giovedì 16 aprile 2020

[Recensione] "Matrimonio di convenienza" di Felicia Kingsley

So che di solito le recensioni vengono pubblicate di venerdì, ma per domani ho in programma qualcos'altro quindi eccoci qui.


Titolo: Matrimonio di convenienza
Autrice: Felicia Kingsley
Data di uscita: 13 aprile 2017
Data di uscita originale: 9 giugno 2016
Pagine: 353 (Kindle Edition)
Editore: Newton Compton Editori
Link Amazon: https://amzn.to/2JudiSL

Trama: Jemma fa la truccatrice teatrale, vive in un seminterrato a Londra e colleziona insuccessi in amore. Un giorno però riceve una telefonata dal suo avvocato che potrebbe cambiarle la vita: la nonna Catriona, la stessa che ha diseredato sua madre per aver sposato un uomo qualunque e senza titolo nobiliare, ha lasciato a lei un’enorme ricchezza. Ma a una condizione: che sposi un uomo di nobili natali. Il caso vuole che l’avvocato di Jemma segua un cliente che non naviga proprio in acque tranquille: Ashford, il dodicesimo duca di Burlingham, è infatti al verde e rischia di perdere, insieme ai beni di famiglia, anche il titolo. Ashford è un duca, Jemma ha molti soldi. Ashford ha bisogno di liquidi, Jemma di un blasone… Ma cosa può avere in comune la figlia di una simpatica coppia hippy, che ama girare per casa nuda, con un compassato lord inglese? Apparentemente nulla… Il loro non sarà altro che un matrimonio di convenienza, un’unione di facciata per permettere a entrambi di ottenere ciò che vogliono. Ma Jemma non immagina cosa l’aspetta, una volta arrivata nella lussuosa residenza dei Burlingham: galateo, formalità, inviti, ricevimenti e un’odiosa suocera aristocratica. E a quel punto sarà guerra aperta…


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Com'è andata? Non benissimo. 

Non so se è perché ho fatto indigestione di questo genere quando ero adolescente oppure perché ormai è difficile immaginare scenari originali o se è stato proprio perché ho avuto seri problemi con Ashford e determinate scelte e circostanze. 

Non c'è bisogno che io approfondisca la trama più di tanto - Jemma è una truccatrice in un teatro di serie B per una compagnia che è prossima al fallimento, ha sempre avuto sfortuna nelle relazioni perché puntualmente viene cornificata proprio quando lei è convinta che la cosa si sia fatta seria ma di base è una ragazza contenta: i suoi genitori sono degli hippy nudisti che non si sono mai lasciati alle spalle gli anni Settanta e a tratti possono essere imbarazzanti, ma sono uniti e l'hanno sempre lasciata fare le sue scelte. Ashford, d'altro canto, ha appena acquisito il titolo di duca a causa della morte di suo padre e sua madre - già di per sé estenuante - ora è più che decisa che mai a stargli addosso. È snob, è rigido come se avesse una scopa su per il c**o e non ascolta nessun altro che non sia se stesso. 

Questi due ragazzi che non avrebbero mai potuto incontrarsi in circostanze normali entrano in collisione tramite lo stesso avvocato: Jemma ha ereditato i miliardi di sua nonna Catriona dopo che questa ha diseredato sua madre, ma non può entrarne in possesso a meno che non sposi qualcuno con un titolo nobiliare - cosa che la madre di Jemma si era rifiutata di fare; Ashford rimane di sasso nello scoprire che suo padre aveva fatto degli investimenti azzardati e che quindi potrebbe presto vedersi le proprietà di famiglia pignorate dalla banca. 

Derek, l'avvocato, ha una soluzione: dovranno sposarsi perché ad entrambi conviene - Jemma otterrà i soldi tramite il titolo nobiliare di Ashford e Ashford, grazie ai soldi di Jemma in prestito, potrà tenersi tutte le proprietà e restituire i soldi alla banca. E non deve essere per sempre, solo fino a quando la cosa non sarà più vista come una truffa per aggirare il testamento e poi potranno divorziare. Non dovrà neanche saperlo nessuno: sarà una cosa sulla carta e ognuno potrà farsi la propria vita come sempre. 

Peccato che quei due si detestino alla prima occhiata - soprattutto perché Ashford è un grandissimo cafone - e che la macchina del pettegolezzo sia sempre in moto, tanto che presto la notizia del matrimonio del duca è di dominio pubblico su tutti i giornali e Jemma si vede costretta a trasferirsi nella villa di Ashford e reggere il gioco con quell'aristocrazia che non ha mai visto nemmeno con il binocolo. 
Ovviamente non potrà che essere un disastro di proporzioni scandalose. 


Ora, io ne ho avuti ed esibiti di outfit imbarazzanti - e spesso anche fuori luogo - nella mia vita e specialmente quando ero una ragazzina, ma mai al matrimonio di una mia amica mi sarei vestita da emo come facevo a diciotto anni. Questo per dire che Jemma - un po' per restare fedele al suo carattere e alle sue origini e un po' apposta per dare fastidio ad Ashford - non cambia una virgola del modo e dell'atteggiamento con cui si presenta e fa in modo e maniera di scioccare non solo suo marito e sua suocera, ma tutta la società aristocratica. Perlomeno io, se da un giorno all'altro diventassi duchessa, mi adopererei per cercare di risaltare il meno possibile e confondermi nella mischia - sarei lo stesso evidente come un pugno in un occhio, ma almeno ci proverei. 

