martedì 18 aprile 2017

[Recensione] "We Have Always Lived in the Castle" di Shirley Jackson

Non è la prima volta che vedete la cover di questo libro sul mio blog, l'avevo già inserita in un booktag. Per chi non avesse voglia di andare a leggersi la storia di là cliccando sul link, eccola qui in breve. 

Ho un'enorme celebrity crush per Sebastian Stan e alla fine dell'anno scorso lui si trovava in Irlanda per girare un film tratto da questo classico di Shirley Jackson ed ecco, se vogliamo, la parte più superficiale di me che è uscita allo scoperto e che mi ha spinta a voler leggere il libro prima di vedere Sebastian recitare nei panni del cugino Charles

Il libro esiste in italiano, pubblicato dalla Adelphi nel 2012 con il titolo fedele Abbiamo sempre vissuto nel castello


Titolo: We Have Always Lived in the Castle
Autrice: Shirley Jackson
Data di uscita: 1 ottobre 2015
Data di uscita originale: 1962
Pagine: 146 (copertina flessibile)
Editore: Penguin Books

Trama [tradotta da me]: Nella casa della famiglia Blackwood, Merricat vive con solo la compagnia di sua sorella Constance e di suo zio Julian e Merricat vuole solo preservare il loro delicato stile di vita. Ma da quando Constance è stata dichiarata non colpevole dell'accusa di aver ucciso il resto della famiglia, il mondo non ha intenzione di lasciare i Blackwood in pace. E quando arriva il cugino Charles, armato di grandi manifestazioni di amicizia e con un disperato bisogno di accedere alla casssaforte, Merricat deve fare tutto quello che è in suo potere per proteggere quello che resta della sua famiglia.



Il mio nome è Mary Katherine Blackwood. Ho diciotto anni e vivo con mia sorella Constance. Ho spesso pensato che, con un po' di fortuna, sarei potuta nascere lupo mannaro perché le dita centrali di entrambe le mie mani sono lunghe uguali, ma mi sono dovuta accontentare di quello che ho avuto. Non mi piace lavarmi, non mi piacciono i cani e il rumore. Mi piacciono mia sorella Constance, Riccardo Plantageneto e l'Amanita falloide, il fungo "coppa della morte". Tutti quanti nella nostra famiglia sono morti.

Questa storia, nella nota finale scritta dalla scrittrice Joyce Carol Oates, viene definita di tipo gotico. E lo è, con la suspense che crea con lo scorrere delle pagine e il senso del macabro che affascina il lettore anche contro la sua volontà

Mary Katherine - chiamata Merricat - vive con sua sorella Constance e suo zio Julian, dopo che sei anni prima il resto della famiglia è rimasto ucciso a cena da una dose di arsenico e lo stesso zio Julian ne è uscito menomato e ancora in stato di trauma. 
Sua sorella maggiore Constance è stata accusata dell'omicidio della famiglia Blackwood, in quanto era stata lei a cucinare quella sera e l'unica a non servirsi dello zucchero al quale era stato aggiunto l'arsenico e durante il processo Merricat, che era stata mandata a letto senza cena, viene messa in un orfanotrofio e torna a casa quando Constance viene dichiarata non colpevole per mancanza di prove sufficienti. 

Per il lettore è subito chiaro chi sia stato ad avvelenare il resto della famiglia, ma questa è soltanto una cronaca della vita dei restanti Blackwood - non ci sono giustificazioni, non ci sono scuse, non ci sono rimpianti. 

Constance ha ventotto anni adesso, ma non esce mai di casa - il massimo a cui si spinge è l'orto nel giardino sul retro. Tocca quindi a Merricat andare in paese due volte a settimana per fare la spesa, cosa che odia con tutta se stessa - e non solo per le beffe e le prese in giro e gli insulti di cui è oggetto. 
I Blackwood non sono mai stati ben visti in paese, ritenuti troppo aristocratici e presuntuosi - specialmente dopo che John Blackwood ha messo su cancelli e filo spinato per chiudere la famiglia dentro i confini della proprietà e fare in modo che nessuno in paese potesse usare il sentiero che lo collega all'autostrada. 

La vita di Constance e Merricat è fatta di rituali. Constance cucina i pasti e si occupa dello zio Julian - per il quale Merricat è morta in orfanotrofio e non si accorge della sua presenza in casa; a Merricat sono proibite un sacco di cose e non può cucinare, non può neanche lavare i piatti o maneggiare i coltelli. Soprattutto non è autorizzata ad entrare nella stanza dello zio Julian. 

