e devastata. Lei e Meg condividevano tutto—quindi perché non c'è stato nessun avvertimento? Ma quando Cody si reca nella cittadina in cui Meg frequentava il college per raccogliere tutto ciò che ha lasciato, scopre che c'era molto che Meg non le aveva mai detto. A proposito della sua vecchia compagna di stanza, il tipo di persona che Cody non avrebbe mai incontrato nella sua piccola cittadina senza via d'uscita di Washington. A proposito di Ben McAllister, il ragazzo con una chitarra e un sogghigno che ha spezzato il cuore di Meg. E a proposito di un file criptato sul computer che Cody non riesce ad aprire—fino a quando ce la fa e all'improvviso tutto quello che Cody pensava di conoscere sulla morte della sua migliore amica viene messo in discussione. 

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I libri che narravano la storia di Mia e Adam mi erano piaciuti molto - quello di Adam ancora di più, quello mi aveva letteralmente straziato il cuore. 
Con questo mi sono sentita forse un pelo meno coinvolta - soprattutto nella prima parte, ma è stata comunque una bella lettura. 

Il libro si apre con una email che Cody riceve dalla sua migliore amica Meg, una email nella quale l'amica di sempre le annuncia di essersi suicidata e che è già troppo tardi. 
Il mondo crolla addosso a Cody: come può la sua migliore amica fin dai tempi dell'asilo essersi tolta la vita senza che lei si accorgesse che c'era qualcosa che non andava? È vero che negli ultimi tempi non si parlavano spesso come prima, ma com'è possibile che una cosa del genere sia accaduta alla brillante e creativa Meg? 
Cody si sente mancare la terra sotto i piedi quando la metà migliore di sé improvvisamente non fa più parte della sua vita e quando i Garcia - che l'hanno praticamente cresciuta quasi fosse la sorella di Meg al posto di sua madre Tricia - le chiedono di andare a Tacoma per recuperare le cose di Meg, Cody non può rifiutare. 

Quello che Cody troverà a Tacoma non sarà affatto quello che si aspettava. Ci sono coinquilini che non hanno la minima idea di come fosse Meg e le forniscono il ritratto di una persona che non assomiglia affatto a quella con cui è cresciuta, c'è un ragazzo che le ha spezzato il cuore, ci sono musicisti e artisti di Seattle che conoscono ancora meno della sua amica. C'è un computer con un file criptato che, una volta aperto grazie ad uno dei coinquilini di Meg, metterà ancora più sottosopra il mondo già capovolto di Cody. 

E se qualcuno l'avesse spinta al suicidio? 


Non mi sono sentita coinvolta tanto quanto lo ero stata con Mia e Adam perché all'inizio continuavo a pensare alle somiglianze con Hold Still di Nina LaCour - somiglianze che però sono finite ben presto e I Was Here ha preso poi una direzione diversa. 

In comune hanno due ragazze (Caitlin in un caso e Cody nell'altro) che perdono la propria migliore amica (Ingrid nel primo caso e Meg nel secondo) quando quest'ultima si suicida. E sia Caitlin che Cody si ritrovano a dover imparare a vivere senza di loro. 
Le differenze cominciano presto: per prima cosa, Caitlin e Ingrid sono più giovani di Cody e Meg - le prime stanno a metà delle superiori e le seconde al primo anno di college. 
Ingrid lascia apposta a Caitlin un quaderno sotto il letto e Caitlin, pur continuando a soffrire per tutto l'anno seguente, imparerà con fatica a vivere di nuovo scoprendo un lato di Ingrid che prima ignorava.
Meg invece, se non fosse stato per un file corrotto, non avrebbe lasciato nulla dietro di sé tranne quella email con cui diceva addio. E Cody, oltre a dover combattere contro i sensi di colpa che prova chi "sopravvive" al suicidio di una persona cara, deve combattere anche contro la rabbia che prova. 

Ogni persona reagisce a modo suo al dolore. 
Cody soffre ed è arrabbiata, ma molto spesso risulta quasi fredda e "distaccata" - non mancano le risposte brusche e sarcastiche e quelle brevi "esplosioni" di collera quando non sopporta più la gente che la guarda con compassione e che le chiede di parlare di Meg durante una funzione o che le offre le proprie condoglianze. Sembra spenta, sembra indifferente, ma alla fine si vedrà davvero tutto il suo dolore. 

