venerdì 28 febbraio 2020

[Recensione] "Sarah Smiles" di Sean-Paul Thomas

Quello che doveva essere il canonico ultimo giorno di febbraio è invece quest'anno il penultimo - e indovinate un po'? Domani è il compleanno del blog! 

Mi sorge un dubbio però: avendolo aperto il 29 febbraio 2016 - quindi in un anno bisestile che si ripete ogni quattro anni - quello di domani lo consideriamo come il compimento dei suoi quattro anni oppure ufficialmente, dato che appunto è la prima volta che ritorna un 29 febbraio da quando ho aperto il blog, quello di domani segna solo il suo primo anno di vita? Lo so, mi piace complicarmi la vita.

Fatemi sapere quante candeline dovrei mettere sulla torta - virtuale eh, che altrimenti poi ingrassiamo e già tra poco più di un mese è Pasqua e pioverà cioccolata.  


Titolo: Sarah Smiles
Autore: Sean-Paul Thomas
Data di uscita originale: 11 aprile 2012
Pagine: 200 (Kindle Edition)
Editore: Paul Thomas Publishing
Link Amazon: https://amzn.to/2I3Baf2

Trama [tradotta da me]: Un adolescente introverso fatica ad inserirsi nella sua nuova scuola quando è preso di mira da un bullo minaccioso. Ma quando la sua strada si incrocia con quella della misteriosa - e un po' maschiaccio - Sarah, lei immediatamente gli fa aprire gli occhi fino a quel momento chiusi su un mondo pieno di divertimento, drammi, tragedie e avventura. 


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TRIGGER WARNING: bullismo, linguaggio offensivo, violenza domestica, crudeltà sugli animali. 


Non è la prima volta che leggo ciò che scrive questo autore - e ancora una volta lo ringrazio per la copia digitale - quindi so che l'aspetto dark è sempre dietro l'angolo. 

Questa storia ambientata alla fine degli anni '80 è liberamente ispirata ad alcune esperienze della sua vita, in quanto anche lui - come il protagonista Liam - ha vissuto da ragazzino in una base militare a Cipro al seguito del padre. 


Sarah Smiles è una storia di formazione che vede protagonista Liam, tredicenne alle prese con un ennesimo nuovo giorno di scuola - stavolta a Cipro, dove la famiglia si è appena trasferita a causa del nuovo incarico nell'Esercito di suo padre. 

Immediatamente il suo sguardo viene catturato da Sarah, una ragazzina nella sua classe che è l'unica a non osservarlo mentre l'insegnante lo presenta agli altri. Però è Liam che cattura lo sguardo di qualcun altro: quello di Michael, che a scuola lo offende e lo prende in giro, urla ordini a tutti perché vuole che ogni cosa sia fatta come dice lui e nessuno ha il coraggio di andargli contro per paura delle botte che potrebbero seguire. 
Fuori da scuola Michael però gli vuole essere amico e inizialmente Liam è troppo spaventato per dirgli di no. 

Ed è proprio durante uno di questi pomeriggi in cui Liam si fa trascinare in giro che incrocia fuori dalla scuola Sarah, ma l'incontro non è esattamente dei più piacevoli. 

Ci vuole coraggio per prendere posizione e staccarsi dai bulli - specialmente se hai tredici anni e hai una cotta per una ragazzina su cui vorresti fare colpo. 
Però Liam pian piano trova quel coraggio: il coraggio di essere amico di una ragazza, il coraggio di sperimentare cose mai provate prima e di andare all'avventura, il coraggio di credere nelle proprie capacità, il coraggio di volere giustizia. 

Ci vuole coraggio, ma non è semplice - soprattutto se ci sono questioni molto più grandi in gioco e se i bulli l'umiliazione proprio non la tollerano. 


Quella di Sarah Smiles è una storia che mi ha fatta veramente arrabbiare, di quelle che senti proprio il sangue che ribolle nelle vene. E questo perché Michael è veramente un ragazzino orribile e crudele, senza alcun rispetto per la vita e senza alcuna morale. 
Pure Liam inizialmente non scherza quando gli va dietro e lo asseconda, ma ricordo anche bene quegli anni - ricordo com'era sentirsi assoggettati a qualcuno che fa la voce grossa, sentendoti quindi costretto a fare anche cose che non vuoi. 

Liam migliora quando diventa amico di Sarah, questa ragazzina che si occupa del fratellino minore da quando la madre se n'è andata lasciando suo padre per un altro uomo e che con le sue domande e le sue osservazioni spinge Liam a vedere le cose in modo diverso. 

Ma questa non è solo una storia di bullismo, ma si parla anche di violenza domestica e di quella rabbia a volte latente che però esplode incontrollata in alcune circostanze. 
Una storia in cui è chiaro chi sono i "buoni" e chi i sono "cattivi", che però molto spesso sfiora la zona grigia e ci si ritrova a chiedersi se la violenza generi altra violenza - se la cattiveria e la crudeltà non sono qualcosa con cui sei nato, ma "figlie" cresciute in cattività insieme a te nell'ambiente domestico.

La storia è stata recentemente rimaneggiata: rimangono ancora diversi errori (più che altro di battitura) e i nomi prima erano diversi - in un commento su Goodreads, da quello che ho letto, credo che prima Liam si chiamasse Paul e nel testo ho incontrato un Richard quando si stava parlando di Michael. 

