domenica 14 gennaio 2018

[Recensione] "One of Us Is Lying" di Karen M. McManus

Sono davvero contenta che questo libro verrà pubblicato presto in Italia - probabilmente a marzo - perché a me è piaciuto tanto ed è uno young adult che vale molto di più degli stereotipi che sembra "vendere" (apposta) al suo interno.


Titolo: One of Us Is Lying
Autrice: Karen M. McManus
Data di uscita: 30 maggio 2017
Pagine: 358 (copertina flessibile)
Editore: Delacorte Press
Link Amazon: http://amzn.to/2EaJx5d

Trama [tradotta da me]: Presta molta attenzione e potresti risolvere questo caso.
Un lunedì pomeriggio cinque studenti della Bayview High entrano nell'aula di detenzione.
Bronwyn, la cervellona, è destinata a Yale e non infrange mai una regola.
Addy, la bella, è la rappresentazione perfetta della principessa del ballo di inizio anno.
Nate, il criminale, è già in libertà vigilata per spaccio.
Cooper, l'atleta, è la star della squadra di baseball.
E Simon, l'emarginato, è il creatore della nota app di gossip della Bayview High.
Solo che Simon non uscirà mai da quell'aula. Prima della fine della detenzione Simon è morto. E secondo gli investigatori la sua morte non è stata un incidente. Lui è morto il lunedì. Ma per il martedì aveva programmato delle rivelazioni succose sui suoi quattro compagni di classe ora sotto i riflettori, il che li rende tutti e quattro sospettati di omicidio. Oppure sono i perfetti capri espiatori per un killer ancora in libertà?
Tutti hanno dei segreti, giusto? Quello che importa davvero è fin dove ti spingeresti pur di proteggerli.


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Avrò sempre un debole per i romanzi ambientati in una scuola superiore e con tutti i suoi problemi annessi e connessi. Tanti, ma tanti anni fa ho visto un episodio di CSI: NY - non ricordo la stagione, ma di sicuro nelle prime sei - in cui il personaggio di Melina Kanakaredes diceva una frase che mi è impossibile dimenticare e che recita più o meno così: "puoi togliere una ragazza dal liceo, ma non toglierai mai il liceo da dentro di lei."
Suppongo sia qualcosa in cui non smetterò ma di identificarmi. 

La storia inizia un lunedì di fine settembre con Bronwyn Rojas diretta in aula di detenzione e per niente contenta della cosa. In quel momento avrebbe dovuto essere ad un incontro con il gruppo di matematica, invece si ritrova tallonata in corridoio da Simon Kelleher diretto nella stessa classe. 
Una volta arrivati in aula di detenzione trovano anche Cooper Clay, Addy Prentiss e Nate Macauley e ben presto tutti e cinque realizzano di essere finiti in detenzione per qualcosa che affermano di non aver commesso: a tutti e cinque è stato confiscato un telefono che giurano non essere loro. 
Non appena il professore è costretto ad allontanarsi, gli animi iniziano a scaldarsi ed è lo stesso Simon - probabilmente lo studente più odiato in tutta la Bayview High - a fomentare la discussione, accusando gli altri di essere dei cliché viventi tipici di un teen movie e che è colpa degli studenti se la sua app di gossip esiste: se tutti si comportassero come si deve, lui non avrebbe materiale da pubblicare. 
Ma nel giro di qualche minuto Simon inizia a sentirsi male e vani sono i tentativi dei quattro ragazzi in classe con lui e dei professori accorsi di salvarlo. 

Quello che sembra un incidente ben presto si trasforma in un'indagine per omicidio perché se fino a qual momento Brownyn, Cooper e Addy non erano mai apparsi su About That e Nate invece ci era apparso per qualche botta e via con qualche ragazza e lo spaccio, i file ritrovati sul computer di Simon che avrebbero dovuto essere pubblicati il giorno dopo forniscono immediatamente alla polizia un valido motivo per concentrarsi sui quattro ragazzi, escludendo altri possibili sospettati.
In fondo, c'erano solo quattro in aula in quel momento - chi altro potrebbe essere stato? 
Perché tutti, anche colui o colei che incarna il perfetto cliché, hanno qualcosa da nascondere. E quel qualcosa da nascondere potrebbe essere il movente che ha portato alla morte di Simon.


