Di questa autrice voi starete leggendo Noi, gli unici al mondo - che però a me non ispira. Mi ispirava invece questo suo romanzo precedente, che risale al 2012 e che è ancora inedito in Italia.
Come fare a parlarvene senza scendere forse un po' nel personale è qualcosa che ormai ho smesso di chiedermi. E se la cosa vi dà fastidio, allora vi consiglio di saltare la prima parte di recensione dopo la trama.
Come fare a parlarvene senza scendere forse un po' nel personale è qualcosa che ormai ho smesso di chiedermi. E se la cosa vi dà fastidio, allora vi consiglio di saltare la prima parte di recensione dopo la trama.
Titolo: The List
Autrice: Siobhan Vivian
Data di uscita: 7 aprile 2016
Data di uscita originale: 1 aprile 2012
Pagine: 384 (copertina flessibile)
Editore: Mira Ink
Trama [tradotta da me]: Succede ogni settembre - LA LISTA viene distribuita in tutta la scuola.
Due ragazze sono scelte da ogni anno.
UNA RAGAZZA VIENE NOMINATA LA PIÙ BELLA.
UNA LA PIÙ BRUTTA.
Le ragazze che non sono scelte vengono dimenticate in fretta.
Le ragazze che invece lo sono diventano il centro dell'attenzione e ognuna di loro reagisce in modo diverso all'esperienza.
Quando scoprono di essere le vittime di quest'anno, Danielle, Abby, Candance, Lauren, Sarah, Bridget, Jennifer e Margo lottano contro i giudizi dei loro compagni. Dopotutto, più bella o più brutta, una volta che sei sulla lista non sarai mai più la stessa.
Presumo che ogni scuola superiore abbia le sue tradizioni.
Presumo che per quanto si possano invidiare le scuole superiori americane che si vedono nei (tele)film, bisogna ammettere che anche le nostre non mancano di alcune loro caratteristiche e forse dovremmo essere grati di non averne altre.
Non so come funzioni per chi vive in città, se le cose siano uguali o più facili oppure più difficili. Quella che vi posso offrire io è la mia esperienza e dalla mia prima liceo sono passati quattordici anni - anche se a volte sembra ieri.
Quella che vi posso offrire io è la vita quattordici anni fa di una scuola superiore di paese: un polo scolastico con quattro indirizzi di studio diversi e circa 600 studenti provenienti dal paese stesso della scuola e da quelli limitrofi.
Il punto è questo: se le medie sono state un inferno e speri di cambiare vita una volta al liceo, dovresti metterti in testa che se finisci nello stesso istituto (anche se in indirizzi diversi) con quelli che erano i tuoi compagni di classe, le cose di fatto non cambiano. Un po' perché le voci corrono e un po' perché nei tre mesi estivi tu non hai fatto tutto questo gran cambiamento radicale.
Ma per tornare in tema di tradizioni, anche la mia le aveva: avevamo il concerto di Natale in aula magna, avevamo il Palio per Carnevale con tutti e quattro gli indirizzi che sceglievano un tema ed inevitabilmente vinceva sempre il liceo scientifico, avevamo la festa di fine anno in cui si poteva girare liberamente per la scuola nell'aria di festa ed estate che finalmente si respirava - e con qualche alcolico fatto entrare di straforo, ma questo non ditelo in giro.
Ma per chi non era del paese e quindi non andava a scuola a piedi oppure in bicicletta, c'era un'altra tradizione - una tradizione temuta da tutti quelli del primo anno che andavano a scuola in treno oppure in pullman come la sottoscritta e tramandata di passaparola in passaparola da fratelli e sorelle più grandi.
Noi la chiamavamo "fare il primino" e durava circa il primo mese di scuola, al massimo un mese e mezzo. In pratica consisteva in questo: i ragazzi di quinta prelevavano i "primini" e li portavano in fondo al pullman e magari li facevano cantare, scrivevano con il pennarello sulle loro braccia e qualche volta in faccia, ogni tanto li facevano "ballare" aggrappati al palo del pullman. Insomma, il "gioco" era quello di strapazzarli un po' e metterli in imbarazzo.
C'era anche chi si offriva volontario perché prima ti sottoponevi al "primino" e prima ti liberavi dell'incombenza - difficilmente ti avrebbero scelto una seconda volta, ma capitava e non importava l'affermazione di averlo già fatto: se ti chiamavano, dovevi andare comunque.
