Inizia una nuova settimana e forse avrei dovuto aspettarmi che, dopo una lettura a cinque stelle, quella successiva forse non mi avrebbe fatto battere altrettanto il cuore - ma accidenti, di certo non mi aspettavo un risultato così disastroso.
Titolo: Un'eterna domenica
Titolo originale: The Everlasting Sunday
Autore: Robert Lukins
Data di uscita: 20 giugno 2019
Data di uscita originale: 21 febbraio 2018
Pagine: 224 (copertina flessibile)
Editore: Neri Pozza Editore
Link Amazon: https://amzn.to/2tOX2Yj
Trama: Inghilterra, 1962. Nelle prime ore del giorno di Santo Stefano, il diciassettenne Radford e suo zio si avventurano fuori Londra a bordo di un'auto. Varcato il confine di contea con lo Shropshire, dopo aver attraversato solitari campi e colline innevate, la vettura si arresta nel cortile di un vecchio maniero. «Goodwin Manor» è il nome dell'isolata magione, come recita lo sbiadito cartello verde che penzola sulla pietra della sua goffa facciata. Ma, giù al paese, tutti la conoscono come la «Casa». Lo zio scarica in tutta fretta il nipote e, dopo avergli dato una breve strizzata alla spalla, corre a rimettersi alla guida, per svanire poi in un baleno in fondo al viale. A Radford non resta che afferrare i manici della sua valigia e varcare l'ingresso della Casa, ignaro e spaventato da quello che lo attende oltre quelle mura. La Casa, un incrocio tra un collegio e una prigione, sembra essere stata ricavata dalle viscere dei salotti di innumerevoli zie, tutta tappeti su tappeti e generazioni di carta da parati. E un posto per ragazzi «incappati nei guai», un luogo dove il tempo pare disancorato dal vasto mondo, un'isola di naufraghi che la tempesta ha spinto su quella spiaggia. A Goodwin Manor, Radford stringe subito amicizia con West, «un folletto vivacissimo che sorride troppo e si passa le mani tra i capelli con gesti gravidi di un sapere segreto», e con l'enigmatico Teddy, il direttore dell'istituto, capace di offrire a quel giovane inquieto una fragile pace, mentre, fuori dalle mura dell'edificio, infuria la peggiore tempesta di neve mai registrata da tre secoli a quella parte. A vegliare sui ragazzi, oltre a Teddy, ci sono pochi altri adulti: Manny, che tiene lezioni di elettronica e la cuoca Lilly. Radford scoprirà presto che nella Casa sono i ragazzi a prendersi cura l'uno dell'altro, un compito che le loro famiglie e la legge stessa non sono state in grado di assolvere. Ma sarà abbastanza, questo senso di comunione, quando la tragedia, all'improvviso, irromperà nelle loro vite, stravolgendo ogni cosa?
Avevo alt(r)e aspettative.
Il libro inizia con Radford, diciassette anni, che viene portato in macchina dallo zio a Goodwin Manor - un posto che tutti chiamano la "Casa" - proprio mentre sta per scatenarsi una bruttissima tempesta di neve.
Non sappiamo perché Radford venga condotto lì - West, il primo ragazzo che incontra e anche il suo primo amico in quel posto, gli spiega che Goodwin Manor è un posto per i ragazzi che sono incappati nei guai. Un posto in cui finisci per un motivo oppure se ciò che a fartici finire è stata la cosiddetta "ultima goccia".
Mentre il gelo avvolge la Gran Bretagna e sembra particolarmente infierire nella regione in cui si trova Goodwin Manor, Radford scopre che la Casa ospita parecchi ragazzi e che gli adulti sono in netta minoranza: c'è Teddy, l'incaricato ufficiale di sorvegliare i ragazzi che svolge il proprio compito con indulgenza e mano ferma allo stesso tempo; Lillian, la cuoca che spesso assume anche il ruolo di chioccia; Manny, che vuole insegnare il mestiere di elettricista ma incontra solo sguardi assenti da parte di studenti svogliati.
Goodwin Manor non è un istituto, non è una scuola, non si sa che cos'è: non ci sono orari fissi se non quelli dei pasti, non ci sono attività particolarmente coinvolgenti quando sei costretto a restare chiuso dentro quattro mura a causa dell'inverno spietato.
E come è normale che tra ragazzi si formino gruppetti, così è normale che scoppino bisticci e litigate quando provocate non solo dalla normalità di essere adolescenti, ma anche dal tedio e dalla noia.
E Radford, che inizialmente teme di essere un bersaglio in quanto nuovo arrivato, pur non perdendo l'istinto di non sottostare alle decisioni di altri e mantenendo una sorta di diffidenza e distanza, entra a far parte del gruppetto di West formato anche da Brass, Lewis e Rich.
