venerdì 25 maggio 2018

[Recensione] "Violent Ends" di Shaun David Hutchinson

Questo libro tratta di un argomento che purtroppo ogni tanto torna alla ribalta - anche se fortunatamente non riguarda il nostro paese. 
È tornato alla ribalta la settimana scorsa ed è tornato alla ribalta anche oggi, dal momento che ho appena letto la notizia di una nuova sparatoria in una scuola.


Titolo: Violent Ends
Autori: Shaun David Hutchinson (e vari)
Data di uscita: 13 dicembre 2016
Data di uscita originale: 1 settembre 2015
Pagine: 338 (copertina flessibile)
Editore: Simon Pulse
Link Amazon: https://amzn.to/2GTbCD8

Trama [tradotta da me]: Ha impiegato solo ventidue minuti Kirby Matheson per uscire dalla sua auto, marciare sulla scuola, entrare nella palestra e aprire il fuoco, uccidendo sei ragazzi e ferendone altri cinque.

Ma questa non è una storia sulla sparatoria in sé. Qui non si tratta di raccontare quel giorno impossibile da indimenticabile.
Questa è la storia di un ragazzo—un ragazzo che aveva amici, a cui piaceva leggere, che suonava il sassofono nella banda e che non era mai stato nei guai prima di allora—diventato un mostro capace di entrare nella sua scuola con una pistola carica e di sparare proiettili ai suoi compagni di classe.

Ogni capitolo è raccontato dal punto di vista di una vittima diversa, fornendo l'introspettiva su chi era Kirby e su chi era diventato. Alcuni sono dolci, altri oscuri; altri sembrano non essere correlati, riguardanti liti o primi baci oppure feste a tarda notte. Questo libro è narrato da molteplici prospettive—con un personaggio e un evento che li accomuna tutti—scritto da alcuni dei nomi più riconoscibili della letteratura YA.


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Gli autori che hanno partecipato a questo libro sono tanti: 


Shaun David Hutchinson | Neal Shusterman e Brendan Shusterman | Beth Revis | Cynthia Leitich Smith | Courtney Summers | Kendare Blake | Delilah S. Dawson | Steve Brezenoff | Tom Leveen | Hannah Moskowitz | Blythe Woolston | Trish Doller | Mindi Scott | Margie Gelbwasser | Christine Johnson | E.M. Kokie | Elisa Nader

Ognuno di questi autori offre un punto di vista diverso. Ma non lo offre sulla sparatoria in sé, bensì sull'unico elemento in comune: Kirby Matheson. 

Come Hate List di Jennifer Brown, questa non è una cronaca di quella giornata ma non è neanche il racconto delle conseguenze - o meglio, lo è in parte. 
Quello in cui si differenzia Violent Ends è il punto di vista di ognuna delle persone la cui vita si è incrociata con quella di Kirby in diversi periodi della propria esistenza. 

Non mancano i punti di vista da parte di alcune delle vittime, sia di quelle che non ce l'hanno fatta che di quelle che sono sopravvissute, ma ci sono anche punti di vista di chi conosceva Kirby solo superficialmente o di chi non parlava con lui da anni. 

Pur essendo scritto da diciotto autori - ma i capitoli sono diciassette perché uno è scritto a quattro mani - si ha comunque un senso di continuità durante la lettura perché si inizia con la voce di una bambina che incontra un Kirby ancora alle medie e si prosegue, attraverso gli occhi altrui, osservando Kirby prima della sparatoria e poi il giorno della sparatoria, concludendo infine con quello che resta nei giorni seguenti. 

Questo non vuole neanche essere un ritratto di Kirby perché nessuna delle persone più o meno coinvolte nella sua vita può davvero fornire delle risposte esaurienti, ma vuole semplicemente mostrare cosa ha rappresentato Kirby per tutti coloro che hanno voce in questo libro. 

Per alcuni è stato un salvatore, un amico, qualcuno su cui contare. 
Per altri è stato una cotta, un'ossessione, qualcuno di affascinante da osservare. 
Per altri ancora è stato qualcuno da tormentare, da prendere in giro oppure da ignorare. 
Per alcuni è un ricordo d'infanzia, per altri una ferita che con la sua assenza non si rimarginerà mai. 
Per altri è stato un bullo, una nemesi, qualcuno da cui stare alla larga. 

In Hate List avevamo solo Valerie a fornirci un ritratto di Nick - e parzialmente nella novella Say Something anche David ha fornito il suo contributo.
Eppure lo stesso non sappiamo cosa sia successo nella testa e nell'animo di Nick quel giorno di maggio.