Io, per un miracolo che mi sto ancora a chiedere da dove sia venuto, l'ho scampata - c'è anche da dire che una volta sono scivolata così tanto sul sedile nella speranza di non fami vedere che ero praticamente seduta per terra.
Forse ero ancora invisibile, forse ancora nessuno sapeva chi ero, forse non ero abbastanza interessante, forse non avevano ancora completamente realizzato il potenziale di divertimento che ci avrebbero ricavato a seguire nei mesi e negli anni successivi: non lo so.
E proprio di tradizioni scolastiche si parla in questo libro, di una tradizione che non si ricorda nemmeno quando sia cominciata ma che viene aspettata - tra eccitazione oppure sconforto - ogni ultimo lunedì di settembre puntuale come un orologio svizzero: La Lista.
Non si sa chi sia a scriverla, se un comitato di soli ragazzi o di sole ragazze oppure misto, se invece magari a scriverla è una sola persona che si elegge a giudice incontestabile. E proprio per assicurare la "legittimità" della Lista, nell'angolo in basso viene apposto il timbro della scuola rubato anni fa da un cassetto in presidenza.
Oltre ai vari "figo/a" e "sfigato/a" che stavano ad indicare la bellezza e la popolarità o meno di uno studente, avevamo anche noi il vizio di fare di tutta l'erba un fascio e incasellare tutti a seconda dell'indirizzo che frequentavano.
Alla Mount Washington High tutte le categorie - atleti, sfigati, vergini, poco di buono, drogati, secchioni, eccentrici e qualunque altra categoria vi venga in mente - vengono annullate tranne due: la più bella e la più brutta di ogni grado scolastico.
La lista che gli studenti trovano il lunedì mattina recita questo verdetto:
- per i freshmen la più brutta è Danielle DeMarco, paragonata ad un ragazzo in quanto a corporatura e la più bella è Abby Warner perché la genetica è stata più generosa con lei rispetto a sua sorella;
- per i sophomores la più brutta è Candace Kincaid perché non importa quanto sia bella la tua pelle, se sei brutta dentro si vede comunque e la più bella è Lauren Finn perché ha il fascino della nuova arrivata;
- per gli juniors la più brutta è Sarah Singer perché sembra stia cercando di essere il più brutta possibile e la più bella è Bridget Honeycutt perché guarda un po' che differenza ha fatto l'estate;
- per i seniors la più brutta è Jennifer Briggis e complimenti Jennifer, sei l'unica ragazza in tutta la storia della Mount Washington High ad essere comparsa sulla lista in questa categoria per quattro anni di fila e la più bella è Margo Gable, il che le garantisce già la vittoria come regina del ballo di inizio anno.
Questo è un libro che affronta un tema per me spinoso: quello della bellezza e il modo in cui noi stessi ci vediamo, ma anche come veniamo giudicati dagli altri.
Dimenticatevi i clichés perché se anche ci sono, sono talmente sfumati che è impossibile puntare il dito ed individuarne uno con precisione.
Perché la mean girl non è esattamente una mean girl e quella che sembra una vittima finisce per essere la vera cattiva.
Il punto è che, belle o brutte, la Lista crea il caos nella vita di ognuna di queste ragazze e se otto punti di vista vi possono sembrare eccessivi, lo sono solo perché coprendo un'unica settimana - quella dalla pubblicazione della Lista il lunedì al ballo del sabato sera - non abbiamo poi modo di sapere come si risolveranno le varie situazioni alla fine dell'anno. Questo è soltanto uno spaccato di vita, lo tsunami con solo una parte del disastro che si lascia alle spalle.
Sono forse eccessivi perché in così poco tempo non sappiamo tanto del background delle ragazze, ma una volta letto il loro primo punto di vista poi è facile riconoscere le loro voci e riconoscere chi è in quale grado e in quale categoria - non ho nemmeno avuto bisogno di andare a vedere la Lista all'inizio del libro.
Questa è una storia di bullismo, fondamentalmente.
E lo è perché qualcuno si elegge a giudice supremo, valorizzando o sminuendo alcune ragazze in particolare per ragioni che non sono per niente obiettive e stabilite sulla base del perché è così - e sì, poi si scopre chi è che ha scritto la Lista.
Si tratta di bullismo perché questa presunta obiettività con "ragioni del tutto valide" è cieca rispetto ai problemi pre-esistenti e a quelli che contribuirà a far nascere.
La Lista mette i riflettori addosso ad Abby, una quattordicenne che improvvisamente viene notata da tutti i ragazzi più grandi e invitata alle feste, convinta che sia solo questo a distinguerla e che non importa lo studio - tanto tutta l'intelligenza ce l'ha sua sorella Fern.
