La recensione di questo terzo e ultimo piccolo classico Penguin in mio possesso non era proprio prevista nei miei piani. Di 55 pagine come i suoi due fratellini, avevo dato quindi per scontato di spendere qualche parola su di lui nella rubrica BRT: Breve Riassunto della Trama di mia invenzione. E invece ne sono rimasta folgorata e ho capito che avrei dovuto dedicargli un post a sé.
Titolo: The Yellow Wall-Paper
Autrice: Charlotte Perkins Gilman
Data di uscita: 26 febbraio 2015
Data di uscita originale: gennaio 1892
Pagine: 55 (copertina flessibile)
Editore: Penguin
Collana: Little Black Classics #42
Trama [tradotta da me]: 'Il colore è abbastanza orribile, abbastanza inattendibile e abbastanza irritante, ma la fantasia è una tortura.'
Scritto con una furia tenuta a malapena sotto controllo dopo essere stata confinata nella sua stanza per 'isteria' e con il divieto di scrivere, la pionieristica storia horror femminista della Gilman scandalizzò i lettori del diciannovesimo secolo con il suo ritratto di una donna che perde la testa perché non ha letteralmente nulla da fare.
Ho scoperto questa autrice e la sua storia per puro caso, l'ho scoperta mentre leggevo un altro libro che ora - a posteriori, visto l'argomento - sono sicura essere stato Era una famiglia tranquilla di Jenny Blackhurst. Il riferimento mi aveva incuriosita e avevo cercato la trama e per un po' me ne sono dimenticata, ma quando poi l'ho visto apparire in un post della ragazze di Bookish Brains mi sono messa seriamente alla sua ricerca.
Titolo e trama fanno riferimento solo a The Yellow Wall-Paper, ma in quelle 55 pagine sono contenute altre due storie brevi - con l'ossessione nelle sue varie forme come tema di fondo - di cui ora mi accingo a parlarvi.
The Yellow Wall-Paper (1892)
Questa storia è semi-autobiografica, in quanto la stessa autrice ha sofferto di depressione post-partum ed è stata sottoposta alla "cura" che subisce la protagonista senza nome. Una "cura del riposo" figlia di un'epoca e di una società che vedeva le donne come mentalmente inferiori agli uomini e quindi l'unico modo perché il loro umore si risollevasse era quello di dormire il più possibile, non vedere gente, non prendere mai più in mano una penna e fare attività intellettuale non più di due ore al giorno. Lo scopo era diventare un guscio, in pratica - tanto più che la Gilman è diventata più depressa di prima e con tendenze suicide.
La protagonista di The Yellow Wall-Paper è una donna che soffre di depressione dopo la nascita del figlio e il marito, un medico, prende in affitto per tre mesi una villetta in modo che la moglie possa riprendersi seguendo la "cura del riposo". Nonostante le rimostranze e l'espressa voglia di vedere alcuni parenti e un po' di gente allegra, questo è assolutamente proibito - esattamente come le è proibito tenere un diario. Un po' di esercizio fisico è consigliabile ma, nonostante il desiderio di avere una stanza al piano di sotto in cui il giardino è ben visibile, la nostra protagonista viene sistemata in una stanza al piano di sopra. La donna già non aveva una buona opinione della casa - troppo grande ma ad un prezzo troppo basso, rimasta vuota per troppo tempo e con l'impresssione di essere infestata - ma alla vista dell'orrenda carta da parati strappata in più punti e di un giallo così brutto come non ne ha mai visto, inizia una pericolosa e folle ossessione che cerca in tutti i modi di tenere nascosta.
Soprattutto quando di notte, incapace di dormire e cercando di dare un senso al motivo e al disegno della carta da parati che un senso pare proprio non averlo, crede di vedere una donna prendere forma in mezzo a tutto quel giallo mentre tenta di scappare dalla sbarre che la tengono prigioniera.
Questo primo racconto verte molto sul senso di inquietudine e di impotenza, su desideri e sentimenti che restano inascoltati e gioca molto sul senso di angoscia e di claustrofobia. Non è un tipo di orrore visivo, ma è sicuramente psicologico.
The Yellow Wall-Paper si trova in italiano con il titolo La carta da parati gialla.
The Rocking-Chair (1893)
Questo secondo racconto narra di due amici, giornalisti e in cerca di un alloggio.
Passeggiando per strada sono attratti dal riflesso del sole sui capelli dorati di una bellissima ragazza, seduta dietro ad una finestra su una sedia a dondolo. Entrambi ammaliati, i due si precipitano a prendere in affitto una stanza e la donna alla porta risponde che ne ha solo due disponibili e comunicanti tra loro. Maurice e Hal, pur non vedendo la ragazza in casa, sono contenti - entrambi per una ragione che tengono nascosta all'altro: Hal è felice perché la sedia a dondolo (che ancora si muove) è nella sua stanza e Maurice è felice perché nella sua camera è presente una porta chiusa a chiave che pensa nasconda la ragazza e la cui risatina riecheggia ancora nell'aria.
