Cos'abbiamo qui, a quest'ora tarda della sera?
Abbiamo una recensione piccola piccola di un libro che di norma non trovereste sul mio blog - ringraziate mia madre per questo.
Abbiamo una recensione piccola piccola di un libro che di norma non trovereste sul mio blog - ringraziate mia madre per questo.
Titolo: Sei casi al BarLume
Serie: BarLume
Autore: Marco Malvaldi
Data di uscita: 29 settembre 2016
Pagine: 274 (copertina flessibile)
Editore: Sellerio
Trama: Questi sei racconti, con protagonisti i quattro vecchietti del BarLume e il barrista Massimo, sono stati pubblicati per la prima volta in diverse antologie poliziesche di questa casa editrice, a partire da Un Natale in giallo del 2011. Nell’inedita prefazione, a sua volta una sorta di racconto tra i racconti, l’autore, informando della genesi dei personaggi e delle situazioni, ricorda cose della sua gente e dei suoi luoghi così cariche di stranezze di paradosso e di umorismo naturale che si stenta a credere che non siano opera di finzione. «Poco di quello che esce dalla bocca di nonno Ampelio è inventato». Dunque le irriverenze, i giochi geniali di parole, le «sudicerie» oltre il politicamente corretto, il cinismo miscredente, gli strani figuri che si affacciano al bancone del bar, insomma: il clima irresistibilmente anarchico del paesino toscano di Pineta che tanto profuma di antica libertà municipale, viene tutto da un vissuto. Un vissuto messo in scena poi dalla pura arte dell’intrattenimento letterario di Marco Malvaldi. «Arte di non inventarsi nulla» la definisce l’autore: ed essa spiega bene perché i vecchietti del BarLume buchino la pagina. Ma lo spiega anche un’altra qualità: nelle storie del BarLume troviamo rappresentata e tramandata, con consapevolezza antropologica ma voltata al comico della commedia dell’arte, una radicata civiltà locale, una forma di vita popolare, come una delle tante tessere che compongono il mosaico dell’identità degli italiani.
Non ricordo com'è cominciata e dove mia madre avesse sentito parlare per la prima volta di Marco Malvaldi e della sua serie con i vecchietti al BarLume.
So solo che è iniziata con lei ed è continuata sempre con mia madre che leggeva a voce alta a me e mio padre alcuni stralci dei romanzi fino ad essere rossa in faccia piangendo dal ridere. Mio padre poi li ha letti in successione e io mi sono ripromessa di farlo, prima o poi - e considerando la mole di libri che rischia di seppellirmi nella mia stessa camera si tratta più di un poi che di un prima.
Di solito sono io quella che li informa delle nuove uscite dei loro scrittori preferiti, ma non so come questa l'anno scorso mi è sfuggita e quando alcuni mesi fa ho visto il libro sullo scaffale ho pensato di regalarlo a mia madre per la festa della mamma. Essendo una raccolta di sei storie non strettamente legate alla serie, mia madre mi ha esortata a leggerla anche se non ho ancora letto i romanzi e mi sono quindi lasciata convincere.
Conoscevo già i personaggi perché mia madre me ne ha parlato in svariate occasioni tra una risata e l'altra e per me non è stato affatto difficile approcciare la lettura e ritrovarmi a Pineta nel BarLume - ma anche per chi fosse totalmente a digiuno di conoscenza non sarebbe un problema perché nel primo racconto tutti e cinque i personaggi principali vengono presentati come si deve.
Sei racconti in cui il protagonista Massimo - proprietario del BarLume - mal sopporta suo nonno Ampelio e i suoi tre amici scrocconi, rumorosi e ficcanaso.
Ormai riconosciuti come portamerda cittadini, ovunque vanno spunta un cadavere e si divertono a cercare di risolvere l'indagine con conseguente crisi di nervi di Massimo - che spera sempre che li arrestino - e del commissario.
Dal mistero della raccolta differenziata distribuita lungo la strada di notte ad un Capodanno a fine marzo con tanto di cadavere, dal ristorante di Aldo assediato da un russo a Ferragosto ad un tombola post-natalizia con tanto di arma del delitto come strenna, dal Carnevale con furto alla gita in montagna con risoluzione dell'omicidio a distanza, Massimo e i vecchietti del BarLume intrattengono e divertono con un senso dell'umorismo scanzonato, ironico e a volte anche un po' acido che fa ridere senza nemmeno sforzarsi di cercare la battuta a tutti i costi.
Esattamente il tipo che piace a me, quel sense of humor semplice ma d'effetto che non ha bisogno della gran battutona per far ridere il lettore. Quel tipo di comicità irriverente che mi fa tanto amare il black humor.
Mi ha divertita davvero tanto, con il suo dialetto toscano e i propositi neanche tanto velati di Massimo di far fuori suo nonno e i suoi amici per avere il bar finalmente libero dalla loro presenza e con quegli stessi vecchietti che ricordano i tempi passati e si lamentano di ogni cosa e hanno un'opinione su tutto, perfetti criminali se non fossero così tanto onesti e non si divertissero a voler risolvere omicidi - prendendo intanto in giro Massimo senza alcun pentimento anche quando è lui a trovare sempre la soluzione.
Non mancherò quindi di recuperare anche gli altri ad un certo punto della mia vita perché nonno Ampelio è diventato il mio idolo.
