BRT: Breve Riassunto della Trama è una rubrica inventata da me a cadenza assolutamente casuale nella quale, a gruppi di cinque - o quasi, vi offro la mia opinione su quei libri a cui non ho dedicato un post di recensione sul blog.
Bene, bene, bene. Perché special edition?
La risposta è presto data.
I protagonisti di questo post si prestano ad una variante di questa rubrica - io e il mio blog alla fine siamo un po' come le scale a Hogwarts, ci piace cambiare.
Ecco quindi la special edition, un qualcosa che va a collocarsi in mezzo tra la sinteticità di BRT: Breve Riassunto della Trama e la (quasi perenne) prolissità delle mie recensioni.
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Dovreste ormai sapere che il bullismo è uno dei temi che di solito cerco nei libri - è uno dei motivi per i quali leggo ancora young adult. Forse potreste pensare che, essendone stata vittima, mi piace - come direbbe mia madre - rimestare nel torbido.
La verità è che in qualche modo lo trovo catartico.
Certo, spesso mi fa venire un attacco d'ansia a seconda di com'è descritto, ma c'è anche qualcosa di terapeutico: non è successo solo a me e forse c'è qualcuno che se la passa anche peggio di come me la sono passata io.
In quel caso però è fiction - il libro di oggi invece contiene storie vere.
Stavo scorrendo per caso il catalogo di Storytel quando ho visto Bullied Kids Speak Out: We Survived--How You Can Too e sono stata attratta, com'è facile indovinare, dal nome.
Ho scoperto solo in seguito che questo è solamente una sorta di spin-off perché l'autrice aveva già scritto Please Stop Laughing at Me, nel quale raccontava la sua storia. Da allora ha fatto tour in scuole di tutti gli USA tenendo conferenze e cercando di far capire ai ragazzi quanto il bullismo sia sbagliato, quanto a volte sia sottile, quanto a volte sia anche invisibile e quanto gravi e permanenti siano le sue conseguenze anche nella vita adulta - e fidatevi, io ho ancora il terrore alla sola idea di salire su un autobus da quando avevo 14 anni. E oggi ne ho 31, fatevi due conti.
Questo libro contiene diciassette diverse esperienze raccontate dai ragazzi che le hanno vissute - ragazzi vittime, ragazzi carnefici loro malgrado, ragazzi che sono stati entrambi le cose.
Ci sono storie di ragazzi e ragazze prese di mira per il colore della loro pelle o della loro religione o il loro orientamento sessuale oppure l'aspetto fisico in generale, per il loro essere più tranquilli o per il loro non rientrare nei supposti "canoni" richiesti dal gruppo. Ci sono ragazzi e ragazze che si sono visti gli amici rivoltati contro perché si sono azzardati a difendere chi era più debole, ci sono stati ragazzi e ragazze che sono si sono uniti ai bulli proprio per non finire anche loro nel mirino. Ci sono stati ragazzi e ragazze che sono stati vittime in passato e che ora, loro malgrado oppure anche inconsapevolmente, sono diventati carnefici a loro volta.
Ci sono state situazioni e conseguenze più o meno gravi.
Ci sono stati ragazzi vittime di bullismo anche da parte di adulti. Ci sono stati ragazzi le cui figure autoritarie di riferimento quali presidi o insegnanti se ne sono fregati, troppo indifferenti oppure timorosi di perdere il posto per impegnarsi a capire quello che davvero stava succedendo nella loro scuola. Ci sono stati ragazzi e ragazze di medie e superiori per i quali i discorsi di Jodee hanno cambiato la vita. Ci sono stati ragazzi e ragazze - con un po' di aiuto e anche da soli con le proprie forze - hanno deciso di dire basta e hanno trovato il modo di parlare, di ribellarsi e di provare ad educare tutti quelli attorno a loro, che lo volessero sentire o meno.
Ci sono tante forme di bullismo - non c'è solo quello fisico che prevede botte e spintoni, ma c'è anche quello verbale. E anche l'esclusione, il far sentire invisibile qualcuno - trattarlo come se non fosse nemmeno nella stanza, come se la sua voce non avesse suono. Anche quello è una forma di bullismo.
Io sono stata dall'altra parte di tutte quelle forme e situazioni.
Alle medie tutti mi trattavano come se io non ci fossi e c'è stato un racconto in particolare in questo senso che mi ha colpita per le somiglianze con la mia storia: la mancanza di voglia di andare a scuola, la nausea al solo pensiero, il voler restare a casa e non uscire più, la profonda depressione in cui mi aveva gettata.
Alle superiori poi siamo passati a quello verbale e abbiamo sfiorato anche quello fisico.
Ma ad un certo punto, dopo tanti anni a sopportare, sono stata anche carnefice.
Questa non-fiction è stata per me catartica, il coraggio di questi ragazzi encomiabile.
Non penso che le loro soluzioni e il modo in cui hanno reagito avrebbe funzionato per me oppure avrebbe fatto presa sulla mia scuola, ma è bene non smettere mai di provarci e di credere che sempre più ragazzi possano imparare e, se hanno commesso degli errori, che possano rimediare.
È sempre un bene sperare che sempre meno atti di bullismo possano essere commessi se solo si imparasse ad educare ragazzi e anche adulti alla gentilezza e alla comprensione.
Ho scoperto solo in seguito che questo è solamente una sorta di spin-off perché l'autrice aveva già scritto Please Stop Laughing at Me, nel quale raccontava la sua storia. Da allora ha fatto tour in scuole di tutti gli USA tenendo conferenze e cercando di far capire ai ragazzi quanto il bullismo sia sbagliato, quanto a volte sia sottile, quanto a volte sia anche invisibile e quanto gravi e permanenti siano le sue conseguenze anche nella vita adulta - e fidatevi, io ho ancora il terrore alla sola idea di salire su un autobus da quando avevo 14 anni. E oggi ne ho 31, fatevi due conti.
