venerdì 14 febbraio 2020

Singing the Book #16

Aww, ma oggi è San Valentino! Si festeggia l'amore, magari sarete sotto una pioggia di cioccolatini... e poi ci sono che vengo a rovinarvi la festa e a spezzarvi il cuoricino - questo è l'ultimo appuntamento del Singing the Book

Almeno per un po'. 

Almeno fino a quando non trovo altri abbinamenti. 

Singing the Book è una rubrica inventata da me a cadenza assolutamente casuale nella quale vi mostro (e racconto) libri il cui titolo è lo stesso - o con qualche piccola variante - di canzoni che amo oppure ho amato e che potrebbero o non potrebbero c'entrare affatto con la trama.

Siamo al sedicesimo appuntamento e oggi sono libri di cui ho scoperto l'esistenza tramite la solita newsletter quotidiana di BookBub.

--- --- ---

The Apple of My Eye di Mary Ellen Bramwell / Memories dei Panic! At The Disco

Non so nulla del libro, se non quello che ho letto della trama su Goodreads, ma a quello che ho capito si tratta di un chick-lit con tratti mystery - e non mi ispira nemmeno un po'. Vi starete forse chiedendo cosa c'era la canzone con il libro dal momento che i loro titoli non hanno nulla in comune - ma qualcosa in comune ce l'hanno, questo perché nella canzone c'è un verso che recita "Then the smile had finally faded / From the apple of their eye". Memories dei P!ATD significa davvero tanto per me perché, come ho scritto diverse volte, la band è una di quelle da cui mi sono allontanata quando ho sentito il bisogno di lasciarmi alle spalle certa musica del liceo che mi ricordava cose che non volevo più vedere nella mia mente. Però sono sempre stata affezionata ai P!ATD e quando ho deciso di riavvicinarmi a loro era già uscito l'album Vices & Virtues del 2011 e questa canzone in particolare - insieme a Hurricane e soprattutto Trade Mistakes - ha risvegliato il mio interesse per la band e mi ha fatto riprendere l'ascolto. Ah, quasi dimenticavo: libro e canzone non hanno nulla in comune.




Only to Sleep di Lawrence Osborne / No One's Here To Sleep di Naughty Boy feat. Dan Smith dei Bastille

Non ricordo come mi sia venuta in mente l'associazione - probabilmente quando è arrivata la mail quotidiana di Bookbub in cui era presente questo libro era anche un periodo in cui mi stavo riascoltando i Bastille. Però ricordo la prima volta che ho sentito questa canzone: nel 2014, guardando la 3x20 di Teen Wolf - ancora oggi la terza è la mia stagione preferita insieme alla seconda e quell'episodio in particolare mi ha regalato un'altra delle canzoni della mia vita. Il libro è un noir, a quanto ho letto commissionato da chi gestisce eredità e diritti di Raymond Chandler per portare avanti il personaggio di Philip Marlowe. Ma la canzone, per quanto possa avere sfumature "sinistre" - passatemi il termine - se proprio vi sforzate, non ha niente in comune con il romanzo. Almeno per me. 




Someone to Watch Over Me di Iris Morland / Someone's Watching Over Me di Hilary Duff

Un leggerissimo cambio di tempo verbale nel titolo che fa tutta la differenza tra un libro contemporary romance e una canzone che parla di dolore, lutto e speranza. Quando ero una ragazzina ed ero ancora nella mia fase pop, uno dei miei appuntamenti fissi del pomeriggio era Lizzie McGuire con protagonista Hilary Duff. E mi piacevano anche le sue canzoni, ho ancora l'album Most Wanted tenuto benissimo e Nata Per Vincere era uno dei miei film preferiti alle superiori. Non solo a causa sua come attrice e cantante, ma perché quel film aveva una componente che... come si dice, hit close to home. E la canzone protagonista di questo appuntamento ancora oggi è capace di farmi venire la pelle d'oca e farmi piangere perché quando è uscita era passato neanche un anno da quando avevo perso mio nonno e io ancora non ero stata in grado di elaborare il lutto. Va da sé che, visti gli argomenti, libro e canzone non hanno niente in comune. 




