Buon pomeriggio, lettori!
Spero che la quarantena la stiate passando relativamente tranquilli - perché spensierati di sicuro non lo si può essere - e che i nervi ancora vi reggano, anche se qui da me nei giorni scorsi ci siamo un po'... scaldati, ecco.
Spero che la quarantena la stiate passando relativamente tranquilli - perché spensierati di sicuro non lo si può essere - e che i nervi ancora vi reggano, anche se qui da me nei giorni scorsi ci siamo un po'... scaldati, ecco.
Come lunedì scorso, anche oggi la recensione arriva nel primo pomeriggio e grazie a Stephanie della Algonquin Books e NetGalley per la copia digitale del libro e per avermi coinvolta nel blogtour.
Titolo: Tigers, Not Daughters
Serie: Tigers, Not Daughters #1
Autrice: Samantha Mabry
Data di uscita: 24 marzo 2020
Pagine: 288 (Kindle Edition)
Editore: Algonquin Young Readers
Link Amazon: https://amzn.to/2QjN8Wq
Trama [tradotta da me]: Le sorelle Torres sognano di scappare. Di scappare dal loro padre vedovo dispotico e bisognoso e dal loro quartiere di San Antonio, pieno delle antiche famiglie di San Antonio e di tutte le tradizione e aspettative che esse comportano. Nell'estate dopo il diploma, Ana, la sorella più grande, cade dalla finestra della sua camera e muore. Un anno più tardi, le sue tre sorelle più giovani, Jessica, Iridian e Rosa sono ancora consumate dal dolore e tormentate dal ricordo della sorella. Il loro sogno di lasciare Southtown ora sembra fuori dalla loro portata. Ma poi strane cose cominciano ad accadere in casa: risate misteriose, ombre misteriose, misteriose scritte sui muri. Le sorelle cominciano a chiedersi se Ana le stia davvero perseguitando, cercando di mandare loro un messaggio—e cosa esattamente stia cercando di dire.
Serie: Tigers, Not Daughters #1
Autrice: Samantha Mabry
Data di uscita: 24 marzo 2020
Pagine: 288 (Kindle Edition)
Editore: Algonquin Young Readers
Link Amazon: https://amzn.to/2QjN8Wq
Trama [tradotta da me]: Le sorelle Torres sognano di scappare. Di scappare dal loro padre vedovo dispotico e bisognoso e dal loro quartiere di San Antonio, pieno delle antiche famiglie di San Antonio e di tutte le tradizione e aspettative che esse comportano. Nell'estate dopo il diploma, Ana, la sorella più grande, cade dalla finestra della sua camera e muore. Un anno più tardi, le sue tre sorelle più giovani, Jessica, Iridian e Rosa sono ancora consumate dal dolore e tormentate dal ricordo della sorella. Il loro sogno di lasciare Southtown ora sembra fuori dalla loro portata. Ma poi strane cose cominciano ad accadere in casa: risate misteriose, ombre misteriose, misteriose scritte sui muri. Le sorelle cominciano a chiedersi se Ana le stia davvero perseguitando, cercando di mandare loro un messaggio—e cosa esattamente stia cercando di dire.
--- ---
TRIGGER WARNING: relazione abusiva, bullismo, violenza domestica.
L'ultima volta che vi ho parlato di questo libro è stato per dirvi quanto l'inizio mi ricordasse Le vergini suicide di Jeffrey Eugenides. Questo perché inizia con una narrazione in prima persona plurale, dove un gruppo di ragazzini osserva da anni le sorelle Torres dalla finestra della casa di fronte - un po' come succedeva nel libro di Eugenides, dove questo gruppo di ragazzi osservava le sorelle Lisbon.
Ma dove stanno le differenze?
Le sorelle Lisbon erano cinque, le sorelle Torres sono quattro.
A suicidarsi è la più piccola delle Lisbon, qui a morire è la più grande delle Torres ed è una tragica fatalità.