È una storia che indubbiamente colpisce - e se avete lo stomaco debole, per carità, magari evitate perché con la crudeltà sugli animali mi sono sentita male - ma che forse non ho letto nel periodo giusto perché proprio non riuscivo a mantenere la concentrazione e c'era sempre qualcosa (forse l'ingenuità di Liam che ora a quasi trentun anni sento alquanto distante) che pungolava nel verso sbagliato. 

Con Michael poi si è risolta troppo in fretta e anche per quanto riguarda il resto - che non dirò per non fare spoiler - siamo finiti un po' troppo sul lato buonista. 
Oltretutto ho trovato un po' irrealistico che un tredicenne sia capace di affrontare un adulto a muso duro - ma io per fortuna quella situazione non l'ho mai vissuta, quindi magari non ho il diritto di parlare. 

mercoledì 26 febbraio 2020

WWW.. Wednesday! #181

So che stiamo andando verso la primavera, ma in realtà a me sembra di essere sul punto di andare in letargo visto che ormai mi addormento in ogni momento e in ogni dove - sul serio, neanche all'asilo avevo così bisogno del sonnellino pomeridiano. 

Sperando di scongiurare un altro attacco di narcolessia, passiamo ai libri?


WWW Wednesday è una rubrica settimanale ideata da Should be Reading in cui vi mostro le mie letture passate, presenti e future.



What did you just finish reading? (Cos'hai appena finito di leggere?)

 
Ho finito di leggere Ten Days Gone di Beverly Long, un thriller di recente uscita negli USA. È piacevole, intrattiene e non mi dispiacerebbe leggere altro con questi due protagonisti se mi dovesse capitare l'occasione - il finale però è forse un po' troppo frettoloso e l'ossessione del killer per il numero dieci un po' tirata per i capelli, ma comunque non è stata una brutta esperienza di lettura. Anzi, non avevo proprio indovinato l'identità del killer. Recensione QUI
 
 
 
What are you currently reading? (Che cosa stai leggendo in questo momento?)
 
 
Sono al 18% di Sarah Smiles di Sean-Paul Thomas - non so ancora come classificarlo perché ho già letto altro di questo autore e so che a volte dà degli aspetti dark alle sue storie, ma credo che rientri più che altro nella storia di formazione. E c'è un bullo che mi dà sui nervi, il protagonista che si fa troppo trascinare e che mi dà altrettanto - se non di più - sui nervi, ma dopo l'ultima cosa che ho letto forse c'è altro dietro.



What do you think you'll read next? (Che cosa pensi di leggere dopo?)

 
Proseguirò come previsto con un'altra anteprima di NetGalley, Lab Partners di Mora Montgomery. Poi, siccome le ultime settimane sono state all'insegna di letture dai temi forti, passiamo ad un po' di romance e visto che la Vodafone mi ha regalato tre mesi gratis di Kindle Unlimited leggerò il tanto chiacchierato Non so perché ti amo di Mariana Zapata - ma in inglese però, con il suo titolo originale From Lukov with Love perché la versione italiana non è disponibile su KU. So che questa autrice è famosa per il suo slow burn, quindi ben venga. 

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Non si è ancora esaurito il mio attacco ossessivo musicale - il che significa che continuo ad ascoltare sempre le stesse canzoni anche quando so che potrei dedicare il tempo a leggere oppure a vedere serie televisive - e rimando e rimando finché non si fa notte fonda e poi dormo pochissimo. Ti credo che poi mi addormento di pomeriggio. Ma ieri gli Our Last Night hanno pubblicato una nuova cover - anche se devo ancora ascoltarla - e chissà che non riesca a spezzare il loop sentendo qualcosa di diverso. 
La parola a voi ora per quanto riguarda le letture: proseguono con un ritmo costante oppure vi siete arenati? Scrivetemelo nei commenti oppure lasciatemi il link del vostro post e alla prima occasione passerò da voi!

lunedì 24 febbraio 2020

[Recensione] "Ten Days Gone" di Beverly Long

Buonagiorno lettori - o forse sarebbe meglio dire buon pomeriggio.  
Come ve la state passando? 

Io sono leggermente in ritardo rispetto alla mia presunta tabella di marcia per quanto riguarda letture e recensioni perché sono presa dalla mia ultima ossessione musicale - e quando entro in un circolo ossessivo, ci metto un po' a staccarmi e a ricordarmi che ho anche altre cose da fare. 

Ma veniamo al libro protagonista del post e un grazie va a Lia della MIRA Books per avermi proposto di leggerlo in anteprima.


Titolo: Ten Days Gone
Serie: A.L. McKittridge #1
Autrice: Beverly Long
Data di uscita: 18 febbraio 2020
Pagine: 384 (Kindle Edition)
Editore: Mira Books
Link Amazon: https://amzn.to/39jNWSv

Trama [tradotta da me]: Sanno esattamente quando colpirà… Devono solo trovarlo prima.

In tutti i loro anni di servizio al dipartimento di polizia di Baywood, i detective A.L. McKittridge e Rena Morgan non hanno mai visto niente del genere. Quattro donne morte in quaranta giorni, ognuna di loro uccisa a dieci giorni di distanza. Con nulla che colleghi le vittime e pochissime prove, l'orologio sta già facendo il conto alla rovescia per il prossimo corpo che verrà trovato. A.L. e Rena dovranno agire in fretta se vogliono trovare la prossima vittima del killer prima che lo faccia lui.