Danielle ha le spalle larghe perché è una nuotatrice che sta cercando di entrare nella squadra della scuola, ma da quando chi ha scritto la Lista ha puntato i riflettori sulla sua corporatura muscolosa tutti la chiamano con epiteti e aggettivi maschili e il suo ragazzo ha cominciato ad evitarla, senza neanche difenderla.
Candace è bella e sa di esserlo, ma protesta vivacemente quando viene scelta come la ragazza più brutta dei sophomores. Ma lei è una vera mean girl e le sue amiche colgono l'occasione per piantarla in asso perché la Lista ha finalmente mostrato a tutti la vera natura di Candace. E ora tutte ruotano attorno a Lauren, che fino a quel momento era stata istruita a casa da sua madre e per lei è un mondo tutto nuovo e ha la tipica innocenza e curiosità dei bambini a scuola per la prima volta - ma se non fosse stato per la Lista forse nessuno si sarebbe accorto di lei. E Lauren è bella senza nemmeno provarci, ma avrei voluto davvero sapere di più del rapporto tra lei e sua madre perché è chiaro che c'è qualcosa che non va.
Sarah è una ribelle, che fa la dura e odia tutti, ma non vuole ammettere che non ha mai superato il fatto che alle medie l'abbiano esclusa nonostante lei le abbia provate tutte per integrarsi. E come atto di protesta, dato che la Lista afferma che sta cercando di essere il più brutta possibile, si scrive "UGLY" in fronte e decide di non lavarsi per una settimana e di indossare gli stessi abiti, in modo da rovinare il ballo a tutti con la sua puzza e la sua ugliness.
Bridget aveva iniziato ad avere problemi con il cibo all'inizio dell'estate quando le sembrava che il bikini la segnasse troppo, ma con il suo nome nella Lista come la più bella degli juniors cade dritta nell'anoressia, convinta che dopo il ballo riuscirà a riprendere a mangiare senza più la pressione dei giudizi.
Jennifer, al suo primo anno da ugliest girl, aveva fatto una scenata epocale che le aveva alienato tutti e da allora è quasi un obbligo metterla in Lista per vedere come reagirà.
Margo... beh, è Margo. Era già stata la più bella al primo anno, l'anno scorso sua sorella era stata regina del ballo ed era naturale che toccasse a lei quest'anno.
L'ho letto velocemente, per la voglia di sapere la prossima reazione di ognuna della ragazze e perché la struttura narrativa fa nascere nel lettore la curiosità. Ma se devo essere sincera, di alcune ragazze mi è importato più che di altre.
Abby e Candace sono quelle che mi hanno dato più sui nervi.
Abby per la sua ingenuità alla scoperta che lei sì, era stata nominata la più bella ma che sulla Lista ci fossero nominate anche delle ragazze brutte.
Ma certo, Abby. Intanto tu sei stata nominata la più bella, che ne sai di cosa vuol dire essere additata da tutti come la più brutta?
E Danielle potrà sembrare tosta, ma rischia di perdere il posto in squadra perché non riesce a concentrarsi e soffre per il comportamento del suo ragazzo.
Candace è stata anche peggio perché secondo lei l'aspetto è quello che conta e che importa se sei brutta dentro come persona?
Il punto è che nessuno dovrebbe meritarselo.
A qualcuno poi vengono i sensi di colpa per Jennifer e si cerca di promuovere questa campagna per farla diventare regina del ballo, ma non tutti la prendono bene. In quale mondo la ragazza più brutta può essere regina del ballo e spodestare la bella?
Ho sofferto per Danielle, sono stata male per Bridget e ho sentito un'affinità con Sarah perché ho avuto anche io la mia fase ribelle da "odio tutti" - io però non avevo smesso di lavarmi. Capivo fin troppo bene l'essere stata esclusa alle medie e il voler poi diventare qualcuno che si discostasse completamente da tutte le altre pur continuando a provare una sorta di invidia.
Quelle che mi hanno creato più conflitto interiore sono state Jennifer e Margo.
Margo e Jennifer erano migliori amiche prima delle superiori e il mio conflitto è nato nel momento in cui ho capito di essere stata entrambe.
