lunedì 29 marzo 2021

[Recensione] "Il Regno di Rame" di S. A. Chakraborty

Nuova settimana, nuova recensione - e ammetto che per un attimo me la sono vista brutta e pensavo che non sarei riuscita a postare. Perché il libro sarà anche scorrevole - anche di più del precedente - ma sono comunque 650 pagine, gente.
 
Grazie alla Oscar Vault, che è sempre generosa con le sue ARC digitali.
 
 
Titolo: Il Regno di Rame
Titolo originale: The Kingdom of Copper
Serie: The Daevabad Trilogy #2
Autrice: S. A. Chakraborty
Data di uscita: 2 marzo 2021
Data di uscita originale: 22 gennaio 2019
Pagine: 650 pagine (Kindle Edition)
Editore: Mondadori Oscar Vault
Link Amazon: https://amzn.to/3lv6Lt1

Trama: La vita di Nahri è cambiata per sempre nel momento in cui ha accidentalmente evocato Dara, un misterioso jinn. Fuggita dalla sua casa al Cairo, si è ritrovata nell'abbagliante corte reale di Daevabad, immersa nelle cupe conseguenze di una battaglia devastante, e lì ha scoperto di aver bisogno di tutto il suo istinto truffaldino per sopravvivere.

Anche se accetta il suo ruolo ereditario, sa di essere intrappolata in una gabbia dorata, controllata da un sovrano che governa dal trono che una volta apparteneva alla sua famiglia: basterà un passo falso per far condannare la sua tribù.

Nel frattempo, Ali è stato esiliato per aver osato sfidare suo padre. Braccato dagli assassini, è costretto a fare affidamento sui poteri spaventosi che gli hanno donato i marid. Così facendo, però, minaccia di portare alla luce un terribile segreto che la sua famiglia ha tenuto nascosto a lungo.

Intanto, nel desolato nord, si sta sviluppando una minaccia invisibile. È una forza capace di portare una tempesta di fuoco proprio alle porte della città. Un potere che richiede l'intervento di un guerriero combattuto tra un feroce dovere a cui non potrà mai sottrarsi e una pace che teme di non meritare mai.
 
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Cercherò di essere breve, sia per non spoilerare questo libro che per non spoilerare chi invece non ha nemmeno ancora letto La Città di Ottone

Il primo libro era finito con un cliffhanger nell'epilogo che poneva più domande di quante se ne avevano prima e teorie in attesa di essere verificate - ehi, che poi alla fine una cosa l'ho proprio teorizzata correttamente. 

Il Regno di Rame inizia poco dopo il momento in cui ci siamo lasciati con la fine della Città di Ottone, ma poi salta di cinque anni in avanti e vediamo come in questi cinque anni alcune cose siano cambiate e altre siano rimaste le stesse, come certe ferite di guerra siano guarite e altre siano ancora aperte - sanguinanti e mai cicatrizzate.

Nahri riversa tutta se stessa nel suo ruolo di guaritrice, cercando di assimilare quanto più possibile dalla sua mentore e divisa tra i doveri che le sono stati imposti per mantenere la pace tra la varie tribù e il desiderio di libertà per i suoi daeva, consapevole di non essere in grado di proteggerli senza pesanti conseguenze per tutti quanti. 

Daevabad è una polveriera pronta ad esplodere con tutti i suoi problemi politici, di disuguaglianza tra purosangue e sanguemisti e l'evidente disparità di ricchezza non solo tra le due categorie sopra citate, ma anche tra le diverse tribù - e pur essendo ambientata nell'Ottocento, tutto questo è decisamente attuale e applicabile ai giorni nostri. 
Tirannia, oppressione, sacrificio, privilegi - ognuno dice la sua sull'argomento, portando inevitabilmente a scontri tra le parti che potrebbero anche risultare fatali quando vengono a contrapporsi famiglia, lealtà, valori e ciò che è giusto fare.
Bei discorsi sull'unione del popolo che invece portano soltanto a divisioni più profonde.

Per tutto il libro l'autrice crea una tensione di intrighi politici, di corte e anche nelle strade di Daevabad che cresce e cresce fino ad arrivare all'azione finale in cui tutto esplode. Personalmente adoro i libri con gli intrighi politici, con l'arte del compromesso che inevitabilmente va a scontrarsi con l'impulsività di chi non riesce a stare zitto e fermo. 

Quello di Daevabad è un mondo complesso, in cui ogni personaggio che narra ha le sue ragioni e i suoi torti - in alcuni casi è difficile individuare chi sia il cattivo della situazione (a parte i malvagi assoluti e anche lì la cosa è comunque grigia) perché ognuno di loro offre un punto di vista peculiare a seconda della sua vita, dei suoi valori e delle sue credenze. 
Si resta comunque incantati di fronte alla sua magia, ai suoi usi e costumi, al cibo e ai suoi sapori, ai profumi e ai colori di ogni cosa, ai vestiti e alle tradizioni - e i riferimenti ai metalli della città non sono mai stati tanto importanti come in questo libro. 

I personaggi sono incredibilmente maturati - nel primo mal sopportavo Ali per quella sua rigidità sebbene avesse il cuore al posto giusto, mentre in questo mi sono ritrovata ad amarlo e a preoccuparmi per lui in ogni occasione. E l'altro personaggio che nel primo volume gli preferivo continua ad avere il mio cuoricino, ma accidenti se non prende una cantonata dietro l'altra in questo secondo libro - anche lui convinto di fare la cosa giusta, spezzato nell'anima e convinto di non essere nulla più di ciò che l'hanno fatto diventare. 
Nahri invece è diventata una giovane donna che ha dovuto imparare l'arte del compromesso, a chiedere cose piccole facendo un passo alla volta con la speranza di arrivare a qualcosa di più grande un giorno - nonostante questo, Nahri è comunque frustrata e stanca, intrappolata in quello che una volta era il palazzo della sua famiglia e ora costretta a chinare la testa di fronte ai Qathani, sempre più spesso nostalgica dell'Egitto e del Cairo che ancora identifica come la sua vera casa.

In questo secondo libro i personaggi secondari assumono più peso e ci sono anche delle new entries a cui è impossibile non affezionarsi. Ad alcuni ho voluto bene fin da subito, con altri ho avuto un rapporto altalenante per tutto il romanzo ma pure con loro, quando arriva il momento #mainagioia (e ce ne sono di momenti #mainagioia in questo libro), finisci inevitabilmente per restarci malissimo. 

Così come si rimane a bocca aperta per alcuni segreti di famiglia che vengono alla luce, per legami famigliari che prima erano ignorati o sconosciuti, per vendette che stanno aspettando da anni di essere compiute, per alcuni sprazzi di storia antica che finalmente emergono e per altri elementi che è ancora difficile incastrare insieme - come il coinvolgimento dei Marid in primis, all'alba dei tempi, e di come potrebbero essere stati coinvolti anche in tempi più recenti. No, perché intanto io mi sono fatta un'altra teoria.

Ovviamente l'epilogo è un'altra mazzata sui denti che ti lascia con più domande che risposte e non vedo l'ora di avere tra le mani il terzo volume conclusivo. 

2 commenti:

  1. Non credo che leggerò questa serie, ma son contenta che stia continuando a piacerti ^-^ con il 2020 alle spalle e il 2021 che non si prospetta poi così diverso, non serve trovare pure saghe che deludono :)

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