One of Us Is Lying mi è piaciuto davvero tanto. 
Il ritmo è sempre costante, è ben strutturato senza alti e bassi e mostra tutta una serie di tematiche che per me hanno una grande rilevanza sociale ed emotiva. 
Mi sono piaciuti anche i suoi protagonisti, sebbene uno di loro ci abbia messo un po' per apprezzarlo davvero. Belli anche i personaggi secondari, come Maeve e Ashton - rispettivamente le sorelle di Bronwyn e Addy.

Ognuno dei ragazzi sembra un cliché: la brava ragazza studiosa, l'atleta seguito dai talent scouts, la bella ragazza del ballo, il bad boy, il "perdente" che porta rancore e quindi si vendica pubblicando gossip e umiliando i suoi compagni. 
Non si conoscono bene tutti: Bronwyn e Nate hanno fatto le elementari insieme, ma non si parlano da allora; Cooper e Addy, pur facendo parte dello stesso gruppo di ragazzi popolari, non sono propriamente amici e Nate non conosce neanche il nome di Addy, tanto la ritiene solo una bella ragazza con la testa vuota.
E forse in qualche modo sono dei clichés, ma solo in apparenza perché attraverso i quattro punti di vista dei sospettati scopriamo che c'è molto di più. 
I personaggi sono reali, non sono stereotipati come può sembrare - e il fatto che siano "venduti" così rende la lettura più avvincente man mano che il lettore si immerge nelle loro vite e scopre cosa si nasconde dietro il cliché.

In One of Us Is Lying si parla di dinamiche sociali, di bullismo, gelosia, di tradimento, di invidia, di rancore, di vendetta, della paura del coming out, di omofobia, di errori e conseguenze, di insicurezze e di genitori a cui servirebbe una bella lavata di capo. 
C'è tutta la pressione a cui sono sottoposti i ragazzi: la polizia che sta loro addosso e continua ad interrogarli e perquisire casa loro, i media che si appostano fuori casa e fuori dalla scuola, gli "amici" che si allontanano come i topi che fuggono dalla nave che affonda quando la popolarità scompare oppure quando non si vuole essere associati ad una persona indagata per omicidio, i genitori che stanno in ansia ma si preoccupano anche fin troppo delle apparenze e dei costi degli avvocati. 
C'è tutto quell'uragano di opinioni che cambiano, di amore e supporto che diventano rapidamente derisione e veleno mano a mano che nuove prove vengono fuori - e perché c'è una pagina Tumblr che viene costantemente aggiornata da qualcuno che afferma di essere l'assassino e si vanta di come ha fregato tutti, conoscendo però dettagli che solo chi era in quell'aula può sapere. 
Ci sono le fughe di notizie perché in questo caso niente sembra restare segreto e mi fa sempre impressione vedere come i media riescano ad infuenzare le opinioni delle persone con i loro articoli oppure con i loro servizi televisivi - come un giorno supportino un sospettato affermando la sua innocenza e il giorno dopo lo condannino senza pietà, spacciando quell'opinione come la realtà dei fatti. 

Bronwyn, Addy, Cooper e Nate cercano di aggrapparsi ai loro segreti, di tenerli nascosti mentre tutti li giudicano assassini e pur non fidandosi gli uni degli altri, il loro piccolo "club degli omicidi" è formato dalle uniche persone che potrebbero venire a capo di quello che è successo davvero quel giorno: loro stessi. 
Non possono fidarsi, ma ad un certo punto dovranno creare una sorta di alleanza e di amicizia mentre i segreti che tentavano disperatamente di tenere nascosti vengono a galla uno alla volta.

Le persone sono complicate e ipocrite - su questo non c'è dubbio, ma credo che lo siano specialmente gli adolescenti. 
Ricordo la mia adolescenza, ricordo la mia scuola superiore, ricordo come in quinta liceo siamo state tutte delle ipocrite dimenticandoci tutti gli insulti dei quattro anni precedenti per focalizzarci su un'unica persona. 
Ricordo i segreti che mi tenevo, quelli che non volevo che venissero scoperti e che quasi mi facevano andare nel panico e ricordo anche però come sono stata capace di influenzare una decina di persone nel pensare una determinata cosa: non perché io fossi una leader, ma perché in quel momento hanno visto la mia rabbia come un'occasione - una scusa - per dare sfogo alla cattiveria femminile giustificandola in qualche modo. 

