giovedì 28 febbraio 2019

[Recensione] "L'amore non ha ragione" di Angela Iezzi

Oggi finisce febbraio e io sono qui con la recensione dell'ultimo libro letto - anche questo in compagnia di Federica di L'ennesimo Book Blog - e... sono spiacente di dire che il mese non si è concluso affatto su una nota positiva. 

Federica non ha tutti i torti quando dice che gli screenshots della nostra chat basterebbero a fare la recensione - e la sua, online domani, sarà una recensione spoiler.
Quindi magari io ne parlerò in generale e per i dettagli senza peli sulla lingua l'appuntamento è domani sul suo blog.


Titolo: L'amore non ha ragione
Autrice: Angela Iezzi
Data di uscita: 21 gennaio 2019
Pagine: 255 (Kindle Edition)
Editore: Butterfly Edizioni
Link Amazon: https://amzn.to/2TNajrN

Trama: Faith ha diciotto anni e una caratteristica particolare: un quoziente intellettivo di 187. Nonostante il suo genio, è pessima nelle relazioni interpersonali, piuttosto rigida, cinica ed estremamente razionale. Vive di certezze e vuole avere il controllo su ogni cosa, emozioni comprese. Killian è il ragazzo più popolare di Yale e il suo giro di amicizie e frequentazioni è talmente ampio da renderlo una celebrità al campus. Affascinante, determinato, trasandato, sicuro di sé e attento osservatore, non è abituato a sentirsi contraddire. Per lui è facile catturare l'attenzione di qualsiasi ragazza, tranne lei, la secchiona che se ne sta sempre sulle sue, indecifrabile e inavvicinabile. Le loro strade, agli antipodi, sono destinate a incrociarsi nell'aula dell’unico corso che seguono insieme. Il loro primo incontro? Un disastro, i due non si sopportano. Così diversi da odiarsi al primo sguardo, non fanno altro che punzecchiarsi a ogni occasione. Ma, per quanto si possano calcolare le distanze ed evitare i sentimenti, l'amore, illogico e inspiegabile, è sempre in grado di sorprendere. 


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Sulla carta questo libro aveva il potenziale per piacermi - e non solo perché il nome del protagonista, Killian, ha svegliato il mio lato fangirl dal momento che nella vita ci vorrebbero più uomini come Killian Jones aka Capitan Uncino (e con l'aspetto di Colin O'Donoghue) di Once Upon a Time

Aveva tutto il potenziale per piacermi perché ci sono state cose nella mia vita che mi hanno portata ad essere come Faith in molti aspetti - beh, ovviamente il quoziente intellettivo non rientra tra questi. 
Ma il fatto di essere pessima nei rapporti interpersonali, di essere cinica, spesso rigida e portata a voler razionalizzare anche l'irrazionabile... quegli aspetti c'erano. 

A differenza di Faith però, il mio atteggiamento cambia a seconda delle persone con cui sto interagendo - con le mie amiche sono più aperta, con gli estranei e con chi non conosco bene sono un pezzo di ghiaccio inavvicinabile. 
E con il passare degli anni ho imparato ad essere più elastica, a non andare fuori di testa ad ogni minimo cambiamento della mia routine - ma questo perché ho avuto due anni, dal 2006 al 2008, in cui sentivo che ogni mio equilibrio fisico e soprattutto mentale sarebbe andato in pezzi se non avessi avuto il controllo su tutto. 

E questa è la differenza tra me e Faith fondamentalmente: lei è tutta cervello, mentre io - per quanto abbia cercato di soffocare tutto e sia diventata molto più razionale di quanto non fossi prima di quegli anni - ho sempre avuto la mia parte emotiva attiva e a volte fin troppo sveglia. 

Inizialmente Faith mi ha ricordato un po' Tessa di After per quella sorta di "saccenza" mostrata in campo scolastico, ma in realtà è più simile a Sheldon Cooper di The Big Bang Theory e a Walter O'Brien di Scorpion
Faith ha aspetti che mi sono piaciuti, ma allo stesso tempo mi è risultata incredibilmente indisponente. Il genio poi in realtà si è dimostrata Federica quando se ne è uscita - mentre eravamo in chat a discutere della cosa - con la teoria che Sheldon Cooper non ci indispone così tanto perché ha anche altre cose dalla sua, come il fatto di essere fondamentalmente un nerd e di avere anche altri interessi e comunque un circolo di amici e relazioni interpersonali stabili. 
Il che, di conseguenza, ha portato me a paragonare Faith più a Walter O'Brien - altissimo quoziente intellettivo, ma quasi inesistente quoziente emotivo. Ed è la stessa cosa che mi rende Walter particolarmente indisponente in alcuni episodi. 

Non sono mai arrivata al punto di capire Faith, nonostante gli aspetti caratteriali in comune che a volte mi portano a comportarmi nello stesso modo. Ma non ho mai visto una crescita, un'evoluzione nella sua persona - alcune sue decisioni sono state per me incomprensibili, esagerate, troppo esasperate. 

L'altro grande no è stato l'instalove. 

Killian ci viene inzialmente descritto come carismatico, socievole e così social da conoscere praticamente tutti e non avere mai un attimo libero solo per se stesso.
Lui e Faith si scontrano alla prima lezione di sociologia, ognuno dei due contestando e ribattendo al punto di vista dell'altro e lui rimane incuriosito da lei. E la curiosità ci sta, assolutamente - per carità, ci mancherebbe altro. 
Ma non mi puoi venire a dire, dopo solo tre volte in cui l'hai vista, che ti piace. Semplicemente non è credibile proprio perché, visto quello che ho in comune con Faith, è impossibile che qualcuno trovi qualcosa in me che gli piace dopo solo tre volte in cui mi ha vista e in cui si è parlato di tutto tranne che di cose personali. 

