sabato 27 giugno 2020

[Recensione] "No One Saw" di Beverly Long

Anche in questo caso so che una recensione di sabato è insolita, ma che ci volete fare? 
Il mese è agli sgoccioli e insomma, gradirei non portarmi giugno anche a luglio.

Grazie a Lia della MIRA Books per avermi proposto di leggerlo in anteprima.


Titolo: No One Saw
Serie: A.L. McKittridge #2
Autrice: Beverly Long
Data di uscita: 30 giugno 2020
Pagine: 384 (Kindle Edition)
Editore: Mira Books
Link Amazon: https://amzn.to/2URn0Ez

Trama [tradotta da me]: Nessuno ha visto niente. O così dicono…

Il detective del dipartimento di polizia di Baywood A.L. McKittridge non è estraneo ai casi difficili, ma quando la bambina di cinque anni Emma Whitman scompare dall'asilo, non c'è nemmeno un frammento di prova da cui poter partire. Né la nonna che l'ha lasciata all'asilo e neanche l'insegnante alle cui cure avrebbe dovuto essere affidata possono chiarire la scomparsa della bambina. Non ci sono testimoni. Nessuna traccia di dove potrebbe essere andata. C'è solo una cosa di cui A.L. e la sua partner, Rena Morgan, sono sicuri—qualcuno sta mentendo.

Con l'orologio che corre, A.L. e Rena sono sottoposti ad una pressione durissima quando scoprono che il loro istinto aveva ragione: non tutto è ciò che sembra. I Whitman sono una famiglia dai molteplici segreti e A.L. e Rena dovranno sbrigarsi a sbrogliare la crescente ragnatela di bugie se vogliono trovare il filo giusto che li porterà ad Emma… prima che sia troppo tardi.


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Quattro mesi fa ho letto, sempre in anteprima grazie alla CE, il primo libro di questa serie - Ten Days Gone. Era stato un libro che mi aveva intrattenuta, mi aveva fatto domandare fino alla fine chi fosse il colpevole e nonostante il finale un po' affrettato e qualche risposta mancante - ma non particolarmente rilevante ai fini della storia - mi sono sentita ben disposta a continuare. 

Questa volta abbiamo il caso di una bambina di cinque anni scomparsa dall'asilo - la nonna giura di averla lasciata all'ingresso e di non averla accompagnata fino in classe perché la sua insegnante si trovava nell'atrio e l'aveva quindi affidata a lei firmando il foglio di presenza, ma dall'altra parte abbiamo l'insegnante che giura di essere stata in classe tutto il tempo (con tanto di altri genitori che confermano la sua presenza in aula) e che lei la bambina non l'ha mai vista tutto il giorno. 

Stanno dicendo tutte e due la verità? Stanno mentendo tutte e due? Con due versioni così diverse, una di loro deve per forza mentire se si vuole credere ad una delle due donne - ma a quale di loro?

A.L. e Rena si mettono ad indagare, ma non c'è molto da cui partire. 
Iniziano ad interrogare tutti i membri della famiglia, le altre insegnanti, la direttrice dell'asilo, i genitori degli altri bambini - e tante testimonianze danno ragione ad entrambe le donne, ma Emma Whitman continua a risultare scomparsa. 
A.L. e Rena però non hanno intenzione di arrendersi, scavano a fondo, voltano ogni sasso, percorrono chilometri spostandosi in un'altra cittadina quando una pista li conduce lì - quando qualcosa fa pensare loro di aver finalmente imboccato la strada giusta. Ma si imbattono in tanti vicoli ciechi, tante piste che non portano a nulla e tante, ma tante bugie - perché non c'è un singolo personaggio qui che non menta almeno su qualcosa. 

E intanto le ore passano e di Emma ancora nessuna traccia. 


