Nick Hornby mi ha fregata. Ancora.
Com'è possibile che persino una sua opera di non-fiction mi faccia venire voglia di scrivere lodi su lodi nei confronti di quest'uomo?
31 Songs - 31 Canzoni in italiano edito dalla Guanda - non doveva avere una recensione. Affatto. Doveva fare parte di BRT: Breve Riassunto della Trama - o, al massimo, della sua Special Edition.
E invece no. Invece eccomi qui a scrivere una recensione vera e propria - che, vi avviso, potrebbe anche scendere nel personale.
Titolo: 31 Songs
Autore: Nick Hornby
Data di uscita: 27 febbraio 2003
Pagine: 196 (copertina rigida)
Editore: Viking Books
Trama [tradotta da me]: Qui, Nick Hornby parla di 31 canzoni - la maggior parte di esse amate, alcune di loro amate una volta, tutte loro significative per lui. Comincia con Your Love is the Place that I Come From dei Teenage Fanclub e finisce con Pissing in a River di Patti Smith, includendo svariati cantanti nel mentre come Van Morrison e Nelly Furtado e canzoni diverse come Thunder Road e Puff the Magic Dragon (reggae style). Parla, tra le altre cose, di assoli di chitarra, di cantanti con i denti che fischiano e del tipo di musica che senti all'interno di The Body Shop.
Se siete qui da un po', sapete che amo Nick Hornby e che è uno dei miei scrittori preferiti. Nessuno al di sotto di uno dei miei scrittori preferiti riuscirebbe a farmi scrivere unarecensione fangirlata su un saggio.
E mi sono resa conto che può davvero scrivere qualsiasi cosa e che anche il suo libro che ho apprezzato meno, a pensarci adesso, alla fine per me è comunque un capolavoro. Ho odiato i personaggi di Juliet, Naked, ma mi rendo conto che sono proprio innamorata del suo modo di narrare una storia e che per quanto mi facciano arrabbiare - non solo Annie, Duncan e Tucker di Juliet, Naked ma anche David, Katie e GoodNews di How To Be Good - i suoi personaggi e le loro storie mi restano dentro in maniera indelebile.
Ma consideratemi inattendibile adesso riguardo all'affermazione sopra perché ho ancora l'adrenalina a mille per le rievocazioni di High Fidelity che 31 Songs è riuscito a suscitare in me e questo mi rende cieca di fronte a quei difetti che, se andassi a rileggere ora la recensione, so di aver trovato in Juliet, Naked.
Questo saggio è stato scritto dopo i suoi primi tre romanzi: High Fidelity, About a Boy e How To Be Good.
Se frequentate il mio blog da un po' di tempo, allora sapete anche che High Fidelity è stato il primo romanzo di Nick Hornby che ho letto ed è tuttora uno dei miei romanzi preferiti di tutti i tempi - uno dei romanzi della mia vita.
Se mi sono innamorata di Rob Fleming non è stato solo perché sono egocentrica e ho rivisto in lui tantissimo di me stessa, ma anche perché io e lui condividevamo la stessa visione delle cose e le stesse opinioni sulla musica.
Tutta la passione che nutre per la musica, Rob l'ha ereditata da Nick Hornby stesso. Infatti, in questo saggio, non solo High Fidelity e il suo protagonista vengono citati spesso ma vengono anche svelati retroscena di vita e persone reali che hanno ispirato Hornby e sono stati trasformati nel romanzo.
Nick Hornby ama la musica e ammette che se solo avesse avuto il talento per crearla, avrebbe intrapreso quella di carriera invece di mettersi a scrivere - ma io ti dico grazie Nick per aver dato sfogo alla tua creatività scrivendo quei romanzi che tanto amo.
Se sono stata in sintonia con Rob Fleming, ovviamente non potevo non esserlo anche con la sua versione originale in carne ed ossa e meno incasinata.
Ho trovato in questo saggio - e nelle parole di Hornby - di nuovo tutti i miei pensieri e i miei sentimenti nei confronti della musica. A volte Hornby scende un po' troppo nell'ambito tecnico musicale, ma è comunque molto piacevole da leggere.
