venerdì 24 aprile 2020

[Recensione] "Punizione divina" di Paola Chiozza

Un altro weekend alle porte - l'ultimo di aprile. Ma fa forse differenza in questa quarantena? Nel frattempo vi faccio compagnia con una nuova recensione.


Titolo: Punizione divina
Autrice: Paola Chiozza
Data di uscita: 21 marzo 2019
Data di uscita originale: 24 febbraio 2018
Pagine: 422 (Kindle Edition)
Editore: Salani Editore
Link Amazon: https://amzn.to/2Xy6lbr

Trama: Una fashion victim e un cowboy: una storia d’amore che è un’apocalisse.

Giuditta Moretti, fashion victim milanese e brillante studentessa universitaria, è al settimo cielo. Per concludere il suo percorso di studi manca solo il tirocinio a New York, in una grande banca d’affari. L’attendono un lavoro interessante e la città più bella del mondo: comprare quello splendido paio di scarpe Jimmy Choo che la chiamano dalla vetrina è il degno modo di festeggiare.
Ma qualcosa va storto, e per un errore di smistamento la sua destinazione non è più Manhattan, ma un inutile ranch sull’orlo del fallimento nel Montana: cavalli (non lo stilista, purtroppo), tori, mucche e puzza di sterco. E Scott Sullivan, figlio del proprietario del ranch: un arrogante cowboy tutto muscoli e presunzione, che per di più si veste in modo orrendo.
Giuditta, seppur disperata, sa che si tratta solo di tenere duro qualche settimana, cercando di migliorare la disastrosa situazione economica del ranch. Poi potrà tornare a Milano, alla sua laurea, ai suoi adorati negozi, alla sua vita di sempre e tutto questo sarà solo un brutto ricordo.
Semplice, no?
No.
Tra figuracce, momenti di disperazione e cortocircuiti ormonali Giuditta sta per scoprire il vero volto del sacrificio e dello spirito d’iniziativa.
E forse anche quello dell’amore.
Una storia geniale ed esagerata di amore, moda e finanza.


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Ecco, credo che l'altro dei miei problemi con i romance - oltre al fatto che spesso mi sfugge esattamente IL MOMENTO che segna l'innamoramento dei due protagonisti - sia che, se non riesco ad empatizzare e ad immedesimarmi con la protagonista, allora rimango piuttosto alienata nei confronti della storia d'amore. 

Per me, che sebbene sia nata in città - una città comunque piccola e modesta rispetto ad altre metropoli italiane - ho sempre e solo vissuto in campagna e che solo due volte nei miei 31 anni di vita ho commesso la follia di spendere fior di quattrini per due profumi firmati Christian Dior e Yves Saint-Laurent (quest'ultimo solo due mesi fa, ad inizio febbraio, e con anche il 30% di sconto altrimenti non mi sarei mai convinta), è stato piuttosto difficile mettermi nei panni di qualcuno per cui i soldi non sono (quasi) mai un problema e che può permettersi di soddisfare i propri capricci quando vede qualcosa di firmato e di alta moda nelle vetrine dei negozi di Milano. 

Per me, che sebbene andassi comunque bene in matematica ho sempre preferito le materie umanistiche e mi sono quindi laureata alla facoltà di Lettere e Filosofia, è stato difficile simpatizzare con la passione per l'economia e la finanza. 

Giuditta Moretti è così: un po' pazza a parere di tutti quelli che la conoscono, appassionata di moda tanto da parlare con le sue "madrine" Anna Wintour e Donatella Versace che si manifestano nella sua testa e intrattengono lunghe conversazioni e tanto da portare sempre con sé una fotografia - il suo santino - di Giorgio Armani che tutti i miscredenti scambiano per la fotografia di suo nonno, incapace di resistere al richiamo dello shopping e di una nuova borsetta oppure di un paio di scarpe che sembrano fatte su misura per lei, desiderosa di avere un brillante - e, non dimentichiamoci, sopratutto elegante - futuro nell'economia e nella finanza che contano davvero. 

