venerdì 8 ottobre 2021

[Recensione] "Not Here to Be Liked" di Michelle Quach

Ci sono libri che finisco per amare con tutto il cuore e con il volerli assolutamente cartacei. Ci sono poi libri che apprezzo, che finiscono per piacermi, ma con i quali non scatta la scintilla che mi fa dire "sì, vieni a casa con me!"

Questo è uno di quei libri - ma ciò non vuol dire che abbia qualcosa meno degli altri. Questo in particolare è stato capace di indurmi a pensare, a riflettere - e sapete, potete apprezzare qualcosa e volergli bene senza però sentire quel sentimento "viscerale" che vi porta all'adorazione.

Anche questo romanzo mi era stato negato su NetGalley, quindi sono stata ben felice di poterlo recuperare su Storytel.
 
 
Titolo: Not Here to Be Liked
Autrice: Michelle Quach
Data di uscita: 14 settembre 2021
Durata: 9H 18Min (Storytel Edition)
Editore: Katherine Tegen Books
Link Amazon: https://amzn.to/2W61DU4

Trama [tradotta da me]: Emergency Contact incontra Moxie in questo romanzo provocatorio e scottante che esamina quanto può diventare complicato un nuovo amore…quando ti innamori del tuo nemico.

Eliza Quan è la candidata perfetta per il ruolo di caporedattrice del giornale della sua scuola. E lo è davvero, questo fino a quando l'ex-atleta Len DiMartile decide di impulso di candidarsi contro di lei. Improvvisamente le sue numerose qualifiche non contano niente perché il totalmente privo di esperienza Len—che è alto, bellissimo e maschio—semplicemente sembra più lui un leader rispetto a lei.

Quando le frustrazioni di Eliza diventano tangibili sotto forma di un saggio scritto di impulso che diventa virale, Eliza si ritrova ad essere la fonte di ispirazione di un movimento femminista che non ha mai avuto intenzione di cominciare - presa in mezzo tra quelli che credono sia una campionessa per la parità di genere e altri che credono stia semplicemente gridando alla misoginia.

Nel bel mezzo di questa tensione crescente, la scuola chiede ad Eliza e Len di lavorare fianco a fianco per dimostrare civiltà. Però mentre cominciano a conoscersi, Eliza comincia a sentirsi terribilmente intrappolata da un'orribile consapevolezza—potrebbe essere sul punto di innamorarsi della faccia stessa del patriarcato.

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CONTENT WARNING: consumo di alcol, bullismo, vandalismo, slut-shaming, razzismo, sessismo, misoginia. 


Partiamo dal fatto che Eliza - e anche la sua amica Winona - sono scritte inizialmente come personaggi unlikeable. Hanno un radicato senso morale di come dovrebbero andare le cose, una visione in bianco e nero della vita e convinzioni così profonde sulle questioni di genere da risultare quasi inamovibili. 

Eliza sa di essere la candidata migliore per l'incarico di caporedattrice: lavora al giornale sin dal primo anno di liceo, ha fatto la gavetta e ora è l'editor di tutti gli articoli dello staff. Eliza è convinta che il posto sia già suo e le elezioni solo una proforma - in fondo, chi mai potrebbe essere più qualificato di lei? 
A quanto pare Len DiMartile, ex-giocatore di baseball infortunato che da qualche mese si è unito allo staff e che proprio il giorno delle elezioni decide di candidarsi. Bastano una mano passata tra i capelli ondulati e un discorso che parla di appartenenza ed ecco che il gioco è fatto - per i membri della redazione è sicuramente un leader più adatto di Eliza, vista come fredda, asociale e fin troppo critica nei confronti di tutti. Le qualifiche per svolgere il ruolo al meglio? Irrilevanti. 

Eliza non riesce a trattenersi dallo sfogarsi in un lungo saggio sulla disparità di genere, su come gli uomini riescano a prendersi - senza poi neanche fare niente di che - lavori per i quali certe donne sarebbero molto più qualificate di loro. Il saggio non avrebbe mai dovuto essere pubblicato ma, nella fretta di non farsi beccare, Eliza dimentica il computer della redazione acceso e qualcuno lo pubblica sul giornale. 

Da quel momento è il putiferio: chi la chiama una "feminazi", chi la accusa di vedere misoginia dove non ce n'è e che la sua è solo invidia, chi invece le dà ragione - in primis la sua amica Winona, aspirante filmmaker che fatica ad emergere in quanto regista donna e nera in un mondo dominato per la maggior parte da uomini bianchi. 
E anche Serena, una delle ragazze più popolari della scuola, si unisce alla causa - nonostante lo scetticismo di Eliza e Winona in quanto non del tutto sicure che il femminismo di Serena sia vero o solo una recita per mettersi in mostra. 

In tutto questo Eliza è anche costretta a lavorare con Len per evitare ulteriori problemi. E Len non è un cattivo ragazzo, sebbene sia sempre evidente che lui riesca a cavarsela in molte più cose perché gli altri ci passano sopra mentre ad Eliza non vengono fatti sconti. Prendersi una cotta per quello che hai chiamato "la faccia del patriarcato" va però contro tutti gli ideali e i principi affermati fino a quel momento...