Merricat ha diciotto anni, ma è come una bambina: dipende totalmente da sua sorella Constance per essere sfamata e accudita e la sorella maggiore è l'unica che l'ha in un qualche modo "addomesticata". Ma in realtà è Merricat con le sue pretese e i capricci e la fame di potere a tenere sotto scacco Constance
Merricat sembra quasi ritardata ad un occhio esterno, ma in realtà la sua mente è diabolica e acuta e sadica: se in paese li odiano, lei li odia con eguale ferocia se non addirittura maggiore - specialmente quando fantastica sul "mettere la morte nel loro cibo e guardarli morire e poi camminare sui loro corpi"
Merricat, nella sua mente di bambina selvaggia, si affida alla "stregoneria" per tenere al sicuro la casa e i suoi confini: cose come oggetti sepolti e parole a cui viene attribuito un grande potere, se vengono spostati o pronunciate sono simbolo di cattivo presagio. 

E il cambiamento arriva nella persona del cugino Charles Blackwood, figlio del terzo fratello Blackwood che aveva interrotto qualsiasi rapporto con il resto della famiglia all'inizio del processo. Ma Arthur Blackwood è morto povero in canna, così Charles si presenta sperando impossessarsi dei soldi nella cassaforte delle cugine - cercando il modo di ammaliare Constance e di liberarsi di Merricat. Decisione assai poco saggia, perché Merricat non tollera niente e nessuno che possa disturbare la vita come la vuole lei e non può permettere che Constance pensi a qualcun altro che non sia lei. 

Ed è qui che la suspense serpeggia, mentre leggiamo tutti i pensieri e le elucubrazioni mentali di Merricat per liberare la casa della presenza del cugino e le allusioni ai funghi velenosi che pronuncia davanti a lui quando Charles pensa a come punirla
Quando il suo atto finale farà accorrere tutto il villaggio, assistiamo a quella che è una vera e propria follia collettiva - che forse mette più terrore della personalità di Merricat. Tutta l'ignoranza, la cattiveria e l'ipocrisia della gente del paese esplodono nei confronti delle sorelle Blackwood tra insulti, accerchiamenti, minacce di violenza e distruzione - diventa una vera e propria caccia alle streghe e una delle cover del libro la esprime in tutta la sua macabra bellezza


Sappiamo com'è fatta Merricat, sappiamo di cosa sia capace e sappiamo che è sbagliato, eppure non possiamo fare a meno di parteggiare per lei mentre cerca di ottenere il lieto fine che ha sempre sognato per sé e per sua sorella. 
Shirley Jackson tiene il lettore con il fiato sospeso, consapevole che Merricat è una bambina che in fondo non crescerà mai e sebbene possa restare incredulo di fronte all'indulgenza di Constance, alla fine riesce anche quasi a capirla. 

Merricat Blackwood e il feticismo per il cibo di cui questa storia è pregna sono difficilmente accantonabili: restano, si aggrappano alla mente come i rampicanti che avvolgono casa Blackwood - quel castello sulla luna che Merricat tanto voleva

Ah, e Sebastian Stan sarà perfetto nel ruolo del cugino Charles. Dopo la sua interpretazione in The Bronze, mi rendo conto che è stato la scelta perfetta - leggevo le battute di Charles con la sua voce in testa e niente mi sembrava più perfetto di così. 
Esattamente come Taissa Farmiga sarà una perfetta Merricat.  
 

4 commenti:

  1. Ciao! Sai che non conoscevo questo libro? Sembra davvero molto interessante, per non parlare della copertina originale che trovo stupenda (quella italiana ad esempio non l'avrei mai notata!). Anche a me piace leggere in inglese ogni tanto ma non sono troppo abituata, brava tu che riesci! :)

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    1. Quelle originali sono tutte bellissime, in tutte le loro versioni - rendono proprio l'idea di quel qualcosa che non va ed è stato davvero difficile per me scegliere quale edizione farmi regalare per Natale.
      Quella italiana invece, se non ricordo male, rappresenta invece l'aspetto feticistico del cibo.
      Ahahaha, ormai si fa prima a dire che leggo più in inglese che in italiano! xD

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  2. ho proposto la versione italiana per la lettura di gruppo del prossimo mese, ma mi sa che verrà messa da parte per altri titoli, io comunque lo leggerò anche perchè ne hai parlato bene quindi sono curiosa

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    1. A me è piaciuto molto - non è una storia dell'orrore vera e propria, ma c'è sempre quel senso di inquietudine latente che non se ne va.

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