martedì 21 luglio 2020

[Recensione] "What I Like About You" di Marisa Kanter

Ero indecisa se pubblicare oggi la recensione oppure farlo venerdì - di solito evito di postare il martedì (specialmente una recensione) quando questa si trova tra un What's on my bedside table? e un WWW Wednesday, ma la verità è che al momento mi sento così ottimista che spero di farvi trovare venerdì quella del prossimo libro. 

Andrà a finire che mi frego da sola.


Titolo: What I Like About You
Titolo originale:
To Be (Mis)read
Autrice: Marisa Kanter
Data di uscita: 7 aprile 2020
Durata: 9H 13Min (Storytel Edition)
Editore: Simon & Schuster
Link Amazon: https://amzn.to/3ftP0Xn

Trama [tradotta da me]: Può un triangolo amoroso essere formato da solo due persone? Online, è possibile... ma nel mondo reale è più complicato. In questo romanzo che segna il suo debutto, Marisa Kanter esamina cosa accade quando gli amici su internet si trasformano in cotte nella vita reale.

Ci sono un milione di cose che ad Halle Levitt piacciono del suo migliore amico online, Nash.

Lui è un incredibile e talentuoso autore di graphic novel. Lui ama i libri quasi quanto li ama lei. E lei non ha mai dovuto sperimentare l'imbarazzo di vederlo nella vita reale. Possono parlare di qualunque cosa…

Tranne di chi lei sia in realtà.

Perché online Halle non è Halle—lei è Kels, l'enigmatica e fantastica creatrice di One True Pastry, un book blog YA che accoppia dei cupcake da urlo fatti su misura a copertine e recensioni. Kels ha tutto quello che Halle non ha: amici, una piattaforma che cresce, una valanga di fiducia in se stessa e Nash.

Questo fino a quando Halle deve trascorrere l'ultimo anno di scuola nella cittadina di suo nonno e si trova faccia a faccia con il vero, umano e non-dietro-ad-uno-schermo Nash. Nash, che in qualche modo sembra trovarsi ovunque lei vada—in classe con lei, in pasticceria, persino in sinagoga.

Nash, che non ha nessuna idea del fatto che lei in realtà sia Kels.

Se Halle confessa chi è, questo rovinerà la magia priva di qualsiasi imbarazzo della loro amicizia digitale. Non dirglielo però significa che non ci potrà mai essere qualcosa di più. Perché mentre lei ha iniziato ad innamorarsi di Nash come Halle…lui è innamorato di Kels.


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Non vi aspettate qualcosa di originale perché fondamentalmente tra queste pagine non c'è quasi nulla che non abbiate già letto altrove e molti degli eventi e del loro relativo svolgimento l'avevo già immaginato - e indovinato - prima ancora di raggiungere la metà del libro. 

Ma veniamo a noi. 


Halle è figlia di due registi di documentari alla loro sesta nomination all'Oscar ma, un po' come alla Leonardo DiCaprio, ancora nessuna statuetta in vista. Sempre in giro per il mondo con suo fratello al seguito dei genitori e delle loro storie, per quanto le piaccia l'ambiente Halle ha altre aspirazioni e il posto che sente di poter chiamare veramente casa è Middleton, Connecticut, dove abitano i suoi nonni. Sua nonna Miriam è sempre stata il suo idolo in quanto editor di libri per ragazzi per un'importante casa editrice di New York e se inizialmente era determinata a seguire le sue orme, Halle ha poi capito che a lei piace parlare di libri e promuoverli - quindi sì, vuole sempre lavorare in una casa editrice, ma come addetta stampa. 

Per questo motivo, quando aveva 14 anni, ha creato il blog One True Pastry - in cui unisce la sua passione per i libri a quella per i cupcakes, che abbina sempre alle cover dei libri in quanto a colori e decorazioni. Ma Halle non ha usato il suo vero nome, bensì online è conosciuta come Kels Roth - usando il cognome da nubile di sua nonna e abbreviando Kelsie, il nome che sua nonna aveva suggerito ai suoi genitori quando è nata - e questo perché Halle vuole farsi un nome da sola, vuole scoprire se è brava abbastanza da sola, vuole entrare alla NYU da sola e non perché nipote di Miriam Levitt. 

In tre anni One True Pastry cresce, ha un suo seguito, i suoi consigli in fatto di libri attirano tanti lettori, ha una sua cerchia di amici online e potrebbe persino partecipare alla BookCon in un panel dedicato ai blogger più influenti per la letteratura YA. 
Il problema è che tutti la conoscono come Kels e nessuno ha idea che dietro la carismatica, sicura di sé e influente Kels si celi l'ansiosa Halle. Vorrebbe tenere le due vite separate il più possibile, arrivando persino ad evitare le videochiamate con le sue amiche online e a non voler approfondire in alcun modo l'amicizia virtuale con Nash. 

Ma per l'ultimo anno di scuola, Halle si trasferisce con suo fratello da suo nonno mentre i loro genitori saranno in Israele per girare un nuovo documentario - il nonno ha bisogno di loro per riprendersi dalla morte di Miriam e anche la stessa Halle ne ha un gran bisogno. 
Quello che Halle non si aspettava era di trovarsi Nash davanti proprio il suo primo giorno a Middleton, senza avere le parole o il coraggio di essere la ragazza con cui lui chatta da tre anni. Halle non si aspettava di vedere le sue due vite convergere così e soprattutto non così presto - e mentre lei sa chi è Nash e impara a conoscerlo anche nella vita reale, Nash invece non sa che la ragazza a cui pensa da tre anni è proprio davanti a lui, formando quindi un triangolo dove invece dovrebbe esserci una linea retta tra due punti. 


