Quando ho approcciato questo libro, non avevo affatto pensato che poi avrei scritto la recensione. Certo, avrei scritto qualcosa su Goodreads e poi avrei scritto qualcosa nel WWW e nella mia rubrica BRT: Breve Riassunto della Trama, ma una recensione vera e propria... quella no.
Invece eccomi qui.
Titolo: Heaven and Hell: The Psychology of the Emotions
Autore: Neel Burton
Data di uscita: 30 giugno 2015
Data di uscita originale: 5 maggio 2015
Pagine: 250 (copertina rigida)
Editore: Acheron Press
Link Amazon: http://amzn.to/2mw3Cf7
Trama [tradotta da me]: Oggi più che mai, l'educazione dispensata nelle classi è fredda e di natura cognitiva. Ma, una volta fuori, sono le nostre emozioni non-educate che ci muovono, ci frenano e ci portano nella direzione sbagliata. Sono, per prima e ultima cosa, le nostre emozioni che determinano la nostra scelta della professione, del partner, della politica e la nostra relazione con soldi, sesso e religione. Niente ci fa sentire più vivi o più umani delle nostre emozioni - o ci ferisce di più. Eppure molte persone arrancano nella vita senza prestare piena considerazione alle loro emozioni - in parte perché la nostra cultura empirica e materialistica non lo incoraggia o addirittura non lo fa sembrare possibile e in parte perché richiede un'inusuale forza per osservare nell'abisso dei nostri più profondi impulsi, bisogni e paure. Questo libro si propone di farlo esaminando più di 25 emozioni che spaziano dalla lussuria all'amore e dall'umiltà all'umiliazione, traendo alcune utili e soprendenti conclusioni lungo il percorso.
Sia chiaro: non è il primo libro di non-fiction che leggo.
Su questo blog sono già apparsi The Friend Who Got Away di Jenny Offill & Elissa Schappell e 31 Songs di Nick Hornby - anche di quest'ultimo non era prevista la recensione, ma poi mi aveva così esaltata che non ho potuto farne a meno.
E anche questa volta non ho potuto farne a meno, ma per il sentimento contrario.
Quello che mi aveva spinta a partecipare al giveaway su Goodreads che poi ho vinto è stata una parola: quella "Psychology" del titolo.
Ho frequentato un liceo socio-psico-pedagogico e ad un certo punto avevo anche pensato di andare a studiare Psicologia all'università. Ma poi c'è stato il mio professore che in fondo la sconsigliava per le poche possibilità di carriera e la visita alla facoltà di Padova a numero chiuso in quinta superiore ha chiuso quel portone quando ci hanno spiegato che molti libri di testo sui quali si studiava erano in lingua inglese - e se mi seguite da un po', sapete che l'insegnamento di quella lingua è stato pessimo durante il mio periodo scolastico, tanto più che non avevamo avuto un'insegnante per tutto il quarto anno. Quella visita mi ha fatto capire che non avevo i requisiti per entrare.
C'è anche da dire che in fondo, nemmeno adesso che mancano due mesi ai miei 29 anni, ho anche solo una vaga idea di quello che voglio fare nella vita.
Ma mi è rimasto comunque il fascino per la psicologia.
Questo libro è stato interessante, non lo posso negare.
Si parla di 29 emozioni e di tutte le loro sfumature, le loro complessità, la loro natura innata oppure acquisita con il tempo e la cultura, la moltitudine di termini con cui la lingua inglese definisce aspetti diversi di una stessa emozione e che non sono del tutto traducibili in italiano. Questo è stato bello.
Mi aspettavo un saggio che sviscerasse tutto questo in relazione alla psicologia umana, ma non solo dentro l'individuo stesso che prova un'emozione - spesso mai da sola come "pura", ma accompagnata o combinata con altre emozioni - ma anche nei rapporti e nelle dinamiche con le altre persone.
Perché "ambizione" e "aspirazione" sono due cose diverse, perché l'avidità sta facendo sparire la gratitudine, perché c'è l'orgoglio buono e quello cattivo, perché "imbarazzo" e "vergogna" e "umiltà" e "modestia" non sono sinonimi - c'è questo e anche di più, ma purtroppo l'aspetto psicologico di queste emozioni a volte è solamente accennato perché non si parla quasi mai nel dettaglio delle ripercussioni che queste hanno sulla nostra persona e come agiscono nei rapporti interpersonali.