Premetto che non mi sono sentita coinvolta emotivamente come mi è successo con altri libri. Non mi sono arrabbiata più di tanto, non mi si è incendiato il sangue nelle vene per la furia, ma di sicuro ho riflettuto molto - questo libro ha un ritmo abbastanza lento e costante che costringe il lettore a riflettere e a pensare sulle stesse cose su cui riflette Eliza, sulle stesse provocazioni e sugli stessi dubbi che l'autrice continua a sottoporvi. 

Penso abbia inciso anche il fatto - nella mia quasi mancanza di coinvolgimento emotivo - che io, pur essendo donna, sono però una donna bianca. E già questo comporta in sé avere certi privilegi che donne nere, asiatiche o di altri gruppi etnici non hanno. 

Eliza ha origini cino-vietnamite, la sua famiglia ha una storia alle spalle di guerre, fughe e campi profughi - storia di cui si ritroverà poi a parlare con Len, mezzo bianco e mezzo giapponese. Entrambi hanno famiglie con una visione precisa di come dovrebbe essere la vita, di storie diverse di razzismo (basti pensare ai campi di concentramento per le persone giapponesi, sebbene ormai naturalizzate o addirittura nate in America all'indomani dell'attacco a Pearl Harbor), di una visione dell'America e del sogno americano che spesso cozza con la realtà - sia del mondo di ieri che del mondo di oggi. 

E cos'è il femminismo, davvero? 
Significa essere antagonistici oppure, come dice Len, lavorare tutti insieme per ottenere l'uguaglianza per tutti? 

Eliza compie un percorso di crescita non indifferente in questo libro - così come Winona e Serena. Serena, coreana, è la prima ad affrontare a voce alta lo stereotipo - inculcatole da sua madre - che le ragazze asiatiche devono "tenere la testa bassa", ovvero non fare scenate e svanire sullo sfondo. Winona, dal canto suo, ha da affrontare lo stereotipo della classica "donna nera arrabbiata". Tutte e tre hanno a che fare con regole non solo dettate da uomini, ma anche con quelle di un femminismo scritto spesso da donne bianche che hanno sempre cancellato la voce delle donne di altre etnie. 
Tutte partono da convinzioni piuttosto radicali su come si dovrebbe essere femminista, come ci si dovrebbe comportare e cosa si dovrebbe dire - ma la cosa è molto più complicata di così. Per esempio, la madre di Eliza spesso fa discorsi e ha atteggiamenti molto femministi, ma allo stesso tempo è ancora attaccata allo stereotipo dell'uomo che lavora e della donna che resta a casa a badare ai figli. 

La stessa Eliza si accorge di provare quella che viene chiamata misognia interiorizzata - ha sempre visto e chiamato Serena la "brava" ragazza, per il modo con cui è sempre riuscita ad accaparrarsi l'approvazione di tutti con i suoi atteggiamenti. Serena, ai suoi occhi, ha sempre rappresentato tutto ciò cui Eliza andava contro. 
In famiglia Eliza è sempre stata quella intelligente, sua sorella Kim quella bella - ed Eliza ha sempre visto gli sguardi maschili neanche tanto come un'attenzione sgradevole, quanto piuttosto come qualcosa che una brava femminista non dovrebbe desiderare e di cui non le dovrebbe importare perché ciò che conta non è l'apparenza, ma il cervello - da qui, sia il titolo del libro che una sua frase in un certo punto, Eliza non è lì per piacere. Eliza perciò ha sempre visto il trucco e il "vestirsi meglio" come un'inutile perdita di tempo e soprattutto come qualcosa di superficiale, indipendentemente da quanto questo l'avrebbe fatta sentire a proprio agio nella sua pelle - nel corso del romanzo, anche solo darsi una passata di crema in viso la fa sentire sciocca e vanesia.

Ci sono tanti atti di sessismo che vengono affrontati in questo libro: come mettere una felpa o un cardigan per una ragazza sia sinonimo di sciatteria e noncuranza - Eliza ne ha fatto la sua "uniforme" - ma se la mette un ragazzo non c'è alcun problema. Se salta fuori un pettegolezzo su una coppia che ha combinato qualcosa in intimità, il ragazzo riceve una pacca sulla spalla e dei complimenti oppure non succede nulla, ma la ragazza di sicuro sarà chiamata una puttana in ogni caso senza alcuna attenuante. 

Questo romanzo per me non si sofferma neanche tanto sul romance - per quanto ci siano stati dei momenti davvero belli e Len sia alquanto carino, la sua entrata nella vita di Eliza un punto di confronto e di svolta nella maturazione di entrambi - quanto più sul percorso di crescita e di consapevolezza di Eliza, Serena e Winona. Si tratta di una storia che parla di cosa significhi essere asiatici in America, avere un retaggio che porta con sé tante belle cose ma anche tante complicazioni. Si tratta di un romanzo che porta a galla tante domande, tanti dubbi - cosa significa essere femministi? Ci possono essere momenti in cui lo si è e altri in cui invece no? Si può essere condannati per questo? Il femminismo è qualcosa che ha regole rigide, dettami da rispettare altrimenti si è fuori oppure è qualcosa di modellabile, qualcosa in eterna evoluzione come la nostra società? 

Essere femministe non significa andare contro gli uomini, odiarli per quello che rappresentano - significa lavorare insieme perché tutti abbiano le stesse opportunità e le stesse occasioni, lo stesso merito e lo stesso riconoscimento. 

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