È un inverno lungo, rigido che i ragazzi tentano di far passare anche grazie alle distrazioni fornite da alcol e sigarette e che resta a guardare la vita claustrofobica tra quelle mura con la stessa freddezza del suo gelo.
Su Goodreads questo libro ha valutazioni altissime, tantissime a quattro e cinque stelle - io sono una delle poche voci fuori dal coro.
Non so se il fatto di averlo letto mentre ero ammalata e quindi costantemente distratta dalla febbre, dal raffreddore e dal sonno improvviso mi abbia impedito di cogliere ciò che avrei dovuto carpire, ma c'è proprio qualcosa che per me stona.
Tanto, troppo viene lasciato all'oscuro: non scopriamo mai perché i ragazzi sono a Goodwin Manor, non scopriamo mai nemmeno il background del nostro protagonista - possiamo solo fare qualche ipotesi su cosa sia accaduto nella sua vecchia casa che l'ha spedito in quella nuova, possiamo solo immaginare quale fosse la sua natura e quali fossero i suoi sentimenti perché resta sempre tutto molto ermetico.
Nessun personaggio è approfondito, nessuno ha una storia: di Brass sappiamo solo che ama pettinarsi continuamente i capelli e che ha il fascino del leader, ma ignoriamo completamente il motivo del suo odio per Foster, che appare assolutamente immotivato anche se poi io ho cercato di darmi una risposta; di Lewis e Rich sappiamo solo che sono i due più propensi a combinare guai e ad essere beccati; di West sappiamo solo che è gentile e in qualche modo anche fragile, è vivace ma sa anche condividere il silenzio con Radford quando vanno a fumare solo loro due nella torre del campanile.
Non sappiamo la Casa da chi sia stata voluta, quale sia lo scopo di accogliere i ragazzi - perché sono finiti lì, quali obiettivi dovrebbero raggiungere, quale insegnamento dovrebbero trarne, verso cosa dovrebbe indirizzare le loro vite. Non hanno un volto, non hanno una storia, non hanno un carattere e le loro azioni appaiono spesso immotivate così come le cause scatenanti: l'odio di Brass per Foster per me resterà senza spiegazione.
L'autore dà una voce anche ad Inverno - i cui interventi nella storia per commentare le azioni dei ragazzi, se devo essere sincera, li ho trovati irritanti oltre ogni limite e assolutamente privi di senso.
Questa vuole essere una storia di amicizia, lealtà, sopravvivenza, nostalgia, perdita, ma io l'ho trovata tediosa e a tratti priva di quella logica che mi avrebbe aiutata a capire meglio alcuni passaggi di scena o interazioni tra i personaggi - e, mi dispiace dirlo, tranne che un po' a West soprattutto nel finale, non mi sono affezionata a nessuno di loro - nemmeno al protagonista Radford. E questo perché non sentiamo mai parlare di loro, ma sempre e solo della quantità e del colore della neve e di come ha reso il paesaggio e di quanto alcol e sigarette restano fino alla prossima occasione di fare scorta.
Per me mancano dei pezzi fondamentali di supporto a questa storia, ci sono così tante lacune e buchi neri che, a mio parere, lasciano il lettore insoddisfatto - o forse sono io la pecora nera viste le altre valutazioni. La storia vuole essere filosofica, ma lo è senza nessuna connessione logica - e io e questo tipo di filosofia abbiamo sempre fatto a pugni.
Qual è la morale? Qual è il senso?
E allora mi vengono in mente le parole di West in risposta ad una domanda di Radford: chi ti ha promesso un senso?
Questo romanzo ha di sicuro un'atmosfera che affascina, ma anche tanto potenziale non sviluppato e quindi sprecato - e mi dispiace, ci sono proprio rimasta male.
Se qualcuno tra di voi l'ha letto, mi faccia sapere se davvero sono stata io a non cogliere ciò che invece avrei dovuto capire con facilità.
E so anche che almeno due tra voi che leggeranno questa recensione erano interessati al mio parere perché intenzionati a leggere il libro prima o poi: se siete sempre decisi a farlo, poi tornate a dirmi se condividete o meno il mio giudizio.