Cody si sente in colpa non solo perché non è mai accorta di niente, ma perché - in comune con Caitlin - si accorge di non essere sempre stata una buona amica. 
Dovevano andarsene da quella città insieme dopo le superiori, ma quando Meg ha ottenuto una borsa di studio completa per il college, Cody - forse per paura del cambiamento, forse un po' per risentimento - è rimasta bloccata dov'era con un lavoro in cui pulisce le case di quelle persone che avrebbe dovuto lasciarsi alle spalle e non è mai più andata a trovare Meg dopo la prima volta. 

Ci ho messo un po' per entrare in sintonia con Cody, per trovare quei punti di contatto che mi avrebbero permesso di capirla e di vederla dietro quei muri che ha sempre tenuto alzati - a meno che non si trattasse di Meg. 

Della parte romance - un po' cliché - avrei forse fatto a meno e infatti in Hold Still era così lieve e appena accennata che non disturbava affatto, qui invece forse a volte invade lo spazio di argomenti che avrebbero la precedenza. 

La seconda parte del romanzo coinvolge decisamente di più e sempre per similitudine di argomento l'ho trovata facilmente paragonabile a Fall for Anything di Courtney Summers - Cody ci mette lo stesso impegno frenetico e determinato che aveva Eddie nel voler scoprire cosa ci fosse davvero dietro il suicidio di suo padre. 

E la Forman tratta il tema del suicidio in modo magistrale: parla del suo lato oscuro, parla di come la sua progettazione venga taciuta mentre in apparenza si è "normali", parla di quei gruppi di "supporto" in internet - di quelli che incoraggiano le persone a suicidarsi, che si congratulano per la decisione presa, che le spingono verso il prossimo passo e non di quelli che offrono aiuto per cercare di uscirne. Parla del lato oscuro dentro ognuno di noi e Cody si troverà a scoprire quanto sia sottile la linea tra un pensiero fugace sul non esistere più alla progettazione vera e propria dell'uscita di scena. 
E forse è qualcosa a cui abbiamo pensato tutti almeno una volta nella vita, ma è terrificante scoprire quanto possa essere facile arrivare al punto di considerare il suicidio come una vera possibilità - quanto possa diventare tangibile nei modi in cui farlo e nei mezzi da usare - quando prima era invece solo un pensiero astratto.

Gayle Forman parla di chi c'era - di chi, seppure così brillante e pieno di vita, non sia riuscito a trovare una ragione per restare. 
E parla anche di chi resta, di chi deve affrontare il dolore della perdita giorno dopo giorno e del saper perdonare chi ci ha lasciati, ma anche noi stessi. 


e ½

mercoledì 24 gennaio 2018

WWW.. Wednesday! #84

Solo a me gennaio sembra durare da una vita? 
Mi sembra di andare a rilento con tutto: con i film che guardo, con le serie televisive che seguo, con i libri che leggo. 
Improvvisamente è già ora di un altro WWW Wednesday e a me sembra di essere sempre ferma allo stesso punto!



WWW Wednesday è una rubrica settimanale ideata da Should be Reading in cui vi mostro le mie letture passate, presenti e future.



What did you just finish reading? (Cos'hai appena finito di leggere?)


In questa settimana ho finito The Lonely Life of Biddy Weir di Lesley Allen e, incredibile ma vero, a quanto pare sono riuscita a non rendere la recensione troppo personale. Va da sé che, dopo una frase del genere, sia implicito che il libro mi è piaciuto molto e che è stato un po' come aprire il vaso di Pandora - e sebbene fossi io a farlo, non ero comunque pronta alla sua intensità. Recensione QUI



What are you currently reading? (Che cosa stai leggendo in questo momento?)


Non sono neanche a metà di I Was Here di Gayle Forman - già tradotto in italiano con il titolo Laggiù mi hanno detto che c'è il sole - perché poi ieri, nonostante tutte le mie promesse, un paio di imprevisti si sono messi in mezzo e la sera sono anche andata al cinema. Sebbene a prima vista possa assomigliare a Hold Still di Nina LaCour, Cody e Caitlin sono molto diverse caratterialmente. Mi sta piacendo, ma devo ancora davvero entrare nel vivo della storia. 



What do you think you'll read next? (Che cosa pensi di leggere dopo?)


Ho sempre in programma L'ospite inatteso di Patricia Gibney, che ho ricevuto dalla Newton Compton tramite il Club dei Lettori e poi leggerò Heaven and Hell: The Psychology of the Emotions di Neel Burton, la mia ultima vincita su Goodreads - e con questa non prevedo di metterci molto. 

