sabato 11 gennaio 2020

[Recensione] "#NotReadyToDie" di Cate Carlyle

Ne avevo già avuto il sentore leggendo qualche recensione in qua e in là su Goodreads, ma devo dare ragione a chi ha bocciato questo libro e unirmi al loro coro - ecco quindi la prima recensione negativa dell'anno. 

Un grazie a NetGalley e alla Common Deer Press per la copia digitale (ormai non più in anteprima vista la data) in cambio della mia onesta opinione. 


Titolo: #NotReadyToDie
Autrice: Cate Carlyle
Data di uscita: 7 ottobre 2019
Pagine: 200 (Kindle Edition)
Editore: Common Deer Press
Link Amazon: https://amzn.to/2sAGpyN

Trama [tradotta da me]: La vita di Ginny subisce una battuta di arresto improvviso un fatidico lunedì quando qualcuno armato si presenta alla Southwestern High School durante la prima ora. In isolamento con la supplente e la sua cotta segreta Owen entrambi gravemente feriti, Ginny deve fare squadra con Kayla - una delle "barbie". Insieme devono provare a tenere i loro compagni di classe vivi in mezzo al terrore e al dolore. Mentre il caos continua ad infuriare, Ginny è assillata dalle domande: ha giudicato Kayla troppo duramente? Avrà mai l'occasione di invitare Owen al ballo? Il litigio che ha avuto sua madre prima di scuola sarà la loro ultima conversazione? Con l'incertezza di tutti quanti di uscirne vivi che cresce ad ogni minuto, c'è solo una cosa che Ginny sa per certo: nessuno ne uscirà immutato. 



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TRIGGER WARNING: sparatoria scolastica, autolesionismo. 


Sapete che questo argomento si presenta spesso nei libri che leggo, ma forse non sapete che la prima volta che mi ci sono imbattuta è stata quando ero un'adolescente e guardavo One Tree Hill su Rai 2. One Tree Hill è una serie che amo ancora oggi per svariati motivi, ma quell'episodio della terza stagione me lo ricordo ancora adesso tredici anni dopo. 

Se volete un libro che racconti bene di una sparatoria scolastica, questo è il libro sbagliato - quindi e v i t a t e l o

È un libro breve, quello che dovete sapete è tutto nella trama ed è stato scritto in maniera tremendamente superficiale. 

Ora, io non ho mai vissuto questo genere di situazione o qualcosa di simile che significasse un pericolo immediato per la mia vita e spero di non viverla mai, ma ci sono cose che sono veramente poco realistiche. 

La storia inizia già con Ginny e i suoi compagni di classe nascosti sotto i banchi dopo che Owen - il ragazzo per cui ha una cotta - è riuscito ad entrare a malapena nell'aula prima che la supplente Miss Jones riuscisse a chiudere a chiave la porta. Entrambi sono gravemente feriti perché sono stati colpiti e hanno bisogno di assistenza medica e solo Kayla - che Ginny continua a chiamare Barbie solo perché è una cheerleader - è in grado di praticare le prime manovre di pronto soccorso per cercare di guadagnare tempo. 

Ora, di norma saremmo tutti terrorizzati, no? 
Ci sta che ci sia chi si mette a piangere, chi va nel panico, chi cerca di isolarsi - anche chi cerca di distrarsi pensando o bisbigliando di cose futili come meccanismo di sopravvivenza per non cedere il controllo all'angoscia. 

Non esiste che qualcuno si metta a fare un sonnellino sotto il banco. NON ESISTE. 
Non esiste che Ginny sia lì a preoccuparsi di non poter invitare Owen al ballo, che si dica che non permetterà a chi c'è armato là fuori di rovinarle i piani, che sia lì a pensare che Kayla voglia rubarle il suo Owen mentre si prende cura delle sue ferite. 