Ma, forse per punirla, un gioco del destino la spedisce nella campagna del Montana - lontana chilometri dalla Wall Street di New York. Che ne può sapere lei di campagne marketing per risollevare le sorti di un ranch? Cosa c'entra lei in una famiglia di cowboys che, per quanto vestiti malissimo, sono così belli da poter sfilare su una passerella? 

Con quattro mesi davanti a sé nel Montana non solo Giuditta dovrà sopravvivere nel paesaggio rurale in mezzo alla campagna, ma dovrà anche resistere agli occhi verdi di Scott Sullivan e alle sue camicie a quadri perennemente aperte sul petto muscoloso. Non dovrebbe essere un problema, no? D'altronde a lei piacciono quelli in giacca e cravatta - e poi niente e nessuno può superare il suo amore per scarpe e borsette. Una preghierina davanti al santino di Giorgio Armani sarà comunque meglio farla. 


Ora, io non sono estranea a delle tremende figuracce, ma Giuditta è proprio su un altro livello - non nego che più di una volta ho sghignazzato.
È difficile entrare in sintonia con Giuditta perché appare al lettore molto superficiale inizialmente e sebbene le sue idee per risollevare le sorti del ranch non sempre portino a risultati ottimali, una volta affezionata alla famiglia Sullivan impara a non tirarsi indietro di fronte alle difficoltà. È un sacco melodrammatica, il che fa ridere ma fa anche un po' esasperare suscitando la voglia di dirle di darci un taglio - e per fortuna c'è la sua migliore amica Sonia che diventa un po' la voce del lettore quando succede. 

Scott è il figlio di mezzo dei Sullivan, campione di rodeo e sciupafemmine. È quello che ha preso peggio l'abbandono della madre quando e l'incontro con Giuditta dà inizio fin da subito ad una tensione che si può tagliare con il coltello. Ora, non mi fraintendete - bello il fascino del cowboy, mi piace un po' meno il capello biondo ma decisamente approvo gli occhi verdi e io ho il problema che il mio cervello si trasforma in cotone quando vedo dei capelli ricci (quindi la confusione ormonale la capisco e magari predico bene e poi razzolo male) ma siamo un po' alle solite: dopo un po' mi ero stancata di tutti i riferimenti ai muscoli e alla prestanza fisica di Scott e di suo fratello Mike. 

Si capisce che Giuditta cambia, scende un po' dal piedistallo delle sue convinzioni senza rinunciare alla sua passione della moda però in mezzo a tutta la marea di figuracce e sospiri sul fisico, sugli occhi e sul sorriso di Scott ho avuto l'impressione (come l'ho avuta in altri romanzi) che sia stata più "raccontata" che effettivamente "mostrata" - altra cosa che non mi ha permesso di sentirmi coinvolta pienamente. C'è anche poco dell'aspetto effettivamente finanziario che l'ha portata a fare il tirocinio in Montana perché la cosa vira presto sull'aspetto romantico della storia.

Forse avevo anche altre aspettative - forse mi aspettavo di vederla anche più coinvolta nella vita quotidiana del ranch per "toccare con mano" cosa significasse il business e non solo vederla (quelle poche volte) spulciare fogli con numeri ed estratti conto.

Il romanzo è comunque scritto in maniera fluida, i capitoli finiscono spesso con una figuraccia di Giuditta e ciò comporta il voler conoscere immediatamente le conseguenze. È un romanzo carino e spensierato se volete staccare da letture più pesanti e se siete disposti a non prendere le cose troppo sul serio - ha uno dei tipici canovacci che si trovano in un romance - e se volete sognare (solo sognare!) scarpe Louboutin e borsette Chanel.

4 commenti:

  1. Per quanto ultimamente senta il richiamo dei romance, questo credo proprio che non faccia al caso mio :/

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  2. Non fa per me, ma il genere leggero sicuramente si addice a questo periodo!

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    1. Credo che sia proprio il periodo perché, in circostanze normali, non mi vedreste leggere così tanti chick-lit uno di seguito all'altro. xD

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