Hornby parla delle canzoni che ama da anni, di quelle che ha amato una volta e di quelle che ha scoperto recentemente. Parla di come per lui sia più facile fare il nome di una canzone che gli piace che quello di una band oppure di un singolo cantante.
E pensavo quindi a me, che ho le mie band preferite in assoluto, ma quante volte mi capita di innamorarmi di una singola canzone e sentire che basta così e che non ho bisogno di sapere altro?
Hornby parla di come una canzone gli riporti alla memoria un singolo evento per associazione, ma parla anche di come certe canzoni perdano qualsiasi connotazione dolorosa quando continui ad ascoltarle per tutta la vita - tanto che diventano canzoni solo tue e basta, prive di qualsiasi ricordo legato ad esse. E questo era un discorso che avevo già fatto quando avevo parlato di High Fidelity sul mio blog personale all'epoca, quando avevo affermato che certe band o certe canzoni - anche se legate una volta a ricordi che avrei preferito dimenticare - ormai sono soltanto mie e nessuno potrà "contaminare" quello che sento nei loro confronti.
Hornby parla di come alcune canzoni si adattino perfettamente a noi e alla nostra vita perché colpiscono qualcosa di particolare nella nostra anima, perché ci "parlano" e noi sappiamo essere speciali perché esprimono tutto quello che vorremmo dire noi a parole quando non siamo capaci di farlo.
Hornby parla dell'essere degli snob musicali - e ammetto di esserlo stata anche io - e parla di come, diventando più grandi e maturando, si è capaci di allargare i propri orizzonti comprendendo anche generi che prima si evitava come la peste.
Hornby parla delle differenze tra una canzone in versione originale e poi in versione acustica, come questa a volte cambi e a volte ne guadagni in qualità o meno - un discorso che poi avrebbe ripreso in futuro qualche anno dopo nel romanzo Juliet, Naked insieme al concetto di "fandom".
Hornby parla dell'orribile esperienza di non riuscire ad ascoltare più un pezzo che consideravi solamente tuo e che ora è diventato commerciale e udibile praticamente ovunque e del perché gli adolescenti ascoltino rap o heavy metal proprio perché, a differenza del pop, quel genere di musica gli adulti non si sognerebbero mai di farla sentire dentro uno Starbucks. E io ho ricordato il trauma di sentire un pezzo della magnifica colonna sonora di Inception (uno dei miei film preferiti) di Hans Zimmer come sottofondo per la pubblicità di Mistero - è stato qualche anno fa, ero fuori a cena e volevo lanciare il piatto della pizza contro la televisione.
Nick Hornby sviscera il suo amore per la musica e parla di 31 canzoni non solo in relazione alla musica in se stessa, ma raccontando anche il periodo in cui le ha sentite la prima volta e l'età che aveva - condendo il tutto con storie personali e condividendo aneddoti su amici, su suo figlio e sul suo matrimonio perché alla fine è tutto collegato.
Va da sé che, amando la musica e avendo amato High Fidelity, questo libro non poteva non piacermi - ma non credevo che ne sarebbe uscita una recensione.
Ho trovato lo stesso Hornby che ho amato la prima volta, con le sue battute ironiche e sagaci e con una visione della musica che credevo condividere solo con Rob Fleming, ma che ora invece so essere dovuta al suo stesso creatore.
Autore: Nick Hornby
Data di uscita: 27 febbraio 2003
Pagine: 196 (copertina rigida)
Editore: Viking Books
Trama [tradotta da me]: Qui, Nick Hornby parla di 31 canzoni - la maggior parte di esse amate, alcune di loro amate una volta, tutte loro significative per lui. Comincia con Your Love is the Place that I Come From dei Teenage Fanclub e finisce con Pissing in a River di Patti Smith, includendo svariati cantanti nel mentre come Van Morrison e Nelly Furtado e canzoni diverse come Thunder Road e Puff the Magic Dragon (reggae style). Parla, tra le altre cose, di assoli di chitarra, di cantanti con i denti che fischiano e del tipo di musica che senti all'interno di The Body Shop.
