giovedì 7 febbraio 2019

[Recensione] "Our Souls at Night" di Kent Haruf

Oggi è il giorno in cui esce finalmente il nuovo libro di Bianca Marconero, ma qui sul blog è giorno di recensione e oggi vi parlo del primo libro di Kent Haruf che ho letto e che è anche l'ultimo che lui ha scritto prima della sua morte: Our Souls at Night, tradotto in italiano con Le nostre anime di notte dalla NN Editore.


Titolo: Our Souls at Night
Autore: Kent Haruf
Data di uscita: 26 aprile 2016
Data di uscita originale: 26 maggio 2015
Pagine: 179 (copertina flessibile)
Editore: Picador
Link Amazon: https://amzn.to/2S9GftT

Trama [della NN Editore]: È nella cittadina di Holt, Colorado, che un giorno Addie Moore rende una visita inaspettata al vicino di casa, Louis Waters. I due sono entrambi in là con gli anni, vedovi, e le loro giornate si sono svuotate di incombenze e occasioni. La proposta di Addie è scandalosa e diretta: vuoi passare le notti da me?
Inizia così una storia di intimità, amicizia e amore, fatta di racconti sussurrati alla luce delle stelle e piccoli gesti di premura. Ma la comunità di Holt non accetta la relazione di Addie e Louis, che considera inspiegabile, ribelle e spregiudicata. E i due protagonisti si trovano a dover scegliere tra la propria libertà e il rimpianto.  


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Ero indecisa se fare una recensione vera e propria oppure se rendere questo libro parte di un appuntamento del BRT visto quanto è piccino. 
Anche perché non è che si possa dire molto con così poche pagine - è un attimo e le dita sulla tastiera hanno già raccontato tutto senza volerlo. 

Addie e Louis sono entrambi sulla settantina - entrambi vedovi e con i figli lontani, abitano a poca distanza l'una dall'altro, si conoscono da molti anni ma non sono amici. 
E un giorno all'inizio dell'estate Addie propone a Louis di passare le notti insieme - per chiacchierare, per combattere la solitudine con l'accordo implicito di smettere quando ad una delle due parti la cosa non sarebbe più andata bene. 
E per quanto Louis - dopo la sorpresa scatenata dalla proposta - inizialmente cerchi di non farsi notare mentre si reca a casa di Addie, la rapidità con cui tutto il piccolo paese viene a conoscenza della cosa è questione di un attimo. 
Addie non si preoccupa - è passato per lei il tempo in cui preoccuparsi di quello che pensano gli altri, lei e Louis condividono le notti e condividono attimi delle loro vite e se in paese pensano che ci sia anche intimità sessuale tra loro... beh, non è un problema suo. 

Ma non è solo questione di chiacchiere e pettegolezzi perché non tutti approvano questo sviluppo, questo rapporto nato tra i due. 


Sono stata anche molto indecisa sul voto finale - non lo sono stata solo a riguardo del modo e dello spazio in cui ne avrei parlato. 

L'inizio mi ha subito catturata, ma poi la parte centrale ha subito un rallentamento quando Jamie - il nipotino di sei anni di Addie - va a vivere con lei per un breve periodo. E qui il focus si sposta su Jamie in qualche modo, sulle attività che Addie e Louis creano per coinvolgerlo e distrarlo dai problemi e dai litigi dei suoi genitori a casa. 

In qualche modo perdiamo la luce del riflettore puntata direttamente su di loro, ma la guadagniamo in altri modi perché è proprio grazie a Jamie e al tempo che passano tutti assieme che Addie e Louis approfondiscono il loro rapporto anche alla luce del giorno e riscoprono una nuova - e forse seconda - vita, a dimostrazione che non è mai troppo tardi per riscoprire il calore umano e ritrovare l'amore. 
Ma le notti restano sempre quelle che li legano di più - quelle fatte di racconti di vita, di peccati confessati, di confidenze familiari sottovoce, di sogni mai avverati che hanno perso consistenza con il passare degli anni. 

Se mi fossi basata su quanto detto sopra, forse il voto sarebbe stato di tre stelline - ma non per la questione a cui accennavo ieri, dove vi dicevo che mancano le virgolette per segnalare i dialoghi. In realtà non è stato poi così terribile: ho fatto presto ad abituarmi alla cosa e a volte i discorsi assumevano quasi la forma di un flusso di coscienza.

La sensazione iniziale era forse più legata ad una questione di età e di esperienze di vita.
Sebbene io la solitudine la capisca, ho comunque solo (quasi) trent'anni e non ho idea di cosa mi riserverà la vita - non ho idea di come sarò tra quarant'anni. 
E poi vedo mia nonna materna - forse per una questione di carattere, forse per amore, forse perché abita accanto a noi da sempre - vedova da poco più di quindici anni e proprio non me la immagino comportarsi o anche solo pensare come Addie. 

Giudicando il libro su questi fatti - in parte logici e in parte emotivi (che però mi avevano toccata solo in maniera astratta visto quanto detto sopra) - man mano che andavo avanti con la lettura ero convinta che sarei rimasta sulle tre stelline. 

Però continuavo ad avere il tarlo in testa - il tarlo che mi ripeteva che sono ancora giovane e che quindi non posso davvero capire. 
E poi è arrivato il finale - sono arrivate le ultime pagine e tutte le emozioni che prima mi avevano solo sfiorata, in quel momento mi hanno decisamente presa a spintoni.
E visto che ormai questa settimana a quanto pare è il festival del pianto, mi sono commossa nelle ultime tre pagine. 

Mi è scesa una lacrima per questa storia di coraggio, sfida, nostalgia, nuove possibilità, bisogno di entrare in contatto con un altro essere umano sia a livello emotivo che fisico - e sì, anche di sacrificio e, per quei momenti, il titolo Unable To Stay, Unwilling To Leave dell'ottava traccia (con i suoi primi due minuti e mezzo) della colonna sonora di Titanic è assolutamente perfetto. Avevo scritto un'altra frase in proposito, ma ad una seconda rilettura mi è sembrata troppo spoiler. 

Il finale mi ha anche spinta a riflettere. 
Ho detestato Gene, il figlio di Addie. Ho detestato il suo comportamento, ma allo stesso tempo lui è il ritratto di quello che potenzialmente potremmo diventare quando i nostri genitori invecchiano. Chi siamo noi per decidere delle loro vite, delle loro scelte?

In conclusione? 
Direi che lo consiglio perché, indipendentemente dall'età e dalle esperienze di vita, è impossibile negare i sentimenti e le emozioni racchiuse in questo libro. 
E no, non chiedetemi quali sono i punti (sì, plurale) di Titanic in cui mi metto a singhiozzare di brutto piangere.

8 commenti:

  1. Che bella recensione! Non ho ancora letto nulla di questo autore, anche se un po' mi incuriosiva, ma dopo aver letto la tua recensione ho capito che questo libro in particolare devo assolutamente leggerlo!

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    1. Aww, ma grazie!
      Questo mi ha ispirata sin da quando ho letto la trama, ma la cover poi ha fatto il resto. >.<

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  2. Di suo ho letto Benedizione, ma devo ammettere che non mi ha colpita particolarmente, per cui anche se a malincuore ho deciso di non leggerlo ancora :(

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    1. Non so se leggerò altro di suo in futuro, ma per il momento mi fermo qui.

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    1. I capitoli finali per me sono stati estremamente decisivi.

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  4. Aggiungo? Nei forsedopochehofinitoalmenomillediquellichedevoleggere

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    1. Fallo diventare il millepiùuno - che detta così mi sembra di far pubblicità alle gelatine "tutti i gusti più uno" di HP.

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