Ciò che mi aveva attirata di questo libro in principio - anche se non ricordo dove l'ho visto la prima volta - è l'atmosfera alla Il grande Gatsby di F. Scott Fitzgerald.
E sì, tanto per essere frivoli, anche il fatto che il protagonista maschile si chiami Sebastian Buchanan - che suona come un magnifico incrocio di Sebastian Stan e James Buchanan "Bucky" Barnes (interpretato nel MCU proprio da Sebastian Stan).
Forse in questo momento sembro una fangirl senza cervello, ma tant'è...
Il libro è già stato tradotto dalla DeAgostini con il titolo Nemmeno in paradiso nel 2015.
Titolo: Even in Paradise
Autrice: Chelsey Philpot
Data di uscita: 10 maggio 2016
Data di uscita originale: 14 ottobre 2014
Pagine: 384 (copertina flessibile)
Editore: HarperCollins
Trama [tradotta da me]: Quando Julia Buchanan si iscrive alla sua scuola, Charlotte Ryder non immagina che diventerà amica di questa nuova ragazza fuori dall'ordinario. Ma quasi immediatamente Charlotte è attirata nel mondo di Julia - un mondo di incontri a mezzanotte, feste impressionanti e case della vacanze che assomigliano a palazzi. Si ritrova persino ad innamorarsi di un ragazzo che prima non l'avrebbe degnata neanche di una seconda occhiata. Ma Charlotte presto si rende conto che Julia sta ancora soffrendo a causa di una tragedia. Una tragedia che tutta la famiglia Buchanan ha tenuto nascosta... fino a questo momento.
Questo libro, alla sua conclusione, mi ha lasciato una sensazione strana da descrivere. Mi ha lasciato una sorta di morsa allo stomaco dolceamara come aveva fatto il film Like Crazy con Anton Yelchin e Felicity Jones - con quella speranza per il lieto fine ma con, in fondo in fondo, quasi la consapevolezza e forse il desiderio per qualcosa di più amaro.
Tutto inizia quando la protagonista Charlotte salva Julia Buchanan da una punizione esemplare per essere fuori dopo il coprifuoco e addirittura ubriaca fradicia sotto la finestra della sua camera al collegio St. Anne's.
Di certo Charlotte non si aspettava che Julia la trascinasse nella sua vita senza neanche chiederle il permesso, incuriosita dal lato artistico di Charlie che osserva senza giudicare. E Julia è tanto indipendente e spigliata quanto introversa e bisognosa di attenzioni, restìa a condividere Charlotte con il resto della sua famiglia - considerata quasi l'aristocrazia del Massachusetts grazie al padre ex-senatore, ritiratosi dalla corsa a governatore dopo la morte della sorella di Julia.
Charlotte vive quindi una vita completamente diversa da quella che aveva prima, costitutita dalla sua quasi adozione da parte del resto della famiglia Buchanan - con i loro nomignoli e ruoli ben specifici in quello che è chiamato "il circo", lo spettacolo che i Grandi Buchanan offrono di fronte al pubblico e feste che fanno da rivali a quelle descritte da Fitzgerald e viste in Gossip Girl in un tornado di colori e alcool.
Anche le famiglie più in vista hanno dei segreti - anzi, forse ne hanno anche più delle altre e si mettono più d'impegno per nasconderli.
E Charlotte lo scoprirà solo alla fine, solo quando i muri di Julia crolleranno e quando anche lei stessa crollerà - in parte scoprendo la verità e in parte perché la pressione di essere l'unica incaricata della felicità di qualcun altro è troppa da sopportare.
Charlotte non sempre mi è piaciuta. Subisce talmente tanto il fascino di Julia e dei Buchanan da mollare le sue amiche di prima per stare sempre con lei e tutte le vacanze le trascorre ad Arcadia, in compagnia dei Buchanan. L'impressione è che, se i Buchanan l'hanno in qualche modo adottata - caricandola però di responsabilità e pressioni che non avrebbero dovuto essere sue dal principio - allo stesso modo lei ha adottato loro, praticamente dimenticandosi della sua famiglia.
