lunedì 29 aprile 2019

[Recensione] "Hurricane Season" di Nicole Melleby

Vi auguro un buon inizio di settimana mentre io sono ancora bloccata con la schiena e con il collo - perché i 30 anni sono i nuovi 80. 
Nel frattempo sono anche in ansia perché stasera vado a vedere Avengers: Endgame e NON SONO PRONTA. 

Ma intanto vi lascio con una recensione, l'ultima che vedrete questo mese e ringrazio immensamente Carla della Algonquin Books per l'eARC di questa meraviglia a cinque stelle.


Titolo: Hurricane Season
Autrice: Nicole Melleby
Data di uscita: 7 maggio 2019
Pagine: 288 (Kindle Edition)
Editore: Algonquin Books
Link Amazon: https://amzn.to/2JXC6Ft

Trama [tradotta da me]: Fig, una ragazzina di prima media, vuole più di ogni altra cosa al mondo vedere il mondo nello stesso modo in cui lo vede suo padre. Quello che una volta era un famoso pianista, che non compone una canzone da anni e che ha degli imprevedibili giorni buoni e giorni cattivi, è in qualche modo un mistero per Fig. Sebbene sia fissata con la scienza e la matematica prova a frequentare le lezioni d'arte solo per sentirsi più vicina a lui, per sperimentare la vita nel modo in cui lo fa un artista. Ma poi il padre di Fig si presenta a scuola, disorientato e cercandola disperatamente. Non solo la classe d'arte non ha portato Fig a comprendere meglio suo padre, ma ha anche portato i servizi sociali alla loro porta.

Tuffandosi nei libri su Van Gogh per capire la follia degli artisti, appoggiandosi al suo migliore amico per un consiglio e rivolgendosi al nuovo vicino in cerca di supporto, Fig continua a provare qualsiasi cosa nel tentativo di capire suo padre, di salvarlo da se stesso e per trovare un momento nella sua vita per capire anche chi è la stessa Fig mentre tutto intorno a lei sta crollando.

Hurricane Season di
Nicole Melleby è un romanzo sorprendente su una ragazzina che cerca di restare tale mentre le preoccupazioni di un'adulta pesano su di lei. È anche un romanzo sul correre dei rischi e l'affrontare il pericolo, sull'amore e sull'arte, sul crescere sull'uscire allo scoperto. E più di qualsiasi altra cosa è la storia del potere curativo dell'amore—e dei limiti di tale potere.

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Non leggo molti middle grade, ma tutti quelli che ho letto negli ultimi anni mi hanno sempre colpita per la loro intensità e per il modo in cui sapevano coinvolgermi - Hurricane Season non è stato affatto da meno. 

Fig ha solo undici anni e da sempre la sua famiglia è composta solo da lei e suo padre, in quanto sua madre li ha abbandonati quando lei non aveva neanche un giorno. 
Tim Arnold era un grande pianista e compositore prima di averla: ora dà qualche lezione privata, ma sono più i giorni in cui è confuso e perso nella sua testa che quelli in cui riesce a comporre qualcosa di nuovo dall'inizio alla fine. 
E Fig è brava in scienze e matematica perché è lei a tenere i conti di casa, è lei a preoccuparsi di suo padre e a tenere lontani i vicini che potrebbero farsi troppo impiccioni. Non ha neanche più le sue amiche con cui passare il tempo perché il comportamento di suo padre viene considerato "strano" nel migliore dei casi. 

Quando però una mattina si presenta in classe confuso, la sua insegnante chiama i servizi sociali e questo non fa che aumentare lo stress di Fig - oltretutto sono anche solo a metà della stagione degli uragani nel New Jersey e Fig teme ogni tempesta che possa trasformarsi in qualcosa di peggio perché suo padre adora stare fuori nella pioggia e nel vento davanti all'oceano, osservando e ascoltando qualcosa che Fig proprio non riesce a sentire, vedere o comprendere. 
Ed è per cercare di comprendere la mente di suo padre che Fig ha scelto di seguire le lezioni d'arte, scoprendo una straordinaria somiglianza tra lui e Vincent Van Gogh - sentendosi affine al fratello Theo per il modo in cui si prendeva cura di Vincent esattamente come lei fa con suo padre. 

Ad aiutarla in qualche modo quando le cose si fanno comunque troppo grandi da gestire - anche se lei è molto riluttante a riguardo - ci sono il suo migliore amico Danny e il nuovo vicino di casa Mark, del quale non fida poi troppo per paura che, una volta a conoscenza del vero stato mentale del padre, possa chiamare anche lui i servizi sociali. 
Fig prova ad aggiustare le cose, ma tanto può andare storto entro il 30 novembre - data che coincide con la visita dei servizi sociali che decreteranno se può restare con suo padre o meno e con la fine della stagione degli uragani. 