Se siete qui da un po', sapete che amo Nick Hornby e che è uno dei miei scrittori preferiti. Nessuno al di sotto di uno dei miei scrittori preferiti riuscirebbe a farmi scrivere una
E mi sono resa conto che può davvero scrivere qualsiasi cosa e che anche il suo libro che ho apprezzato meno, a pensarci adesso, alla fine per me è comunque un capolavoro. Ho odiato i personaggi di Juliet, Naked, ma mi rendo conto che sono proprio innamorata del suo modo di narrare una storia e che per quanto mi facciano arrabbiare - non solo Annie, Duncan e Tucker di Juliet, Naked ma anche David, Katie e GoodNews di How To Be Good - i suoi personaggi e le loro storie mi restano dentro in maniera indelebile.
Ma consideratemi inattendibile adesso riguardo all'affermazione sopra perché ho ancora l'adrenalina a mille per le rievocazioni di High Fidelity che 31 Songs è riuscito a suscitare in me e questo mi rende cieca di fronte a quei difetti che, se andassi a rileggere ora la recensione, so di aver trovato in Juliet, Naked.
Questo saggio è stato scritto dopo i suoi primi tre romanzi: High Fidelity, About a Boy e How To Be Good.
Se frequentate il mio blog da un po' di tempo, allora sapete anche che High Fidelity è stato il primo romanzo di Nick Hornby che ho letto ed è tuttora uno dei miei romanzi preferiti di tutti i tempi - uno dei romanzi della mia vita.
Se mi sono innamorata di Rob Fleming non è stato solo perché sono egocentrica e ho rivisto in lui tantissimo di me stessa, ma anche perché io e lui condividevamo la stessa visione delle cose e le stesse opinioni sulla musica.
Tutta la passione che nutre per la musica, Rob l'ha ereditata da Nick Hornby stesso. Infatti, in questo saggio, non solo High Fidelity e il suo protagonista vengono citati spesso ma vengono anche svelati retroscena di vita e persone reali che hanno ispirato Hornby e sono stati trasformati nel romanzo.
Nick Hornby ama la musica e ammette che se solo avesse avuto il talento per crearla, avrebbe intrapreso quella di carriera invece di mettersi a scrivere - ma io ti dico grazie Nick per aver dato sfogo alla tua creatività scrivendo quei romanzi che tanto amo.
Se sono stata in sintonia con Rob Fleming, ovviamente non potevo non esserlo anche con la sua versione originale in carne ed ossa e meno incasinata.
Ho trovato in questo saggio - e nelle parole di Hornby - di nuovo tutti i miei pensieri e i miei sentimenti nei confronti della musica. A volte Hornby scende un po' troppo nell'ambito tecnico musicale, ma è comunque molto piacevole da leggere.
Hornby parla delle canzoni che ama da anni, di quelle che ha amato una volta e di quelle che ha scoperto recentemente. Parla di come per lui sia più facile fare il nome di una canzone che gli piace che quello di una band oppure di un singolo cantante.
E pensavo quindi a me, che ho le mie band preferite in assoluto, ma quante volte mi capita di innamorarmi di una singola canzone e sentire che basta così e che non ho bisogno di sapere altro?
Hornby parla di come una canzone gli riporti alla memoria un singolo evento per associazione, ma parla anche di come certe canzoni perdano qualsiasi connotazione dolorosa quando continui ad ascoltarle per tutta la vita - tanto che diventano canzoni solo tue e basta, prive di qualsiasi ricordo legato ad esse. E questo era un discorso che avevo già fatto quando avevo parlato di High Fidelity sul mio blog personale all'epoca, quando avevo affermato che certe band o certe canzoni - anche se legate una volta a ricordi che avrei preferito dimenticare - ormai sono soltanto mie e nessuno potrà "contaminare" quello che sento nei loro confronti.
Hornby parla di come alcune canzoni si adattino perfettamente a noi e alla nostra vita perché colpiscono qualcosa di particolare nella nostra anima, perché ci "parlano" e noi sappiamo essere speciali perché esprimono tutto quello che vorremmo dire noi a parole quando non siamo capaci di farlo.