Non è neanche questione di soldi o ricchezza, è proprio il bisogno di stare con loro - con i loro fascino, con i loro soprannomi, con la loro eleganza, con la loro coesione che li rende così uniti e incapaci di passare inosservati ovunque vadano.
Dico tanto, ma forse mi sarei fatta trascinare anche io in quella vita.
Julia avrebbe dovuto piacermi ancora meno, con il pupazzo che si tira sempre dietro e il suo disordine e il bisogno viscerale di avere Charlotte tutta per sé.
Eppure in qualche modo l'ho capita di più perché ho già visto ragazze come lei.
Cerca tutto quello è possibile trovare sulla vita di sua sorella Augustine, di quelle parti in cui lei non è stata testimone - e in questo mi ha ricordato moltissimo Kiri di Wild Awake di Hilary T. Smith. Non solo me l'ha ricordata per questa ricerca spasmodica che a volte diventa il suo unico pensiero, ma anche per i momenti di folle entusiasmo alternati a momenti cupi di silenzio e dolore.
E mi ha ricordato un po' anche le protagoniste dei romanzi di Courtney Summers, quelle che mettono su una facciata per tenere lontano le persone e nascondere quello che è davvero importante e quelle che hanno comportamenti al limite dell'autodistruttivo per qualcosa che le rode dentro - a volte tutto contemporaneamente.
E Julia Buchanan ha un po' tutte queste caratteristiche da ragazza Summers, solo un po' sbiadite perché non è lei la protagonista che parla.
Ho subìto anche io il fascino dei Buchanan, anche se non come lo ha subìto Charlotte.
Già ne Il Grande Gatsby amavo l'idea di quelle feste perché condividevo qualcosa con Jay Gatsby: quelle feste erano belle, eleganti e piene di vita, ma nascondevano comunque uno scopo. E vorrei viverla anche io una festa così, forse perché anche io avrei un altro scopo nascosto sotto la maschera.
Ma quelle feste danno l'idea della gioia, della spensieratezza, del "per stasera i problemi non esistono" - danno l'idea della perfezione a cui sogniamo di avvicinarci almeno una volta. Amavo quelle feste nel libro di Fitzgerald e qui l'amtosfera è la stessa: un giardino, ospiti e un molo che si affaccia sull'acqua.
Charlotte qui ha un po' la parte di Nick, che partecipa ma che sente comunque di non appartenere a quel mondo e Julia - non solo perché fa Buchanan di cognome - ha molto di Daisy per la sua fragilità e il suo scappare via.
Confesso che, come Charlotte, mi sono anche io un po' innamorata di Sebastian - capace di essere affascinante, ma anche timido e molto goffo.
Un po' mi vergogno ad ammettere che però sono stata assai influenzata dalle premesse all'inizio del post perché, sebbene le descrizioni fisiche non combaciassero praticamente in nulla, io continuavo ad immaginarmelo con l'aspetto di Sebastian Stan - esattamente con l'aspetto (non il carattere, sia chiaro!) che aveva quando interpretava Carter Baizen in Gossip Girl, quindi capite bene che la cosa non ha aiutato affatto ad impedirmi di sorridere come un'idiota ogni volta che compariva.
Even in Paradise mi è piaciuto parecchio, ma non solo per le feste che appartengono ad una vita che non è la mia.
A piacermi è stato il sogno che ha offerto anche se solo per poco tempo, la descrizione di come una famiglia ha reagito al dolore non sempre facendo la cosa giusta, il rapporto di co-dipendenza che alla fine ha portato Charlotte alla decisione di voler scoprire da sola il suo valore e il suo posto nel mondo - seppure con qualche cicatrice in più sul cuore e la consapevolezza che comunque avrebbe rifatto tutto nello stesso modo.