Come dicevo ieri nel What's on my bedside table?, lo svolgimento è abbastanza prevedibile e quando la verità viene a galla ovviamente è un gran casino e un enorme problema di comunicazione tra i due protagonisti. 

È piuttosto facile identificarsi con Halle, tuttavia non mi sono mai affezionata a lei nonostante i problemi di forte ansia e panico in comune - credo che più che altro sia da attribuire a tutto il tempo sprecato e alle occasioni buttate al vento di dire a Nash la verità su se stessa, prima per paura di venire smascherata su internet e poi accampando scuse su scuse su scuse. 

Il che in un certo senso suona anche ipocrita alle mie stesse orecchie perché non è che pure io sia sincera al massimo quando firmo i post e ancora tento di tenere separata questa mia vita virtuale da quella reale - e se anche le mie amiche hanno forse una vaga conoscenza di questo blog dedicato ai libri, spero sempre che non sappiano dell'altro. 

Il punto è che io ho iniziato a scrivere sotto questo nickname (NotLoved) nel 2006 quando ancora esisteva Splinder: era un blog personale in cui per anni, fino alla sua chiusura nel 2012, ho riversato tutto lo schifo della mia vita - vita che in parte sono contenta sia stata cancellata (almeno dal punto di vista virtuale) perché parte dei social network di quegli anni a cui ero iscritta aveva il rimando al mio blog personale e, dopo un po', qualcuno della vita reale (e non gente che mi stava simpatica) mi aveva trovata sui quei social e avevo il terrore che andasse a leggere parti di me stessa che volevo tenere nascoste

Quello che è apparso online dal gennaio 2012 in poi non è nemmeno un quarto di quello che normalmente avrei scritto su Splinder - e forse anche per quello ho perso molti dei followers di allora - ma quando ho deciso di aprire Some Books Are, ho dibattuto molto con me stessa se ricominciare da capo con una nuova identità (nuovo nickname, nuovo tutto) oppure tenere il mio nickname di sempre e sperare di portarmi dietro parte di quel pubblico che sapevo ancora mi leggeva. 

E poi è finita che qui a lato ho messo i link al mio profilo Facebook e a quello Instagram con la convinzione che, anche se da qui mi aveste trovata non sarebbe stato un problema - lo sarebbe stato invece il contrario, se dai miei profili social si fosse arrivati al mio blog. 
Perché il mio problema, a differenza di Halle, non è il blog di libri - il mio problema, ciò di cui mi sono pentita quasi subito, è che avendo usato lo stesso nickname e non avendo creato un nuovo account, dal "clic" sul mio profilo si arriva al mio blog personale. Si arriva a cose a cui ancora non voglio che le persone della mia vita reale - o di questa nuova virtuale - vengano a conoscenza. 

Quindi ho capito i timori di Halle, ho capito la paura di farsi vedere non come persona indipendente ma come "eredità" di sua nonna, eppure allo stesso tempo è quello che mi ha tenuta a distanza a lei - perché qui io non ho più due identità separate, una come NotLoved e una come Alice, ma allo stesso tempo c'è collegata una parte di me che non voglio qualcuno veda. 

Finito il monologo che spiega perché non mi sono affezionata ad Halle - seriamente, suo fratello minore Ollie ha più giudizio di lei e mi è piaciuto che sia stato scritto come un ragazzino ancora alle prese con la scoperta della propria sessualità - e che lamenta il fatto che il non dirlo a Nash sia stato tirato troppo per le lunghe, ci sono tante altre cose che ho apprezzato di questo libro. 

La book community è descritta alla perfezione - il mettere su un blog, il parlare di libri che appassionano e di libri che hanno deluso, cercare di farsi un nome in quello che ormai è diventato un oceano di nomi e voci, la gioia di vedersi proporre libri e di vedere la propria opinione che conta, di essere cercati dalle case editrici e vedere apprezzato il proprio lavoro, di connettersi con altre persone che hanno la tua stessa passione. 
E non mancano le liti interne, gli scandali, il mondo a volte tossico su Twitter in cui si è pronti a giudicare e a promuovere la "cancel culture" in un attimo, il magone che ti viene quando ami un libro ma poi il suo autore fa qualcosa che ti delude e la tua lealtà vacilla, quando devi prendere posizione e smettere di sostenere un autore anche se il suo è uno dei libri della tua vita.

Insomma, questo è un libro che mi ha fatta sentire compresa e capita nella mia passione - soprattutto perché, almeno in America, i book blogger hanno ancora un peso e non sono stati surclassati dai booktuber e bookstagrammer e sebbene mi renda conto che quello forse è il futuro, dovrà ghiacciarsi l'inferno prima che mi vediate in video. 

Halle a volte è un po' esasperante - specialmente quando la cosa Halle/Kels viene tirata troppo per le lunghe - ma il suo rapporto con Nash è tenero e dolce e quando poi ha citato la mia ultima ossessione, mi è stata più simpatica. 

What I Like About You non è nulla di troppo originale, in molti punti è prevedibile e segue i clichés del genere, ma l'autrice ha fatto davvero un buon lavoro nel descrivere una realtà in cui - se avete un blog di libri - non potrete non ritrovarvi. 

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