Avevo la mentalità di Margo nel momento in cui ha smesso di essere amica di Jennifer - quando questa la buttava giù con commenti apparentementi innocui che però ferivano Margo, quando Jennifer la soffocava e pretendeva di partecipare ad ogni uscita che Margo faceva con altri amici. Io avevo un'ex-amica così e capivo i sensi di colpa di Margo, ma anche il suo sollievo nel momento in cui la loro amicizia è finita.
Ma sono (stata) anche Jennifer e se avessimo avuto anche noi una lista, niente mi avrebbe impedito di finirci sopra. E capivo il suo bisogno di avere qualcuno che la riconoscesse come bella per una volta.
Non c'è giusto o sbagliato e si fa tanto presto a dire che la bellezza estetica non conta, ma sappiamo tutti che sono menzogne e che invece importa - importa tanto.
Recentemente ho letto una recensione all'ultimo libro di Becky Albertalli (ancora inedito in Italia) in cui una blogger che seguo ha scritto che la protagonista non le è piaciuta perché cercava rassicurazioni negli altri sul fatto di essere bella, che l'autostima non poteva nascere nel momento in cui un ragazzo la trovava attraente.
Credo che però questo grado di "validazione" cambi davvero da persona a persona.
Oh, li conosco tutti i modi di dire - del tipo "nel momento in cui sei la prima a piacerti, poi anche gli altri lo noteranno". Credo però che quando passi l'adolescenza a sentirti dire che sei brutta, anche solo una persona che ti dica il contrario possa davvero fare la differenza nell'autostima - anche se magari non ci credi. Ma è già qualcosa.
Questo libro parla di "bellezza", ma secondo me la questione è anche più complessa.
Credo anche che il vissuto personale faccia davvero la differenza nel modo in cui alla fine viene percepito - e con questo non voglio dire che le ragazze belle che lo leggono lo percepiscano in modo diverso perché sono superficiali, proprio il contrario. Questo libro dimostra che anche essere etichettate come "belle" porta con sé dei problemi, più o meno grandi.
Questo libro parla di "etichette" e conseguenze, di come quest'etichetta che ci viene appiccicata addosso da qualcun altro e che indica il nostro grado di bellezza alla fine non parla di tutto il resto - come se fossimo un oggetto e quell'etichetta ci indentifichi solo in base a quella caratteristica e non ci sia altro oltre a quello.
In questo libro ci sono ragazze che non sanno di essere belle e vivono bene per questo oppure si distruggono mentre cercano di raggiungere un obiettivo impossibile e altre che lo sanno e ne fanno l'unica cosa sui cui puntare a dispetto di tutto il resto, ignorando chi è bella ma si sente uno schifo e chi è brutta e vorrebbe soltanto qualcuno che per una volta non glielo facesse notare.
Questo libro parla di bellezza, ma in realtà si tratta solo di percezioni.
Si tratta di persone che ti vedono in quel modo e altre che invece pensano il contrario e sta a te trovare quelle persone che vedono quella bellezza che è solo tua.
Come Sarah nota ad un certo punto, non importa quello che fai - non importa se cambi modo di vestire o di acconciare i capelli o se perdi peso: quel gruppo di persone ha già scelto come vederti e niente farà cambiare loro idea. E questa è una cosa che ho provato sulla mia pelle perché nonostante i miei 28 anni ci sono persone che, quando le incontro, mi guardano e ancora vedono l'adolescente che sono stata.
Ho scritto tantissimo e, più che una recensione, in realtà questa sembra una pagina di diario. Questo libro però ha smosso qualcosa dentro di me.
Credo che sia un libro che smuova qualcosa dentro ognuno, che sia rabbia o tristezza o indignazione o sensi di colpa. Che da adolescenti siate state le belle ragazze popolari oppure quelle prese in giro, credo sia impossibile restare indifferenti di fronte a queste otto ragazze - l'unica pecca è non sapere come finiranno le loro storie e se risolveranno i loro problemi, lasciandosi poi alle spalle la Lista.
Autrice: Siobhan Vivian
Data di uscita: 7 aprile 2016
Data di uscita originale: 1 aprile 2012
Pagine: 384 (copertina flessibile)
Editore: Mira Ink
Trama [tradotta da me]: Succede ogni settembre - LA LISTA viene distribuita in tutta la scuola.
Due ragazze sono scelte da ogni anno.
UNA RAGAZZA VIENE NOMINATA LA PIÙ BELLA.
UNA LA PIÙ BRUTTA.
Le ragazze che non sono scelte vengono dimenticate in fretta.
Le ragazze che invece lo sono diventano il centro dell'attenzione e ognuna di loro reagisce in modo diverso all'esperienza.
