sabato 6 gennaio 2018

[Recensione] "L'invito" di Ruth Ware

Buona Epifania a tutti! 
E mentre io scarto i regali che mi ha portato la "Befana" - perché sì, anche a quasi 29 anni io ricevo ancora i regali - vi lascio la recensione dell'ultimo libro che ho letto e dal quale forse mi aspettavo un po' di più.


Titolo: L'invito
Titolo originale: In a Dark, Dark Wood
Autrice: Ruth Ware
Data di uscita: 18 maggio 2017
Data di uscita originale: 30 luglio 2015
Pagine: 348 (copertina flessibile)
Editore: TEA
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Trama: Dieci anni cambiano una persona. A dieci anni dalla fine del liceo Nora ne ha fatta di strada: è una scrittrice, la sua vita è scandita dal lavoro nel suo monolocale dell'East End londinese, dalle tazze di caffè e dalle corse nel parco. Della vecchia Leonora non resta più nulla, nemmeno il nomignolo di allora, Lee. Tutti possono avere mille buoni motivi per non frequentare gli amici di un tempo, per troncare con il passato, per incominciare una nuova vita. E Nora ha un ottimo motivo. Eppure, quando riceve l'invito all'addio al nubilato della sua ex amica del cuore, si fa strada in lei un assurdo senso di colpa. Sebbene con riluttanza, accetta di trascorrere un weekend in una villa nei boschi del Northumberland insieme ai vecchi amici, e di colpo si trova catapultata indietro nel tempo di dieci anni, in quel passato che ha meticolosamente cercato di cancellare. E capisce di aver commesso il peggior errore della sua vita.


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Se c'è una cosa che ho sempre detto e ripetuto a me stessa nel corso degli anni è che, se mai un giorno mi fosse arrivata come a mia madre quella fatidica lettera, io ad una rimpatriata scolastica non ci sarei mai andata. 
Qui non si parla di una rimpatriata scolastica - anche se sono sicura che tempo fa mi ero imbattuta in un libro che l'aveva nella trama in circostanze simili a questo - ma si parla di un addio al nubilato. 

Il concetto si applica comunque. 

Nora Shaw, ventiseienne scrittrice di gialli residente a Londra, non è più la "Lee" o "Leonora" che tutti conoscevano - dieci anni prima ha lasciato Reading, interrompendo tutti i contatti con la sua migliore amica Clare e non si è più voltata indietro. 
L'unica persona con cui ancora intrattiene un rapporto saltuario è Nina, che ha frequentato la scuola con lei e Clare ma che è all'oscuro dei motivi per i quali Nora ha smesso di parlare con le persone che conosceva da una vita. 

Un giorno una email interrompe la sua routine: la email è da parte di una certa Florence Clay, migliore amica e testimone di nozze di Clare, che la invita all'addio al nubilato della sua vecchia amica. 
Perché Clare, che sapeva essere una grande amica ma anche terribilmente subdola, la vuole al suo addio al nubilato dal momento che non si parlano e non si vedono da dieci anni? Perché, dal momento che non l'ha neanche invitata al matrimonio? 

Dopo giorni di esitazioni e di scambi di email con Nina, alla fine decide di accettare - sebbene con riluttanza. Da poco entusiasta in partenza che era, il weekend porterà al riaprirsi di diverse ferite e vecchie domande ancora senza risposta. 


Dunque. 
Questo romanzo non mi è dispiaciuto, ma mi aspettavo forse di più. 

L'avevo già scritto una volta, ma torno a farlo - quando incontro un personaggio che mi assomiglia, tendo a reagire in due modi: o lo amo per tutte le cose che abbiamo in comune oppure lo odio per tutti i difetti che vedo in lui/lei e che riconosco in me stessa. 

E Nora... Caspita, proprio non mi aspettavo di trovare tanti aspetti della mia vita anche in un thriller. In uno young adult sì, ma in un thriller no.
Ho riconosciuto la riservatezza, ho riconosciuto il chiudere alcuni rapporti - specialmente con la propria migliore amica - e il non voltarsi indietro per decenni, ho riconosciuto quell'amore verso qualcuno che non ti lascia per così tanto tempo che smette di diventare quantificabile oppure sano, ho riconosciuto la voglia costante di fuggire. 
Ho riconosciuto l'amicizia con una "ape regina" nell'infanzia: quella cosa che quando si è piccole è fantastica perché si è la preferita ma che poi nella prima adolescenza, quando le cose cominciano a cambiare, torna a prenderti a calci nel sedere.

E nonostante questo Nora mi ha dato sui nervi in parecchie occasioni, forse proprio a causa di queste somiglianze ma anche per le differenze. 
Prima di tutto, io non sarei andata all'addio al nubilato in principio. Se anche fossi andata, dopo quello che mi viene detto e alle scenate a cui ho assistito, avrei fatto le valigie e tanti saluti. Nel finale poi ad un certo punto mi casca come una scema nonostante le insegne al neon che le davano dell'idiota in tutte le lingue del mondo - e per fortuna che essendo una scrittrice di gialli dovresti essere un po' sgamata.