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Oggi mi sento abbastanza a corto di parole - vi ho già detto che gennaio mi sembra eterno e che sembra mettermi fuori combattimento? 
Vi fa lo stesso effetto? La lettura ne risente?
Scrivetemi nei commenti se invece le vostre letture procedono ad un buon ritmo oppure lasciatemi il link del vostro post - alla prima occasione passo! 
Cheers! :)

lunedì 22 gennaio 2018

What's on my bedside table? #40 | "I Was Here" di Gayle Forman

Ormai è diventata un'abitudine quella di postare questa rubrica il lunedì sera - e vabbè, non che ci sia nulla di male. 
E dal momento che ho un episodio di un telefilm da recuperare e un film da guardare se mi va - oppure deciderò di andare avanti con la lettura, direi di fermarsi qui con le chiacchiere e di proseguire dicendovi cosa c'è sul mio comodino.
 

What's on my bedside table? è una rubrica ideata da Valy di Sparkle from books, in cui, nel giorno di lunedì, vi viene mostrato quale libro si trova sul mio comodino e come mai.


SUL MIO COMODINO C’È...
"I Was Here" di Gayle Forman
Sebbene sia stato tradotto in italiano con il titolo Laggiù mi hanno detto che c'è il sole, ho smaniato una vita per leggerlo in lingua originale - e poi sono innamorata della cover.


SONO A... 
Pagina 46. Pensavo di leggere molto oggi, ma ho avuto a tratti un mal di testa tremendo che mi preseguita da sabato mattina e non sono proprio riuscita a concentrarmi.


È SUL MIO COMODINO PERCHÉ... 
... ho già letto altri due libri dell'autrice e mi erano piaciuti. Sebbene ne abbia scritti anche altri - tre young adult e uno per adulti - questo era l'unico che ha colpito qualcosa in me quando ho letto la trama.

domenica 21 gennaio 2018

Chi ben comincia... #13 | "I Was Here" di Gayle Forman

Buona domenica!
Ho iniziato questo libro la notte scorsa - dal momento che sono tornata a casa abbastanza presto dalla serata - ma, complice un mal di testa che durava da tutto il giorno e una stanchezza imprevista, alla fine ho letto solo tre brevi capitoli. 
E dal momento che era già passata la mezzanotte, si può dire che io abbia cominciato la lettura oggi e quindi in questo pomeriggio di domenica vi posto il suo incipit.  

Il libro è stato già tradotto in italiano con il titolo Laggiù mi hanno detto che c'è il sole, ma leggendolo io in inglese l'incipit è sempre tradotto dalla sottoscritta. 

Chi ben comincia... è una rubrica ideata da Alessia del blog Il profumo dei libri. Ad ogni appuntamento viene presentato l'incipit di un libro - già letto, in lettura o da leggere - in modo da aiutarci a capire se il libro merita la nostra attenzione.

1.Prendete un libro qualsiasi contenuto nella vostra libreria
2. Copiate le prime righe del libro (possono essere 10, 15, 20 righe)
3. Scrivete titolo e autore per chi fosse interessato
4.Aspettate i commenti



Il giorno successivo alla morte di Meg, ho ricevuto questa lettera:

Mi dispiace informarti che mi sono dovuta togliere la vita.
C'è voluto molto tempo, ma era una decisione solo mia da prendere. So che ti causerà dolore, e di questo mi dispiace, ma per favore cerca di capire che dovevo mettere fine al mio di dolore. Questo non ha niente a che fare con te e ha tutto a che fare con me. Non è colpa tua. 
Meg

Ha spedito copie di questa lettera ai suoi genitori, a me e al dipartimento di polizia di Tacoma, insieme ad un altro biglietto che li informava del motel nel quale era alloggiata, della camera in cui era, del veleno che aveva ingerito e del modo in cui avrebbero dovuto occuparsi del suo corpo. Sul cuscino della stanza del motel c'era un altro biglietto - con le istruzioni per la cameriera di chiamare la polizia e di non toccare il suo corpo - insieme ad una mancia di cinquanta dollari.

(Gayle Forman - I Was Here)

sabato 20 gennaio 2018

[Recensione] "The Lonely Life of Biddy Weir" di Lesley Allen

Quando leggo alcuni libri che so già in partenza amerò e che però andranno a "tormentare" cose che di solito cerco di ignorare, ci metto sempre più del solito. 
Non perché siano difficili da leggere, non perché siano magari in un'altra lingua e non perché io voglia particolarmente "godermeli" - è solo che ogni tanto il vaso di Pandora va aperto poco alla volta se non si vuole rischiare di esserne travolti. 

E il rischio, con libri così, di scrivere qualcosa che assomigli più ad una pagina di diario che ad una recensione è sempre molto alto.