Ma identificare il probabile prossimo obiettivo del killer è solo metà della battaglia. Con il fiato sul collo di tutti quelli che vogliono risposte e risultati, una scoperta promettente conduce i detective da Tess Lyons, una donna il cui trauma passato ha lasciato troppo a pezzi perché possa comprendere il pericolo in cui si trova. Non disposti a permettere che un'altra donna muoia, A.L. e Rena metteranno tutto in gioco per tenere Tess al sicuro e mettere fine alla furia omicida del killer una volta per tutte — prima che il tempo si esaurisca un'altra volta. 


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Immaginate una cittadina del Wisconsin in cui tutti bene o male si conoscono, in cui la criminalità ovviamente esiste ma non produce mai effetti così clamorosi da finire in prima pagina con titoli eclatanti. 

Eppure da un mese Baywood è scossa proprio da una serie di omicidi che sono fuori dal comune per una cittadina così piccola. La quota delle vittime è già salita a quattro, tutte donne uccise a dieci giorni di distanza dalle altre - trovate nude, con i vestiti accuratamente piegati accanto a loro e soffocate con un cuscino. 
Cosa ha spinto queste donne a far entrare il killer? Perché sono state così docili nel farsi uccidere senza neanche lottare e senza che venissero drogate? E il numero dieci ha un significato particolare per il killer? 

I detective A.L. McKittridge e Rena Morgan sanno che hanno di fronte a loro una corsa contro il tempo: le donne non hanno apparentemente nessun legame che le collega le une alle altre e se non trovano qualcosa, tra dieci giorni un'altra donna morirà senza che loro siano riusciti ad impedirlo. 

In tutto questo ci si mettono anche le questioni famigliari: A.L. ha un'ex-moglie e una figlia adolescente che comincia a dare i primi segni di ribellione, Rena cerca da anni di rimanere incinta ma crede che il marito le stia nascondendo qualcosa - i due partner, pur confidandosi l'una con l'altro sui propri problemi personali durante i momenti di stallo, devono comunque mantenere la concentrazione su un caso che scotta. 


Ten Days Gone è raccontato in terza persona da entrambi i punti di vista: vediamo le singole vite private di A.L. e Rena, vediamo i momenti in cui indagano da soli su piste diverse nel Wisconsin e al di fuori dei confini di Stato e i momenti in cui insieme fanno il punto della situazione e si scambiano le proprie percezioni su chi hanno interrogato. 
Questo perché il bacino di ricerca è ampio, ci sono tante persone da interrogare ma ogni volta sembra di finire in un vicolo cieco - questo fino alla scoperta di Tess Lyons. Ma anche una volta arrivati a Tess Lyons le cose non vanno magicamente al loro posto. 

Ten Days Gone è un thriller che intrattiene, ha un ritmo costante che però a volte si sbilancia verso la parte privata delle vite dei detective piuttosto che verso l'indagine vera e propria, ma che accelera man mano che il conto alla rovescia si avvicina al giorno in cui il quinto omicidio dovrebbe avere luogo. 

Avevo una teoria verso metà del romanzo che si è rivelata sbagliata, avevo una persona che mi "puzzava" e in parte avevo ragione, ma non ho mai avuto un'idea su chi potesse essere davvero il killer - questo perché non mancano omissioni, bugie e (deliberati) errori di comunicazione tra le persone coinvolte. 

Il finale è un po' troppo affrettato - soprattutto visti i temi a cui sono collegate le scoperte che hanno condotto al killer - e ciò che sta alla base del numero dieci così importante per il killer è forse un po' tirata per i capelli e ci sta fino ad un certo punto dal momento che un perché? di fondo resta sempre, ma sarei comunque interessata a proseguire la serie con questi due protagonisti - A.L. e Rena sono due partner affiatati e di A.L. ancora non ci è stato rivelato il nome per intero. 

venerdì 21 febbraio 2020

[English Review] "Foul Is Fair" by Hannah Capin

Per dare inizio al weekend, qui sul blog compare la recensione di un libro che avete già visto la settimana scorsa - questo è sicuramente uno dei miei libri preferiti del 2020 e lo so che siamo solo a febbraio. 

Sono davvero felice di aver avuto l'opportunità di leggerlo in anteprima e dopo la recensione in italiano, ora è il momento di quella inglese in occasione del blogtour. 



 

First of all, thanks to NetGalley and Meghan from Wednesday Books for sending me an eARC in exchange for a honest review.
You have to know English isn’t my first language, so feel free to correct me if I make some mistakes while writing this review.

 

Title: Foul Is Fair
Author: Hannah Capin
Publication Date: February 18th 2020
Pages: 336 (Kindle Edition)
Publisher: Wednesday Books
Link Amazon: https://amzn.to/318mvIf

Plot: Elle and her friends Mads, Jenny, and Summer rule their glittering LA circle. Untouchable, they have the kind of power other girls only dream of. Every party is theirs and the world is at their feet. Until the night of Elle’s sweet sixteen, when they crash a St. Andrew’s Prep party. The night the golden boys choose Elle as their next target.

They picked the wrong girl.

Sworn to vengeance, Elle transfers to St. Andrew’s. She plots to destroy each boy, one by one. She’ll take their power, their lives, and their control of the prep school’s hierarchy. And she and her coven have the perfect way in: a boy named Mack, whose ambition could turn deadly.