I ragazzi di Eugenides si limitavano a guardare le sorelle Lisbon in una maniera voyeuristica dai risvolti quasi sessuali, l'osservazione dei ragazzi della Mabry invece ha più il risvolto infantile dell'infatuazione e ogni tanto interagiscono con le sorelle Torres - ed è proprio a causa del loro intervento che la loro fuga viene scoperta e interrotta. E magari, se i ragazzi con la loro voglia di aiutare le Torres non avessero portato alla scoperta della tentata fuga, qualche tempo dopo Ana non sarebbe morta.
C'è anche chi ha paragonato questo libro ad una versione dark, horror e tinta di realismo magico di Piccole Donne - che, qui lo dico, io non ho mai letto in vita mia.
La storia si apre la notte della fuga interrotta delle sorelle Torres, in cui i ragazzi della casa di fronte osservano le sorelle uscire una ad una dalla finestra della camera di Ana - attente a non svegliare il padre che dorme al piano di sotto, pronte a lasciarsi alle spalle Southtown, San Antonio, il loro quartiere latino con tutte le sue tradizioni e le famiglie che lo abitano. Ma, come scritto sopra, l'intervento dei ragazzi fa sì che poi il padre Rafe Torres le raggiunga e le porti indietro. E qualche tempo dopo, Ana muore.
Se il libro di Eugenides era interamente raccontato dai ragazzi, qui le restanti sorelle Torres trovano la loro voce e la storia viene narrata dai loro punti di vista.
La più grande ora è Jessica, che lavora in una farmacia ed è l'unica ancora disposta ad aiutare il padre quando è in crisi - ovvero quando beve troppo oppure ha bisogno di soldi. Jessica ha reagito alla morte della sorella cercando di diventare Ana: ha preso la sua camera, i suoi vestiti, i suoi trucchi e cerca do occupare anche il suo posto vacante nelle vite degli altri - ma è sempre, sempre arrabbiata.
A seguire Iridian, che non esce più di casa in seguito ad un episodio che scopriremo poi. Il senso di colpa la schiaccia, ha fatto suoi i libri di Ana e riempie blocnotes su blocnotes cercando di scrivere una propria storia e tutte quelle che Ana ha lasciato incomplete con i suoi libri nascosti nell'armadio.
A chiudere la fila Rosa, la più piccola - quella gentile, con il cuore puro, quella spirituale che va sempre in chiesa e che si dice sia in grado di comunicare con le creature, sensibile alle vite di tutti.
Ad un anno dalla morte di Ana, la vita delle sorelle Torres viene scossa quando ognuna di loro entra in contatto con quello che sembra essere il fantasma di Ana: l'impronta di una mano sulla tenda della doccia, scritte sui muri, il suono di risate e l'odore di arance. Oltretutto, il giorno dell'anniversario, una iena è scappata dallo zoo per aggirarsi nel loro quartiere e Rosa non crede sia una coincidenza. È davvero Ana? E che cosa vuole? Vuole mandare un messaggio? Vuole tenere unite le sorelle oppure terrorizzarle al punto di mandarle fuori di casa? Vuole salvarle oppure vuole vendetta?
Tigers, Not Daughters è una storia che mette i brividi - soprattutto se alcuni momenti sono letti al buio a tarda notte. Fidatevi, non fatelo. È una storia che affronta il lutto, la perdita della propria identità - tutte le sorelle hanno perso Ana, alla quale erano legate in maniera diversa e Jessica ha soprattutto perso se stessa cercando di diventare sua sorella.
Le sorelle durante quell'anno si sono allontanate le une dalle altre, troppo prese dal proprio dolore cercando di ricostruire una parvenza di vita. Tutte loro hanno un complicato rapporto con i vicini di quartiere, a volte troppo ficcanaso ma gli unici a cui chiedere aiuto perché il padre non è mai stato in grado di essere un sostegno in alcun modo - né fisico, né emotivo - e sono proprio le sorelle Torres ad aiutarsi quando le cose si fanno brutte.
Conosciamo le vite presenti delle sorelle quando sono loro a raccontarcele, conosciamo stralci della vita passata quando la narrazione passa ai ragazzi con eventi dei quali sono stati testimoni oppure quando la narrazione rimane semplicemente impersonale, come se fosse un fatto di cronaca.
