lunedì 9 novembre 2020

[Recensione] "Quiet No More" di Nikki Barthelmess

Finalmente ce l'abbiamo fatta, gente! Dopo quasi un mese sono riuscita a finire il libro e non solo bisogna festeggiare per questo, ma anche perché questo libro significa pure il completamento della mia annuale Goodreads Challenge!

Direi che un applauso me lo merito. 

Grazie a NetGalley e alla Flux per la copia digitale (una volta) in anteprima.


Titolo: Quiet No More
Autrice: Nikki Barthelmess
Data di uscita: 13 ottobre 2020
Pagine: 352 (Kindle Edition)
Editore: Flux
Link Amazon: https://amzn.to/3ibBqIJ

Trama [tradotta da me]: Ora al primo anno di college, Victoria Parker sta cercando di andare avanti con la sua vita dopo essere sopravvissuta ad un'aggressione sessuale da parte di suo padre e sei mesi in casa famiglia. Si sta concentrando sulle cose positive--frequentare il college, vivere da sola, riparare delle vecchie amicizie e farsene di nuove, fare parte di un gruppo di attivisti a scuola per il sostegno ai sopravvissuti di abusi. Ma tutto viene buttato all'aria quando una donna sconosciuta si presenta, affermando di essere la zia di Victoria e chiedendole di mentire su quanto è accaduto. Con il padre che dovrà affrontare la sentenza in un paio di mesi, Victoria è nervosa all'idea di dover divulgare la verità di quanto è successo al giudice - non è nemmeno di sicura di avere la forza per andare fino in fondo. Ma quando una sua compagna, membro anche lei del club, comincia a farle pressione perché parli, Victoria deve decidere come condividere la sua storia restando nel frattempo fedele a se stessa.


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TRIGGER WARNING: disturbo da stress post-traumatico, aggressione sessuale (passata), incesto (passato). 


Questo libro è il seguito di The Quiet You Carry, quindi saranno inevitabili riferimenti al libro precedente. 

The Quiet You Carry l'avevo letteralmente divorato in due giorni, invece questo sequel ci ho messi quasi un mese per finirlo perché c'era qualcosa che mi bloccava - e non ho ancora capito esattamente cos'era. 

Troviamo Victoria che cerca di ricostruirsi una vita: dopo aver salvato la sua sorellastra Sarah e aver finalmente denunciato suo padre, ora Victoria è al college. Vive da sola - anche se vede Tiffany e Sarah una volta a settimana per la cena in famiglia - ed è ancora in contatto con Connie, la madre affidataria, con cui, dopo un periodo burrascoso, finalmente è arrivata ad instaurare un rapporto di reciproca comprensione. La sua migliore amica Christina è lontana, al college a Washington, mentre il suo ragazzo Kale è ancora a Silver Valley a finire il liceo. 
Ecco perché Victoria sente il bisogno di farsi nuovi amici e un gruppo che cerca di promuovere il sostegno alle vittime sopravvissute di abuso, cercando di sradicare la rape culture, sembra proprio adatto a lei. 

Qui stringe amicizia in particolare con Jasmine, Lana e Trey, ma anche questo non è in grado di distrarla da ciò che ancora popola la sua mente in ogni istante del giorno e in ogni incubo durante la notte: la sua dichiarazione in quanto vittima su come gli abusi del padre l'hanno cambiata - che dovrebbe consegnare al giudice prima che sia emessa la sentenza. 
Ma ogni volta che Victoria sta per mettersi a scrivere si trova in stallo, divisa tra la rabbia che prova - specialmente quando pensa a Sarah - e l'amore che in fondo prova ancora per suo padre, perché è difficile non ricordare i momenti felici durante la sua crescita. 

A turbare ancora di più di Victoria è la comparsa di una zia che non sapeva di avere e di cui suo padre non le aveva mai parlato - una zia che con il suo arrivo porterà con sé anche un terribile segreto di famiglia. E questo segreto metterà ancora più in difficoltà Victoria, la quale si ritroverà a chiedersi se ciò che ha scoperto possa essere un'attenuante. Ma può chiedere forse compassione per quello che è stato il suo carnefice se questo significa ferire ancora di più Sarah? 
Victoria non sa che fare e sente che Kale non riuscirà mai davvero a capirla - non come fa Trey. La distanza tra lei e Kale non sembra più fatta solo di chilometri, ma sta diventando anche emotiva e sebbene avesse giurato di non mantenere più dei segreti, la cosa si sta rivelando difficile. 
E a far pentire Victoria di essersi confidata con qualcuno è proprio una delle persone di cui pensava di potersi fidare, la quale usa la sua storia personale come esempio di come - secondo lei - i sopravvissuti non dovrebbero reagire. 