Quando scoprono di essere le vittime di quest'anno, Danielle, Abby, Candance, Lauren, Sarah, Bridget, Jennifer e Margo lottano contro i giudizi dei loro compagni. Dopotutto, più bella o più brutta, una volta che sei sulla lista non sarai mai più la stessa.
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Presumo che ogni scuola superiore abbia le sue tradizioni.
Presumo che per quanto si possano invidiare le scuole superiori americane che si vedono nei (tele)film, bisogna ammettere che anche le nostre non mancano di alcune loro caratteristiche e forse dovremmo essere grati di non averne altre.
Non so come funzioni per chi vive in città, se le cose siano uguali o più facili oppure più difficili. Quella che vi posso offrire io è la mia esperienza e dalla mia prima liceo sono passati quattordici anni - anche se a volte sembra ieri.
Quella che vi posso offrire io è la vita quattordici anni fa di una scuola superiore di paese: un polo scolastico con quattro indirizzi di studio diversi e circa 600 studenti provenienti dal paese stesso della scuola e da quelli limitrofi.
Il punto è questo: se le medie sono state un inferno e speri di cambiare vita una volta al liceo, dovresti metterti in testa che se finisci nello stesso istituto (anche se in indirizzi diversi) con quelli che erano i tuoi compagni di classe, le cose di fatto non cambiano. Un po' perché le voci corrono e un po' perché nei tre mesi estivi tu non hai fatto tutto questo gran cambiamento radicale.
Ma per tornare in tema di tradizioni, anche la mia le aveva: avevamo il concerto di Natale in aula magna, avevamo il Palio per Carnevale con tutti e quattro gli indirizzi che sceglievano un tema ed inevitabilmente vinceva sempre il liceo scientifico, avevamo la festa di fine anno in cui si poteva girare liberamente per la scuola nell'aria di festa ed estate che finalmente si respirava - e con qualche alcolico fatto entrare di straforo, ma questo non ditelo in giro.
Ma per chi non era del paese e quindi non andava a scuola a piedi oppure in bicicletta, c'era un'altra tradizione - una tradizione temuta da tutti quelli del primo anno che andavano a scuola in treno oppure in pullman come la sottoscritta e tramandata di passaparola in passaparola da fratelli e sorelle più grandi.
Noi la chiamavamo "fare il primino" e durava circa il primo mese di scuola, al massimo un mese e mezzo. In pratica consisteva in questo: i ragazzi di quinta prelevavano i "primini" e li portavano in fondo al pullman e magari li facevano cantare, scrivevano con il pennarello sulle loro braccia e qualche volta in faccia, ogni tanto li facevano "ballare" aggrappati al palo del pullman. Insomma, il "gioco" era quello di strapazzarli un po' e metterli in imbarazzo.
C'era anche chi si offriva volontario perché prima ti sottoponevi al "primino" e prima ti liberavi dell'incombenza - difficilmente ti avrebbero scelto una seconda volta, ma capitava e non importava l'affermazione di averlo già fatto: se ti chiamavano, dovevi andare comunque.
Io, per un miracolo che mi sto ancora a chiedere da dove sia venuto, l'ho scampata - c'è anche da dire che una volta sono scivolata così tanto sul sedile nella speranza di non fami vedere che ero praticamente seduta per terra.
Forse ero ancora invisibile, forse ancora nessuno sapeva chi ero, forse non ero abbastanza interessante, forse non avevano ancora completamente realizzato il potenziale di divertimento che ci avrebbero ricavato a seguire nei mesi e negli anni successivi: non lo so.
E proprio di tradizioni scolastiche si parla in questo libro, di una tradizione che non si ricorda nemmeno quando sia cominciata ma che viene aspettata - tra eccitazione oppure sconforto - ogni ultimo lunedì di settembre puntuale come un orologio svizzero: La Lista.
Non si sa chi sia a scriverla, se un comitato di soli ragazzi o di sole ragazze oppure misto, se invece magari a scriverla è una sola persona che si elegge a giudice incontestabile. E proprio per assicurare la "legittimità" della Lista, nell'angolo in basso viene apposto il timbro della scuola rubato anni fa da un cassetto in presidenza.
Oltre ai vari "figo/a" e "sfigato/a" che stavano ad indicare la bellezza e la popolarità o meno di uno studente, avevamo anche noi il vizio di fare di tutta l'erba un fascio e incasellare tutti a seconda dell'indirizzo che frequentavano.