Sulla carta, lo dico ancora una volta, aveva il potenziale per piacermi. 
Ma la resa dei personaggi - una che porta tutto all'esasperazione, uno che si innamora dopo tre incontri - unito al brevissimo lasso di tempo in cui questi due sono amici e l'epilogo ambientato anni dopo, rendono tutto una favola che non ha nulla di credibile. 
Manca di realismo, manca di fatti concreti - quelli che ama tanto Faith - su cui basare una relazione e già io non sono propriamente un'amante del romance, ma se ne leggo uno mi piacerebbe che fosse il più realistico possibile. 

Poi questione di gusti, eh - non ho nulla contro chi cerca invece la favola.
Però per me è stata una delusione su quasi tutti i fronti. 

mercoledì 27 febbraio 2019

WWW.. Wednesday! #134

Siamo arrivati all'ultimo mercoledì di febbraio e io sono qui che mi destreggio tra nuove visite mediche - perché non vorrete mica che anche nel 2019 i medici non mi vedano?
 
Ma passiamo ai libri - quelli sono un argomento più piacevole.


WWW Wednesday è una rubrica settimanale ideata da Should be Reading in cui vi mostro le mie letture passate, presenti e future.



What did you just finish reading? (Cos'hai appena finito di leggere?)

 
Letto insieme a Federica, ho concluso la lettura di American Gods di Neil Gaiman. È un libro molto onirico che forse non incontra i gusti di tutti - e, lo ammetto, i capitoli luuuuunghi possono anche contribuire allo scoraggiamento - ma mi è piaciuto. Ed è così pieno zeppo di cose che forse dovreste prendere appunti durante la lettura e scorderete comunque qualcosa. Recensione QUI.



What are you currently reading? (Che cosa stai leggendo in questo momento?)

 
Sempre insieme a Federica - un po' per colpa sua, un po' perché la Vodafone mi ha regalato tre mesi di Kindle Unlimited (anche se in un periodo un po' scomodo perché sono sommersa di eARC da leggere, ma a caval donato non si guarda in bocca) e un po' perché il nome del protagonista maschile Killian ha svegliato il mio lato fangirl - sto leggendo L'amore non ha ragione di Angela Iezzi. Ho passato la metà e sulla carta aveva tante potenzialità, ma ci sono cose che mi hanno fatto storcere il naso. E non poco. 



What do you think you'll read next? (Che cosa pensi di leggere dopo?)

 
Siccome le scadenze si avvicinano, la prossima lettura sarà In the Neighborhood of True di Susan Kaplan Carlton - che mi è stato mandato dalla Algonquin Books.
Poi, sempre #percolpadiFederica, leggerò insieme a lei Save me di Jenny Anastan

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E siamo giunti anche alla fine di questo appuntamento. Voi che mi dite invece? Avete fatto letture che vi hanno entusiasmato oppure vi hanno deluso? Scrivetemi tutto nei commenti oppure lasciatemi il link dei vostri post - appena mi sarà possibile passerò a ricambiare la visita! 
E se non ci si vede prima con la recensione del libro che sto leggendo, non dimenticatevi che dopodomani andrà online il recap di questo mese! 
Cheers! :)

lunedì 25 febbraio 2019

[Recensione] "American Gods" di Neil Gaiman

Iniziamo anche questa settimana con una recensione - e sempre in compagnia di Federica di L'ennesimo Book Blog, perché anche questo libro l'abbiamo letto insieme.
Questa volta l'ha finito prima lei di me e ho sofferto vedendo tutti i commenti sotto spoiler nella nostra chat che non potevo leggere fino a quando non avessi terminato un determinato capitolo. 

Ma bando alle ciance e veniamo alle cose più interessanti.


Titolo: American Gods
Titolo originale: American Gods
Autore: Neil Gaiman
Data di uscita: 28 ottobre 2016
Data di uscita originale: luglio 2001
Pagine: 528 (copertina flessibile)
Editore: Mondadori
Link Amazon: https://amzn.to/2UUIPkk

Trama: Appena uscito dopo tre anni in carcere, Shadow fa conoscenza con un enigmatico Mister Wednesday che gli offre di lavorare per lui. Rimasto senza risorse né famiglia, Shadow finisce per accettare. Ma ci metterà ancora qualche tempo per capire chi sia davvero il suo boss: Odino, la somma divinità del pantheon nordico, arrivato in America con una nave di vichinghi e che ora tira a campare come può. Come lo slavo Chernobog, ridotto a vivere della pensione maturata negli anni di lavoro al macello di Chicago, come l'africano Anansi, come la celtica Easter e la mediterranea Bilquis che batte i marciapiedi di Hollywood, come tutte le divinità maggiori o minori, dimenticate in un mondo che venera altri dèi, più belli e nuovi. È per muovere battaglia contro di loro che Wednesday ha arruolato Shadow, e per reclutare i compagni di lotta i due si metteranno on the road attraversando in lungo e in largo l'America più profonda. Fino al giorno della battaglia finale, uno scontro di proporzioni epiche per conquistare l'anima stessa dell'America...


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Devo premettere che avevo acquistato il libro con l'idea di leggerlo prima di vedere la serie televisiva. Poi, complici altre letture che hanno preso il sopravvento e il fatto che in alcuni periodi la Vodafone mi avesse regalato dei giga sul telefono, alla fine ho visto prima la prima stagione e chissà per quanto ancora avrei continuato a rimandare la lettura se non fosse stato che ho visto il libro di Gaiman nella TBR di Federica, motivo per il quale quindi ho proposto la lettura insieme. 