Ha uno stile che coinvolge - complici anche i capitoli brevi - e dal suono poetico, proprio come quel vento che profuma di arance che sentiva Iridian e che avvolge il lettore. Le parti che coinvolgono Ana - o meglio, il suo fantasma - mi hanno fatto venire letteralmente la pelle d'oca e un brivido lungo la schiena in più di un'occasione e vediamo quanto la sua presenza sconvolga la vita delle ragazze, che però allo stesso tempo non sono neanche più di tanto sorprese dalla sua apparizione e la accettano perché sanno che molto è rimasto in sospeso.
La sua pecca però è che non abbiamo storie riguardo alla vita passata famigliare delle Torres con il padre: sappiamo che beve, che chiede sempre soldi a Jessica, che insulta Iridian, che sembra avere un'ossessione per Ana tanto che porta sempre un suo vecchio braccialetto al polso - non avrò mai risposta al dubbio che mi era sorto dopo aver letto di questo dettaglio e dopo che una frase di Iridian mi aveva fatto suonare i campanelli d'allarme in testa. Si capisce che Rafe Torres non sia mai stato un buon padre, ma non scopriamo mai cosa facesse sempre guardare Ana fuori dalla finestra con gli occhi rivolti al cielo e uno sguardo che gridava quanto volesse volare via da lì - cosa avesse spinto le sorelle Torres a provare a fuggire quella notte.
Resta però un libro dall'atmosfera magica, ipnotica e un po' oscura che ti resta nelle ossa anche dopo che l'hai concluso.
L'ultima volta che vi ho parlato di questo libro è stato per dirvi quanto l'inizio mi ricordasse Le vergini suicide di Jeffrey Eugenides. Questo perché inizia con una narrazione in prima persona plurale, dove un gruppo di ragazzini osserva da anni le sorelle Torres dalla finestra della casa di fronte - un po' come succedeva nel libro di Eugenides, dove questo gruppo di ragazzi osservava le sorelle Lisbon.
Ma dove stanno le differenze?
Le sorelle Lisbon erano cinque, le sorelle Torres sono quattro.
A suicidarsi è la più piccola delle Lisbon, qui a morire è la più grande delle Torres ed è una tragica fatalità.
I ragazzi di Eugenides si limitavano a guardare le sorelle Lisbon in una maniera voyeuristica dai risvolti quasi sessuali, l'osservazione dei ragazzi della Mabry invece ha più il risvolto infantile dell'infatuazione e ogni tanto interagiscono con le sorelle Torres - ed è proprio a causa del loro intervento che la loro fuga viene scoperta e interrotta. E magari, se i ragazzi con la loro voglia di aiutare le Torres non avessero portato alla scoperta della tentata fuga, qualche tempo dopo Ana non sarebbe morta.
C'è anche chi ha paragonato questo libro ad una versione dark, horror e tinta di realismo magico di Piccole Donne - che, qui lo dico, io non ho mai letto in vita mia.
La storia si apre la notte della fuga interrotta delle sorelle Torres, in cui i ragazzi della casa di fronte osservano le sorelle uscire una ad una dalla finestra della camera di Ana - attente a non svegliare il padre che dorme al piano di sotto, pronte a lasciarsi alle spalle Southtown, San Antonio, il loro quartiere latino con tutte le sue tradizioni e le famiglie che lo abitano. Ma, come scritto sopra, l'intervento dei ragazzi fa sì che poi il padre Rafe Torres le raggiunga e le porti indietro. E qualche tempo dopo, Ana muore.
Se il libro di Eugenides era interamente raccontato dai ragazzi, qui le restanti sorelle Torres trovano la loro voce e la storia viene narrata dai loro punti di vista.
La più grande ora è Jessica, che lavora in una farmacia ed è l'unica ancora disposta ad aiutare il padre quando è in crisi - ovvero quando beve troppo oppure ha bisogno di soldi. Jessica ha reagito alla morte della sorella cercando di diventare Ana: ha preso la sua camera, i suoi vestiti, i suoi trucchi e cerca do occupare anche il suo posto vacante nelle vite degli altri - ma è sempre, sempre arrabbiata.