Hornby parla dell'essere degli snob musicali - e ammetto di esserlo stata anche io - e parla di come, diventando più grandi e maturando, si è capaci di allargare i propri orizzonti comprendendo anche generi che prima si evitava come la peste.
Hornby parla delle differenze tra una canzone in versione originale e poi in versione acustica, come questa a volte cambi e a volte ne guadagni in qualità o meno - un discorso che poi avrebbe ripreso in futuro qualche anno dopo nel romanzo Juliet, Naked insieme al concetto di "fandom".
Hornby parla dell'orribile esperienza di non riuscire ad ascoltare più un pezzo che consideravi solamente tuo e che ora è diventato commerciale e udibile praticamente ovunque e del perché gli adolescenti ascoltino rap o heavy metal proprio perché, a differenza del pop, quel genere di musica gli adulti non si sognerebbero mai di farla sentire dentro uno Starbucks. E io ho ricordato il trauma di sentire un pezzo della magnifica colonna sonora di Inception (uno dei miei film preferiti) di Hans Zimmer come sottofondo per la pubblicità di Mistero - è stato qualche anno fa, ero fuori a cena e volevo lanciare il piatto della pizza contro la televisione.
Nick Hornby sviscera il suo amore per la musica e parla di 31 canzoni non solo in relazione alla musica in se stessa, ma raccontando anche il periodo in cui le ha sentite la prima volta e l'età che aveva - condendo il tutto con storie personali e condividendo aneddoti su amici, su suo figlio e sul suo matrimonio perché alla fine è tutto collegato.
Va da sé che, amando la musica e avendo amato High Fidelity, questo libro non poteva non piacermi - ma non credevo che ne sarebbe uscita una recensione.
Ho trovato lo stesso Hornby che ho amato la prima volta, con le sue battute ironiche e sagaci e con una visione della musica che credevo condividere solo con Rob Fleming, ma che ora invece so essere dovuta al suo stesso creatore.
Che bello leggere le parole di un'altra superfan di Hornby! Questo titolo ancora mi manca ma sono sicura che potrebbe rivelarsi una più che piacevole lettura ;) il mio preferito per ora é "Un ragazzo".. E, ora che ci penso, é arrivato il momento di iniziare a leggerlo in lingua :)
RispondiEliminaIl mio preferito in assoluto è Alta Fedeltà, ma Un Ragazzo viene immediatamente dopo! :)
EliminaSe sei abituata a leggere l'inglese americano con questo non avrai problemi - il più British che ho trovato dei suoi è proprio Alta Fedeltà e ammetto che la prima volta tre anni fa, abituata all'inglese americano, avevo fatto un po' fatica con alcuni termini diversi dal solito.
Anche a me piace molto lo stile di Hornby, tuttavia preferisco i suoi romanzi ai saggi.
RispondiEliminaRomanzi, saggi, storie brevi, liste della spesa... di suo leggerei qualsiasi cosa! xD
EliminaAdoro la passione che ci metti nelle recensioni, soprattutto quando recensisci Hornby <3
RispondiEliminaEly! *-*
EliminaGrazie per i tuoi sempre bellissimi complimenti! ♥
Io non ho letto nessun libro di Hornby "-" mi stai facendo venire una curiosità incredibile! Questo libro deve essere molto bello soprattutto per chi come te ama l'autore!
RispondiEliminaxoxo
Di solito i saggi li leggo sempre con un occhio distaccato, ma considerando che questo l'ha scrutto uno dei miei autori preferiti e che parla di musica forse avrei dovuto aspettarmi un risultato simile.
EliminaSecondo me Hornby ti potrebbe piacere!
Non ho mai letto e/o sentito parlare di questo libro ma sembra molto molto interessante, così come l'autore. Dovrò rimediare ^^
RispondiEliminaNel frattempo colgo l'occasione per invitarti al mio Little Linky Party per i due anni del mio blog, Vento di Libri. http://ventodilibri.blogspot.it/2017/04/festeggiamo-i-due-anni-del-blog-little.html
Se vorrai partecipare o anche solo fare un salto mi trovi qui :)
Grazie dell'invito, Valeria! :)
EliminaOra sto per uscire di casa, ma domani passo sicuramente!