venerdì 22 maggio 2020

[Recensione] "La leggenda del ragazzo che credeva nel mare" di Salvatore Basile

Era sempre maggio, ma del 2016, il mese in cui leggevo per la prima volta Lo strano viaggio di un oggetto smarrito di Salvatore Basile - amandolo. 

Era sempre maggio quando, due anni dopo, uscì il suo secondo romanzo. 

Ed è ancora maggio, però del 2020 e quindi a distanza di due anni dalla sua pubblicazione, il mese nel quale mi sono decisa a leggerlo.


Titolo: La leggenda del ragazzo che credeva nel mare
Autore: Salvatore Basile
Data di uscita: 24 maggio 2018
Pagine: 246 (Kindle Edition)
Editore: Garzanti
Link Amazon: https://amzn.to/2Zk0S8X

Trama: Quando si tuffa Marco si sente libero. Solo allora riesce a dimenticare gli anni trascorsi tra una famiglia affidataria e l’altra. Solo allora riesce a non pensare ai suoi genitori di cui non sa nulla, non fosse che per quella voglia a forma di stella marina che forse ha ereditato da loro.
Ma ora Marco ha paura del mare. Dopo un tuffo da una scogliera si è ferito a una spalla e vede il suo sogno svanire. Perché ora non riesce più a fidarsi di quella distesa azzurra. Perché anche il mare lo ha tradito, come hanno sempre fatto tutti nella sua vita. Eppure c’è qualcuno pronto a dimostrargli che la rabbia e la rassegnazione non sono sentimenti giusti per un ragazzo. È Lara, la sua fisioterapista, che si affeziona a lui come nessuno ha mai fatto. Lara è la prima che lo ascolta senza giudicarlo. Per questo Marco accetta di andare con lei nel paesino dove è nata per guarire grazie al calore della sabbia e alla luce del sole. Un piccolo paesino sdraiato sulla costa dove si vive ancora seguendo il ritmo dettato dalla pesca per le vie che profumano di salsedine. Quello che Marco non sa è il vero motivo per cui Lara lo ha portato proprio lì. Perché ci sono segreti che non possono più essere nascosti. Perché per non temere più il mare deve scoprire chi è veramente. Solo allora potrà sporgersi da uno scoglio senza tremare, perché forse a tremare sarà solo il suo cuore, pronto davvero a volare.



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Non ho neanche riletto la trama prima di cominciarlo, mi ci sono buttata alla cieca - e diamine, si vede che sono fuori allenamento con questo genere di romanzi visto che storie di questo tipo era un po' che non apparivano sul mio comodino/dentro il mio tablet. 

Sarà per questo che ho fatto un po' fatica all'inizio ad ingranare?
Eppure non avrei dovuto, dal momento che uno dei protagonisti ha diciotto anni e io mastico (problematiche) young adult nove volte su dieci. 


Marco ha diciotto anni, solo se stesso e gli amici (ma poi neanche più di tanto) su cui contare e un lavoretto che è convinto non lo porterà da nessuna parte - perché quelli come lui, che vivono addirittura ai margini della periferia e che sono sempre stati invisibili o considerati di troppo per tutta la loro vita, sanno che le possibilità sono poche. 

Marco sa cos'è la solitudine, sa com'è non sentirsi desiderato e amato - il calore e l'affetto di un rapporto sincero sono qualcosa che ha sempre e solo immaginato.

Mentre la primavera sta per stemperarsi nell'estate, lui pulisce il centro sportivo dopo che tutti se ne sono andati. Dopo che anche Virginia, la ragazza per cui si è preso una cotta, se n'è andata alla fine di un allenamento di tuffi insieme ai suoi amici. 
E a Marco viene voglia di provare - di provare quella sensazione di spiccare il salto, di librarsi nell'aria, di essere padroni del proprio corpo e di lottare per quella padronanza contro la forza di gravità, di volare e atterrare in una distesa di acqua azzurra. 
Di risalire in superficie e di rinascere. 

E scopre che gli piace, scopre che è pure bravo, scopre che vuole impressionare Virginia e i suoi amici - vuole dimostrare di essere qualcuno anche lui, qualcuno che conta anche se non ha le loro stesse origini o le loro famiglie alle spalle.