L'inizio è stato molto familiare perché il telefilm l'ha riportato alquanto fedelmente: Shadow è in carcere da tre anni e manca poco al suo rilascio, ha cercato di tenersi lontano dai guai durante la sua prigionia e non vede l'ora di tornare a casa da sua moglie Laura a Eagle Point, nell'Indiana. 
La sorpresa del rilascio anticipato però è rovinata dalla notizia che sua moglie è morta e nel viaggio di ritorno verso il funerale viene avvicinato da un signore che si fa chiamare Mr. Wednesday e che lo vuole assumere alle sue dipendenze. 
Dopo le resistenze iniziali e dopo essersi reso conto che in effetti non ha più nulla a cui tornare, accetta di lavorare per Mr. Wednesday e di seguirlo in giro per l'America nella sua campagna di arruolamento per una guerra che si profila all'orizzonte e che in realtà già sfrigola nell'aria. 

Perché Shadow ancora non ha ben chiaro chi sta combattendo e per cosa, non ha ancora idea del perché sia stato scelto proprio lui da Mr. Wednesday, non ha ancora capito perché è stato preso di mira e in molti sembrano volere che si tolga di mezzo. 
Shadow, che dopo la notizia della morte della moglie sembra non sorprendersi più di nulla, scoprirà che gli dèi del vecchio mondo esistono davvero e che sono in guerra con i nuovi dèi del giorno d'oggi - quelli che sembrano corrompere l'America, come la televisione e la tecnologia e la globalizzazione. 
E i vecchi dèi non ci stanno ad essere rimpiazzati così, a sentirsi deboli e stanchi e soprattutto davvero vecchi, a smettere di essere venerati in una terra nella quale sono stati trascinati dai propri credenti che poi, discendenza dopo discendenza, sembrano aver smarrito il ricordo di essi. 


Non dirò altro sulla trama perché questo libro è un bel mattoncino di 519 pagine ed è pieno, ma pieno di tante cose.
Ci sono dettagli a cui non presti inizialmente importanza ma che poi si rivelano fondamentali, frasi criptiche che ti rendi conto solo alla fine di cosa significavano, informazioni date così in passaggio che ti sfuggono salvo poi tornare più avanti e sorprenderti con la violenza di una botta in testa - perché no, magari alcune cose erano proprio scritte nere su bianco, ma proprio non ci sei arrivata. 
Ogni tanto io e Federica ci siamo sentite come Shadow, quando ricordava di aver sentito o visto una determinata cosa ma non riusciva a ricordare esattamente dove. 

Non ho letto il libro, ma conoscevo già Gaiman per Coraline - che avevo visto al cinema e che mi aveva inquietata e spaventata a morte. Avrei forse dovuto immaginare il mondo che avrebbe saputo creare, invece mi ha comunque spiazzata.

American Gods è un romanzo con un pizzico di magia, molto onirico dove i sogni sono una componente fondamentale della storia, è psichedelico negli scenari e nei colori che Gaiman porta nella mente del lettore e American Gods sa essere anche alquanto inquietante in più di un'occasione. E Gaiman alla fine ricollega tutti i pezzi e le informazioni precedenti con una fluidità che lascia storditi.

Forse non ho sentito un particolare coinvolgimento emotivo perché, come gli viene detto, Shadow non è morto ma non sembra neanche vivere davvero. Accetta tutto con una naturalezza e un disincanto tali che sorprendono tutti, sembra quasi che le cose gli scivolino addosso - il mondo spirituale fuori sembra andare in pezzi e lui reagisce allenandosi nei giochi di prestigio con le monete, sempre attento però a non perdere quella d'argento che gli è stata donata come protezione. 
E i giochi di prestigio... beh, anche loro giocano un ruolo fondamentale nella storia.

Shadow, proprio come vuole il suo soprannome, rimane sempre un po' nell'ombra, la sua vita prima della prigione mostrata a pizzichi e bocconi, un uomo che comunque cerca di fare la cosa giusta e forse per questo incapace di restare lontano dai guai nonostante le ammonizioni di Mr. Wednesday e le regole non scritte di un gioco messo in moto molto prima della sua entrata in scena.  
Un gioco che Shadow non capisce subito e proprio quei sogni e quelle allucinazioni gli forniranno le risposte - ma soprattutto le verità - che gli servono.


American Gods è un viaggio attraverso l'America, attraverso le culture e le abitudini e le credenze. È un viaggio nella conoscenza di tutti gli dèi che sono stati portati sul continente, sia dai migranti volontari che da quelli che invece ci sono venuti contro la loro volontà come gli schiavi, e di quelli che invece sono nati con la modernità. 
E ognuno di questi dèi sembra avere un interesse per Shadow: c'è chi gli si affeziona, chi lo vede come uno strumento, chi lo vede come un ostacolo, chi non capisce perché Mr. Wednesday se lo porti dietro.

American Gods è un romanzo fatto di illusioni e di inganni, che dovete leggere con la mente e gli occhi aperti - ma anche se li avete spalancati verrete comunque truffati perché, come sono soliti dire, il trucco c'è ma non si vede.  
È un romanzo che ridisegna tutte le vostre convinzioni sulla religione e l'epilogo per me è stato qualcosa di veramente bello. 

Come ho già detto, l'inizio per me è stato familiare perché è stato riportato fedelmente nella prima stagione, ma poi mi sono lasciata sorprendere da quello che è stato cambiato e da quello che non conoscevo - e grazie al nuovo trailer ora so che certi avvenimenti che qui avvengono in un determinato ordine e pensavo fossero stati saltati, ora invece verranno inseriti nella seconda stagione.