Titolo: The Lonely Life of Biddy Weir
Autrice: Lesley Allen
Data di uscita: 3 novembre 2016
Data di uscita originale: 14 aprile 2016
Pagine: 344 (copertina flessibile)
Editore: Twenty7
Link Amazon: http://amzn.to/2zJChtU

Trama [tradotta da me]: Biddy Weir è una ragazza particolare. 

Abbandonata da sua madre quando era piccola e con un padre che non è esattamente equipaggiato per affrontare le sfide di un genitore moderno, Biddy vive nel suo piccolo mondo, felice di passare il tempo dipingendo in riva al mare e guardando gli uccelli volare. Questo fino al momento in cui incontra Alison Flemming. 
Perché, vedete, ci sono un paio di cose riguardo Biddy che non sono normali. E Alison non ha paura di mostrarle al mondo. 
All'improvviso la vita tranquilla di Biddy è gettata nel caos. Se solo ci fosse qualcuno in grado di convincerla che, in realtà, tutti sono un po' strani...

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Se volete un libro con rose e unicorni... questo non fa decisamente per voi.

Il libro si apre con Biddy Weir all'età di trent'anni nell'estate del 2000, mentre con estrema difficoltà telefona ad una trasmissione televisiva che segue tutti i pomeriggi e che quel giorno ha come argomento della puntata il bullismo. Ed è con un coraggio incredibile che Biddy confessa all'operatrice dall'altra parte della cornetta - che sta raccogliendo la sua testimonianza per scoprire se è "adatta" alla diretta televisiva - che a causa della sua aguzzina è quasi morta quando era adolescente. 

Torniamo indietro al 1979, quando Biddy viene etichettata pubblicamente per la prima volta come "strana" e poi come "maledettamente strana". Se mai questo libro venisse tradotto, sarebbe difficile trovare un modo in italiano (senza cambiarle drasticamente nome) di rendere altrettanto efficacemente il soprannome di Biddy Weir - che prima diventa Biddy Weirdo e poi Bloody Biddy Weirdo, per poi risolversi "semplicemente" in Bloody Weirdo.

La vita di Biddy non è mai stata facile fin dall'inizio. 
Abbiamo Gracie Flynn, una ragazza giovane e figlia di girovaghi che, quasi per scommessa, va a letto con un suo collega di cinquant'anni - Howard Weir. 
Abbiamo Howard Weir, sempre stato al guinzaglio della madre che per la prima volta in vita sua si ubriaca e praticamente senza sapere come genera una figlia. 
E Gracie, dopo aver dato alla figlia il nome di una gatta che avevano avuto in famiglia, decide che non è adatta a fare la madre e fugge. 
Howard, un uomo silenzioso e già "vecchio" per fare il padre, farà del suo meglio e la sua vita con Biddy sarà sempre isolata e ridotta all'osso - sia per quanto riguarda il cibo, i vestiti, le conversazioni e tutto il resto. 

Fin dal piccola Biddy viene evitata dagli altri perché vista come "strana" - ha i capelli rossi, è affascinata dagli uccelli e non si veste e non si comporta in modo "normale" come tutti gli altri bambini della sua età. 

Biddy viene ignorata, ma fino a quel momento non se ne cruccia - però tutto cambia quando Alison Flemming entra nella sua scuola e nella sua vita. 

Raccontato in terza persona da un narratore "onnisciente", non seguiamo solo Birdy ma anche Alison - una ragazzina ricca, viziata, prepotente e arrogante con la pretesa di essere amata e venerata da tutti e pronta a fare qualsiasi cosa per essere la più bella e la prima in tutto. Non sarebbe mai diventata sua amica, ma il fatto che il suo primo giorno Biddy la ignori completamente e non rimanga affascinata da lei è per lei un affronto troppo grande - da qui inizierà l'inferno di Biddy Weir. 

Seguiranno anni di prese in giro e umiliazioni, soprattutto psicologiche ma che sfoceranno anche nel fisico in alcune occasioni. Biddy arriverà al punto di sentirsi fisicamente male all'idea di andare a scuola, al terrore di cosa potrebbe architettare Alison seguita da tutto il resto della classe prima e della scuola poi. 
Già silenziosa di natura, Biddy sentirà come non mai la mancanza di una madre che le insegni a vestirsi, a truccarsi, a diventare grande e ad essere "normale" come tutti gli altri e tutti gli insulti quotidiani arriveranno a minare profondamente la sua autostima e a lasciare cicatrici - a volte anche fisiche quando l'unico modo per far tacere il dolore nella sua mente è quello di ferirsi con spille e aghi, mentre anche gli insegnanti sembrano non vedere abbagliati come sono da Alison. 
In fondo, se anche avesse parlato, perché mai avrebbero dovuto credere a Biddy - quella ragazzina strana figlia di quell'altro uomo strano - e non ad Alison, così amata da tutti?