E ci vuole un po' prima che Jemma ci provi ad adattarsi ad un mondo così sconosciuto - ci vogliono gli insulti alle spalle, ci voglio le frasi dirette in faccia, ci vuole una piccola analisi personale ma poi Jemma si butta a capofitto nel recupero e nello studio di tutto ciò che concerne la letteratura, le lingue straniere, la storia, la geografia, i diritti e i doveri di una duchessa. Ma non lo fa per Ashford in se stesso - in parte lo fa per lui, ma lo fa comunque per andargli incontro perché è il suo mondo e capisce che come metà di un accordo deve fare uno sforzo. 

Chi invece non fa mai uno sforzo che sia uno è Ashford - infatti ad un certo punto si rende conto di essere un verme perché tutta l'educazione che Jemma dovrebbe ricevere invece di essere lui ad impartirgliela è il maggiordomo Lance che se ne occupa, ma poi finisce lì. E non fa mai un passo verso Jemma e il suo mondo, se non offrirsi di nascosto per aiutare i suoi genitori. L'ho trovato davvero insopportabile per tre quarti di libro e mai una volta mi ha fatta emozionare o battere il cuore - cosa che invece ci si aspetterebbe dal protagonista maschile di un chick-lit.

Forse è un problema mio con questo genere di libri, ma non capisco mai quale sia il momento in cui i due protagonisti si innamorano. Passano tutto il libro ad insultarsi, a rinfacciarsi che non se non fosse per i soldi di Jemma allora Ashford vivrebbe sotto un ponte e che se non fosse per il suo titolo invece Jemma non avrebbe mai ereditato. E ci sta l'attrazione fisica ad una certa, ma non li ho mai visti interessarsi davvero l'uno alle passioni e agli interessi dell'altra tanto da suscitare una connessione intima e profonda, quindi il motivo per cui si siano innamorati mi è proprio sconosciuto - li si vede mantenere la facciata formale in pubblico, ma nel privato a parte condividere i pasti non li vedi fare nessuna fare attività insieme. 

Non fraintendetemi, è un libro che si legge in fretta grazie allo stile semplicissimo e ai capitoli brevi che si alternano tra il punto di vista di lei e il punto di vista di lui - e, nella prima parte del romanzo, Jemma ha avuto delle uscite così sarcastiche e caustiche che mi hanno fatta ridere a voce alta. Peccato che questa caratteristica poi si perda.
Non mancano nemmeno i riferimenti a Orgoglio e Pregiudizio se li sapete cogliere. 

Aspettavo anche con ansia ogni crisi di nervi di Lady Delphina - la madre di Ashford - per farmi due risate e probabilmente il maggiordomo Lance è stato il mio personaggio preferito perché ha una spiccata simpatia per Jemma ed è sempre pronto con delle patatine fritte quando lei ha una crisi. 

Però ci sono tanti, troppi cliché - della situazione che poi accade al 93% e di ciò che la causa prima ne avrei fatto volentieri a meno. L'idea in sé non è nulla che non potreste trovare altrove ed è un vero peccato il mancato sviluppo dei personaggi - e sebbene abbia provato simpatia per Harring e Cécile, i migliori amici dei due, è innegabile che anche nel resto dei personaggi secondari non manchino gli stereotipi.

6 commenti:

  1. Quando ho letto la quarta di copertina mi è venuta voglia di dargli una possibilità... poi però ho letto la recensione e niente, non credo che lo troverei divertente quanto che mi verrebbe il nervoso a furia di voler sbattere i personaggi contro il muro. Qual è il divertimento in queste storie, se non vedere gente improbabile che cerca di adattarsi ad uno stile di vita diverso con vari gradi di imbarazzo?

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    1. Infatti - a parte Jemma che si vestiva come suo solito/apposta come appena uscita dai "bassifondi" di Londra per creare questo contrasto tra lei e il resto delle mean girls aristocratiche, le scene in se stesse non fanno ridere come ci si aspetterebbe.

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  2. Ciao!
    Io l'ho letto qualche tempo fa e non ha entusiasmato neanche me, anche se mi sembra di ricordare che la cosa che più mi ha fatto storcere il naso è stata il finale scontato e tirato via. :(

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    1. Beh, essendo un chick-lit l'happily ever after è un requisito scontato e obbligatorio, ma ciò non toglie che poteva essere gestito un po' meglio ed essere meno affrettato.

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  3. Questo è stato il mio primo approccio con la Kingsley a suo tempo e niente, mi trovi completamente d'accordo. Tant'è che poi non ho più voluto avvicinare l'autrice. Ho riprovato con "Due Cuori in Affitto" che invece mi è piaciuto tantissimo. Peccato che quello dopo, di cui ora mi sfugge il titolo, mi abbia delusa un'altra volta.

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    1. Quello con il cactus? Anche Fede me l'ha consigliato!

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