Ma Marco si fa male e il sogno di tuffarsi si infrange appena nato - proprio appena lui ha scoperto cosa forse potrebbe fare nella vita. Un infortunio alla spalla gli impedisce di sollevare e muovere il braccio sinistro e la mano e, demoralizzato, Marco si sente ancora una volta preso in giro dalla vita. 

Ma Virginia - sentendosi in parte responsabile per l'incidente - gli presenta Lara, la sua fisioterapista. E Lara è una donna che porta sempre l'ottimismo dentro l'ospedale, che cerca di far ridere i suoi pazienti per rendere il recupero più veloce e leggero. 

È più difficile di fronte alla scontrosità di Marco, convinto che non guarirà mai e che resterà così per sempre e Lara fa della guarigione di Marco la sua missione - un po' perché si è già affezionata al ragazzo e un po' per quietare i suoi demoni interiori e i suoi sensi di colpa. Perché sotto quell'ottimismo, c'è un passato di sofferenza e un segreto che deve essere portato alla luce ed essere svelato. 


Sarò stata anche fuori allenamento e ci avrò messo un po' ad ingranare, ma poi mi sono lasciata coinvolgere dallo stile fluido e a tratti poetico di Basile - tanto che verso la fine ho pure pianto per la commozione. 

Questa è una storia con dei protagonisti con cui ho trovato meno in comune rispetto al romanzo precedente, ma ciò non vuol dire che sia meno bella - anche perché alcune cose ricordano proprio Lo strano viaggio di un oggetto smarrito

E come Elena mi aveva dato sui nervi inizialmente, Virginia ha fatto lo stesso - anche se nei confronti di Virginia non mi sono poi scaldata neanche alla fine, vuoi anche il fatto che non è lei il personaggio femminile principale.
Anche con Marco ci ho messo un po' a scaldarmi - nonostante capissi che i suoi sospetti perenni e i quasi "capricci" fossero dettati dal tipo di vita che aveva vissuto, non nego che all'inizio mi veniva voglia di scuoterlo e dirgli che aveva diciotto anni e non sei. 

È una storia in cui comunque ogni personaggio è caratterizzato benissimo, ognuno con la sua storia da raccontare e con il suo percorso di evoluzione da compiere. È una storia delicata, ma anche intensa perché tutti i colori, gli odori e i sapore descritti dall'autore sono così vividi da poterli vedere e sentire con i propri sensi.

Si parla di situazioni in cui è difficile giudicare ed è ancora più difficile sapere quale sia la cosa giusta da fare. È una storia che parla di silenzi, di verità taciute, di segreti, di rimorsi e rimpianti, di paure, di legami, di casa.

È una storia che parla di famiglia, di dolore, di perdita straziante, di sensi di colpa, ma anche di tanto, tanto amore. E soprattutto è una storia di rinascita e speranza per tutti i personaggi coinvolti che saprà emozionarvi - fino alle lacrime, appunto. 

Avevo timore di questo libro - probabilmente è questo il motivo che mi ha fatto rimandare la lettura per due anni - perché temevo che non l'avrei amato tanto quanto il primo. 
E forse avevo ragione, forse non l'ho amato tanto quanto Lo strano viaggio di un oggetto smarrito perché quello era capitato in un momento della mia vita in cui mi sono rispecchiata in tanti aspetti del romanzo, ma anche La leggenda del ragazzo che credeva nel mare ne vale assolutamente la pena - e il tempo. 

6 commenti:

  1. Ciao, anch'io ho preferito "Lo strano viaggio di un oggetto smarrito", ma anche questa storia mi è piaciuta molto: Basile mi piace moltissimo e spero pubblichi presto altri romanzi :-)

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    1. Sì, dopo essermi tuffata - il gioco di parole non era voluto - di nuovo in una sua storia spero che ne scriva anche una terza! :)

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  2. In libreria da quando è uscito, devo decidermi. Il primo mi era piaciuto molto.

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    1. Ti ho dato la spinta a leggerlo prima del previsto? xD

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  3. Non ho letto questo romanzo ma devo dire che mi ispira quest'idea di fondo che riprende il mare come metafora della vita... un po' come Montale e la sua Esterina.

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    1. A me ha fatto anche più effetto perché vivo in una località di mare e quindi ne subisco il fascino da sempre.

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