Accade la stessa cosa qui con Kirby. 
Tante voci diverse forniscono tanti pezzi di un puzzle che comunque non risulta completo, un ritratto ancora più confuso di quello che invece si aveva di Nick. 
Tante cose restano sconosciute - e va bene così, perché nessuno di loro ha le risposte. 
Così come non sappiamo cosa sia accaduto nella mente di Nick Levil, così non sappiamo cosa sia accaduto nella mente di Kirby Matheson. 

La differenza è che le vittime di Nick avevano forse più "senso" sulla base della Hate List, quelle di Kirby invece restano senza spiegazioni perché non tutti quelli che sono finiti dalla parte del proiettile avevano una ragione per esserci - anzi, forse in spirito di crudeltà Kirby ha lasciato vivi proprio coloro che gli avevano fatto male punendoli con la morte di chi amavano. 
Ma non si sa davvero, non c'è nulla di certo. 

Queste storie sono più degli attimi precedenti e successivi alla sparatoria perché tirano in mezzo anche il bullismo e un altro fenomeno purtroppo in voga: il femminicidio. 
Sì, perché uno dei capitoli parla di una ragazza che ha detto no e forse per questo è finita nel mirino di Kirby. 

Va bene non avere tutte le risposte perché questo genere di violenza e di morte è così: senza senso. 
Non esisteranno mai risposte che possano essere esaurienti oppure consolatorie. 

E mi ritrovo d'accordo con Jennifer Brown, con quello che aveva detto in un'intervista - parlando del suo rifiuto di scrivere un giorno il punto di vista di Nick. 
Perché scrivere dal punto di vista di Nick - così come avere il punto di vista di Kirby in questo libro - sarebbe quasi come giustificare un atto di violenza senza senso. 
Nessuno può sapere cosa passa per la mente di una persona mentre fa una strage a scuola, cosa l'abbia portato a quel punto e perché. Pertanto scrivere e guardare la scena attraverso i suoi occhi sarebbe una giustificazione che non merita di esistere.

Alcuni punti di vista sono più "distaccati" di altri, di persone che hanno conosciuto Kirby quando erano ancora piccoli e non avevano più contatti con loro. 
Alcuni mi hanno stretto lo stomaco e altri mi hanno dato da pensare: perché quelli che parlavano provavano fastidio nell'essere associati a Kirby, perché la loro vita non era più la stessa dopo quel giorno di gennaio. Perché c'è chi dice che l'aveva capito sin da quando Kirby era piccolo, chi invece viene bombardato di domande e afferma che davvero non aveva mai notato niente di strano - che quella era solo rabbia adolescenziale, che non era niente di più oscuro, che davvero mai avrebbe pensato che Kirby potesse commettere un'azione del genere. 
Perché il male non sempre ha segni caratteristici, non sempre è evidente, non sempre è facilmente riconoscibile, non sempre fa spiccare una persona su altri - e questo diffonde la paura a scuola che anche qualcun altro possa ripetere quanto fatto da Kirby.

Alcuni punti di vista mi hanno messo i brividi e altri mi hanno rapita in maniera profonda e disturbante: Survival Instinct e The Perfect Shot sono stati i miei capitoli preferiti e History Lessons di Courtney Summers mi ha lasciato - come solo lei sa fare con il suo modo di scrivere - una sensazione di disagio addosso. 
Ho specialmente apprezzato quegli autori che hanno scritto dal punto di vista femminile e quelle autrici (come la Summers) che hanno scritto dal punto di vista maschile. 
Ma non aspettatevi grandi approfondimenti o racconti di vita: sono solo diciassette voci in un determinato momento della loro esistenza. Si ha solo un'infarinatura di fatti pregressi, ciò che è sufficiente a dare loro spazio per metterli in relazione con Kirby.

Violent Ends non vuole essere il resoconto di una sparatoria e non vuole neanche fornire un ritratto esaustivo di Kirby Matheson, ma come Hate List fornisce luci e ombre di una persona - luci e ombre in quello che è stato e ha fatto nella vita, luci e ombre in coloro che non ci sono più e luci e ombre in coloro che sono rimasti.
Perché non tutti i punti di vista sono quelli delle vittime, perché non tutti i punti di vista sono obiettivi, perché tutti i punti di vista possono permettersi di giudicare - che la loro vita sia stata toccata più o meno in maniera profonda da Kirby e da quello che fatto.


4 commenti:

  1. Questo non è esattamente il mio genere, ma per colpa tua è il secondo libro del genere (scusa la ripetizione!) che metto in wish list nel giro di poco. Ammetto che mi incuriosiva, ma dopo la tua recensione devo assolutamente leggerlo!

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    1. Se l'altro è Hate List, consiglio prima quello!
      Ahahaha, sorry not sorry! xD

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