lunedì 7 dicembre 2020

[Recensione] "Lies Like Poison" di Chelsea Pitcher

Sì, ci ho messo una settimana a finirlo. 

Ed è vero che ci sono stati giorni in cui proprio non ho avuto tempo, ma ammetto che sento un po' quell'avvoltoio della reading slump sulla spalla.
 
 
Titolo: Lies Like Poison
Autrice: Chelsea Pitcher
Data di uscita: 10 novembre 2020
Durata: 7H 54Min (Storytel Edition)
Editore: Margaret K. McElderry Books
Link Amazon: https://amzn.to/3ofhI1R

Trama [tradotta da me]: Poppy, Lily e Belladonna avrebbero fatto qualsiasi cosa pur di proteggere il loro migliore amico Raven. Quindi, quando scoprirono che era vittima di abusi per mano della sua matrigna, idearono un piano letale: petali di papavero, belladonna e giglio nel suo tè serale così non sarebbe mai più stata in grado di fare del male a Raven. Ma qualcuno ebbe un ripensamento, il piano sbiadì fino a diventare un segreto del passato e il gruppo si sciolse.

Tre anni più tardi, alla vigilia del diciassettesimo compleanno di Raven, la sua matrigna viene trovata morta. Ma è solo la belladonna che viene trovata nel suo tè ed è solo Belladonna che viene portata in prigione. In un disperato bisogno di aiuto, Belle contatta le amiche da cui si era allontanata per dimostrare la sua innocenza. Rispondono alla chiamata, ma nessuna di loro è pronta per quello che verrà dopo.

Ora tutte hanno qualcosa da perdere e qualcosa di ugualmente pericoloso da nascondere. E quando l'intricata ragnatela di segreti e tradimenti sarà finalmente sbrogliata, ciò che si celava dietro di essa cambierà il gruppo per sempre.
 
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TRIGGER WARNING: omicidio, pensieri suicidi, gaslighting. 
 
 
Questo è il secondo libro di quest'autrice che leggo e quindi non è che io abbia un grande bacino di opere con cui fare il confronto, ma anche questa volta la storia proposta nella trama - che sembra grandiosa - non rispecchia davvero quello che poi si va a trovare nelle pagine del libro. 
E anche stavolta si parte in quarta e poi si finisce bruscamente per rallentare. 
 
 
Dalla trama sembra il nostro quartetto sia sempre stato solido e unito fin dall'inizio - sbagliato. 
 
Poppy e Raven sono stati i primi a conoscersi, ancora bambini - questo quando, con una madre che è un vero disastro, Poppy si è infiltrata di nascosto nel frutteto degli Holloway per procurarsi del cibo e, arrampicato su un melo, ha trovato Raven che si era rifugiato lì per sfuggire ai litigi dei genitori. E da lì la missione di Poppy è sempre stata quella di proteggere Raven, di essere il suo cavaliere dall'armatura scintillante. 
A loro si è unita Belladonna qualche anno più tardi e Lily non ha mai fatto davvero parte del gruppo - non nel vero senso del termine. Lily è arrivata dopo che la madre di Raven è morta e suo padre si è risposato, così Raven si è ritrovato ad avere una sorellastra che seguiva lui e le sue amiche ovunque - forse per spiarli o chissà per che altro, forse anche lei era in combutta con Evelyn per torturare Raven. 
 
Fu Poppy ad andare alla polizia per denunciare gli abusi su Raven - non c'erano segni visibili o fisici, ma era chiaro alle sue amiche che Raven soffriva tantissimo in quella casa. Ma la polizia se ne infischiò - come se ne infischiò dell'omicidio della madre di Raven - e per le ragazze l'unica soluzione era avvelenare Evelyn, piano a cui si aggiunse anche Lily senza però mai dire perché volesse la madre morta. 
 
Il piano non venne mai attuato e di lì a poco Raven fu spedito in collegio, Lily fu rinchiusa in una clinica di riabilitazione e Poppy e Belle smisero di parlarsi. 
Questo fino a quando, tre anni dopo, la matrigna di Raven viene trovata morta a causa della belladonna nel tè e il piano per ucciderla, scritto da Belle di suo pugno tre anni prima, lasciato in bella vista sul tavolo della cucina. 
Belle giura di non essere stata e solo riunendo il gruppo ha qualche speranza di trovare il vero colpevole e uscirne da innocente. 
 
 
Appena letto il primo 25% vi avevo detto che ero intrigata, che era chiaro che tutti stessero nascondendo qualcosa e che mi ero già fatta delle teorie - che poi una di queste si è rivelata fondata. 
 