Viene detto che solo "superando" con la saggezza e la maturità l'invidia o la rabbia o l'avidità, allora si può vivere una vita migliore.
Basta, tutto qui. Altrimenti si arriva alla depressione, al sabotaggio nostro e dei rapporti con gli altri e all'incapacità di vivere la vita al suo massimo. Fine.
Pensavo che l'introduzione un po'... "tecnica" fosse difficile perché non ho più la mente impostata sulla "modalità studio" da tanti anni, specialmente per quanto riguarda psicologia e filosofia - materie che non ho affrontato all'università.
E invece anche il resto si è rivelato difficile perché il tutto prende una piega esclusivamente filosofica con un tocco di religione.
Il punto è che parte bene con la parte psicologica all'interno di ogni capitolo, ma poi si perde tutto nella filosofia anche prima della metà del libro.
Pensavo che ci avrei messo pochissimo a leggerlo - in fondo ho studiato psicologia per cinque anni al liceo - e invece ci ho messo una vita perché non riuscivo ad andare avanti. Non solo perché mi sembrava un libro di scuola da studiare, ma perché con la filosofia ho sempre avuto un rapporto controverso.
Mi affascinava all'inizio della terza superiore prima che la professoressa me la facesse diventare antipatica - e visto che Socrate e Platone sono proprio due dei protagonisti di questo libro, andatevi a leggere nel primo appuntamento del BRT perché la rubrica si chiama in quel modo - e l'ho odiata con ferocia per tutto il quarto anno e l'inizio del quinto. Quando finalmente siamo passati alle cose più concrete con i filosofi del Novecento, allora ho ricominciato ad apprezzarla un po'.
Il punto è che mi aspettavo la psicologia e invece mi sono trovata la filosofia con cui ho sempre fatto a botte. E se già ci litigavo e non la capivo quando la studiavo in italiano, figuratevi adesso che mi sono ritrovata a leggere lei e alcuni passi della Bibbia in inglese arcaico - ciaone proprio, dovevo leggere una riga almeno dieci volte per capirla.
La psicologia qui è pochissima, così come le cause e le conseguenze delle nostre emozioni sulla nostra vita e in quella degli altri.
Ci sono invece passi della Bibbia e la filosofia abbonda, tanto che sono Socrate e Platone e Aristotele a fare da padroni del libro con le loro disquisizioni sulle singole emozioni - peccato che poi tutto si riduca alla virtù, alla saggezza e alla contemplazione e agli Dei.
Una parte però interessante è quella in cui l'autore cita anche il Buddhismo e l'Hindu con le loro diverse definizioni di un'emozione oppure la scala delle virtù più importanti - quello almeno è stato un po' diverso e nemmeno troppo complicato.
Questo libro di fondo è interessante e per quanto il mio rapporto con la filosofia sia sempre stato altalenante, io ce l'avevo a morte più con la sua versione "astratta" - tutti i filosofi religiosi non li ho mai sopportati perché non ho mai avuto un bel rapporto neanche con la religione e mi sono sempre piaciute le cose più "concrete". Il che magari può risultare una contraddizione visto che mi piaceva la psicologia e che in fondo sempre di qualcosa di astratto si parla, ma forse neanche troppo.
Il punto è che va bene dare una spiegazione sulle emozioni e come erano viste dalla filosofia nei tempi antichi, ma proprio perché i tempi sono estremamente cambiati - come ripete spesso l'autore - mi serve vedere anche quello che c'è "adesso" e non soltanto il "prima" con i dialoghi chilometrici di Socrate mentre discute su cos'è o cosa non è l'amicizia. E lì veramente non si capisce niente, stavo per strappare la pagina a morsi.
Un libro che consiglio solo a chi ha un'alta conoscenza dell'inglese e una passione profonda per la filosofia - io mi tengo stretta la parte della psicologia perché quella sì che dà da pensare in merito a quello che facciamo della nostra vita.