Ammetto che i capitoli lunghi sfiancano (ma mi sfiancano in qualsiasi romanzo) però, nonostante questo, l'ho trovato scorrevole e allo stesso tempo lento perché è anche un romanzo di attese - attesa della prima mossa da parte di qualcuno, attesa dell'inverno che passi, attesa che la scacchiera sia con tutte le pedine nella posizione giusta. 
E quando arrivi alla fine ti senti come quando ti risvegli da un sogno: ricordi, ma poi i dettagli sfumano man mano che le ore passano nella realtà vera e propria.

domenica 24 febbraio 2019

[Spotlight] "Gli artigli dell’aquila" di Claudio Bolle

Ed infine la terza e ultima.


Titolo: Gli artigli dell’aquila
Autore: Claudio Bolle

Serie: L’impero d’acciaio (Libro IV oppure Libro I serie II)
Genere: romanzo pseudostorico
Finale: conclusivo
Data di uscita: 18 Febbraio 2019
Pagine: 480
Prezzo: € 7,99 (
ebook) - € 14,90 (cartaceo)
Editore: Santelli Editore
Link d'acquisto: https://www.santellieditore.it/product/limpero-dacciaio-gli-artigli-dellaquila/


Trama: Gli artigli dell’Aquila apre un nuovo ciclo della saga “L’Impero d’Acciaio”, seguendo una trama autonoma. La saga, partendo da un evento inspiegabile, porta quattro persone del nostro tempo nella Roma del primo secolo, al tempo dell’Imperatore Tiberio, e racconta di come arriveranno in contatto con l’imperatore e di come riusciranno a proporre e realizzare i loro ambiziosi progetti. Un approfondito lavoro di documentazione consente una fedele ambientazione storica che fa da contorno alla distopia. I protagonisti sono alti ufficiali romani, impegnati in battaglie epiche e nella risoluzione dei problemi pubblici. L’occhio rimane vigile su Roma, per verificare l’effetto degli importanti cambiamenti sociali, economici e organizzativi che l’imperatore Tiberio ha entusiasticamente messo in atto al fine di dare maggiore stabilità all’impero. Grazie alle tecnologie introdotte dai quattro, tutt’altro che sprovveduti, vascelli che sarebbero stati familiari all’Ammiraglio Nelson solcano gli oceani sotto l’aquila di Roma, per esplorare e conquistare nuove terre. Una sottile vena di erotismo e molte scene “bollenti” fanno da sfondo e integrano la narrazione.


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L'autore: 
Claudio Bolle, nato a Vicenza, vive e lavora ad Altavilla (VI).
Ha lavorato ai vertici di note aziende della zona, nelle aree di amministrazione e controllo, personale e informatica fino ad approdare nella consulenza.
Appassionato sin da giovane alla lettura, è un grande divoratore di romanzi d'avventura. 
Nel 2016 pubblica il primo capitolo di 'L'impero d'acciaio', completando la trilogia nel febbraio 2018. 
Nel 2019 pubblica con Santelli Editore un nuovo capitolo della saga, 'Gli artigli dell'aquila', dando inizio a una nuova trilogia.

[Spotlight] "Ti racconto una storia" di Lidia Giudice

La seconda segnalazione annunciata.


Titolo: Ti racconto una storia
Autrice: Lidia Giudice
Genere: romanzo d’amore
Finale: conclusivo
Data di uscita: 14 Febbraio 2019
Pagine: 254
Prezzo: € 7,99 (
ebook) - € 14,90 (cartaceo)
Editore: Santelli Editore
Link d'acquisto: https://www.santellieditore.it/product/ti-racconto-una-storia/


Trama: Ricordi e demoni affollano la vita di Nina. Lei, sarcastica e sorridente per natura, è cambiata, è tanto spaventata da Davide quanto ne è innamorata. È un riccio che tenta di difendersi dal dolore, punge con i suoi aculei chi le sta intorno, ma non ha mai dimenticato quanto è bello lasciarsi andare alla felicità. Non ha mai dimenticato Niccolò e il suo profumo di mare e vaniglia, i suoi ricci e il suo sguardo che si avvicina. Un amore giovane e insicuro, una rabbia pura e logorante. Ti racconto una storia è la storia di Nina e Niccolò. Di Nina e Davide. Dei 20 anni e dei 30 anni. È la storia di un sentimento, di una vita e dei mille sbagli che possiamo commettere, consapevoli che abbiamo sempre un modo e un motivo per risollevarci.


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L'autrice: 
Lidia Giudice, classe '90, di Cosenza. Vive a Zumpano (CS). 
Si diploma al liceo classico B. Telesio di Cosenza e continua i suoi studi in Giurisprudenza presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro.
La sua passione per la lettura e la scrittura l’hanno portata a scrivere "Ti racconto una storia", romanzo finalista al concorso letterario di Città di Castello. 
Nel 2019 il libro viene pubblicato da Santelli Editore.

[Spotlight] "Un fiore nasce ovunque" di Andrea Cangiotti

Sono alle prese con la stesura di una recensione, ma nel frattempo vi lascio con le solite segnalazioni domenicali - che oggi saranno tre.