Foul is Fair is a bloody, thrilling revenge fantasy for the girls who have had enough. Golden boys beware: something wicked this way comes.


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TRIGGER WARNING: sexual aggression, rape culture, violence, abusive relationship, attempted suicide, transphobic bullying. 


I know, it's only February, but I can already tell you this is going to be one of my favorite books of 2020.

I won't go too much into details about the plot because I think it's better if you discover this book on your own while the story unfolds itself.


When I was in high school, a classmate of mine told us a story she heard from someone she knew. This guy knew another guy, a proud owner of a snake. Then it came the day the guy gushed about his snake, how it was so cute and tender while sleeping right next to him on the bed - but pay attention: it slept laying down alongside his form, not curled up. So the guy my classmate knew advised him with a certain urgency to get rid of him somehow - that's because the snake was measuring him up in order to eat him. 

Well, Jade and her plotting reminded me of that chilling story because Jade does the same: she measures everyone up in order to eat them alive. 


Girls are supposed to have the world at their feet, to feel confident everywhere they go, to be so brilliant people have to wear shades to look at them. 

Elle, Mads, Jenny and Summer are exactly like that - they're teenagers conquering the world one night at a time. But what happens when someone feels entitled to take what they think it's their right to take without asking first?
What happens when the golden boys think they can always get away with it because what charm doesn't, money sure does?

In a couple of hours, Elle's life like she knew it isn't the same as before. 
Those golden boys took her claws, her fangs, trimmed her wings, stole her brilliance and her power - and she wants everything back with the interests. 

From Elle's ashes, Jade is born - plotting, scheming, commanding her coven to do what has to be done: kill every one of them. 


This is a story about revenge: it's brutal, vicious, gritty and I love every second of it. 
You can't tell for sure that something is really magical here - sure, we read about Jade's wings and how her shadow makes everyone cower in fear, but we can't exactly point a finger on something specific. 
It's simply so beautifully written and well-constructed that you believe every single word - Hannah Capin did an amazing job with these characters and this world. 
A world that's morally gray and a protagonist you may think is unlikeable, but you can't help to love and cheer on her. 

This book is for every girl who felt beaten down, for every girl that refused to stand down, for every girl that suffered and for every girl still wanting to fight. For every girl that burnt with a hate and a rage so large they didn't know what to do with themselves. For every girl that tried to forget and for every girl that swore to always remember.

Jade isn't afraid of the darkness, she's not afraid to descend in a pit so obscure light can't be strong enough to show itself if that means getting revenge for what they've done to her. She's not afraid to do whatever it needs to be done and this book doesn't shy away from blackmail, psychological manipulation, blood, cruelty, payback, power, guilt, shame. 
It's about rape, silence, slut-shaming and victim-blaming - about something so cruel that somebody still sees it as a weekend diversion. 
But it's also about friendship, pride, self-respect and rebirth. 

It's a book full of shadows and ghosts, but you'll get hooked up even before you know what hit you - it's a must-read. It always swings between light and darkness and if perhaps you get at the end when it's past midnight, you'll be so afraid to look to the side in fear of seeing a toothy grin so brilliant and scary pointed in your direction. 

mercoledì 19 febbraio 2020

WWW.. Wednesday! #180

Mi sento un po' in slump generale. 

Dormirei sempre - anche se con la lettura attuale ho ripreso un certo ritmo - ma, per dire, dovrei scrivere la recensione inglese di Foul Is Fair (uscito ieri negli USA) da quando ho pubblicato quella italiana e non ho nemmeno un po' voglia di applicarmi per farlo, quindi continuo a rimandare e rimandare e rimandare. 
Ma stasera devo farlo per forza anche perché, beh... venerdì dovrebbe andare online il mio post per il blogtour e comunque deve essere pubblicata anche su NetGalley e Goodreads. 

Qualcuno ha un po' di forza di volontà da prestarmi? 
No, perché anche scrivere un semplice post sul blog inizia a pesarmi. 
Che abbia bisogno di una pausa e di uno stacco?


WWW Wednesday è una rubrica settimanale ideata da Should be Reading in cui vi mostro le mie letture passate, presenti e future.



What did you just finish reading? (Cos'hai appena finito di leggere?)

 
Indubbiamente febbre e raffreddore sono arrivati a complicarmi la vita e la lettura, ma riuscire a portare a termine Un'eterna domenica di Robert Lukins ha richiesto uno sforzo non indifferente - e mi dispiace perché non dico che avevo altissime aspettative nei suoi confronti, ma di sicuro ha deluso anche le più basse. Recensione QUI
Per risollevarmi un po' il morale mi sono buttata su The Minor Fall, The Major Lift di Charlotte Amelia Poe perché sapevo già che storia dolceamara mi aspettava - questa in origine era nata come fanfiction e poi, per pubblicarla, l'autrice ha cambiato i nomi rendendola quindi "originale". Purtroppo, per fare questo, l'autrice ha dovuto togliere la fanfiction da AO3 con cui l'avevo conosciuta ma io l'avevo salvata - peccato che sia sul mio vecchio computer che non si accende più e da cui non è stato possibile recuperare i documenti. Essendo una novellina/short story l'instalove è quasi... beh, immediato, ma le sono affezionata per motivi sentimentali di fandom quindi glielo perdono. 