Questo libro contiene diciassette diverse esperienze raccontate dai ragazzi che le hanno vissute - ragazzi vittime, ragazzi carnefici loro malgrado, ragazzi che sono stati entrambi le cose.
Ci sono storie di ragazzi e ragazze prese di mira per il colore della loro pelle o della loro religione o il loro orientamento sessuale oppure l'aspetto fisico in generale, per il loro essere più tranquilli o per il loro non rientrare nei supposti "canoni" richiesti dal gruppo. Ci sono ragazzi e ragazze che si sono visti gli amici rivoltati contro perché si sono azzardati a difendere chi era più debole, ci sono stati ragazzi e ragazze che sono si sono uniti ai bulli proprio per non finire anche loro nel mirino. Ci sono stati ragazzi e ragazze che sono stati vittime in passato e che ora, loro malgrado oppure anche inconsapevolmente, sono diventati carnefici a loro volta.
Ci sono state situazioni e conseguenze più o meno gravi.
Ci sono stati ragazzi vittime di bullismo anche da parte di adulti. Ci sono stati ragazzi le cui figure autoritarie di riferimento quali presidi o insegnanti se ne sono fregati, troppo indifferenti oppure timorosi di perdere il posto per impegnarsi a capire quello che davvero stava succedendo nella loro scuola. Ci sono stati ragazzi e ragazze di medie e superiori per i quali i discorsi di Jodee hanno cambiato la vita. Ci sono stati ragazzi e ragazze - con un po' di aiuto e anche da soli con le proprie forze - hanno deciso di dire basta e hanno trovato il modo di parlare, di ribellarsi e di provare ad educare tutti quelli attorno a loro, che lo volessero sentire o meno.
Ci sono tante forme di bullismo - non c'è solo quello fisico che prevede botte e spintoni, ma c'è anche quello verbale. E anche l'esclusione, il far sentire invisibile qualcuno - trattarlo come se non fosse nemmeno nella stanza, come se la sua voce non avesse suono. Anche quello è una forma di bullismo.
Io sono stata dall'altra parte di tutte quelle forme e situazioni.
Alle medie tutti mi trattavano come se io non ci fossi e c'è stato un racconto in particolare in questo senso che mi ha colpita per le somiglianze con la mia storia: la mancanza di voglia di andare a scuola, la nausea al solo pensiero, il voler restare a casa e non uscire più, la profonda depressione in cui mi aveva gettata.
Alle superiori poi siamo passati a quello verbale e abbiamo sfiorato anche quello fisico.
Ma ad un certo punto, dopo tanti anni a sopportare, sono stata anche carnefice.
Questa non-fiction è stata per me catartica, il coraggio di questi ragazzi encomiabile.
Non penso che le loro soluzioni e il modo in cui hanno reagito avrebbe funzionato per me oppure avrebbe fatto presa sulla mia scuola, ma è bene non smettere mai di provarci e di credere che sempre più ragazzi possano imparare e, se hanno commesso degli errori, che possano rimediare.
È sempre un bene sperare che sempre meno atti di bullismo possano essere commessi se solo si imparasse ad educare ragazzi e anche adulti alla gentilezza e alla comprensione.
Io, dalle elementari alle superiori, sono rimasta sempre nel limbo del "fare finta che non esisti", con qualche virata non tanto nel verbale quanto nello scritto: biglietti nello zaino, scritte sul banco.
RispondiEliminaE so di aver avuto la fortuna che almeno non c'è mai stato niente di fisico, o "scherzi".
Di un libro del genere ammiro l'intento, ma non mi sento pronta a leggerlo... anche se forse potrebbe servirmi per essere più aperta a livello mentale rispetto al bullismo come tematica che va in due direzioni, dove anche i bulli avrebbero bisogno di essere aiutati.
Perché allo stato attuale li prenderei a ceffoni due a due finché non diventano dispari, e non è una cosa molto carina.
Guarda, pure io sono ancora piuttosto "chiusa" mentalmente riguardo al fatto che pure i bulli hanno bisogno di aiuto - e anche questo libro in un paio di racconti ha dimostrato che i bulli della storia si comportavano come tali in reazione ad altri problemi, che fossero a casa o con i coetanei.
EliminaE lo so che suona estremamente ipocrita detto da me perché nel momento in cui io stessa sono diventata una carnefice usando la tecnica dell'indifferenza e del "tu non esisti" lasciando che fossero invece le mie compagne di classe a "giocare" verbalmente con la "preda" senza che io alzassi un dito, ero negli ultimi quattro mesi di due anni segnati solamente da depressione e rabbia cieca e altre cose poco belle - quindi chiaramente avevo altri problemi che mi facevano agire in quel modo e che mi facevano sentire giustificata in quella che per me era in qualche modo una rivincita perché sentivo di aver raggiunto (e oltrepassato) il limite di qualsiasi umana sopportazione.
Ma carnefice lo sono stata per soli quattro mesi mentre vittima dei bulli lo sono stata tutta la vita e la mia psiche è ancora improntata su quella mentalità - per quello sono anche io del partito "ceffoni due a due finché non diventano dispari".
Forse - a seconda di come è scritto, del punto di vista e delle circostanze - in alcuni libri arrivo a comprendere meglio entrambe le parti essendo stata sia da una parte della barricata che dall'altra, ma in generale (e forse questo fa di me comunque un'ipocrita) io mi rivedo sempre nella vittima e spesso finisco per condannare il bullo a prescindere.