Alla Mount Washington High tutte le categorie - atleti, sfigati, vergini, poco di buono, drogati, secchioni, eccentrici e qualunque altra categoria vi venga in mente - vengono annullate tranne due: la più bella e la più brutta di ogni grado scolastico.
La lista che gli studenti trovano il lunedì mattina recita questo verdetto:
- per i freshmen la più brutta è Danielle DeMarco, paragonata ad un ragazzo in quanto a corporatura e la più bella è Abby Warner perché la genetica è stata più generosa con lei rispetto a sua sorella;
- per i sophomores la più brutta è Candace Kincaid perché non importa quanto sia bella la tua pelle, se sei brutta dentro si vede comunque e la più bella è Lauren Finn perché ha il fascino della nuova arrivata;
- per gli juniors la più brutta è Sarah Singer perché sembra stia cercando di essere il più brutta possibile e la più bella è Bridget Honeycutt perché guarda un po' che differenza ha fatto l'estate;
- per i seniors la più brutta è Jennifer Briggis e complimenti Jennifer, sei l'unica ragazza in tutta la storia della Mount Washington High ad essere comparsa sulla lista in questa categoria per quattro anni di fila e la più bella è Margo Gable, il che le garantisce già la vittoria come regina del ballo di inizio anno.
Questo è un libro che affronta un tema per me spinoso: quello della bellezza e il modo in cui noi stessi ci vediamo, ma anche come veniamo giudicati dagli altri.
Dimenticatevi i clichés perché se anche ci sono, sono talmente sfumati che è impossibile puntare il dito ed individuarne uno con precisione.
Perché la mean girl non è esattamente una mean girl e quella che sembra una vittima finisce per essere la vera cattiva.
Il punto è che, belle o brutte, la Lista crea il caos nella vita di ognuna di queste ragazze e se otto punti di vista vi possono sembrare eccessivi, lo sono solo perché coprendo un'unica settimana - quella dalla pubblicazione della Lista il lunedì al ballo del sabato sera - non abbiamo poi modo di sapere come si risolveranno le varie situazioni alla fine dell'anno. Questo è soltanto uno spaccato di vita, lo tsunami con solo una parte del disastro che si lascia alle spalle.
Sono forse eccessivi perché in così poco tempo non sappiamo tanto del background delle ragazze, ma una volta letto il loro primo punto di vista poi è facile riconoscere le loro voci e riconoscere chi è in quale grado e in quale categoria - non ho nemmeno avuto bisogno di andare a vedere la Lista all'inizio del libro.
Questa è una storia di bullismo, fondamentalmente.
E lo è perché qualcuno si elegge a giudice supremo, valorizzando o sminuendo alcune ragazze in particolare per ragioni che non sono per niente obiettive e stabilite sulla base del perché è così - e sì, poi si scopre chi è che ha scritto la Lista.
Si tratta di bullismo perché questa presunta obiettività con "ragioni del tutto valide" è cieca rispetto ai problemi pre-esistenti e a quelli che contribuirà a far nascere.
La Lista mette i riflettori addosso ad Abby, una quattordicenne che improvvisamente viene notata da tutti i ragazzi più grandi e invitata alle feste, convinta che sia solo questo a distinguerla e che non importa lo studio - tanto tutta l'intelligenza ce l'ha sua sorella Fern.
Danielle ha le spalle larghe perché è una nuotatrice che sta cercando di entrare nella squadra della scuola, ma da quando chi ha scritto la Lista ha puntato i riflettori sulla sua corporatura muscolosa tutti la chiamano con epiteti e aggettivi maschili e il suo ragazzo ha cominciato ad evitarla, senza neanche difenderla.
Candace è bella e sa di esserlo, ma protesta vivacemente quando viene scelta come la ragazza più brutta dei sophomores. Ma lei è una vera mean girl e le sue amiche colgono l'occasione per piantarla in asso perché la Lista ha finalmente mostrato a tutti la vera natura di Candace. E ora tutte ruotano attorno a Lauren, che fino a quel momento era stata istruita a casa da sua madre e per lei è un mondo tutto nuovo e ha la tipica innocenza e curiosità dei bambini a scuola per la prima volta - ma se non fosse stato per la Lista forse nessuno si sarebbe accorto di lei. E Lauren è bella senza nemmeno provarci, ma avrei voluto davvero sapere di più del rapporto tra lei e sua madre perché è chiaro che c'è qualcosa che non va.