Il bello dei mystery thriller young adult - almeno per me - è che i personaggi che mentono di solito lo fanno per fuorviare il lettore e l'autore stesso lo fa per non smascherare il colpevole che di solito si cela tra loro. Inoltre, alcune volte, hanno anche certe tinte horror che non mi dispiacciono - come era stato nel caso di This Lie Will Kill You della stessa Pitcher oppure di Even If We Break di Marieke Nijkamp.
 
Qui... diciamo che non ho potuto mettere il check a nessuna delle due opzioni. 
 
Lo so che spesso critico ai mystery thriller YA il fatto che siano degli adolescenti ad indagare su degli omicidi perché, andiamo, quando mai? Soprattutto quando io resterei rintanata sotto le coperte a tremare. 
Ma qui la polizia è veramente inutile: non solo non si è mai occupata dell'omicidio della madre di Raven, ma quando Poppy - che ora si fa chiamare Jack - mente al detective e fornisce un alibi falso a Belle e viene sgamata quasi immediatamente, poi il detective le dice di portargli un altro sospettato. Veramente? Ora lasciamo fare le indagini a dei ragazzini di diciassette anni? 
 
Raven alla fine è l'unica vera vittima in tutto questo. 
Belle, Lily e Jack mentono continuamente, nascondendo informazioni e omettendo cose non solo tra loro ma anche a loro stesse - e niente di tutto ciò ha a che fare con l'omicidio di Evelyn. Devo dire che ho trovato realistico restare ancorate a vecchie gelosie e dispetti - è in linea con quello che ti aspetti da un'adolescente, ma non lo è nel momento in cui lo inserisci in un contesto dove devi risolvere un omicidio e nulla di ciò a che fare con esso. 
 
La comunicazione tra loro è perennemente interrotta; tutte vogliono proteggere Raven, se stesse e la persona in particolare a cui tengono e per questo si coprono l'un l'altra e allo stesso tempo ricorrono alle vecchie gelosie per cercare di incastrare qualcun altro del gruppo - lo so, sembra contorto e senza senso, ma a dire di più rischierei di fare spoiler. 
 
I genitori - e gli adulti in generale - sono uno peggio dell'altro, sia in termini di decenza umana di base che di figura educativa.  
Questi ragazzi sono ragazzi che si sono dovuti crescere da soli e che per questo si sono creati la loro "famiglia" nel legame che hanno costruito negli anni dal momento che i genitori che si ritrovano - tra alcol, droghe, pillole, gelosie, torture psicologiche e iperprotettività al limite della segregazione - è meglio perderli che trovarli. 
 
Ho apprezzato la diversità nel libro e la rappresentazione di come questa purtroppo ancora non viene accettata - Raven è figlio di una coppia mista e la madre di Jack è razzista e anche omofoba/transfobica, come si capisce dalla paura che ha il fratello di Jack e dagli stessi timori di Jack quando finalmente decide di essere chi ha sempre sentito di essere. 
 
Però, dopo una partenza davvero interessante, quando si comincia a capire che i ragazzi si stanno coprendo/mentendo a vicenda per cose che nulla hanno a che vedere con l'omicidio di Evelyn - e, a posteriori, tutti i ricatti di Lily non avevano il minimo senso dal momento che lei sapeva una parte della storia, anche se per lei servivano a fornire alla polizia un altro sospettato nella speranza di scagionare qualcun altro - viene meno quello che dovrebbe essere alla base di un mystery thriller YA per come mi aspetto io di trovarlo. Si fa presto ad intuire che persona fosse Evelyn e guardando tanti polizieschi non è poi neanche difficile indovinare chi sia il colpevole alla fine. 
 
Il tema delle fiabe è strettamente intrecciato alla trama del libro, non solo per via della presenza della "matrigna" e della "sorellastra", non solo perché "Belle" richiama ad una fiaba molto famosa, ma perché sono proprio le fiabe che hanno modellato il modo di pensare e di vedere le cose dei protagonisti: Raven è il principe da salvare, Jack è il cavaliere, Belle è la strega, Lily vuole solo appartenere ad una storia. E le fiabe giocano un ruolo fondamentalmente soprattutto nella crescita di Jack e Belle.
 
Mi aspettavo di rimanerne più catturata, ma i vari punti di vista della storia e la narrazione in se stessa spesso non si "amalgamano" perfettamente e anche il finale è all'insegna di un "vissero per sempre felici e contenti" in cui gli adulti non fanno neanche capolino. Che per carità, con quelli che si sono ritrovati accanto per tutta la vita e che hanno fatto patire loro le pene dell'inferno forse è meglio così, ma è alquanto implausibile e utopico.
 

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