Il fatto è che comunque nessuno dei personaggi è davvero amabile. 
C'è chi sa manipolare la gente, chi fa del sarcasmo un uso così esagerato da risultare sgradevole, c'è chi ha la passione per il melodrammatico. 
Nora si trova a passare un weekend con altre cinque persone, alcune completamente sconosciute e altre che non vede da così tanto tempo che è come se lo fossero. 

E nonostante i dubbi che possono nascere su alcune persone e le occhiate di traverso e le battute che forse nascondono altro, ad incutere davvero ansia per me è la casa in cui si svolge l'addio al nubilato.
Si tratta della casa della zia di Florence, una casa isolata le cui pareti esterne sono interamente di vetro e circondata da un fitto bosco - praticamente un palcoscenico in cui gli esterni possono osservare chi sta recitando in casa. 
Quella casa mi ha inquietata un sacco e mi ha subito fatto venire in mente un film dei primi anni 2000 con Leelee Sobieski, Prigione di Vetro - per me non è stato affatto difficile vedere davanti ai miei occhi quella casa e avere la pelle d'oca. 

L'invito è un thriller che si legge bene, ma che tiene in ansia solamente nel finale. L'ho trovato un pelino prevedibile nell'identità del colpevole - anche se ammetto che ho cambiato idea due volte perché ci sono due personaggi che si prestano bene al ruolo, ma a mente fredda gli indizi (parenti di quelle insegne al neon di cui sopra) sono tutti evidenti eppure Nora è cieca ed è ancora quella adolescente fin troppo accomodante.

Non ho letto molti thriller negli ultimi anni e per carità, ci sta bene quell'allusione all'evento successo in passato che è stato il trauma/la causa scatenante di tutto, ma qui arriva un po' troppo tardi. 
Nora continua a dire "quella cosa successa dieci anni fa" e "perché dieci anni fa è successa quella cosa" e "perché non ho mai detto a nessuno di quella cosa accaduta dieci anni fa" - e basta! Dimmelo e facciamola finita! 
Nora semina indizi e alla fine l'ho capito da sola, tanto che quando finalmente si è decisa a condividere "quella cosa successa dieci anni fa" non è stata neanche più una sorpresa - ho scrollato le spalle e ho girato pagina. 
Invece è bello che sì, l'autore faccia qualche allusione ma che poi il protagonista si "confessi" con il lettore all'improvviso, togliendogli il terreno sotto i piedi - non a tre quarti del libro quando ormai l'ha capito anche la mia piccola Alaska che dorme in poltrona. 
Boom, sganciami la bomba e poi entriamo nel vivo dell'angoscia presente. 

Detto questo, anche se sembra una recensione in cui borbotto lamentele, il libro comunque non mi è dispiaciuto e la casa è l'elemento veramente inquietante della storia, quello che merita - e poi l'ultimo thriller che ho letto è stato Era una famiglia tranquilla di Jenny Blackhurst e quello sì che mi aveva fatto venire il batticuore dall'ansia tanto che non volevo nemmeno andare a tavola a mangiare pur di continuare la lettura. 

L'invito è comunque un thriller che si fa leggere, anche se forse un po' prevedibile. 

8 commenti:

  1. Ciao Alice, i thriller mi piacciono, non conoscevo questo libro ma mi sembra interessante, peccato tu sia rimasta un po' delusa...

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    1. Non è un thriller malvagio, solo mi aspettavo un po' di più. :)

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  2. Ciao! Ero curiosa di leggere il tuo parere su questo libro, perché mi incuriosiva parecchio, ma ora credo che abbasserò le aspettative. Spero comunque di leggerlo, perché non sembra male e alcune delle cose che hai scritto mi lasciano ben sperare, anche se altre mi hanno fatto un po' storcere il naso, soprattutto il fatto che nessuno dei protagonisti sia amabile.

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    1. No, infatti non è male! Diciamo che i personaggi sono molto "umani" con tutti i loro difetti - Melanie è forse quella che mi è piaciuta di più per il suo buon senso.
      Con Nora ho un rapporto un po' complicato e anche Nina di base mi è piaciuta - è solamente un po' crudele quando esagera con il sarcasmo.

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  3. Anch'io diedi 3 stelline, carino ma niente di entusiasmante! (:

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    1. Si fa leggere, ma sono stati altri i thriller che mi hanno fatto venire le palpitazioni. >.<

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  4. CONCORDO. Anche io lo ricordo poco proprio perché poco incisivo, carino ma nulla di speciale, la trama e la cover mi avevano alzsto tanto le aspettative! Ancora una volta ci troviamo d’accordo ;)

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    1. Oltretutto mi sa che spesso lo confondo con un altro libro che aveva una trama simile - e quello che ricordo io parlava di una riunione scolastica anni dopo il diploma.
      Trama e cover sono molto suggestive, peccato che il contenuto a volte non lo sia altrettanto. >.<

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