Titolo: Un fiore nasce ovunque
Autore: Andrea Cangiotti
Genere: romanzo sociale
Finale: conclusivo
Data di uscita: 11 Febbraio 2019
Pagine: 155
Prezzo: € 4,99 (
ebook) - € 9,90 (cartaceo)
Editore: Santelli Editore
Link d'acquisto: https://www.santellieditore.it/product/un-fiore-nasce-ovunque/


Trama: Heléna è una bambina siriana che vive la guerra con la speranza di poter trovare vita in ogni cosa usando l’immaginazione che suo padre Magnus le ha tramandato. Quando la nonna Ester, una donna che ha lavorato la terra fino alla fine dei suoi giorni, e suo padre sempre propenso a congetturare strane filosofie rivoluzionarie, muoiono, la bambina inizia un viaggio senza meta lasciando la madre Margherita con il fratello Eric che ha un particolare vizio: mangia fiori. Per curare questa cattiva abitudine Heléna racconta favole al fratello ed è così che, approfittando delle proprie esperienze durante il viaggio, dei luoghi che vede e delle persone che conosce, decide di scrivere nel proprio quaderno una serie di racconti fantastici.


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L'autore: 
Andrea Cangiotti, classe 87, si laurea in Giurisprudenza. 
Nel febbraio 2018 è stata ammessa nella Giuria Popolare dei 300 Lettori della 56esima edizione del Premio Campiello. 
Dal 2018 pubblica un saggio, due romanzi e due silloge di poesie.
Pubblica con Santelli Editore il romanzo "Un Fiore nasceovunque", con la prefazione di Pino Finocchiaro.

mercoledì 20 febbraio 2019

WWW.. Wednesday! #133

Il WWW Wednesday della settimana scorsa era alquanto corposo, ma questa settimana torniamo invece ai soliti ritmi. 
 
Certo, se escludiamo il fatto che ieri sera mi sono state approvate altre due eARC da NetGalley... e questa volta è tutta colpa mia perché i libri li ho richiesti io, ma almeno non hanno una "data di scadenza".  
 
Oddio, perché mi faccio sempre incantare dalle trame che promettono angst come se non ci fosse un domani? Che poi non ho abbastanza tempo? Che poi i libri cartacei stanno a fare la polvere sul comodino? Che poi non riesco a sfruttare a dovere i tre mesi di Kindle Unlimited che la Vodafone mi ha regalato? 

Vabbè, con calma, un libro alla volta.


WWW Wednesday è una rubrica settimanale ideata da Should be Reading in cui vi mostro le mie letture passate, presenti e future.



What did you just finish reading? (Cos'hai appena finito di leggere?)

 
Ho finito di leggere A Monster Calls di Patrick Ness, da noi conosciuto come Sette minuti dopo la mezzanotte. E niente, che dire se non che ho pianto una valle di lacrime e che ho ritrovato una parte della mia vita tra le sue pagine? Recensione QUI



What are you currently reading? (Che cosa stai leggendo in questo momento?)

 
Sto leggendo con Federica American Gods di Neil Gaiman. Non sono nemmeno a metà perché è un bel mattoncino di 519 pagine scritto fitto fitto, ma sono comunque arrivata alla fine della prima parte. L'inizio mi era già familiare perché la prima stagione l'ha ripreso molto fedelmente e poi mi sono lasciata trasportare da quello che non conoscevo - ma che dal trailer ho intuito sarà nella seconda stagione. È molto onirico quindi dovrete avere la mente aperta e credere - e a tratti è anche creepy, come ha detto Federica - e non vedo l'ora di proseguire per vedere dove la storia porterà Shadow. 
Ovviamente per la consulenza sui miti nordici e per le lacune colmate riguardo la mia ignoranza in materia si ringrazia Federica.



What do you think you'll read next? (Che cosa pensi di leggere dopo?)

 
Ho sempre in programma - secondo l'hashtag #percolpadiFederica che, sono sicura, diventerà una moda - L'amore non ha ragione di Angela Iezzi, anche questo da leggere insieme. E poi chi lo sa. 

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Lo so, lo so - un WWW alquanto scarso. 
La vostra settimana invece com'è andata? Più ricca della mia?  
Scrivetemi tutto nei commenti oppure lasciatemi il link dei vostri post e verrò a ricambiare la visita appena mi sarà possibile! 
Cheers! :)

martedì 19 febbraio 2019

Teaser Tuesday #25 | "American Gods" di Neil Gaiman

Doveva essere un pomeriggio dedicato alla lettura questo - e invece poi è saltato fuori un imprevisto che mi ha ridotta a scrivere e pubblicare il teaser di oggi solamente adesso.  
Ma ora mi do una mossa e continuo a leggere anche perché sto rimanendo tremendamente indietro rispetto a Federica, dal momento che anche questa lettura la stiamo facendo insieme. 

Teaser Tuesday è una rubrica del martedì ideata dal blog Should be Reading con lo scopo di condividere con voi lettori uno spezzone di un libro che abbiamo attualmente in lettura.

1. Prendi il libro che stai leggendo in una pagina a caso
2. Condividi un breve estratto da quella pagina
3. Attenzione a non fare spoiler!
4. Riporta anche il titolo e l'autore del libro così che i lettori possano aggiungere il libro alla loro wishlist se sono rimasti colpiti dall'estratto.


«Ehi, amico, hai da accendere?» disse una voce che suonava quasi familiare. Shadow si girò per scusarsi e dire che no, non aveva da accendere, ma quando la canna della pistola lo colpì sopra l'occhio sinistro cominciò a barcollare. Tese un braccio in cerca di appoggio, ma qualcuno gli infilò in bocca qualcosa di soffice per impedirgli di gridare, e gli sigillò le labbra con il nastro adesivo: gesti sciolti, esperti, come quelli di un macellaio che sventra un pollo. 
Cercò di gridare, di dare l'allarme a Wednesday, di mettere in guardia tutti, ma dalla bocca gli uscì soltanto un suono soffocato. 
«La selvaggina è in trappola» disse la voce quasi familiare. «Pronti?» Da una radio arrivò una risposta fioca e gracchiante. «Circondiamoli.»
«Dell'omone che ne facciamo?» disse un'altra voce. 
«Impacchettalo e portalo via» rispose la prima voce. 
Lo incappucciarono, gli legarono polsi e caviglie con altro nastro adesivo e dopo averlo infilato nel furgone partirono.