Con tante persone che vogliono imporre la loro opinione, è ora il momento che Victoria trovi la sua voce per dire la sua storia a modo suo. 


Non so cosa sia andato storto. 

Con il romanzo precedente era stato facile immergermi nella storia, sentire il dolore di Victoria - qui invece ci sono stati molti momenti in cui mi sono sentita emotivamente distaccata, non coinvolta. 

È qualcosa che per fortuna io non ho mai vissuto e forse per questo - e per la mia tendenza a vedere le cose solo in bianco o nero - è stato difficile leggere di Victoria che per tre quarti del libro pensa a scrivere la sua dichiarazione, comincia e poi la straccia. Ripetutamente, sempre con gli stessi pensieri. 
E mi sento anche male nel dire questo perché per fortuna io non so cosa voglia dire sentirsi spaccata a metà tra l'odio e l'amore allo stesso tempo per un genitore. E Victoria non ha solo quello sulle spalle: oltre a chiedersi quale sia la decisione giusta in merito alla sua dichiarazione, con essa vorrebbe anche non dare un'ulteriore dispiacere a Sarah. Ma fare questo significherebbe dare un dolore alla zia Audrey - e questo conoscendo adesso la storia di famiglia. 
 
Indubbiamente Victoria viene sottoposta a molteplici ricatti morali, anche quando confidandosi con coloro che crede amici si solleva un polverone nel momento in cui loro ritengono che con la sua decisione stia tradendo tutte le vittime e i sopravvissuti di abuso. E non è semplice per Victoria vedersi buttata in pasto ai lupi, con la sua storia pubblicata e usata come esempio di ciò che non si dovrebbe fare quando è ancora confusa a riguardo. Ognuna delle persone della sua vita vorrebbe che si comportasse in un certo modo e si arrabbia quando Victoria non risponde come una marionetta. 
 
Sebbene comprendendo il motivo per cui la sua amica abbia reagito in quel modo, è stata comunque una cosa che mi ha fatta inorridire - totalmente il contrario del mostrare sostegno alle vittime e di lasciare loro la libertà, il tempo e il modo con cui raccontare la loro storia. La loro verità. 
Ho detestato la sua amica per questo, ma nel finale mi è piaciuto ancora meno il modo in cui Victoria ha reagito - e questo perché io sono il tipo da bianco o nero e il perdono difficilmente rientra nelle mie scelte. 

In generale, è stata proprio Victoria a farmi arrabbiare in questo libro - e ribadisco, mi vergogno nel dire questo. 
Ma già nel volume precedente io ero dell'idea che Victoria non avrebbe dovuto mettersi con Kale - era troppo presto e la cosa qui viene ampiamente dimostrata, sebbene questo sia utile per capire che i sopravvissuti hanno bisogno di tempo per guarire e di terapia. E davvero, Victoria avrebbe dovuto andarci molto prima della fine del libro. 
Victoria si comporta davvero male con Kale: lo allontana perché sente che lui non riesce a capirla, ma allo stesso tempo poi si arrabbia con lui quando lui vive la sua vita con i suoi amici a Silver Valley. E non è giusto nei confronti di Kale, che la ama sinceramente, mentre a me è sempre stato chiaro che quello di Victoria in realtà fosse più bisogno di sicurezza e stabilità piuttosto che amore. Per questo ho temuto fin dalla prima volta che ho visto comparire Trey, ma per fortuna non si è ripetuta la stessa dinamica. 

In generale, tante cose qui accadono troppo presto e troppo in fretta perché Victoria sia in grado di affrontarle senza prima aver iniziato almeno un po' a guarire. Anche la sua partecipazione al SASAH (Students Against Sexual Assault and Harassment) è forse precipitosa perché sebbene l'intento sia nobile, questo la distrae dai suoi problemi per focalizzarsi sull'aiutare gli altri, ma è chiaro che alla fine ne sia comunque travolta. 

Ho preferito il primo libro sicuramente - qui, tra le scene un po' ripetitive e il processo mentale di Victoria che non è facile da digerire per chi è sempre netto sulle sue posizioni (e soprattutto per chi non ci è mai passato), c'è qualcosa che si perde in quanto coinvolgimento emotivo e attaccamento alla protagonista, ma sicuramente resta un libro importante per i suoi temi all'interno. 

Perché ogni sopravvissuto ha il diritto di scegliere se raccontare la propria storia o no e soprattutto di reagire come ritiene più opportuno, senza aspettative altrui di comportamento o ricatti emotivi - serve solo qualcuno che ascolti quando si decide di mettersi a nudo. Perché, come capisce Victoria, non sta ai sopravvissuti risolvere i problemi degli altri - non sempre, almeno.


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