What are you currently reading? (Che cosa stai leggendo in questo momento?)

 
Sono a metà di Ten Days Gone di Beverly Long e si comincia a percepire l'inizio dell'ansia da conto alla rovescia. Non ho ancora la più pallida teoria su chi possa essere il serial killer ossessionato dal numero dieci, ma nel frattempo mi sono fatta un'ipotesi che riguarda la probabile prossima vittima - vi dirò se ci ho preso o meno. 
 
 
 
What do you think you'll read next? (Che cosa pensi di leggere dopo?)
 
 
C'è sempre Sarah Smiles di Sean-Paul Thomas come prossima lettura programmata e poi penso che mi dedicherò a qualcosa di un po' romantico e fluff con Lab Partners di Mora Montgomery, romanzo M/M inedito in uscita il prossimo mese.

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Alla slump generale si aggiunge anche la mole di telefilm (che quando ci arrivo in fondo?) e la mia recente ossessione musicale - che è tutta colpa delle mie amiche perché non rientra assolutamente nel mio genere e io avrei bellamente continuato a vivere nella mia bolla di pop/punk/rock con quella sporadica incursione nell'elettronica e invece sono giorni che non ascolto altro che Me ne frego di Achille Lauro. Oddio, cosa mi è successo? 
Per evitare ulteriori saluti alla mia dignità, lascio la parola a voi quindi scrivetemi un po' le vostre letture come procedono oppure se la slump si sta diffondendo a macchia d'olio - ho già contagiato mia madre con raffreddore e febbre, non voglio essere responsabile anche del vostro mancato entusiasmo nei confronti di lettura di libri e scrittura di recensioni.

lunedì 17 febbraio 2020

[Recensione] "Un'eterna domenica" di Robert Lukins

Inizia una nuova settimana e forse avrei dovuto aspettarmi che, dopo una lettura a cinque stelle, quella successiva forse non mi avrebbe fatto battere altrettanto il cuore - ma accidenti, di certo non mi aspettavo un risultato così disastroso.


Titolo: Un'eterna domenica
Titolo originale: The Everlasting Sunday
Autore: Robert Lukins
Data di uscita: 20 giugno 2019
Data di uscita originale: 21 febbraio 2018
Pagine: 224 (copertina flessibile)
Editore: Neri Pozza Editore
Link Amazon: https://amzn.to/2tOX2Yj

Trama: Inghilterra, 1962. Nelle prime ore del giorno di Santo Stefano, il diciassettenne Radford e suo zio si avventurano fuori Londra a bordo di un'auto. Varcato il confine di contea con lo Shropshire, dopo aver attraversato solitari campi e colline innevate, la vettura si arresta nel cortile di un vecchio maniero. «Goodwin Manor» è il nome dell'isolata magione, come recita lo sbiadito cartello verde che penzola sulla pietra della sua goffa facciata. Ma, giù al paese, tutti la conoscono come la «Casa». Lo zio scarica in tutta fretta il nipote e, dopo avergli dato una breve strizzata alla spalla, corre a rimettersi alla guida, per svanire poi in un baleno in fondo al viale. A Radford non resta che afferrare i manici della sua valigia e varcare l'ingresso della Casa, ignaro e spaventato da quello che lo attende oltre quelle mura. La Casa, un incrocio tra un collegio e una prigione, sembra essere stata ricavata dalle viscere dei salotti di innumerevoli zie, tutta tappeti su tappeti e generazioni di carta da parati. E un posto per ragazzi «incappati nei guai», un luogo dove il tempo pare disancorato dal vasto mondo, un'isola di naufraghi che la tempesta ha spinto su quella spiaggia. A Goodwin Manor, Radford stringe subito amicizia con West, «un folletto vivacissimo che sorride troppo e si passa le mani tra i capelli con gesti gravidi di un sapere segreto», e con l'enigmatico Teddy, il direttore dell'istituto, capace di offrire a quel giovane inquieto una fragile pace, mentre, fuori dalle mura dell'edificio, infuria la peggiore tempesta di neve mai registrata da tre secoli a quella parte. A vegliare sui ragazzi, oltre a Teddy, ci sono pochi altri adulti: Manny, che tiene lezioni di elettronica e la cuoca Lilly. Radford scoprirà presto che nella Casa sono i ragazzi a prendersi cura l'uno dell'altro, un compito che le loro famiglie e la legge stessa non sono state in grado di assolvere. Ma sarà abbastanza, questo senso di comunione, quando la tragedia, all'improvviso, irromperà nelle loro vite, stravolgendo ogni cosa?


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Avevo alt(r)e aspettative. 

Il libro inizia con Radford, diciassette anni, che viene portato in macchina dallo zio a Goodwin Manor - un posto che tutti chiamano la "Casa" - proprio mentre sta per scatenarsi una bruttissima tempesta di neve. 

Non sappiamo perché Radford venga condotto lì - West, il primo ragazzo che incontra e anche il suo primo amico in quel posto, gli spiega che Goodwin Manor è un posto per i ragazzi che sono incappati nei guai. Un posto in cui finisci per un motivo oppure se ciò che a fartici finire è stata la cosiddetta "ultima goccia". 