Titolo originale: The Everlasting Sunday
Autore: Robert Lukins
Data di uscita: 20 giugno 2019
Data di uscita originale: 21 febbraio 2018
Pagine: 224 (copertina flessibile)
Editore: Neri Pozza Editore
Link Amazon: https://amzn.to/2tOX2Yj
Trama: Inghilterra, 1962. Nelle prime ore del giorno di Santo Stefano, il diciassettenne Radford e suo zio si avventurano fuori Londra a bordo di un'auto. Varcato il confine di contea con lo Shropshire, dopo aver attraversato solitari campi e colline innevate, la vettura si arresta nel cortile di un vecchio maniero. «Goodwin Manor» è il nome dell'isolata magione, come recita lo sbiadito cartello verde che penzola sulla pietra della sua goffa facciata. Ma, giù al paese, tutti la conoscono come la «Casa». Lo zio scarica in tutta fretta il nipote e, dopo avergli dato una breve strizzata alla spalla, corre a rimettersi alla guida, per svanire poi in un baleno in fondo al viale. A Radford non resta che afferrare i manici della sua valigia e varcare l'ingresso della Casa, ignaro e spaventato da quello che lo attende oltre quelle mura. La Casa, un incrocio tra un collegio e una prigione, sembra essere stata ricavata dalle viscere dei salotti di innumerevoli zie, tutta tappeti su tappeti e generazioni di carta da parati. E un posto per ragazzi «incappati nei guai», un luogo dove il tempo pare disancorato dal vasto mondo, un'isola di naufraghi che la tempesta ha spinto su quella spiaggia. A Goodwin Manor, Radford stringe subito amicizia con West, «un folletto vivacissimo che sorride troppo e si passa le mani tra i capelli con gesti gravidi di un sapere segreto», e con l'enigmatico Teddy, il direttore dell'istituto, capace di offrire a quel giovane inquieto una fragile pace, mentre, fuori dalle mura dell'edificio, infuria la peggiore tempesta di neve mai registrata da tre secoli a quella parte. A vegliare sui ragazzi, oltre a Teddy, ci sono pochi altri adulti: Manny, che tiene lezioni di elettronica e la cuoca Lilly. Radford scoprirà presto che nella Casa sono i ragazzi a prendersi cura l'uno dell'altro, un compito che le loro famiglie e la legge stessa non sono state in grado di assolvere. Ma sarà abbastanza, questo senso di comunione, quando la tragedia, all'improvviso, irromperà nelle loro vite, stravolgendo ogni cosa?
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Avevo alt(r)e aspettative.
Il libro inizia con Radford, diciassette anni, che viene portato in macchina dallo zio a Goodwin Manor - un posto che tutti chiamano la "Casa" - proprio mentre sta per scatenarsi una bruttissima tempesta di neve.
Non sappiamo perché Radford venga condotto lì - West, il primo ragazzo che incontra e anche il suo primo amico in quel posto, gli spiega che Goodwin Manor è un posto per i ragazzi che sono incappati nei guai. Un posto in cui finisci per un motivo oppure se ciò che a fartici finire è stata la cosiddetta "ultima goccia".
Mentre il gelo avvolge la Gran Bretagna e sembra particolarmente infierire nella regione in cui si trova Goodwin Manor, Radford scopre che la Casa ospita parecchi ragazzi e che gli adulti sono in netta minoranza: c'è Teddy, l'incaricato ufficiale di sorvegliare i ragazzi che svolge il proprio compito con indulgenza e mano ferma allo stesso tempo; Lillian, la cuoca che spesso assume anche il ruolo di chioccia; Manny, che vuole insegnare il mestiere di elettricista ma incontra solo sguardi assenti da parte di studenti svogliati.
Goodwin Manor non è un istituto, non è una scuola, non si sa che cos'è: non ci sono orari fissi se non quelli dei pasti, non ci sono attività particolarmente coinvolgenti quando sei costretto a restare chiuso dentro quattro mura a causa dell'inverno spietato.
E come è normale che tra ragazzi si formino gruppetti, così è normale che scoppino bisticci e litigate quando provocate non solo dalla normalità di essere adolescenti, ma anche dal tedio e dalla noia.
E Radford, che inizialmente teme di essere un bersaglio in quanto nuovo arrivato, pur non perdendo l'istinto di non sottostare alle decisioni di altri e mantenendo una sorta di diffidenza e distanza, entra a far parte del gruppetto di West formato anche da Brass, Lewis e Rich.
È un inverno lungo, rigido che i ragazzi tentano di far passare anche grazie alle distrazioni fornite da alcol e sigarette e che resta a guardare la vita claustrofobica tra quelle mura con la stessa freddezza del suo gelo.
Su Goodreads questo libro ha valutazioni altissime, tantissime a quattro e cinque stelle - io sono una delle poche voci fuori dal coro.
Non so se il fatto di averlo letto mentre ero ammalata e quindi costantemente distratta dalla febbre, dal raffreddore e dal sonno improvviso mi abbia impedito di cogliere ciò che avrei dovuto carpire, ma c'è proprio qualcosa che per me stona.