(Neil Gaiman - American Gods)

lunedì 18 febbraio 2019

[Recensione] "A Monster Calls" di Patrick Ness

Cominciamo la settimana con una recensione, parlando di A Monster Calls di Patrick Ness, tradotto in italiano con il titolo Sette minuti dopo la mezzanotte

Vi avviso che questa sarà una recensione "di pancia", forse poco oggettiva per via della tempesta emotiva con la quale mi ha investito. 
Sarà forse una recensione in cui finirò per parlare poco del libro e troppo di me stessa.


Titolo: A Monster Calls
Autore: Patrick Ness
Data di uscita: 2 febbraio 2012
Data di uscita originale: 5 maggio 2011
Pagine: 215 (copertina flessibile)
Editore: Walker Books Ltd
Link Amazon: https://amzn.to/2UXA7Sy

Trama [della Mondadori]: Il mostro si presenta a Conor sette minuti dopo la mezzanotte. Puntuale. Ma non è il mostro che Conor si aspettava, l'orribile incubo fatto di vortici e urla che lo tormenta ogni notte da quando sua madre ha iniziato le cure mediche. Questo mostro è diverso. È un albero. Antico come una storia perduta. Selvaggio come una storia indomabile. E vuole da Conor la cosa più pericolosa di tutte. La verità.


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Sapevo a cosa andavo incontro fin dall'inizio - con libri che trattano un certo argomento mi preparo psicologicamente prima. Ma anche tutta la preparazione psicologica del mondo non serve ad evitare che arrivata a fine lettura, per quanto io la trovi catartica, inevitabilmente io scoppi a piangere. 

Ce ne sono state altre di letture sull'argomento nella mia vita, ma quella che più si avvicina a questa è stata Fai buon viaggio, Rabbit Hayes di Anna McPartlin - perché non è dal punto di vista di adolescenti in cui romance e amicizia sono una componente con un certo peso, perché invece parla di una famiglia. 

È vero che anche a dicembre ho singhiozzato con Voglio vivere prima di morire di Jenny Downham, ma solo il libro della McPartlin si era preso il punteggio pieno prima di oggi - perché è vero che i sintomi di Tessa mi avevano riportata indietro di quindici anni, ma è proprio la componente famigliare della McPartlin che invece aveva fatto presa su di me. Perché, se disgraziatamente succede, è qualcosa che vivi come famiglia. 


Conor ha tredici anni, una mamma che sta male, un padre che vive in America con la sua nuova famiglia, una nonna con cui non va d'accordo. E ha un incubo ricorrente: sempre lo stesso, ogni notte, che lo fa svegliare urlando. 
È abituato a farsi da mangiare da solo nei periodi in cui la mamma sta troppo male - e ultimamente sta accadendo un po' troppo spesso. A scuola non ha davvero amici e l'unica che aveva, Lily, è anche quella che ha detto a tutta la scuola della malattia di sua madre. Ora tutti lo evitano come un appestato, tranne il bulletto che sembra sempre passarla liscia sotto gli occhi di insegnanti occupati a guardare da un'altra parte oppure accecati dai suoi voti e i suoi due tirapiedi. 

E poi una notte, fuori dalla sua finestra, si presenta un mostro. 
Ma non è il mostro che immaginava, non è il mostro dei suoi incubi e quindi non ha paura. Quello fuori dalla sua finestra è solo un grosso albero, vecchio come il mondo, che sostiene che sia stato Conor a svegliarlo e a chiamarlo a sé. E ora questo mostro si presenta sempre puntuale sette minuti dopo la mezzanotte e vuole raccontargli tre storie, chiedendo in cambio che Conor gli racconti la sua di storia. E vuole la verità, quella verità che Conor nega a se stesso che esista. 

E così passano i giorni e le notti, tra storie di cui Conor non capisce il senso e attese piene di rabbia e angoscia che il resto del mondo non può capire. 


Sarà personale questa recensione? Sì, forse anche più delle solite. 
Perché c'è un motivo se il libro della McPartlin aveva preso il punteggio pieno, se era stato catartico come nessun altro, se mi aveva fornito una chiusura che non avevo avuto. Perché anche là c'era una ragazzina, Juliet, in cui mi ero rivista ma quello era un romanzo corale mentre qui siamo nella testa, nell'anima e nel cuore di Conor. 

Ho detto più volte di aver perso mio nonno quando avevo 14 anni. 
Ho detto più volte - anche recensendo il romanzo della McPartlin - che sono conscia di come sia diverso perdere un nonno rispetto ad una madre, ma sempre di una perdita si tratta e forse fa anche più male di quanto uno possa immaginare se ci hai vissuto accanto per tutti i tuoi primi quattordici anni di vita. Cosa che nessuno di quelli accanto a me all'epoca sembrava capire perché non avevano quel rapporto con i loro nonni che avevo io con il mio nonno materno. 

C'è tantissimo di quella me stessa quattordicenne in Conor O'Malley. 
Ci sono i giri senza meta in ospedale, ci sono le attese, c'è la rabbia, c'è il senso di colpa, ci sono pensieri che sono l'esatta copia di quelli che avevo io - quei pensieri che senti come sbagliati, ma che non puoi evitare. 
Ci sono quelle verità negate - forse perché te le nascondono senza parlare chiaro, forse perché sei tu in primis che non vuoi vedere la tempesta all'orizzonte. 

