martedì 31 marzo 2020

[Recensione] "We Didn't Ask for This" di Adi Alsaid

Avrei voluto postarvi ieri questa recensione, ma continuo ad avere problemi con il sito e a quanto pare è colpa della mia connessione. Oppure colpa della Vodafone in generale, visto che il GPS del telefono fino a due giorni fa continuava a collocarmi a 720 km da casa mia. 

Grazie a Justine della HarperCollins (e di tutte le sue sottodivisioni) per la copia digitale in anteprima e per avermi coinvolta nel blogtour.


Titolo: We Didn't Ask for This
Autore: Adi Alsaid
Data di uscita: 7 aprile 2020
Pagine: 304 (Kindle Edition)
Editore: Inkyard Press
Link Amazon: https://amzn.to/2Qr8kdb

Trama [tradotta da me]: L'annuale occupazione della Central International School è leggendaria. Legami vengono stretti. Dispute arrivano allo scontro. Storie sono forgiate - che verranno trasmesse da studente a studente anno dopo anno.

L'occupazione di quest'anno comincia in modo piuttosto normale. Poi un gruppo di studenti capitanati da Marisa Cuevas dà inizio ad una eco-protesta e si incatena alle porte, giurando di tenere tutti rinchiusi dentro fino a quando la loro lista di richieste non verrà assecondata.

Qualche studente si unisce alla loro causa… ma altri sono delusi nel vedere i loro piani sfumare.

Amira si è allenata tutto l'anno per competere nel decathlon scolastico alle sue condizioni. Peejay aveva intenzione di onorare suo fratello dando la più grande festa che la CIS avesse mai visto. Kenji non vedeva l'ora di fare colpo con il suo spettacolo di improvvisazione. Omar voleva trascorrere un po' di tempo con il ragazzo per il quale ha una cotta. Celeste, spaesata in un nuovo posto, sperava di stabilire un contatto con qualcuno—chiunque. E Marisa, una volta così certa dei suoi obiettivi, ora deve decidere fino a dove si spingerà pur di raggiungerli.

Ogni anno la notte dell'occupazione cambia le vite degli studenti. Quest'anno potrebbe invece cambiare il mondo.


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Quando ho cominciato il liceo il primo anno, in classe con me c'erano due ragazze dell'anno precedente che erano state bocciate. Non so quando e come fosse venuto fuori l'argomento, ma in seguito avevamo saputo che proprio l'anno prima - quindi quando ero in terza media - era stata fatta un'occupazione nel mio polo scolastico. 

Mi era sembrata una cosa così incredibile e così invidiabile che speravo accadesse di nuovo mentre frequentavo anche io le superiori. Era ancora il periodo in cui credevo che tutto sarebbe cambiato, in cui credevo che il liceo avrebbe rappresentato un nuovo inizio e mi sarei lasciata alle spalle le medie - che mi sarei fatta tanti amici, avrei avuto un'adolescenza come la si vede nei telefilm e che un'occupazione avrebbe portato quella magia che sembrava permeare l'evento anche solo con il suo nome. 

Avrei presto cambiato idea. 


Quella della CIS però - il lock-in della storia - non è un'occupazione come quella che era stata fatta nel mio polo scolastico. Da me era il 2002, avevano lasciato fuori dalla scuola i professori per tre giorni - così mi è stato raccontato - e l'avevano fatta per protestare contro la guerra. 

Quella della CIS occupa tutto il campus, vede la presenza di professori "volontari" e tutta una serie di attività che vanno da quelle sportive a quelle audiovisive a quelle teatrali. 
È la notte verso la fine dell'anno scolastico che tutti aspettano, quella in cui tutti i ragazzi sono liberi di provare cose nuove e fare nuove amicizie oppure recuperare quelle logorate dal tempo o da un litigio - magari anche scoprire che la tua cotta per quella persona è ricambiata e non a senso unico come credevi. È una notte magica, leggendaria e in cui tutto è possibile. 

La CIS è una scuola internazionale, frequentata da figli di papà o figli di diplomatici - ragazzi che spesso restano anche solo un anno, ragazzi che per il lavoro dei genitori hanno già visto mezzo mondo e assunto l'inflessione di decine di accenti diversi. Per questo bisogna cogliere l'attimo la notte del lock-in. 

Tutti i nostri protagonisti hanno grandi aspettative per questa notte magica. 