A seguire Iridian, che non esce più di casa in seguito ad un episodio che scopriremo poi. Il senso di colpa la schiaccia, ha fatto suoi i libri di Ana e riempie blocnotes su blocnotes cercando di scrivere una propria storia e tutte quelle che Ana ha lasciato incomplete con i suoi libri nascosti nell'armadio.
A chiudere la fila Rosa, la più piccola - quella gentile, con il cuore puro, quella spirituale che va sempre in chiesa e che si dice sia in grado di comunicare con le creature, sensibile alle vite di tutti.
Ad un anno dalla morte di Ana, la vita delle sorelle Torres viene scossa quando ognuna di loro entra in contatto con quello che sembra essere il fantasma di Ana: l'impronta di una mano sulla tenda della doccia, scritte sui muri, il suono di risate e l'odore di arance. Oltretutto, il giorno dell'anniversario, una iena è scappata dallo zoo per aggirarsi nel loro quartiere e Rosa non crede sia una coincidenza. È davvero Ana? E che cosa vuole? Vuole mandare un messaggio? Vuole tenere unite le sorelle oppure terrorizzarle al punto di mandarle fuori di casa? Vuole salvarle oppure vuole vendetta?
Tigers, Not Daughters è una storia che mette i brividi - soprattutto se alcuni momenti sono letti al buio a tarda notte. Fidatevi, non fatelo. È una storia che affronta il lutto, la perdita della propria identità - tutte le sorelle hanno perso Ana, alla quale erano legate in maniera diversa e Jessica ha soprattutto perso se stessa cercando di diventare sua sorella.
Le sorelle durante quell'anno si sono allontanate le une dalle altre, troppo prese dal proprio dolore cercando di ricostruire una parvenza di vita. Tutte loro hanno un complicato rapporto con i vicini di quartiere, a volte troppo ficcanaso ma gli unici a cui chiedere aiuto perché il padre non è mai stato in grado di essere un sostegno in alcun modo - né fisico, né emotivo - e sono proprio le sorelle Torres ad aiutarsi quando le cose si fanno brutte.
Conosciamo le vite presenti delle sorelle quando sono loro a raccontarcele, conosciamo stralci della vita passata quando la narrazione passa ai ragazzi con eventi dei quali sono stati testimoni oppure quando la narrazione rimane semplicemente impersonale, come se fosse un fatto di cronaca.
Ha uno stile che coinvolge - complici anche i capitoli brevi - e dal suono poetico, proprio come quel vento che profuma di arance che sentiva Iridian e che avvolge il lettore. Le parti che coinvolgono Ana - o meglio, il suo fantasma - mi hanno fatto venire letteralmente la pelle d'oca e un brivido lungo la schiena in più di un'occasione e vediamo quanto la sua presenza sconvolga la vita delle ragazze, che però allo stesso tempo non sono neanche più di tanto sorprese dalla sua apparizione e la accettano perché sanno che molto è rimasto in sospeso.
La sua pecca però è che non abbiamo storie riguardo alla vita passata famigliare delle Torres con il padre: sappiamo che beve, che chiede sempre soldi a Jessica, che insulta Iridian, che sembra avere un'ossessione per Ana tanto che porta sempre un suo vecchio braccialetto al polso - non avrò mai risposta al dubbio che mi era sorto dopo aver letto di questo dettaglio e dopo che una frase di Iridian mi aveva fatto suonare i campanelli d'allarme in testa. Si capisce che Rafe Torres non sia mai stato un buon padre, ma non scopriamo mai cosa facesse sempre guardare Ana fuori dalla finestra con gli occhi rivolti al cielo e uno sguardo che gridava quanto volesse volare via da lì - cosa avesse spinto le sorelle Torres a provare a fuggire quella notte.
Resta però un libro dall'atmosfera magica, ipnotica e un po' oscura che ti resta nelle ossa anche dopo che l'hai concluso.
Nessun commento:
Posta un commento