Conor non capisce perché il mostro si sia presentato e perché gli racconti quelle storie: storie che non hanno un lieto fine oppure se ce l'hanno è relativo, storie che ti ingannano oppure sei tu che ti inganni e non presti attenzione, storie che sembrano lontanissime dalla sua vita. E non capisce cosa voglia da lui alla fine - o forse lo sa, ma ne ha paura.
Eppure è proprio con il mostro durante le sue visite che Conor esterna quello che ha dentro e quello che non vuole mai mostrare a nessuno: quella verità fatta di sentimenti ingombranti e scomodi, ma non per questo privi di valore e serietà e necessità di esistere.

Ho visto in Conor il mio egoismo, la mia confusione, la mia frustrazione per una vita che sentivo mi stava venendo strappata via da cose che erano davvero più importanti, ma che io non percepivo come tali - quelle cose più importanti che gli adulti continuavano a volermi fare entrare in testa e che io, a 14 anni, ero stupida per capirne le conseguenze. 
Ho visto Conor affrontare il percorso di accettazione: accettazione dei suoi pensieri e dei suoi sentimenti, accettazione degli eventi imminenti ed inevitabili. 

E ho pianto, ho pianto tantissimo nel finale. 
Ho pianto perché l'atteggiamento di Conor - per alcuni aspetti - è quello che avrei dovuto avere io, quello per cui mi sono punita nei dieci anni successivi. 
Ho pianto perché è stato catartico, perché Patrick Ness con le sue parole e con il suo mostro ha assolto tutto quello di cui mi incolpavo e mi ha detto che era normale provare quei sentimenti quando ero una ragazzina.
Ho pianto perché, stando nella testa e nella vita di Conor, sono tornata ad essere quella quattordicenne e ho avuto l'occasione di fare le cose per bene. 
Ho pianto perché è stata la chiusura e l'assoluzione di cui non sapevo di avere bisogno anche dopo quindici anni. 

So di non aver detto praticamente niente del libro e di aver parlato solo di me, ma A Monster Calls è qualcosa che dovete vivere sulla vostra pelle e per quanto io sia egocentrica, è stato difficile parlare della mia vita senza scendere in dettagli e dire esattamente quali parti del libro hanno causato queste reazioni e perché. 

A Monster Calls è una storia che parla di dolore, sofferenza, accettazione, famiglia, amore, bugie e verità, forza e debolezza, aiuto, rabbia, confusione, senso di colpa.
Fatevi accompagnare dalla magnifica scrittura di Patrick Ness in questo libro di poco più di 200 pagine attraverso metafore, simboli, sogni e incubi, parole così potenti da creare immagini nitide nella vostra testa e affrontate i vostri demoni. 


venerdì 15 febbraio 2019

Singing the Book #4

Non sono più molti i libri che inserisco nella lista "want to read" di Goodreads perché va a finire che me ne dimentico sempre - per preferenza personale preferisco visualizzare quelli che ho letto. 

Ma fino a non molto tempo fa ce n'erano davvero parecchi, risalenti ancora ai tempi in cui la sezione "giveaway" era ancora attiva e così ho deciso di fare pulizia. 
E nel fare pulizia di quei titoli che non mi interessavano più, mi sono poi accorta che molti titoli di libri mi ricordavano altrettanti titoli di canzoni.

Singing the Book è una rubrica inventata da me a cadenza assolutamente casuale nella quale vi mostro (e racconto) libri il cui titolo è lo stesso - o con qualche piccola variante - di canzoni che amo oppure ho amato e che potrebbero o non potrebbero c'entrare affatto con la trama.

Questo è il quarto appuntamento del Singing the Book e, siccome si tratta di libri presenti solo in una lista virtuale, proprio non so quanto avranno attinenza con le canzoni omonime - soprattutto alcuni devo ancora decidere se alla fine li leggerò in un futuro più o meno lontano oppure se li eliminerò

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Run di Kody Keplinger / Run di George Strait

Kody Kemplinger è l'autrice di The DUFF (in italiano Quanto ti ho odiato) che vorrei rileggere perché l'ho letto tre anni prima di aprire il blog e Lying Out Loud (in italiano TVB. Ti voglio bene) che devo ancora leggere. Sono piuttosto sicura quindi di leggere anche Run. La canzone di George Strait credo che sia la prima canzone country che io abbia mai ascoltato - e risaliamo al 2012. Non avevo ancora iniziato a leggere libri in inglese perché non ero ancora a quel livello, ma ero infognatissima con le fanfiction e l'inglese lo stavo imparando grazie a loro - e poi è arrivata questa fanfiction che forse aveva anche lo stesso titolo della canzone, ma erano comunque citate le strofe all'interno della storia. Il testo mi aveva conquistata, il resto - una volta ascoltata - mi ha completamente rapita. Libro e canzone sono agli opposti: dalla trama ho capito che queste due amiche fuggono via insieme, la canzone invece parla di un uomo che prega la sua amata di correre a casa da lui. 




Lessons in Falling di Diana Gallagher / Learning To Fall dei Boys Like Girls

In una lista di canzoni poteva forse mancare la voce del mio amato Martin Johnson con una canzone contenuta nel primo album dei Boys Like Girls? So che i titoli non combaciano alla perfezione e vi direi che comunque il libro me la ricorda perché quella è una delle mie canzoni preferite dei BLG, ma il problema è che tutte le canzoni dei BLG sono le mie preferite. Già, perché anche se ora Martin è impegnato con il suo progetto The Night Game, io sono qui che aspetto un nuovo album ancora dal 2012. COMUNQUE. Sebbene il romance sembri presente, dalla trama credo che il libro si concentri di più sull'aspetto dello sport e delle amicizie tossiche - e questo devo ancora decidere se tenerlo in lista oppure no, ma visto che le amicizie tossiche sono il mio pane è alquanto probabile che rimarrà. La canzone dei BLG invece parla di una relazione finita in cui lui vede lei con un altro. 