Non esiste un ritmo che ci dica quanto tempo passi a meno che non siamo noi a focalizzarci sull'orario dei tweet di aggiornamento dai telefoni dei ragazzi e di chi sta all'esterno tra genitori impauriti e media arrivati a coprire la notizia.
Il fatto che sia narrato al passato e non al presente gli toglie anche quel senso di ansia che si dovrebbe provare di fronte ad una storia con una tematica del genere. 

Ginny ci parla della sua vita, di quando era piccola e di adesso, e non capisco se è stata scritta apposta così insopportabile e stupida - perché fa dei ragionamenti che sono da ragazzina pre-adolescente e non da una che è quasi all'ultimo anno di superiori. 

Se volete lo spoiler, evidenziate la parte sotto. 

Praticamente ad un certo punto scopre che il suo Owen è gay e sta con un loro compagno di classe. Prima di capirlo, si rende ridicola dicendo che quando Owen riprenderà conoscenza sicuramente lei sarà la prima persona che lui vorrà vedere e poi, quando finalmente glielo dicono in faccia, allora decide di stargli alla larga e di ignorarlo - certo, il tuo migliore amico e interesse amoroso si sta solo dissanguando sul pavimento, ma ignoralo pure perché sei stata friendzonata e perché i tuoi sentimenti sono più importanti rispetto a quello che sta succedendo - per poi, in un grande gesto di magnanimità, decidere che allora Max è un buon "secondo posto" per il suo Owen. 

Mi sono quasi usciti gli occhi fuori dalla testa a forza di alzarli al cielo, non ricordo l'ultima volta che ho sclerato così male per un libro perché è vero che a me piacciono le protagoniste unlikeable, ma c'è unlikeable e unlikeable

In generale è un libro pieno di clichés - i nerd, gli sportivi, le mean girls - e, anche in un contesto del genere come quello di una sparatoria, Ginny si arrocca sulle sue posizioni e non fa altro che giudicare a prima vista invece di darsi una mossa. 
Ma no, sta a lì a lamentarsi che il suo nome, Ginevra, deriva da quello di Ginny Weasley perché i suoi genitori amano Harry Potter. Cioè, ma ce la fai? E poi, che diamine, esistono nomi peggiori di Ginevra!
E pensare che poi alla fine le danno anche un riconoscimento per il coraggio dimostrato durante la crisi, madre del cielo. 

Non parliamo poi del fatto che continua a chiamare Kayla "Barbie" e che ha degli scatti infantili durante tutte le loro interazioni: la sminuisce, le dice che non la credeva così intelligente e capace, ma poi si inalbera e si "ingelosisce" se Kayla le dice di piantarla con i pregiudizi e di aprire un po' la mente o si occupa degli altri compagni di classe. E poi, improvvisamente, sono migliori amiche e mentre fuori c'è uno armato, si confidano tutto perché hanno la massima fiducia l'una nell'altra. Che va bene che certe situazioni anomale ti portano a stringere un legame anche con l'ultima persona che ti saresti aspettato e che si rivela essere migliore di quanto credessi, ma qua stiamo un po' esagerando.

Il finale non è neanche classificabile - nessuna spiegazione su chi ci fosse dietro agli spari, non più di una parola sulle conseguenze fisiche e non più di mezza su quelle mentali ed emotive perché sappiamo tutti qual è la parte importante: il ballo.

Ha due stelle di valutazione invece di una solamente perché, sebbene ci sia qualcosa in Ginny e nella sua vita che per me è un trigger - che non mi aspettavo di trovare quando ho iniziato il libro quindi mi ha fatto lo sgambetto - e che spesso mi ha costretta a fare un respiro profondo prima di essere in grado di continuare, il modo in cui ne parla e in cui si relaziona ad esso è qualcosa che posso capire ed è l'unica parte che ho sottolineato della storia. È anche l'unica realistica. 

2 commenti:

  1. E niente, se mai deciderò di approcciarmi seriamente alla narrativa con questa tematica, starò alla larga da questo titolo.

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