Ho amato questo libro e mi ha pure fatta commuovere. 

È facile immedesimarsi in Fig, ricordare come ci si sentiva alle medie: il bisogno di sentirsi parte del gruppo, il senso di esclusione quando si viene lasciati ai margini, il voler cominciare a comportarsi da adulti ma non avere ancora l'età e la maturità per farlo, le prime cotte e la confusione che queste si portano dietro. 

Quella per Van Gogh diventa un'ossessione per riuscire a capire suo padre, il rapporto tra Vincent e il fratello Theo il suo paragone di riferimento, il loro destino la paura che lo stesso possa accadere a lei e a suo padre. 
Il rapporto tra Fig e suo padre è il focus di questo romanzo: il bisogno che hanno l'una dell'altro, il modo in cui si vogliono proteggere, i problemi che entrambi hanno e che tentano di ignorare per pensare prima a quelli dell'altro, il modo in cui Fig deve comportarsi da adulta desiderando allo stesso tempo avere i suoi momenti da bambina della sua età e la crisi che la colpisce quando arriva un adulto nella sua vita che le toglie i problemi dalle spalle per lasciarle proprio quell'innocenza e quella serenità che merita - e questo scatena una crisi di ribellione, rabbia e pianto perché la vive come un'intrusione, la prende sul piano personale come una sconfitta perché lei non è mai riuscita a capire e a far stare meglio suo padre e improvvisamente qualcun altro riesce a raggiungerlo in quei luoghi in cui si rifugia la sua mente e per cui lei non ha mai trovato la chiave. 

È un romanzo sulle delicate dinamiche famigliari, sui problemi di salute mentale, sul senso di colpa nel sentirsi erroneamente la causa di tali problemi, sull'importanza della terapia e del supporto - è un romanzo sull'amore, sulla scelta di restare anche e soprattutto quando le cose si fanno difficili e quando non sempre i giorni sono buoni, sulla paura di vedere l'altro andare via e sulla fiducia di credere che invece resterà al tuo fianco. 

I personaggi mi sono piaciuti tutti, da Fig a suo padre a Mark - che trova in Tim e Fig una seconda famiglia dopo aver perso la sua anni prima. 
Ho rivisto tanto di me in Fig a quell'età per il bisogno di essere al centro del mondo, per il bisogno di avere qualcuno che parlasse con me, per il bisogno di sentirmi indispensabile e per la frustrazione di non essere abbastanza - abbastanza adulta, abbastanza matura. 

Se mai arriverà in Italia, ve lo consiglio veramente con tutto il mio cuore perché è un romanzo intenso, delicato, che vi farà un po' a pezzetti il cuore e poi ve lo rimetterà insieme - perché Fig vi prenderà per mano e vi porterà dentro i quadri di Van Gogh, nella sua vita e di fronte all'oceano in tempesta e poi sotto i raggi del sole. 

12 commenti:

  1. Uh! Allora direi che la cosa migliore non è soltanto la copertina!

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  2. Ciao Alice! Hai ragione, anche se siamo nell'anno dei 30, spesso i ricordi delle scuole medie e le sensazioni che abbiamo provato sono ancora in noi, ed a volte basta una semplice lettura per farci tornare in mente tutto un mondo. Questa lettura sembra davvero emozionante! Bello anche il paragone con Van Gogh sul quale si regge la storia.

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    1. Ciao Silvia! :)
      Ahahaha, ogni tanto per me le medie è come se fossero finite ieri - e non sempre in senso buono. >.<
      È stata davvero una bella lettura e anche molto artistica!

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  3. Avevo adocchiato il libro nel tuo scorso www per via della copertina meravigliosa, ma dopo aver letto la tua recensione ho capito che devo leggerlo, assolutamente! La trama sembra davvero interessante e quello che hai scritto sui personaggi mi ha incuriosito tantissimo!

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  4. Ok ok, se arriva in Italia lo considero preso XD

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  5. Sembra molto interessante, ma causa deformazione professionale devo chiederlo: i servizi sociali sono i brutti mostri cattivi che vogliono sfasciare una famiglia, o sono rappresentati in modo umano?
    (sul serio: non siamo noi assistenti sociali a 'portare via i bambini', è il tribunale dei minori a deciderlo, e prima che lo decida nel caso viene coinvolto il mondo)

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    1. Oh no, sono molto umani - fanno la loro apparizione per fare i controlli di routine, ma cercano sempre di rassicurare Fig che l'obiettivo è quello di farla restare insieme a suo padre.

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  6. Caspita, cinque stelle?!?!?!? Spero che lo porteranno anche in Italia! x.x

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    1. Lo spero proprio perché per me è stata una lettura bellissima!

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