Amira è una ragazza musulmana che però ha abbandonato la religione e lo tiene nascosto a sua madre. Ma non è quella l'unica cosa che le nasconde - Amira è un'atleta eccezionale, capace di abbattere persino la divisione di genere della gara di decathlon scolastica per la quale si è preparata tanto... ma sua madre non lo sa. Questo perché c'è la Amira che conoscono a scuola e la Amira che invece è una persona diversa a casa con sua madre, la quale non fa altro che ripeterle tutte le cose che una ragazza non può fare - tutte cose che invece il sangue di Amira ribolle per fare.

Celeste è nuova alla CIS - o meglio, relativamente nuova visto che frequenta la scuola da otto mesi ma non ha nessun amico. Non ha viaggiato abbastanza, non ha un accento abbastanza esotico, non va bene neanche agli americani come lei. Celeste non fa che pensare alla vita che ha lasciato in Illinois e nella quale era certa di conoscere il suo posto... qui alla CIS non così tanto. 

Kenji è al primo anno e se Celeste può contare sull'appoggio dei suoi genitori e si trova meglio a casa con loro che a scuola, per Kenji è proprio il contrario. Lui ama l'arte dell'improvvisazione, ama inscenare infinite possibilità e andare a braccio con quello che chiunque ha da dire, ama tanto dire "sì, e..." proprio perché a casa ha un padre sempre serio che dice sempre di no. 

Peejay è all'ultimo anno, un carisma enorme per il quale tutti gli vanno dietro e lo ascoltano, incaricato dal suo predecessore di organizzare la festa annuale della CIS - quella che però passa inosservata agli occhi dei professori, quella in cui fai entrare alcol e musica di straforo e regali ai tuoi coetanei una festa indimenticabile di cui parleranno per anni. E uno che ha avuto questo ruolo anni prima è stato Hamish, il fratello maggiore di Peejay - e tutto quello che Peejay vuole fare è organizzare un party che sia all'altezza e che possa rendere fiero suo fratello. 

Omar è uno degli avversari principali di Amira al decathlon, anzi l'unico. Alto e grosso, ma anche incredibilmente timido, tanto che cerca sempre di rubare uno sguardo al ragazzo per cui ha una cotta e che si limita a fissare da lontano. 

Poi arriva Marisa a sconvolgere i piani di tutti. 
Marisa che ama l'oceano, ama nuotare, ama fare immersioni, ama l'ambiente e soffre nel vederlo così rovinato. Quale modo migliore di essere notate e farsi ascoltare se non bloccare tutte le uscite insieme ai suoi amici incatenandosi alle porte proprio durante la notte più attesa da tutti? 
Le vite di chi resta dentro l'edificio principale non saranno più le stesse dopo quella notte - neanche quelle di chi è rimasto fuori, sia ad osservare lo svolgersi degli eventi e sia desiderando essere dentro per essere parte di quell'evento. 

Quand'è che una protesta comincia a trasformarsi in una situazione in cui i presenti sono tenuti in ostaggio?
Quand'è che comincia a sfumare la linea sottile tra attivismo e terrorismo? 


Mi sento in conflitto nei confronti di questo libro perché mi sento in conflitto con chi è stata la causa scatenante della storia: Marisa. 
Da una parte l'ho apprezzata e la sua forza nel resistere di fronte a tutto - anche alla rabbia dimostrata dai ragazzi che ha chiuso dentro con lei nell'edificio principale quando questa diventa violenta e fisica - è sicuramente da ammirare, così come la forza delle sue convinzioni. Per carità, anche io riciclo e faccio il possibile per non contribuire all'inquinamento - anzi, sono la prima a sgridare una mia amica che non fa la raccolta differenziata - ma capivo benissimo la rabbia dei suoi coetanei nei vedersi rubare la magia di una notte che stavano aspettando dall'inizio dell'anno scolastico perché lei è andata a colpirli proprio su qualcosa a cui tenevano. Così come lei si sentiva colpita su qualcosa a cui teneva. 

È però una storia che ha dell'implausibile: capisco una scuola internazionale frequentata da rampolli per i quali la sicurezza deve essere alla base, ma non può esistere una scuola le cui finestre non si aprono e sono fatte di un vetro/plexiglas così infrangibile da essere impossibili da sfondare - non è a norma di sicurezza. Non che anche quelle della mia scuola lo fossero, eh - la maggior parte delle finestre (specialmente quelle dal mio lato del liceo) davano su cortili interni senza via di uscita e avevano delle stecche che facevano da parasole e che quando faceva così caldo che non riuscivi a respirare, l'unica cosa che potevi fare prenderle a pugni affinché si sfilassero dal basamento e cadessero giù nel cortile. Però almeno i vetri si aprivano. 