Mentre il gelo avvolge la Gran Bretagna e sembra particolarmente infierire nella regione in cui si trova Goodwin Manor, Radford scopre che la Casa ospita parecchi ragazzi e che gli adulti sono in netta minoranza: c'è Teddy, l'incaricato ufficiale di sorvegliare i ragazzi che svolge il proprio compito con indulgenza e mano ferma allo stesso tempo; Lillian, la cuoca che spesso assume anche il ruolo di chioccia; Manny, che vuole insegnare il mestiere di elettricista ma incontra solo sguardi assenti da parte di studenti svogliati. 

Goodwin Manor non è un istituto, non è una scuola, non si sa che cos'è: non ci sono orari fissi se non quelli dei pasti, non ci sono attività particolarmente coinvolgenti quando sei costretto a restare chiuso dentro quattro mura a causa dell'inverno spietato. 

E come è normale che tra ragazzi si formino gruppetti, così è normale che scoppino bisticci e litigate quando provocate non solo dalla normalità di essere adolescenti, ma anche dal tedio e dalla noia. 
E Radford, che inizialmente teme di essere un bersaglio in quanto nuovo arrivato, pur non perdendo l'istinto di non sottostare alle decisioni di altri e mantenendo una sorta di diffidenza e distanza, entra a far parte del gruppetto di West formato anche da Brass, Lewis e Rich. 

È un inverno lungo, rigido che i ragazzi tentano di far passare anche grazie alle distrazioni fornite da alcol e sigarette e che resta a guardare la vita claustrofobica tra quelle mura con la stessa freddezza del suo gelo. 


Su Goodreads questo libro ha valutazioni altissime, tantissime a quattro e cinque stelle - io sono una delle poche voci fuori dal coro. 
Non so se il fatto di averlo letto mentre ero ammalata e quindi costantemente distratta dalla febbre, dal raffreddore e dal sonno improvviso mi abbia impedito di cogliere ciò che avrei dovuto carpire, ma c'è proprio qualcosa che per me stona. 

Tanto, troppo viene lasciato all'oscuro: non scopriamo mai perché i ragazzi sono a Goodwin Manor, non scopriamo mai nemmeno il background del nostro protagonista - possiamo solo fare qualche ipotesi su cosa sia accaduto nella sua vecchia casa che l'ha spedito in quella nuova, possiamo solo immaginare quale fosse la sua natura e quali fossero i suoi sentimenti perché resta sempre tutto molto ermetico. 

Nessun personaggio è approfondito, nessuno ha una storia: di Brass sappiamo solo che ama pettinarsi continuamente i capelli e che ha il fascino del leader, ma ignoriamo completamente il motivo del suo odio per Foster, che appare assolutamente immotivato anche se poi io ho cercato di darmi una risposta; di Lewis e Rich sappiamo solo che sono i due più propensi a combinare guai e ad essere beccati; di West sappiamo solo che è gentile e in qualche modo anche fragile, è vivace ma sa anche condividere il silenzio con Radford quando vanno a fumare solo loro due nella torre del campanile. 

Non sappiamo la Casa da chi sia stata voluta, quale sia lo scopo di accogliere i ragazzi - perché sono finiti lì, quali obiettivi dovrebbero raggiungere, quale insegnamento dovrebbero trarne, verso cosa dovrebbe indirizzare le loro vite. Non hanno un volto, non hanno una storia, non hanno un carattere e le loro azioni appaiono spesso immotivate così come le cause scatenanti: l'odio di Brass per Foster per me resterà senza spiegazione.

L'autore dà una voce anche ad Inverno - i cui interventi nella storia per commentare le azioni dei ragazzi, se devo essere sincera, li ho trovati irritanti oltre ogni limite e assolutamente privi di senso. 

Questa vuole essere una storia di amicizia, lealtà, sopravvivenza, nostalgia, perdita, ma io l'ho trovata tediosa e a tratti priva di quella logica che mi avrebbe aiutata a capire meglio alcuni passaggi di scena o interazioni tra i personaggi - e, mi dispiace dirlo, tranne che un po' a West soprattutto nel finale, non mi sono affezionata a nessuno di loro - nemmeno al protagonista Radford. E questo perché non sentiamo mai parlare di loro, ma sempre e solo della quantità e del colore della neve e di come ha reso il paesaggio e di quanto alcol e sigarette restano fino alla prossima occasione di fare scorta.

Per me mancano dei pezzi fondamentali di supporto a questa storia, ci sono così tante lacune e buchi neri che, a mio parere, lasciano il lettore insoddisfatto - o forse sono io la pecora nera viste le altre valutazioni. La storia vuole essere filosofica, ma lo è senza nessuna connessione logica - e io e questo tipo di filosofia abbiamo sempre fatto a pugni.

Qual è la morale? Qual è il senso? 

E allora mi vengono in mente le parole di West in risposta ad una domanda di Radford: chi ti ha promesso un senso?

Questo romanzo ha di sicuro un'atmosfera che affascina, ma anche tanto potenziale non sviluppato e quindi sprecato - e mi dispiace, ci sono proprio rimasta male.  

Se qualcuno tra di voi l'ha letto, mi faccia sapere se davvero sono stata io a non cogliere ciò che invece avrei dovuto capire con facilità.  
E so anche che almeno due tra voi che leggeranno questa recensione erano interessati al mio parere perché intenzionati a leggere il libro prima o poi: se siete sempre decisi a farlo, poi tornate a dirmi se condividete o meno il mio giudizio.

venerdì 14 febbraio 2020

Singing the Book #16

Aww, ma oggi è San Valentino! Si festeggia l'amore, magari sarete sotto una pioggia di cioccolatini... e poi ci sono che vengo a rovinarvi la festa e a spezzarvi il cuoricino - questo è l'ultimo appuntamento del Singing the Book

Almeno per un po'. 