Se il primo libro trovava un equilibrio tra il caso e la vita privata dei due detective perché serviva a presentarli, questo secondo fa decisamente pendere la bilancia più verso il caso su cui stanno indagando - e mi sono sentita molto più coinvolta. Ho comunque apprezzato gli aggiornamenti sulla loro vita privata - e anche chi non ha letto il primo può comprendere lo stesso gli avvenimenti e di cosa si parla perché ci sono abbastanza elementi di base che lo spiegano - in quanto dà loro quel tocco di umanità, ma ho preferito che stavolta ci fosse una full-immersion nel caso su cui stavano indagando. 

Anche questa volta sono arrivata quasi fino alla fine senza nessuna certezza su chi fosse il colpevole - certo, avevo un paio di idee e teorie ogni tanto che però sembravano venire smentite da qualche nuovo elemento che emergeva dall'indagine e certo, tutti mentono quindi non puoi mai puntare il dito con sicurezza contro qualcuno in particolare perché tante persone coinvolte "puzzano" - anche se forse alcune più di altre e a posteriori forse sembra prevedibile, ma ad un certo punto c'è una pista che assume così tanta solidità che ti convinci possa essere quella giusta. 

Anche stavolta il finale è un po' affrettato - non tanto per il caso in sé che si risolve con tutte le spiegazioni senza lasciare un buco di trama, quanto più per un altro caso che emerge lontano da Baywood in cui il lettore finisce per forza di cose coinvolto e resta incuriosito, ma che purtroppo rimane senza risoluzione. Non sarebbe stata comunque la loro giurisdizione e un po' mi sarebbe piaciuto che A.L. e Rena lo risolvessero, ma dall'altra parte avrebbe reso il caso su cui lavoravano un po' troppo "semplicistico" e simile ad altri che ho già visto in molteplici serie televisive dal sapore criminale. 

Per questo secondo volume ho deciso di alzargli il voto di mezzo punto - lo stile è sempre scorrevole e non troppo complicato da termini tecnici ed è vero che non ha grandi colpi di scena e le indagini hanno un ritmo lento e metodico, ma il caso devo dire che mi ha coinvolta più del precedente. Se dovesse uscirne un terzo, non mancherò di leggerlo. 

 
 
P.S.: tutto questo ha risvegliato in me un ricordo abbastanza traumatico dell'asilo - cioè, niente di trascendentale, niente a che vedere con un rapimento, però me lo ricordo ancora oggi. Forse avrò avuto anche io cinque anni o giù di lì e dopo aver avuto le suore al primo anno di asilo, nei successivi due ho avuto le maestre. 
C'è stata una mattina in cui mia madre mi aveva portata a fare le analisi del sangue e sebbene io volessi dopo stare a casa con lei, lei comunque mi aveva portata all'asilo. 
E io piangevo, piangevo... piangevo.
Chiedevo ripetutamente alle maestre di telefonare a mia madre e loro mi dicevano che non rispondeva e io sono stata inconsolabile per tutta la mattina e tutto il pomeriggio. Continuavo a volere la mamma e loro continuavano a dirmi che avevano provato a telefonare, ma lei non rispondeva. 
Quando poi nel pomeriggio mi è venuta a prendere, le sono saltata addosso immediatamente come una iena chiedendole perché diamine non avesse mai risposto al telefono - ovviamente non in questi termini, ma se vi può essere d'aiuto c'è una foto di me che già a tre anni mando a f*****o la gente - e lei mi rispose che in realtà non le avevano mai telefonato. Neanche una volta. 
 
Per me è ancora oggi uno degli eventi più traumatici della mia vita - la storia di come ho scoperto che Babbo Natale non esiste la lasciamo per un'altra volta.

4 commenti:

  1. Sembra molto teso e inquietante.
    Al solito, mi fai desiderare libri inediti.

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  2. Da un lato mi attira un bel po', dall'altro... io e le indagini non andiamo per niente d'accordo.

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    1. Libri di questo genere ne leggo anche meno di quanto a volte vorrei, ma immagino che dipenda anche dal fatto che compenso con le numerose serie televisive a tema.

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