giovedì 11 marzo 2021

[Recensione] "Odore di chiuso" di Marco Malvaldi

La vedete solo oggi la recensione, ma in realtà questo libro l'ho ascoltato nella giornata di domenica - intervallandolo con un pisolino da coma post-pranzo visto che era il compleanno di mio padre e quindi mia madre ha fatto più (cose buone) del solito. 
Solo che c'era già una recensione programmata lunedì e programmare questa per il martedì mi sembrava troppo ravvicinato, quindi è slittata ad oggi.
 
 
Titolo: Odore di chiuso
Serie: Pellegrino Artusi #1
Autore: Marco Malvaldi
Data di uscita: 3 gennaio 2011
Durata: 4H 58Min (Storytel Edition)
Editore: Sellerio
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Trama: In un castello della Maremma toscana vicino alla Bolgheri di Giosuè Carducci, arriva un venerdì di giugno del 1895 l'ingombrante e baffuto Pellegrino Artusi. Lo precede la fama del suo celebre "La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene", il brioso e colto manuale di cucina, primo del genere, con cui ha inventato la tradizione gastronomica italiana. Ma quella di gran cuoco è una notorietà che non gli giova del tutto al castello, dove dimora la famiglia del barone Romualdo Bonaiuti, gruppo tenacemente dedito al nulla. La formano i due figli maschi, Gaddo, dilettante poeta che spera sempre di incontrare Carducci, e Lapo, cacciatore di servette e contadine; la figlia Cecilia, di talento ma piegata a occupazioni donnesche; la vecchia baronessa Speranza che vigila su tutto dalla sua sedia a rotelle; la dama di compagnia che vorrebbe solo essere invisibile, e le due cugine zitelle. In più, la numerosa servitù, su cui spiccano la geniale cuoca, il maggiordomo Teodoro, e l'altera e procace cameriera Agatina. Contemporaneamente al cuoco letterato è giunto al castello il signor Ciceri, un fotografo: cosa sia venuto a fare al castello non è ben chiaro, come in verità anche l'Artusi. In questo umano e un po' sospetto entourage, piomba gelido il delitto. Teodoro è trovato avvelenato e poco dopo una schioppettata ferisce gravemente il barone Romualdo. I sospetti seguono la strada più semplice, verso la povera Agatina. Sarà Pellegrino Artusi a dare al delegato di polizia le dritte per ritrovare la pista giusta. 

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Questo è solo il secondo libro di Malvaldi che leggo, sebbene in casa siano presenti tutti i libri sui suoi famosi vecchietti al bar perché mia madre è una grande fan - e prima o poi arriverò a leggerli anche io. 

In questa breve storia - e breve lo è davvero, gli ultimi quaranta minuti di audiolibro sono un'intervista all'autore - ci troviamo nella campagna toscana di fine '800, in una villa piena di pazzi da cui scappare come se vi avessero appiccato il fuoco sotto i piedi e il romagnolo Pellegrino Artusi che ci si ritrova coinvolto. 

Essendo breve, la trama vi dice già da sé tutto quello che dovete sapere - non sarò certo io ad allungare il brodo, tanto per rimanere in tema culinario. 
In realtà l'Artusi non gioca poi neanche più di tanto al detective, salvo dedicarsi quando può alla lettura di quello che è chiaramente un romanzo di Sir Arthur Conan Doyle con protagonisti Sherlock Holmes e John Watson e notare dettagli che agli altri sfuggono perché lui presta davvero attenzione alle conversazioni e alle persone - quello che importa davvero è cercare di non saltare il pranzo un'altra volta: si sa che gli omicidi tendono a far chiudere un po' lo stomaco.
 
E poi, avete presente Jane the Virgin? Il modo in cui ogni episodio - all'inizio, alla fine, nelle situazioni particolari e nei colpi di scena - è raccontato, ma soprattutto commentato, da un narratore onnisciente che sa già cosa succederà? 
Qui è la stessa cosa: chi racconta la storia non è Pellegrino Artusi (salvo nel suo diario) o qualcuno della famiglia o della servitù - no, qui abbiamo un narratore onnisciente, qualcuno che critica e prende in giro i personaggi, commenta le loro scelte e i loro modi di fare e di vivere facendo anche riferimento (quando la situazione lo richiede) a cosa che non sono ancora state inventate o scoperte. Anche per questo ho riso un sacco.

A renderlo ancora più divertente e coinvolgente è stato sicuramente il contributo di Alessandro Benvenuti, il narratore per questo audiolibro: l'accento toscano, la sua voce, il suo modo di dare vita a personaggi e soprattutto a situazioni sono la ciliegina sulla torta.

Quello di Odore di chiuso è un cast variegato di personaggi, forse a volte un po' cliché nelle loro rappresentazioni, ma con l'umorismo toscano in gioco noi non vogliamo certo la serietà in tutto e per tutto - tanto poi si sa che non è il titolo a fare la nobiltà e i due rampolli del barone si sarebbero meritati dei sonori ceffoni.
Essendo poi io emiliana non potevo non sentirmi affezionata a quel "rozzo" romagnolo che è Pellegrino Artusi e ai suoi due bei gattoni - di cui uno dei due protagonista di una scena esilarante quasi fino alle lacrime.

Si tratta di una storia breve e ammetto che forse a posteriori ci sarei anche potuta arrivare al colpevole, ma ero così rapita dal modo di narrare e da quegli sciroccati dei Bonaiuti che forse gli indizi mi hanno anche salutata e io non li ho manco intravisti. 

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