Almeno fino a quando non trovo altri abbinamenti. 

Singing the Book è una rubrica inventata da me a cadenza assolutamente casuale nella quale vi mostro (e racconto) libri il cui titolo è lo stesso - o con qualche piccola variante - di canzoni che amo oppure ho amato e che potrebbero o non potrebbero c'entrare affatto con la trama.

Siamo al sedicesimo appuntamento e oggi sono libri di cui ho scoperto l'esistenza tramite la solita newsletter quotidiana di BookBub.

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The Apple of My Eye di Mary Ellen Bramwell / Memories dei Panic! At The Disco

Non so nulla del libro, se non quello che ho letto della trama su Goodreads, ma a quello che ho capito si tratta di un chick-lit con tratti mystery - e non mi ispira nemmeno un po'. Vi starete forse chiedendo cosa c'era la canzone con il libro dal momento che i loro titoli non hanno nulla in comune - ma qualcosa in comune ce l'hanno, questo perché nella canzone c'è un verso che recita "Then the smile had finally faded / From the apple of their eye". Memories dei P!ATD significa davvero tanto per me perché, come ho scritto diverse volte, la band è una di quelle da cui mi sono allontanata quando ho sentito il bisogno di lasciarmi alle spalle certa musica del liceo che mi ricordava cose che non volevo più vedere nella mia mente. Però sono sempre stata affezionata ai P!ATD e quando ho deciso di riavvicinarmi a loro era già uscito l'album Vices & Virtues del 2011 e questa canzone in particolare - insieme a Hurricane e soprattutto Trade Mistakes - ha risvegliato il mio interesse per la band e mi ha fatto riprendere l'ascolto. Ah, quasi dimenticavo: libro e canzone non hanno nulla in comune.




Only to Sleep di Lawrence Osborne / No One's Here To Sleep di Naughty Boy feat. Dan Smith dei Bastille

Non ricordo come mi sia venuta in mente l'associazione - probabilmente quando è arrivata la mail quotidiana di Bookbub in cui era presente questo libro era anche un periodo in cui mi stavo riascoltando i Bastille. Però ricordo la prima volta che ho sentito questa canzone: nel 2014, guardando la 3x20 di Teen Wolf - ancora oggi la terza è la mia stagione preferita insieme alla seconda e quell'episodio in particolare mi ha regalato un'altra delle canzoni della mia vita. Il libro è un noir, a quanto ho letto commissionato da chi gestisce eredità e diritti di Raymond Chandler per portare avanti il personaggio di Philip Marlowe. Ma la canzone, per quanto possa avere sfumature "sinistre" - passatemi il termine - se proprio vi sforzate, non ha niente in comune con il romanzo. Almeno per me. 




Someone to Watch Over Me di Iris Morland / Someone's Watching Over Me di Hilary Duff

Un leggerissimo cambio di tempo verbale nel titolo che fa tutta la differenza tra un libro contemporary romance e una canzone che parla di dolore, lutto e speranza. Quando ero una ragazzina ed ero ancora nella mia fase pop, uno dei miei appuntamenti fissi del pomeriggio era Lizzie McGuire con protagonista Hilary Duff. E mi piacevano anche le sue canzoni, ho ancora l'album Most Wanted tenuto benissimo e Nata Per Vincere era uno dei miei film preferiti alle superiori. Non solo a causa sua come attrice e cantante, ma perché quel film aveva una componente che... come si dice, hit close to home. E la canzone protagonista di questo appuntamento ancora oggi è capace di farmi venire la pelle d'oca e farmi piangere perché quando è uscita era passato neanche un anno da quando avevo perso mio nonno e io ancora non ero stata in grado di elaborare il lutto. Va da sé che, visti gli argomenti, libro e canzone non hanno niente in comune. 




Forgotten di P.C. Cast e Kristin Cast / Forgotten di Avril Lavigne

Erano gli anni in cui ero in fissa con i vampiri, gli anni precedenti alla reading slump universitaria e probabilmente il primo libro della House of Night delle Cast l'avevo anche letto - ma so che adesso sono arrivati ad un numero spropositato di volumi e questo addirittura credo faccia parte di una sorta di spin-off. Morale della favola: non ne so una beneamata fava se non che ci sono dei vampiri - mi sento abbastanza sicura comunque nell'affermare che libro e canzone non c'entrano nulla l'uno con l'altro. La canzone fa parte di quell'album - Under My Skin - che a 15 anni mi è entrato letteralmente sottopelle (la battuta non era voluta) e ricordo di aver scritto il testo di questa canzone un'infinità di volte su quel diario cartaceo dalle pagine profumate. Questa canzone in particolare poi faceva uscire tutta la rabbia adolescenziale dei miei 15 anni - che cozza un po' con il fatto che io avessi un diario dalle pagine profumate, ma tant'è. 