Biddy diventerà un'adulta con molti problemi relazionali e solo dopo un percorso - che probabilmente non finirà mai - troverà il coraggio di parlare di quello che Alison e la sua gang le hanno fatto.


The Lonely Life of Biddy Weir è un libro triste, con un tocco di speranza alla fine ma pur sempre molto, molto realistico perché certe cicatrici restano per sempre - perché quando ti senti ripetere certe cose sin da quando eri solo una bambina e nessuno sta dalla tua parte, nessuno le contraddice... beh, è fin troppo semplice cominciare a crederci e a ripeterle allo specchio.
Sempre ammesso che tu riesca a trovare la forza di ricambiare quello sguardo riflesso - ma le voci nella testa quelle comunque non se ne vanno mai. 

Ho dovuto fare molte pause durante la lettura perché, come ho scritto all'inizio, il vaso di Pandora va aperto un po' alla volta. 
Perché in questo libro ho trovato la mia vita - molta di più di quanta me ne aspettassi. 

Se frequentate il mio blog da un po', sapete che i libri con il bullismo come tema centrale non mancano. E forse è questo il vero masochismo, altro che aver letto tutta la serie di After di Anna Todd. 
Perché sottopormi volontariamente alla tortura se so in partenza che sarà un libro da affrontare poco alla volta? Bella domanda. 

Il punto è che di solito sono libri ambientati alle superiori, con un sistema scolastico abbastanza diverso dal nostro e quelli li so gestire - pur trovando similitudini perché i bulli adolescenti sono tremendi uguali a qualsiasi latitudine, le "difficoltà" sono minori perché in qualche modo riesco a distaccarmi. 

Qui invece mi sono trovata colta totalmente alla sprovvista con una protagonista che viene presa in giro quando è ancora praticamente una bambina e con un sistema scolastico - quello dell'Irlanda del Nord - fin troppo simile al nostro. E non starò a scendere nei dettagli perché non è questo il luogo, ma le somiglianze tra me e Biddy sono state così tante che è stata davvero dura. 

Credo che ci sia davvero una differenza tra un tipo e l'altro. 
È qualcosa da condannare a prescindere, ma il bullismo adolescenziale è diverso da quello che comincia a dieci anni. 
Perché se fino alle superiori hai avuto una vita "normale" con amici e compagni di classe "normali", il bullismo durante l'adolescenza fa un male cane ma con una base solida alle spalle e sotto i piedi puoi riuscire ad uscirne ammaccato, ma comunque indenne. 
Ma se comincia già nell'infanzia e prosegue nell'adolescenza, quello per me è già tutta un'altra storia - un vaso di Pandora a sé stante di dolore e cicatrici.

E se Biddy vi può sembrare esagerata o troppo vittima... no, non lo è.

Ma detto questo, trovo che questo libro sia eccellente. 
Scritto benissimo, dà un ritratto sincero e spietato del bullismo e delle sue conseguenze, è crudele nella descrizione degli atti perpetrati da Alison ai danni di Biddy ma non è troppo esplicito in maniera "fisica" quando si tratta dell'autolesionismo. 
Leggiamo della sofferenza di Biddy, della malvagità di Alison e come questa la giustifica, della repulsione dei compagni di scuola e dell'indifferenza degli insegnanti, delle voci sporadiche di chi invece vede Biddy per quella che è ma non sempre riesce ad aiutarla.

The Lonely Life of Biddy Weir è un libro che lascia il segno, che insegna che l'individualità va invece riconosciuta e che nessuno è davvero "strano" solo perché non è uguale agli altri come modo di vestire oppure di vivere, che è possibile guarire da quegli anni di bullismo - ma solo con tanta pazienza e supporto.
The Lonely Life of Biddy Weir è un libro che insegna a trovare la propria voce, a rialzarsi e  che non dovremmo mai abbassare lo sguardo di fronte a qualcuno che ci ritiene inferiori perché non lo siamo

The Lonely Life of Biddy Weir è un libro che fa male, ma che è anche catartico se avete vissuto anche solo in parte quello che ha vissuto Biddy. 
E forse, in fondo, siamo tutti un po' "maledettamente strani" - o semplicemente siamo tutti normali a modo nostro.