Ho rivisto tantissimo di me in questo libro e anche nei suoi protagonisti e nelle loro relazioni con quelli che li circondano e il mondo esterno. 
Ho rivisto me stessa in Bronwyn, che sente la pressione dei genitori e dell'eredità di Yale pesarle sulle spalle ed era lo stesso peso che sentivo io: quello che mi imponeva di studiare e prendere voti alti per non deludere i miei genitori. 
Cooper mi è piaciuto davvero molto, anche lui sotto le pressioni di un padre che sembra vederlo unicamente come futuro giocatore della Major League e non come un figlio mentre con Addy ho fatto veramente fatica all'inizio, letteralmente sottomessa alle regole imposte dal suo ragazzo e che pian piano si riprende la sua libertà. 
Con i cattivi ragazzi non dovrei avere un buon rapporto - e vi ricordo cosa penso di Hardin Scott di Anna Todd - ma Nate... Nate si è praticamente cresciuto da solo e sotto tutti i suoi meccanismi di difesa l'ho trovato davvero dolce e affascinante. Personalmente sono caduta come una pera cotta - e non solo io - e a mia discolpa la cosa è da imputare in parte al nome: Nate (e le sue varianti Nathan e Nathaniel) è uno dei miei nomi preferiti e con lui descritto come muscoloso, occhi blu e capelli scuri, scusate se me lo sono immaginato come James Lafferty - che tra l'altro interpretava Nathan Scott in One Tree Hill. Lo ammetto senza vergogna, sono di parte. 

Oltre al fatto di scoprire chi ha davvero ucciso Simon - una teoria che in parte ho azzeccato e che in parte mi ha sorpresa per la sua malvagità, ma in realtà gli indizi c'erano tutti - per me la parte più bella è proprio tutto il resto: vedere chi davvero ti resta accanto quando tutto va in pezzi e tutte le dinamiche, scolastiche e non. 
Oltre all'influenza che esercitano i media sulle persone, a farmi impressione è proprio come un fatto del genere immediatamente faccia dimenticare tutto il resto. 
I Bayview Four vengono analizzati al microscopio e accusati di omicidio e improvvisamente sembrano tutti dimenticarsi del male che Simon aveva sparso in giro con la sua app di gossip, a volte rovinando davvero la vita di alcuni suoi compagni di classe - distruggendo una reputazione oppure facendo fare coming out a qualcuno che non era ancora pronto a farlo. Improvvisamente Simon diventa quasi un martire, con tutti che lo piangono e con commemorazioni in suo onore - come se improvvisamente tutti quelli che non erano in quella classe al momento della sua morte non avessero più una ragione per odiarlo tanto quanto gli altri e alcuni non provassero addirittura sollievo. 

E vorrei dire che è un cliché, ma accade più spesso di quanto vogliamo ammettere. 


6 commenti:

  1. Da come ne parli sembra molto carino e più complesso di ciò a cui ci hanno abituati igli YA. Credo che lo metterò nella lista dei libri da cui pescare quando ho voglia di qualcosa che rientri in questo genere :)

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    1. A me è piaciuto molto - per me è proprio una scelta voluta quella di "venderlo" come un insieme di clichés per poi coinvolgere il lettore man mano che la storia si snoda.

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  2. Ciao! :) Sono contenta che ti sia piaciuto! Questo lo punto da quando è uscito (e l'ho messo anche nella mia TBR bingo!) ma non sono ancora riuscita a leggerlo! Spero di farlo diventare presto una delle mie prossime letture! :)

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    1. Spero che allora tu lo possa leggere presto - sono davvero curiosa di sapere come lo troverai! :)

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  3. Niente, questa tua recensione mi ha incuriosita davvero tanto. Sembra molto interessante, anche io ho un debole per le storie ambientate al liceo!

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    1. Io con i romanzi che trattano adolescenti + liceo + bullismo + annessi & connessi ci vado veramente a nozze! *-*

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