Red Sky at Morning di Richard Bradford / Under This Red Sky & Good Mourning, Honey degli Hopes Die Last

Nel secondo appuntamento avevamo avuto due libri per una singola canzone, questa volta invece abbiamo un singolo libro per due canzoni - canzoni che, incidentalmente, sono anche vicine tra loro perché sono le tracce 5 e 6 di un album che amo e che ha segnato musicalmente il mio 2009. Il libro è uno young adult storico ambientato durante la seconda guerra mondiale e, seppure la trama su Goodreads non esista perché ci sono solo due righe, sorprendentemente Under This Red Sky sembra starci davvero bene come mood e alcuni versi - Good Mourning, Honey invece non proprio. Era il 2007, era l'anno in mezzo a quello infernale in cui era cominciato tutto e a quello che mi ha vista uscire dal liceo e cominciare l'università - riprendendomi una sorta di vita e riprendendomi la "mia" musica. Ma nel 2007 ero ancora lontana da quel punto, i miei 18 anni avevano fatto schifo prima, durante e dopo - se questo ha senso. Era l'anno in cui ancora cercavo ossessivamente nuova musica e scoprivo nuove band su MySpace. Non ricordo quale sia stata la prima band emergente romana che ho scoperto - se i Vanilla Sky oppure i The Electric Diorama. Però ad un certo punto sono arrivata a loro, gli Hopes Die Last, sono arrivata a quei gioiellini di Thanks For Coming (I Like You Dead) e Call Me Sick Boy e mi sono innamorata - soprattutto della voce di Marco "Becko" Calanca che, per me, è sempre stata una delle più belle della "scena" italiana. Ecco, loro sono stati l'unico gruppo dalle canzoni quasi completamente screamo che io abbia mai amato - il che mi faceva amare la voce pulita di Becko ancora di più. Poi lo screamer Nick si è tagliato il ciuffo emo, ha lasciato la band per darsi al pop con i Broken Heart College - e poi all'elettronica sotto il nome Razihel - e nel 2009 è arrivato l'album Six Years Home con il nuovo screamer Daniele e Some Like It Cold e Johnny's Light Sucks sono state le prime canzoni che ho sentito e amato di quell'album. Gli Hopes Die Last sono l'unica delle mie band italiane preferite che non sono mai riuscita a sentire live perché quando mi sono fatta quella due giorni di festival a Milano con la mia amica e abbiamo sentito tutte le band che amavamo, loro all'ultimo momento non sono riusciti a venire - e dire che avevo quasi fuso l'iPod sentendo l'album per tutto il viaggio in treno che, ve lo dico, non era stato corto. E niente, mi mancano i miei vent'anni. 



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Ammetto che nonostante il cinismo iniziale, alla fine mi sono lasciata un po' andare al romanticismo... forse a causa della nostalgia. Anche perché se quella sopra per gli HDL non assomiglia un po' ad una dichiarazione d'amore, beh... secondo me ci va vicina.  
Per il momento vi saluto, spero di avervi fatto scoprire qualche nuova canzone - e con essa pure (nuovi?) aspetti di me grazie al viaggio nei ricordi della mia vita - e spero sul serio di rivedervi prestissimo con un altro appuntamento di questa rubrica.

mercoledì 12 febbraio 2020

WWW.. Wednesday! #179

A quanto pare ho ripreso una tradizione vecchia di anni - e non che ci tenessi particolarmente: ammalarmi a metà febbraio. 

Non succedeva dalla seconda media. 

Però fino a quel 2002 nel quale mi sono presa l'influenza la bellezza di due volte, avevo l'appuntamento fisso: la settimana di San Valentino - io l'ho sempre chiamata così perché poteva essere la seconda o la terza settimana di febbraio a seconda di come iniziava il mese - ero fissa a casa da scuola ammalata. 

L'inverno scorso non mi sono presa neanche un raffreddore - e in generale non mi viene l'influenza dal 2002 - e quest'anno siamo già a quota due, ma che è? 


WWW Wednesday è una rubrica settimanale ideata da Should be Reading in cui vi mostro le mie letture passate, presenti e future.



What did you just finish reading? (Cos'hai appena finito di leggere?)

 
Ho concluso e amato Foul Is Fair di Hannah Capin, retelling di Macbeth in uscita negli USA la settimana prossima. È cruento, sanguinoso e ci ho messo nove giorni a leggerlo, ma me lo sono proprio gustato e posso già affermare con certezza che questo sarà uno dei miei libri preferiti del 2020. Recensione QUI



What are you currently reading? (Che cosa stai leggendo in questo momento?)

 
Sono quasi a metà di Un'eterna domenica di Robert Lukins - l'idea era che ci mettessi poco visto che non ha nemmeno 200 pagine, ma l'ho iniziato proprio il giorno in cui ho cominciato ad avvertire i primi sintomi e quindi sono più le volte che mi addormento in poltrona con un mal di testa atroce che quelle in cui riesco a leggere più di cinque pagine di seguito. Mi è ancora molto oscuro in alcuni punti, ma l'atmosfera è affascinante. 



What do you think you'll read next? (Che cosa pensi di leggere dopo?)

 
In programma c'è sempre Ten Days Gone di Beverly Long e poi leggerò Sarah Smiles di Sean-Paul Thomas, di cui l'autore mi ha mandato una copia digitale qualche tempo fa. 
 
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Ora lascio la parola a voi mentre io collasso a letto sperando di riprendermi presto - e sperando che la vostra salute sia migliore della mia. 
Raccontatemi un po' delle vostre letture con un commento oppure lasciatemi il link del vostro post e, appena avrò un po' di energia, passerò a ricambiare la visita!