Una delle cose che non mi sono piaciute tanto sono le frasi troppo lunghe, i discorsi presi troppo alla larga. C'è un punto in particolare in veniamo a sapere che una delle richieste della lista di Marisa è stata esaudita, ma prima di dirti qual è c'è tutto un discorso su quanto Marisa non si aspettasse che quella venisse persino presa in considerazione perché l'aveva messa senza pensarci e per nascondere ciò che in realtà voleva ottenere... e via di questo passo per almeno altri quattro paragrafi e io ero lì alla "per diamine, dimmi di che si tratta e facciamola finita!"

Il libro viene descritto come una sorta di Breakfast Club, ma in realtà non vediamo quasi mai i ragazzi interagire tra loro - sono tutti troppo presi dai loro problemi personali, ma questo ha di positivo che sono ben approfonditi. La sua pecca principale è che si tratta di uno dei quei libri in cui viene più raccontato che mostrato, così non capisci davvero il perché di tutta questa improvvisa ammirazione - amore - per Marisa. 
Il resto degli studenti rimane sullo sfondo, un branco di pecore che si rianima solo quando Peejay parla - e devo veramente credere che gli insegnanti siano riusciti a fare lezione nei giorni successivi al lock-in? Ma per piacere. 

Avrei voluto vedere più reazioni, più ribellione o più solidarietà, più motivazioni concrete per le quali qualcuno ha deciso di unirsi a Marisa oppure di mettersi contro di lei - e sarà anche una motivazione sciocca, ma una delle cose che più ho detestato di questo libro è che se degli altri personaggi la nazionalità non viene menzionata oppure se viene fatto è solo in passaggio per far notare che, pur essendo americana, Celeste non viene automaticamente accolta dagli altri americani oppure che Kenji ha una famiglia mezza giapponese e mezza inglese, guarda caso quando uno dei "cattivi" ragazzi fa qualcosa per ostacolare Marisa viene sottolineato come questo sia italiano. Grazie, eh. 

L'idea di partenza e di base del libro è buona: personaggi diversi per razza, religione, orientamento sessuale, famiglia, problemi; un problema serio come quello ambientale che sta portando il mondo a cambiamenti climatici sempre più evidenti e devastanti se non ci decidiamo a cambiare qualcosa nel nostro modo di vivere; ragazzi che hanno il coraggio di lottare per quello in cui credono quando gli adulti invece restano fermi a guardare oppure aspettano che sia qualcun altro a farlo al posto loro. 

Ci però situazioni logistiche e dinamiche implausibili: i genitori sono delle macchiette, in preda all'isteria di massa oppure indifferenti al punto tale da accettare che i figli restino chiusi dentro la scuola per un tempo indefinito o che una figlia chieda a papino che una certa industria smetta di usare un prodotto ed ecco che l'ambasciata interviene e il gioco è fatto; gli studenti che accettano altrettanto passivamente senza ribellarsi che sia Marisa a dettare le regole su duecento persone chiuse dentro l'edificio. 

Non so, c'è qualcosa che manca in questo libro o che semplicemente stona - ed è un peccato perché l'idea era buona, soprattutto quella di evidenziare come l'attivismo ambientale a volte faccia presto a trasformarsi in terrorismo agli occhi dei più. 

Forse tre stelle vi sembreranno generose visto che apparentemente ho demolito il libro, ma ci ho riflettuto sopra e pensandoci bene ho dato valutazioni più basse a libri che avevano "difetti" più gravi di questo. 

2 commenti:

  1. a 720 km da casa? Insomma, localizzazione precisissima... se dovessero cercare di tracciare i nostri movimenti (anche se per legge non lo faranno ma sorvoliamo ora XD) e la Vodafone continua ad essere così sul pezzo sarebbe tutto utilissimo...
    Il romanzo affronta una tematica importante mi sembra da dai difetti che citi forse potrebbe non essere il massimo :)

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    1. Esatto, stessa cosa che ho pensato io - soprattutto perché secondo la cronologia dei miei presunti "spostamenti" sembra che io parta alle due di notte dal Nord-Est dell'Italia e mi faccia sette ore e mezza di macchina per arrivare al Sud in mattinata. Ceeeeeerto. *inserire qui facepalm*
      Il libro ha tanto potenziale sprecato per il modo in cui è stato sviluppato e se voleva incitare i lettori a prendere più sul serio il problema ambientale sembra in realtà allontanarli da esso.

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