Tanto, troppo viene lasciato all'oscuro: non scopriamo mai perché i ragazzi sono a Goodwin Manor, non scopriamo mai nemmeno il background del nostro protagonista - possiamo solo fare qualche ipotesi su cosa sia accaduto nella sua vecchia casa che l'ha spedito in quella nuova, possiamo solo immaginare quale fosse la sua natura e quali fossero i suoi sentimenti perché resta sempre tutto molto ermetico.
Nessun personaggio è approfondito, nessuno ha una storia: di Brass sappiamo solo che ama pettinarsi continuamente i capelli e che ha il fascino del leader, ma ignoriamo completamente il motivo del suo odio per Foster, che appare assolutamente immotivato anche se poi io ho cercato di darmi una risposta; di Lewis e Rich sappiamo solo che sono i due più propensi a combinare guai e ad essere beccati; di West sappiamo solo che è gentile e in qualche modo anche fragile, è vivace ma sa anche condividere il silenzio con Radford quando vanno a fumare solo loro due nella torre del campanile.
Non sappiamo la Casa da chi sia stata voluta, quale sia lo scopo di accogliere i ragazzi - perché sono finiti lì, quali obiettivi dovrebbero raggiungere, quale insegnamento dovrebbero trarne, verso cosa dovrebbe indirizzare le loro vite. Non hanno un volto, non hanno una storia, non hanno un carattere e le loro azioni appaiono spesso immotivate così come le cause scatenanti: l'odio di Brass per Foster per me resterà senza spiegazione.
L'autore dà una voce anche ad Inverno - i cui interventi nella storia per commentare le azioni dei ragazzi, se devo essere sincera, li ho trovati irritanti oltre ogni limite e assolutamente privi di senso.
Questa vuole essere una storia di amicizia, lealtà, sopravvivenza, nostalgia, perdita, ma io l'ho trovata tediosa e a tratti priva di quella logica che mi avrebbe aiutata a capire meglio alcuni passaggi di scena o interazioni tra i personaggi - e, mi dispiace dirlo, tranne che un po' a West soprattutto nel finale, non mi sono affezionata a nessuno di loro - nemmeno al protagonista Radford. E questo perché non sentiamo mai parlare di loro, ma sempre e solo della quantità e del colore della neve e di come ha reso il paesaggio e di quanto alcol e sigarette restano fino alla prossima occasione di fare scorta.
Per me mancano dei pezzi fondamentali di supporto a questa storia, ci sono così tante lacune e buchi neri che, a mio parere, lasciano il lettore insoddisfatto - o forse sono io la pecora nera viste le altre valutazioni. La storia vuole essere filosofica, ma lo è senza nessuna connessione logica - e io e questo tipo di filosofia abbiamo sempre fatto a pugni.
Qual è la morale? Qual è il senso?
E allora mi vengono in mente le parole di West in risposta ad una domanda di Radford: chi ti ha promesso un senso?
Questo romanzo ha di sicuro un'atmosfera che affascina, ma anche tanto potenziale non sviluppato e quindi sprecato - e mi dispiace, ci sono proprio rimasta male.
Se qualcuno tra di voi l'ha letto, mi faccia sapere se davvero sono stata io a non cogliere ciò che invece avrei dovuto capire con facilità.
E so anche che almeno due tra voi che leggeranno questa recensione erano interessati al mio parere perché intenzionati a leggere il libro prima o poi: se siete sempre decisi a farlo, poi tornate a dirmi se condividete o meno il mio giudizio.
Cavolo, mi spiace che si sia rivelato una delusione, sembrava così interessante ç_ç Mi sa che per adesso rimarrà a prendere polvere in wish list, se lo trovo all'usato forse gli darò una chance...
RispondiEliminaEh sì, era così anche per me - ecco perché ci sono rimasta così male. >.<
EliminaFammi sapere eventualmente!
Peccato, mi aspettavo qualcosa in più visto che come te avevo letto molti pareri positivi :( aspetterò di trovarlo in scambio a questo punto
RispondiEliminaEh, anche io. ç_ç
EliminaSe poi avrai occasione di leggerlo, dimmi che ne pensi!
Mi spiace che ti abbia deluso, non sembrava male. Spero che la prossima lettura sia migliore :)
RispondiEliminaLo so - la cover è stupenda e la trama sembrava indicare una delle storie che piacciono a me e invece... ç_ç
EliminaOh noooo.....che pena, troppe cose negative, troppe lacune peccato....
RispondiEliminaDavvero. ç_ç
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