Sarah è una ribelle, che fa la dura e odia tutti, ma non vuole ammettere che non ha mai superato il fatto che alle medie l'abbiano esclusa nonostante lei le abbia provate tutte per integrarsi. E come atto di protesta, dato che la Lista afferma che sta cercando di essere il più brutta possibile, si scrive "UGLY" in fronte e decide di non lavarsi per una settimana e di indossare gli stessi abiti, in modo da rovinare il ballo a tutti con la sua puzza e la sua ugliness.
Bridget aveva iniziato ad avere problemi con il cibo all'inizio dell'estate quando le sembrava che il bikini la segnasse troppo, ma con il suo nome nella Lista come la più bella degli juniors cade dritta nell'anoressia, convinta che dopo il ballo riuscirà a riprendere a mangiare senza più la pressione dei giudizi.
Jennifer, al suo primo anno da ugliest girl, aveva fatto una scenata epocale che le aveva alienato tutti e da allora è quasi un obbligo metterla in Lista per vedere come reagirà.
Margo... beh, è Margo. Era già stata la più bella al primo anno, l'anno scorso sua sorella era stata regina del ballo ed era naturale che toccasse a lei quest'anno.
L'ho letto velocemente, per la voglia di sapere la prossima reazione di ognuna della ragazze e perché la struttura narrativa fa nascere nel lettore la curiosità. Ma se devo essere sincera, di alcune ragazze mi è importato più che di altre.
Abby e Candace sono quelle che mi hanno dato più sui nervi.
Abby per la sua ingenuità alla scoperta che lei sì, era stata nominata la più bella ma che sulla Lista ci fossero nominate anche delle ragazze brutte.
"Ovviamente le dispiace che Danielle sia stata nominata la più brutta della loro classe, ma Danielle sembra tosta abbastanza da sopportarlo. E, spera, Danielle capirà che ci sono anche altre ragazze che avrebbero potuto essere nominate le più brutte. Come nel caso di Abby. È solo la fortuna del sorteggio."
Ma certo, Abby. Intanto tu sei stata nominata la più bella, che ne sai di cosa vuol dire essere additata da tutti come la più brutta?
E Danielle potrà sembrare tosta, ma rischia di perdere il posto in squadra perché non riesce a concentrarsi e soffre per il comportamento del suo ragazzo.
Candace è stata anche peggio perché secondo lei l'aspetto è quello che conta e che importa se sei brutta dentro come persona?
"«Non ha senso che io sia stata scelta come la ragazza più brutta del secondo anno.» [...] Candace vede, nello spazio di qualche secondo, almeno dieci ragazze che avrebbero dovuto essere scelte. Ragazze brutte che se lo meritano."
Il punto è che nessuno dovrebbe meritarselo.
A qualcuno poi vengono i sensi di colpa per Jennifer e si cerca di promuovere questa campagna per farla diventare regina del ballo, ma non tutti la prendono bene. In quale mondo la ragazza più brutta può essere regina del ballo e spodestare la bella?
Ho sofferto per Danielle, sono stata male per Bridget e ho sentito un'affinità con Sarah perché ho avuto anche io la mia fase ribelle da "odio tutti" - io però non avevo smesso di lavarmi. Capivo fin troppo bene l'essere stata esclusa alle medie e il voler poi diventare qualcuno che si discostasse completamente da tutte le altre pur continuando a provare una sorta di invidia.
Quelle che mi hanno creato più conflitto interiore sono state Jennifer e Margo.
Margo e Jennifer erano migliori amiche prima delle superiori e il mio conflitto è nato nel momento in cui ho capito di essere stata entrambe.
Avevo la mentalità di Margo nel momento in cui ha smesso di essere amica di Jennifer - quando questa la buttava giù con commenti apparentementi innocui che però ferivano Margo, quando Jennifer la soffocava e pretendeva di partecipare ad ogni uscita che Margo faceva con altri amici. Io avevo un'ex-amica così e capivo i sensi di colpa di Margo, ma anche il suo sollievo nel momento in cui la loro amicizia è finita.
Ma sono (stata) anche Jennifer e se avessimo avuto anche noi una lista, niente mi avrebbe impedito di finirci sopra. E capivo il suo bisogno di avere qualcuno che la riconoscesse come bella per una volta.
Non c'è giusto o sbagliato e si fa tanto presto a dire che la bellezza estetica non conta, ma sappiamo tutti che sono menzogne e che invece importa - importa tanto.