Forgotten di P.C. Cast e Kristin Cast / Forgotten di Avril Lavigne

Erano gli anni in cui ero in fissa con i vampiri, gli anni precedenti alla reading slump universitaria e probabilmente il primo libro della House of Night delle Cast l'avevo anche letto - ma so che adesso sono arrivati ad un numero spropositato di volumi e questo addirittura credo faccia parte di una sorta di spin-off. Morale della favola: non ne so una beneamata fava se non che ci sono dei vampiri - mi sento abbastanza sicura comunque nell'affermare che libro e canzone non c'entrano nulla l'uno con l'altro. La canzone fa parte di quell'album - Under My Skin - che a 15 anni mi è entrato letteralmente sottopelle (la battuta non era voluta) e ricordo di aver scritto il testo di questa canzone un'infinità di volte su quel diario cartaceo dalle pagine profumate. Questa canzone in particolare poi faceva uscire tutta la rabbia adolescenziale dei miei 15 anni - che cozza un po' con il fatto che io avessi un diario dalle pagine profumate, ma tant'è. 




Red Sky at Morning di Richard Bradford / Under This Red Sky & Good Mourning, Honey degli Hopes Die Last

Nel secondo appuntamento avevamo avuto due libri per una singola canzone, questa volta invece abbiamo un singolo libro per due canzoni - canzoni che, incidentalmente, sono anche vicine tra loro perché sono le tracce 5 e 6 di un album che amo e che ha segnato musicalmente il mio 2009. Il libro è uno young adult storico ambientato durante la seconda guerra mondiale e, seppure la trama su Goodreads non esista perché ci sono solo due righe, sorprendentemente Under This Red Sky sembra starci davvero bene come mood e alcuni versi - Good Mourning, Honey invece non proprio. Era il 2007, era l'anno in mezzo a quello infernale in cui era cominciato tutto e a quello che mi ha vista uscire dal liceo e cominciare l'università - riprendendomi una sorta di vita e riprendendomi la "mia" musica. Ma nel 2007 ero ancora lontana da quel punto, i miei 18 anni avevano fatto schifo prima, durante e dopo - se questo ha senso. Era l'anno in cui ancora cercavo ossessivamente nuova musica e scoprivo nuove band su MySpace. Non ricordo quale sia stata la prima band emergente romana che ho scoperto - se i Vanilla Sky oppure i The Electric Diorama. Però ad un certo punto sono arrivata a loro, gli Hopes Die Last, sono arrivata a quei gioiellini di Thanks For Coming (I Like You Dead) e Call Me Sick Boy e mi sono innamorata - soprattutto della voce di Marco "Becko" Calanca che, per me, è sempre stata una delle più belle della "scena" italiana. Ecco, loro sono stati l'unico gruppo dalle canzoni quasi completamente screamo che io abbia mai amato - il che mi faceva amare la voce pulita di Becko ancora di più. Poi lo screamer Nick si è tagliato il ciuffo emo, ha lasciato la band per darsi al pop con i Broken Heart College - e poi all'elettronica sotto il nome Razihel - e nel 2009 è arrivato l'album Six Years Home con il nuovo screamer Daniele e Some Like It Cold e Johnny's Light Sucks sono state le prime canzoni che ho sentito e amato di quell'album. Gli Hopes Die Last sono l'unica delle mie band italiane preferite che non sono mai riuscita a sentire live perché quando mi sono fatta quella due giorni di festival a Milano con la mia amica e abbiamo sentito tutte le band che amavamo, loro all'ultimo momento non sono riusciti a venire - e dire che avevo quasi fuso l'iPod sentendo l'album per tutto il viaggio in treno che, ve lo dico, non era stato corto. E niente, mi mancano i miei vent'anni. 



---

Ammetto che nonostante il cinismo iniziale, alla fine mi sono lasciata un po' andare al romanticismo... forse a causa della nostalgia. Anche perché se quella sopra per gli HDL non assomiglia un po' ad una dichiarazione d'amore, beh... secondo me ci va vicina.  
Per il momento vi saluto, spero di avervi fatto scoprire qualche nuova canzone - e con essa pure (nuovi?) aspetti di me grazie al viaggio nei ricordi della mia vita - e spero sul serio di rivedervi prestissimo con un altro appuntamento di questa rubrica.

Nessun commento:

Posta un commento