Maurice - la voce narrante - tenta costantemente di sorprendere la ragazza, ma questa sfugge sempre alla sua vista e si nasconde mentre lui sta ancora salendo le scale, lasciando la sedia ancora dondolante e in posti diversi dall'ultima volta. Non aiuta il fatto che, dalla strada, Maurice veda invece Hal in compagnia della ragazza e i rapporti tra i due si fanno sempre più tesi e arrabbiati mentre la gelosia prende il sopravvento e intanto di notte la sedia dondola e dondola...
Volete un consiglio? NON leggetelo di notte.
Non fate come me che ho acceso tutte le luci a mia disposizione e avevo il terrore di vedere qualcosa muoversi nella mia stanza.
Questo è decisamente il più spaventoso dei tre racconti perché unisce all'orrore psicologico anche quello visivo.
Old Water (1911)
Con questo terzo racconto mi è sembrato di immergermi un po' nella prima stagione di Downton Abbey, quella che iniziava a ridosso di quegli anni, con un'atmosfera più libera e meno costrittoria di quella dell'800 e in cui la donna ha maggiore consapevolezza di sé e di quello che può fare.
In questa storia si parla di Ellen, una ragazza che ama andare in canoa e che, con grande dispiacere di sua madre, non ha affatto ereditato l'amore per la poesia. Ecco perché la visita di Mr. Pendexter, un poeta rinomato, sembra essere la coronazione dei suoi sogni di ragazza e tenta di spingere in ogni modo la figlia a ricambiare l'amore del poeta. Peccato che Ellen non voglia saperne e non perda occasione per prendere in giro l'uomo, troppo fissato con parole dedicate a persone morte o mai esistite e per niente portato per l'attività fisica come lei. E intanto il dolore e la rabbia dell'uomo nei confronti della freddezza e della crudeltà di Ellen crescono.
Qui si parla incubi, paure ataviche, possibilità di vite precedenti che spiegherebbero forse i dejà-vu e quelli che sembrano essere sogni premonitori - con un bellissimo colpo di scena finale che chiude il cerchio e che porta le protagoniste della Gilman da donne private della libertà di prendere qualsiasi decisione personale a donne padrone del proprio destino e dei propri desideri.
Autrice: Charlotte Perkins Gilman
Data di uscita: 26 febbraio 2015
Data di uscita originale: gennaio 1892
Pagine: 55 (copertina flessibile)
Editore: Penguin
Collana: Little Black Classics #42
Trama [tradotta da me]: 'Il colore è abbastanza orribile, abbastanza inattendibile e abbastanza irritante, ma la fantasia è una tortura.'
Scritto con una furia tenuta a malapena sotto controllo dopo essere stata confinata nella sua stanza per 'isteria' e con il divieto di scrivere, la pionieristica storia horror femminista della Gilman scandalizzò i lettori del diciannovesimo secolo con il suo ritratto di una donna che perde la testa perché non ha letteralmente nulla da fare.
Ho scoperto questa autrice e la sua storia per puro caso, l'ho scoperta mentre leggevo un altro libro che ora - a posteriori, visto l'argomento - sono sicura essere stato Era una famiglia tranquilla di Jenny Blackhurst. Il riferimento mi aveva incuriosita e avevo cercato la trama e per un po' me ne sono dimenticata, ma quando poi l'ho visto apparire in un post della ragazze di Bookish Brains mi sono messa seriamente alla sua ricerca.
Titolo e trama fanno riferimento solo a The Yellow Wall-Paper, ma in quelle 55 pagine sono contenute altre due storie brevi - con l'ossessione nelle sue varie forme come tema di fondo - di cui ora mi accingo a parlarvi.
The Yellow Wall-Paper (1892)
Questa storia è semi-autobiografica, in quanto la stessa autrice ha sofferto di depressione post-partum ed è stata sottoposta alla "cura" che subisce la protagonista senza nome. Una "cura del riposo" figlia di un'epoca e di una società che vedeva le donne come mentalmente inferiori agli uomini e quindi l'unico modo perché il loro umore si risollevasse era quello di dormire il più possibile, non vedere gente, non prendere mai più in mano una penna e fare attività intellettuale non più di due ore al giorno. Lo scopo era diventare un guscio, in pratica - tanto più che la Gilman è diventata più depressa di prima e con tendenze suicide.