Serie: BarLume
Autore: Marco Malvaldi
Data di uscita: 29 settembre 2016
Pagine: 274 (copertina flessibile)
Editore: Sellerio
Trama: Questi sei racconti, con protagonisti i quattro vecchietti del BarLume e il barrista Massimo, sono stati pubblicati per la prima volta in diverse antologie poliziesche di questa casa editrice, a partire da Un Natale in giallo del 2011. Nell’inedita prefazione, a sua volta una sorta di racconto tra i racconti, l’autore, informando della genesi dei personaggi e delle situazioni, ricorda cose della sua gente e dei suoi luoghi così cariche di stranezze di paradosso e di umorismo naturale che si stenta a credere che non siano opera di finzione. «Poco di quello che esce dalla bocca di nonno Ampelio è inventato». Dunque le irriverenze, i giochi geniali di parole, le «sudicerie» oltre il politicamente corretto, il cinismo miscredente, gli strani figuri che si affacciano al bancone del bar, insomma: il clima irresistibilmente anarchico del paesino toscano di Pineta che tanto profuma di antica libertà municipale, viene tutto da un vissuto. Un vissuto messo in scena poi dalla pura arte dell’intrattenimento letterario di Marco Malvaldi. «Arte di non inventarsi nulla» la definisce l’autore: ed essa spiega bene perché i vecchietti del BarLume buchino la pagina. Ma lo spiega anche un’altra qualità: nelle storie del BarLume troviamo rappresentata e tramandata, con consapevolezza antropologica ma voltata al comico della commedia dell’arte, una radicata civiltà locale, una forma di vita popolare, come una delle tante tessere che compongono il mosaico dell’identità degli italiani.
--- ---
Non ricordo com'è cominciata e dove mia madre avesse sentito parlare per la prima volta di Marco Malvaldi e della sua serie con i vecchietti al BarLume.
So solo che è iniziata con lei ed è continuata sempre con mia madre che leggeva a voce alta a me e mio padre alcuni stralci dei romanzi fino ad essere rossa in faccia piangendo dal ridere. Mio padre poi li ha letti in successione e io mi sono ripromessa di farlo, prima o poi - e considerando la mole di libri che rischia di seppellirmi nella mia stessa camera si tratta più di un poi che di un prima.
Di solito sono io quella che li informa delle nuove uscite dei loro scrittori preferiti, ma non so come questa l'anno scorso mi è sfuggita e quando alcuni mesi fa ho visto il libro sullo scaffale ho pensato di regalarlo a mia madre per la festa della mamma. Essendo una raccolta di sei storie non strettamente legate alla serie, mia madre mi ha esortata a leggerla anche se non ho ancora letto i romanzi e mi sono quindi lasciata convincere.
Conoscevo già i personaggi perché mia madre me ne ha parlato in svariate occasioni tra una risata e l'altra e per me non è stato affatto difficile approcciare la lettura e ritrovarmi a Pineta nel BarLume - ma anche per chi fosse totalmente a digiuno di conoscenza non sarebbe un problema perché nel primo racconto tutti e cinque i personaggi principali vengono presentati come si deve.
Sei racconti in cui il protagonista Massimo - proprietario del BarLume - mal sopporta suo nonno Ampelio e i suoi tre amici scrocconi, rumorosi e ficcanaso.
Ormai riconosciuti come portamerda cittadini, ovunque vanno spunta un cadavere e si divertono a cercare di risolvere l'indagine con conseguente crisi di nervi di Massimo - che spera sempre che li arrestino - e del commissario.
Dal mistero della raccolta differenziata distribuita lungo la strada di notte ad un Capodanno a fine marzo con tanto di cadavere, dal ristorante di Aldo assediato da un russo a Ferragosto ad un tombola post-natalizia con tanto di arma del delitto come strenna, dal Carnevale con furto alla gita in montagna con risoluzione dell'omicidio a distanza, Massimo e i vecchietti del BarLume intrattengono e divertono con un senso dell'umorismo scanzonato, ironico e a volte anche un po' acido che fa ridere senza nemmeno sforzarsi di cercare la battuta a tutti i costi.
Esattamente il tipo che piace a me, quel sense of humor semplice ma d'effetto che non ha bisogno della gran battutona per far ridere il lettore. Quel tipo di comicità irriverente che mi fa tanto amare il black humor.
Mi ha divertita davvero tanto, con il suo dialetto toscano e i propositi neanche tanto velati di Massimo di far fuori suo nonno e i suoi amici per avere il bar finalmente libero dalla loro presenza e con quegli stessi vecchietti che ricordano i tempi passati e si lamentano di ogni cosa e hanno un'opinione su tutto, perfetti criminali se non fossero così tanto onesti e non si divertissero a voler risolvere omicidi - prendendo intanto in giro Massimo senza alcun pentimento anche quando è lui a trovare sempre la soluzione.
Non mancherò quindi di recuperare anche gli altri ad un certo punto della mia vita perché nonno Ampelio è diventato il mio idolo.
Ciao! Credo di aver letto praticamente tutti i gialli del BarLume...non me ne perdo uno, mi diverto troppo!
RispondiEliminaMia madre li ha letti tutti, prima o poi lo farò anche io! :)
Elimina