Autore: Neel Burton
Data di uscita: 30 giugno 2015
Data di uscita originale: 5 maggio 2015
Pagine: 250 (copertina rigida)
Editore: Acheron Press
Link Amazon: http://amzn.to/2mw3Cf7
Trama [tradotta da me]: Oggi più che mai, l'educazione dispensata nelle classi è fredda e di natura cognitiva. Ma, una volta fuori, sono le nostre emozioni non-educate che ci muovono, ci frenano e ci portano nella direzione sbagliata. Sono, per prima e ultima cosa, le nostre emozioni che determinano la nostra scelta della professione, del partner, della politica e la nostra relazione con soldi, sesso e religione. Niente ci fa sentire più vivi o più umani delle nostre emozioni - o ci ferisce di più. Eppure molte persone arrancano nella vita senza prestare piena considerazione alle loro emozioni - in parte perché la nostra cultura empirica e materialistica non lo incoraggia o addirittura non lo fa sembrare possibile e in parte perché richiede un'inusuale forza per osservare nell'abisso dei nostri più profondi impulsi, bisogni e paure. Questo libro si propone di farlo esaminando più di 25 emozioni che spaziano dalla lussuria all'amore e dall'umiltà all'umiliazione, traendo alcune utili e soprendenti conclusioni lungo il percorso.
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Sia chiaro: non è il primo libro di non-fiction che leggo.
Su questo blog sono già apparsi The Friend Who Got Away di Jenny Offill & Elissa Schappell e 31 Songs di Nick Hornby - anche di quest'ultimo non era prevista la recensione, ma poi mi aveva così esaltata che non ho potuto farne a meno.
E anche questa volta non ho potuto farne a meno, ma per il sentimento contrario.
Quello che mi aveva spinta a partecipare al giveaway su Goodreads che poi ho vinto è stata una parola: quella "Psychology" del titolo.
Ho frequentato un liceo socio-psico-pedagogico e ad un certo punto avevo anche pensato di andare a studiare Psicologia all'università. Ma poi c'è stato il mio professore che in fondo la sconsigliava per le poche possibilità di carriera e la visita alla facoltà di Padova a numero chiuso in quinta superiore ha chiuso quel portone quando ci hanno spiegato che molti libri di testo sui quali si studiava erano in lingua inglese - e se mi seguite da un po', sapete che l'insegnamento di quella lingua è stato pessimo durante il mio periodo scolastico, tanto più che non avevamo avuto un'insegnante per tutto il quarto anno. Quella visita mi ha fatto capire che non avevo i requisiti per entrare.
C'è anche da dire che in fondo, nemmeno adesso che mancano due mesi ai miei 29 anni, ho anche solo una vaga idea di quello che voglio fare nella vita.
Ma mi è rimasto comunque il fascino per la psicologia.
Questo libro è stato interessante, non lo posso negare.
Si parla di 29 emozioni e di tutte le loro sfumature, le loro complessità, la loro natura innata oppure acquisita con il tempo e la cultura, la moltitudine di termini con cui la lingua inglese definisce aspetti diversi di una stessa emozione e che non sono del tutto traducibili in italiano. Questo è stato bello.
Mi aspettavo un saggio che sviscerasse tutto questo in relazione alla psicologia umana, ma non solo dentro l'individuo stesso che prova un'emozione - spesso mai da sola come "pura", ma accompagnata o combinata con altre emozioni - ma anche nei rapporti e nelle dinamiche con le altre persone.
Perché "ambizione" e "aspirazione" sono due cose diverse, perché l'avidità sta facendo sparire la gratitudine, perché c'è l'orgoglio buono e quello cattivo, perché "imbarazzo" e "vergogna" e "umiltà" e "modestia" non sono sinonimi - c'è questo e anche di più, ma purtroppo l'aspetto psicologico di queste emozioni a volte è solamente accennato perché non si parla quasi mai nel dettaglio delle ripercussioni che queste hanno sulla nostra persona e come agiscono nei rapporti interpersonali.
Viene detto che solo "superando" con la saggezza e la maturità l'invidia o la rabbia o l'avidità, allora si può vivere una vita migliore.