La protagonista di The Yellow Wall-Paper è una donna che soffre di depressione dopo la nascita del figlio e il marito, un medico, prende in affitto per tre mesi una villetta in modo che la moglie possa riprendersi seguendo la "cura del riposo". Nonostante le rimostranze e l'espressa voglia di vedere alcuni parenti e un po' di gente allegra, questo è assolutamente proibito - esattamente come le è proibito tenere un diario. Un po' di esercizio fisico è consigliabile ma, nonostante il desiderio di avere una stanza al piano di sotto in cui il giardino è ben visibile, la nostra protagonista viene sistemata in una stanza al piano di sopra. La donna già non aveva una buona opinione della casa - troppo grande ma ad un prezzo troppo basso, rimasta vuota per troppo tempo e con l'impresssione di essere infestata - ma alla vista dell'orrenda carta da parati strappata in più punti e di un giallo così brutto come non ne ha mai visto, inizia una pericolosa e folle ossessione che cerca in tutti i modi di tenere nascosta.
Soprattutto quando di notte, incapace di dormire e cercando di dare un senso al motivo e al disegno della carta da parati che un senso pare proprio non averlo, crede di vedere una donna prendere forma in mezzo a tutto quel giallo mentre tenta di scappare dalla sbarre che la tengono prigioniera.
Questo primo racconto verte molto sul senso di inquietudine e di impotenza, su desideri e sentimenti che restano inascoltati e gioca molto sul senso di angoscia e di claustrofobia. Non è un tipo di orrore visivo, ma è sicuramente psicologico.
The Yellow Wall-Paper si trova in italiano con il titolo La carta da parati gialla.
The Rocking-Chair (1893)
Questo secondo racconto narra di due amici, giornalisti e in cerca di un alloggio.
Passeggiando per strada sono attratti dal riflesso del sole sui capelli dorati di una bellissima ragazza, seduta dietro ad una finestra su una sedia a dondolo. Entrambi ammaliati, i due si precipitano a prendere in affitto una stanza e la donna alla porta risponde che ne ha solo due disponibili e comunicanti tra loro. Maurice e Hal, pur non vedendo la ragazza in casa, sono contenti - entrambi per una ragione che tengono nascosta all'altro: Hal è felice perché la sedia a dondolo (che ancora si muove) è nella sua stanza e Maurice è felice perché nella sua camera è presente una porta chiusa a chiave che pensa nasconda la ragazza e la cui risatina riecheggia ancora nell'aria.
Maurice - la voce narrante - tenta costantemente di sorprendere la ragazza, ma questa sfugge sempre alla sua vista e si nasconde mentre lui sta ancora salendo le scale, lasciando la sedia ancora dondolante e in posti diversi dall'ultima volta. Non aiuta il fatto che, dalla strada, Maurice veda invece Hal in compagnia della ragazza e i rapporti tra i due si fanno sempre più tesi e arrabbiati mentre la gelosia prende il sopravvento e intanto di notte la sedia dondola e dondola...
Volete un consiglio? NON leggetelo di notte.
Non fate come me che ho acceso tutte le luci a mia disposizione e avevo il terrore di vedere qualcosa muoversi nella mia stanza.
Questo è decisamente il più spaventoso dei tre racconti perché unisce all'orrore psicologico anche quello visivo.
Old Water (1911)
Con questo terzo racconto mi è sembrato di immergermi un po' nella prima stagione di Downton Abbey, quella che iniziava a ridosso di quegli anni, con un'atmosfera più libera e meno costrittoria di quella dell'800 e in cui la donna ha maggiore consapevolezza di sé e di quello che può fare.
In questa storia si parla di Ellen, una ragazza che ama andare in canoa e che, con grande dispiacere di sua madre, non ha affatto ereditato l'amore per la poesia. Ecco perché la visita di Mr. Pendexter, un poeta rinomato, sembra essere la coronazione dei suoi sogni di ragazza e tenta di spingere in ogni modo la figlia a ricambiare l'amore del poeta. Peccato che Ellen non voglia saperne e non perda occasione per prendere in giro l'uomo, troppo fissato con parole dedicate a persone morte o mai esistite e per niente portato per l'attività fisica come lei. E intanto il dolore e la rabbia dell'uomo nei confronti della freddezza e della crudeltà di Ellen crescono.
Qui si parla incubi, paure ataviche, possibilità di vite precedenti che spiegherebbero forse i dejà-vu e quelli che sembrano essere sogni premonitori - con un bellissimo colpo di scena finale che chiude il cerchio e che porta le protagoniste della Gilman da donne private della libertà di prendere qualsiasi decisione personale a donne padrone del proprio destino e dei propri desideri.
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