Recentemente ho letto una recensione all'ultimo libro di Becky Albertalli (ancora inedito in Italia) in cui una blogger che seguo ha scritto che la protagonista non le è piaciuta perché cercava rassicurazioni negli altri sul fatto di essere bella, che l'autostima non poteva nascere nel momento in cui un ragazzo la trovava attraente.
Credo che però questo grado di "validazione" cambi davvero da persona a persona.
Oh, li conosco tutti i modi di dire - del tipo "nel momento in cui sei la prima a piacerti, poi anche gli altri lo noteranno". Credo però che quando passi l'adolescenza a sentirti dire che sei brutta, anche solo una persona che ti dica il contrario possa davvero fare la differenza nell'autostima - anche se magari non ci credi. Ma è già qualcosa.
Questo libro parla di "bellezza", ma secondo me la questione è anche più complessa.
Credo anche che il vissuto personale faccia davvero la differenza nel modo in cui alla fine viene percepito - e con questo non voglio dire che le ragazze belle che lo leggono lo percepiscano in modo diverso perché sono superficiali, proprio il contrario. Questo libro dimostra che anche essere etichettate come "belle" porta con sé dei problemi, più o meno grandi.
Questo libro parla di "etichette" e conseguenze, di come quest'etichetta che ci viene appiccicata addosso da qualcun altro e che indica il nostro grado di bellezza alla fine non parla di tutto il resto - come se fossimo un oggetto e quell'etichetta ci indentifichi solo in base a quella caratteristica e non ci sia altro oltre a quello.
In questo libro ci sono ragazze che non sanno di essere belle e vivono bene per questo oppure si distruggono mentre cercano di raggiungere un obiettivo impossibile e altre che lo sanno e ne fanno l'unica cosa sui cui puntare a dispetto di tutto il resto, ignorando chi è bella ma si sente uno schifo e chi è brutta e vorrebbe soltanto qualcuno che per una volta non glielo facesse notare.
Questo libro parla di bellezza, ma in realtà si tratta solo di percezioni.
Si tratta di persone che ti vedono in quel modo e altre che invece pensano il contrario e sta a te trovare quelle persone che vedono quella bellezza che è solo tua.
Come Sarah nota ad un certo punto, non importa quello che fai - non importa se cambi modo di vestire o di acconciare i capelli o se perdi peso: quel gruppo di persone ha già scelto come vederti e niente farà cambiare loro idea. E questa è una cosa che ho provato sulla mia pelle perché nonostante i miei 28 anni ci sono persone che, quando le incontro, mi guardano e ancora vedono l'adolescente che sono stata.
Ho scritto tantissimo e, più che una recensione, in realtà questa sembra una pagina di diario. Questo libro però ha smosso qualcosa dentro di me.
Credo che sia un libro che smuova qualcosa dentro ognuno, che sia rabbia o tristezza o indignazione o sensi di colpa. Che da adolescenti siate state le belle ragazze popolari oppure quelle prese in giro, credo sia impossibile restare indifferenti di fronte a queste otto ragazze - l'unica pecca è non sapere come finiranno le loro storie e se risolveranno i loro problemi, lasciandosi poi alle spalle la Lista.
Ciao! Che recensione interessante, è un libro che potrebbe interessarmi parecchio sai? Dalle tue parole sembra proprio un libro che non lascia indifferenti, mi sa che finisce in WL :D
RispondiEliminaGrazie! Temevo che la lunghezza eccessiva della recensione ne scoraggiasse la lettura! xD
EliminaAggiunto in wishlist *-*
RispondiEliminaNe sono contenta! *-*
EliminaUna recensione profonda e bellissima, complimentissimi ci hai davvero messo il cuore! ❤️
RispondiEliminaGrazie mille, Ely! ❤️
EliminaWow che recensione profonda e sentita Alice!
RispondiEliminaNon conoscevo nemmeno il libro ma sembra davvero particolare, ci faccio sicuramente un pensierino
Grazie Susy, gentilissima! ♥
EliminaSpero proprio che il libro venga tradotto prima o poi. :)
Molto bella la tua recensione e la tua analisi del libro, sicuramente può essere letto e interpretato anche in base alle esperienze di vita di ognuno. Puntare il faro su problematiche come il bullismo continuo a ripetere che è importante, farlo attraverso i libri lo è ancora di più.
RispondiEliminaxoxo Connor
Grazie Connor, so di essermi lasciata prendere la mano con questa recensione ed è bello vedere che venga letta tutta! *-*
EliminaE sono completamente d'accordo con te, ci vorrebbero più libri su questo genere.