Basta, tutto qui. Altrimenti si arriva alla depressione, al sabotaggio nostro e dei rapporti con gli altri e all'incapacità di vivere la vita al suo massimo. Fine.
Pensavo che l'introduzione un po'... "tecnica" fosse difficile perché non ho più la mente impostata sulla "modalità studio" da tanti anni, specialmente per quanto riguarda psicologia e filosofia - materie che non ho affrontato all'università.
E invece anche il resto si è rivelato difficile perché il tutto prende una piega esclusivamente filosofica con un tocco di religione.
Il punto è che parte bene con la parte psicologica all'interno di ogni capitolo, ma poi si perde tutto nella filosofia anche prima della metà del libro.
Pensavo che ci avrei messo pochissimo a leggerlo - in fondo ho studiato psicologia per cinque anni al liceo - e invece ci ho messo una vita perché non riuscivo ad andare avanti. Non solo perché mi sembrava un libro di scuola da studiare, ma perché con la filosofia ho sempre avuto un rapporto controverso.
Mi affascinava all'inizio della terza superiore prima che la professoressa me la facesse diventare antipatica - e visto che Socrate e Platone sono proprio due dei protagonisti di questo libro, andatevi a leggere nel primo appuntamento del BRT perché la rubrica si chiama in quel modo - e l'ho odiata con ferocia per tutto il quarto anno e l'inizio del quinto. Quando finalmente siamo passati alle cose più concrete con i filosofi del Novecento, allora ho ricominciato ad apprezzarla un po'.
Il punto è che mi aspettavo la psicologia e invece mi sono trovata la filosofia con cui ho sempre fatto a botte. E se già ci litigavo e non la capivo quando la studiavo in italiano, figuratevi adesso che mi sono ritrovata a leggere lei e alcuni passi della Bibbia in inglese arcaico - ciaone proprio, dovevo leggere una riga almeno dieci volte per capirla.
La psicologia qui è pochissima, così come le cause e le conseguenze delle nostre emozioni sulla nostra vita e in quella degli altri.
Ci sono invece passi della Bibbia e la filosofia abbonda, tanto che sono Socrate e Platone e Aristotele a fare da padroni del libro con le loro disquisizioni sulle singole emozioni - peccato che poi tutto si riduca alla virtù, alla saggezza e alla contemplazione e agli Dei.
Una parte però interessante è quella in cui l'autore cita anche il Buddhismo e l'Hindu con le loro diverse definizioni di un'emozione oppure la scala delle virtù più importanti - quello almeno è stato un po' diverso e nemmeno troppo complicato.
Questo libro di fondo è interessante e per quanto il mio rapporto con la filosofia sia sempre stato altalenante, io ce l'avevo a morte più con la sua versione "astratta" - tutti i filosofi religiosi non li ho mai sopportati perché non ho mai avuto un bel rapporto neanche con la religione e mi sono sempre piaciute le cose più "concrete". Il che magari può risultare una contraddizione visto che mi piaceva la psicologia e che in fondo sempre di qualcosa di astratto si parla, ma forse neanche troppo.
Il punto è che va bene dare una spiegazione sulle emozioni e come erano viste dalla filosofia nei tempi antichi, ma proprio perché i tempi sono estremamente cambiati - come ripete spesso l'autore - mi serve vedere anche quello che c'è "adesso" e non soltanto il "prima" con i dialoghi chilometrici di Socrate mentre discute su cos'è o cosa non è l'amicizia. E lì veramente non si capisce niente, stavo per strappare la pagina a morsi.
Un libro che consiglio solo a chi ha un'alta conoscenza dell'inglese e una passione profonda per la filosofia - io mi tengo stretta la parte della psicologia perché quella sì che dà da pensare in merito a quello che facciamo della nostra vita.
e ¾
Direi che la penso come te, psicologia allettante, filosofia un po' meno. Ho fatto studi scientifici, non umanistici, non ne capisco troppo dei libri che fanno "pensare" se non sono messi giù come romanzo. Non credo facciano proprio per me, ma è interessante leggere la tua recensione!
RispondiEliminaGrazie, Fede! Ho letto altri libri di non-fiction ma mai nessuno mi è sembrato un testo scolastico al pari di questo! >.<
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