Charlotte ha amato i Buchanan - Julia forse addirittura più di Sebastian - ma quel senso di costante incertezza e i troppo segreti alla fine sono stati troppo.
Si parla di crescita, di amicizia, di cambiamento, di affermazione, di dolore, di famiglia.
È un romanzo a cui ripenserò sempre con un nodo allo stomaco per quel senso di nostalgia e dolcezza mista ad amarezza - quella sensazione che si prova quando si ripensa ad un momento della nostra vita che ci ha segnato, indipendentemente da com'è andata a finire. Leggerlo in estate ha sicuramente contribuito a farmi entrare ancora di più nella storia e ad immergermi nell'atmosfera - un'atmosfera quasi triste, ma non per questo piena di rimpianti.
Even in Paradise è uno spaccato di vita con un inizio, uno svolgimento e una fine - qualcosa di già accaduto che Charlotte ricorda, racconta e ogni tanto commenta. Voglio credere che se Julia alla fine sia riuscita in qualche modo a dare la spinta a Charlotte per prendere in mano la sua vita, allo stesso modo Charlotte sia riuscita a fare lo stesso per Julia - qualunque cosa porti il loro nuovo inizio.
E sia Julia che Charlotte con i loro sbagli, le loro paure, le loro incertezze, i loro sogni resteranno sempre con me perché questo romanzo è stato capace di attorcigliarmi lo stomaco con quella combinazione unica di nostalgia, malinconia, calore, desiderio e bramosia che si prova nell'adolescenza e che in qualche modo a volte ti resta dentro anche nella vita adulta.
E questa recensione non è venuta affatto come avrei voluto e mi sembra di non essermi espressa al meglio delle mie capacità per rendervi partecipi di quello che mi ha tramesso questo romanzo. Perché se anche Charlotte e Julia non sono le protagoniste ideali, hanno quelle caratteristiche delle protagoniste che ho amato in altri romanzi e hanno anche qualcosa di me che resta quasi sempre nascosto.
Autrice: Chelsey Philpot
Data di uscita: 10 maggio 2016
Data di uscita originale: 14 ottobre 2014
Pagine: 384 (copertina flessibile)
Editore: HarperCollins
Trama [tradotta da me]: Quando Julia Buchanan si iscrive alla sua scuola, Charlotte Ryder non immagina che diventerà amica di questa nuova ragazza fuori dall'ordinario. Ma quasi immediatamente Charlotte è attirata nel mondo di Julia - un mondo di incontri a mezzanotte, feste impressionanti e case della vacanze che assomigliano a palazzi. Si ritrova persino ad innamorarsi di un ragazzo che prima non l'avrebbe degnata neanche di una seconda occhiata. Ma Charlotte presto si rende conto che Julia sta ancora soffrendo a causa di una tragedia. Una tragedia che tutta la famiglia Buchanan ha tenuto nascosta... fino a questo momento.
--- ---
Questo libro, alla sua conclusione, mi ha lasciato una sensazione strana da descrivere. Mi ha lasciato una sorta di morsa allo stomaco dolceamara come aveva fatto il film Like Crazy con Anton Yelchin e Felicity Jones - con quella speranza per il lieto fine ma con, in fondo in fondo, quasi la consapevolezza e forse il desiderio per qualcosa di più amaro.
Tutto inizia quando la protagonista Charlotte salva Julia Buchanan da una punizione esemplare per essere fuori dopo il coprifuoco e addirittura ubriaca fradicia sotto la finestra della sua camera al collegio St. Anne's.
Di certo Charlotte non si aspettava che Julia la trascinasse nella sua vita senza neanche chiederle il permesso, incuriosita dal lato artistico di Charlie che osserva senza giudicare. E Julia è tanto indipendente e spigliata quanto introversa e bisognosa di attenzioni, restìa a condividere Charlotte con il resto della sua famiglia - considerata quasi l'aristocrazia del Massachusetts grazie al padre ex-senatore, ritiratosi dalla corsa a governatore dopo la morte della sorella di Julia.