Since You've Been Gone di Lisa Dyer / Since U Been Gone di Kelly Clarkson

Era il 2004 e stavo decisamente uscendo dalla fase musicale pop della mia vita, ma lo stile aggressivo di questa canzone di Kelly Clarkson ancora mi piaceva - e come adoravo "massacrarla" quando provavo a cantarla, dal momento che certe tonalità non riesco a raggiungerle neanche se mi metto a piangere. Libro e canzone sembrano avere qualcosa in comune: entrambi parlano di una relazione finita. Ma se il libro sembra virare sull'aspetto "second chance", la canzone della Clarkson invece esprime tutto il sollievo per la fine - o magari, visto che il libro sembra raccontato dalla prospettiva maschile, prima della famosa "second chance" la trama rispecchierà il mood della canzone almeno un po'. Chi lo sa, questo non credo lo leggerò. BONUS: ehi, ma poi sapete che gli A Day To Remember ne hanno fatto una cover? Fatemi poi sapere quale versione preferite! 




London Calling di Chelsea Bee / London Calling dei The Clash

A parte che amo la cover, dalla trama potrebbe sembrare uno di quei libri nelle mie corde: abusi, disordini alimentari e relazioni tossiche. E la ragazza in questione decide di trasferirsi a Londra per ricominciare, ma le cose non andranno bene come aveva previsto - mistero, neanche un indizio. Sinceramente non so se tenerlo in lista o meno perché ci sono solo cinque recensioni, di cui: una è dell'autrice a cinque stelle e quindi non conta, un'altra è da cinque stelle ma è di una riga, seguono una da quattro stelline, una da tre stelline e infine abbiamo pure la singola stellina - aka come farsi un'idea precisa di come sia questo libro perché nessuna recensione è veramente esaustiva, il che mi porta ad eliminare il libro. La canzone, manco a dirlo, è praticamente un pezzo di storia ma, pure non avendo capito di che parla il libro, mi sento di dire abbastanza in sicurezza che non hanno nulla in comune. 




Bad Girls di Aurora Yeo / Bad Girls Don't Cry dei The Night Game

Seconda apparizione oggi per Martin Johnson - e se conoscete la mia ossessione per la sua voce, immaginerete anche che non sarà l'ultima volta che comparirà in questa rubrica. Secondo la trama del libro, questa è la versione della storia raccontata dalla cheerleader che si è vista soffiare sotto il naso il fidanzato dalla santarellina di turno e che per questo diventa una "villain" - devo avere un altro libro simile in wishlist su Amazon, un retelling di Cenerentola raccontato da una sorellastra. Non so, potrei anche tenerlo come guilty pleasure. Per quanto riguarda la canzone... beh, non avendo letto il libro non posso sbilanciarmi e dalle premesse del romanzo il messaggio è che c'è di più sotto l'abito della "villain". Poi ho letto la storia d'origine della canzone quando Martin ha presentato l'album e questa Bad Girls Don't Cry è nata sotto tutte altre circostanze. Però fatevi un favore e ascoltatevi anche la versione live




Ten di Gretchen McNeil / Ten degli Yellowcard

Potevo forse non concludere con uno dei miei più grandi amori, cioè una canzone cantata da Ryan Key quando ancora esistevano gli Yellowcard? Vi dico subito che libro e canzone non hanno nulla, ma proprio nulla in comune - e questo ve lo so dire anche se il romanzo è per ora solo una voce in una lista. Questo perché il libro è un mystery YA retelling di Dieci Piccoli Indiani di Agatha Christie - e la successiva associazione di idee per tematica è la serie televisiva Harper's Island - mentre la canzone è una delle più tristi che abbia mai sentito in vita mia in quanto parla della perdita di un figlio. Quindi nope, proprio nulla in comune. Su Goodreads ci sono delle recensioni veramente, ma veramente pessime e sapete quando la voce razionale nella vostra testa vi dice di dare retta a chi ci è già passato, ma la vostra vocina trash insiste e vi tenta? Ecco, perché complice quella cover che mi incanta, credo proprio che terrò il libro in lista. Perché mi voglio fare del male?




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Questa volta sono stati sei libri e sei canzoni - uno in più per parte invece dei soliti cinque perché volevo rispettare la "categoria" con cui ero partita, ovvero quella dei libri nella sezione "want to read" di Goodreads. Voi la usate, la intasate di libri che vi interessano e la tenete puntualmente aggiornata oppure vi dimenticate di quello che avete segnato perché i libri poi li segnate su fogli volanti e/o Amazon?
Alcuni di questi libri me li ero totalmente dimenticati e, tirando le somme di questa sorta di "pulizia" che involontariamente ho fatto, su sei libri: due sono sicura di tenerli, due li ho eliminati, due sono in forse ma propendo per il sì. 
Voi che ne dite? Vi ispirano? Conoscevate qualcuna di queste canzoni? Anche qui, ennesima domanda stupida da parte mia perché i The Clash sono un'icona e Boys Like Girls, The Night Game, Yellowcard e A Day To Remember li ho spammati ovunque e se eravate adolescenti (ma anche no) nei primi anni duemila, è impossibile che non abbiate mai sentito la canzone di Kelly Clarkson. 
E scommetto che quella country manco ve l'aspettavate. 

Dopo questo ennesimo papiro, vi aspetto giù con i commenti e noi ci rivediamo al prossimo appuntamento!