Charlotte vive quindi una vita completamente diversa da quella che aveva prima, costitutita dalla sua quasi adozione da parte del resto della famiglia Buchanan - con i loro nomignoli e ruoli ben specifici in quello che è chiamato "il circo", lo spettacolo che i Grandi Buchanan offrono di fronte al pubblico e feste che fanno da rivali a quelle descritte da Fitzgerald e viste in Gossip Girl in un tornado di colori e alcool.
Anche le famiglie più in vista hanno dei segreti - anzi, forse ne hanno anche più delle altre e si mettono più d'impegno per nasconderli.
E Charlotte lo scoprirà solo alla fine, solo quando i muri di Julia crolleranno e quando anche lei stessa crollerà - in parte scoprendo la verità e in parte perché la pressione di essere l'unica incaricata della felicità di qualcun altro è troppa da sopportare.
Charlotte non sempre mi è piaciuta. Subisce talmente tanto il fascino di Julia e dei Buchanan da mollare le sue amiche di prima per stare sempre con lei e tutte le vacanze le trascorre ad Arcadia, in compagnia dei Buchanan. L'impressione è che, se i Buchanan l'hanno in qualche modo adottata - caricandola però di responsabilità e pressioni che non avrebbero dovuto essere sue dal principio - allo stesso modo lei ha adottato loro, praticamente dimenticandosi della sua famiglia.
Non è neanche questione di soldi o ricchezza, è proprio il bisogno di stare con loro - con i loro fascino, con i loro soprannomi, con la loro eleganza, con la loro coesione che li rende così uniti e incapaci di passare inosservati ovunque vadano.
Dico tanto, ma forse mi sarei fatta trascinare anche io in quella vita.
Julia avrebbe dovuto piacermi ancora meno, con il pupazzo che si tira sempre dietro e il suo disordine e il bisogno viscerale di avere Charlotte tutta per sé.
Eppure in qualche modo l'ho capita di più perché ho già visto ragazze come lei.
Cerca tutto quello è possibile trovare sulla vita di sua sorella Augustine, di quelle parti in cui lei non è stata testimone - e in questo mi ha ricordato moltissimo Kiri di Wild Awake di Hilary T. Smith. Non solo me l'ha ricordata per questa ricerca spasmodica che a volte diventa il suo unico pensiero, ma anche per i momenti di folle entusiasmo alternati a momenti cupi di silenzio e dolore.
E mi ha ricordato un po' anche le protagoniste dei romanzi di Courtney Summers, quelle che mettono su una facciata per tenere lontano le persone e nascondere quello che è davvero importante e quelle che hanno comportamenti al limite dell'autodistruttivo per qualcosa che le rode dentro - a volte tutto contemporaneamente.
E Julia Buchanan ha un po' tutte queste caratteristiche da ragazza Summers, solo un po' sbiadite perché non è lei la protagonista che parla.
Ho subìto anche io il fascino dei Buchanan, anche se non come lo ha subìto Charlotte.
Già ne Il Grande Gatsby amavo l'idea di quelle feste perché condividevo qualcosa con Jay Gatsby: quelle feste erano belle, eleganti e piene di vita, ma nascondevano comunque uno scopo. E vorrei viverla anche io una festa così, forse perché anche io avrei un altro scopo nascosto sotto la maschera.
Ma quelle feste danno l'idea della gioia, della spensieratezza, del "per stasera i problemi non esistono" - danno l'idea della perfezione a cui sogniamo di avvicinarci almeno una volta. Amavo quelle feste nel libro di Fitzgerald e qui l'amtosfera è la stessa: un giardino, ospiti e un molo che si affaccia sull'acqua.
Charlotte qui ha un po' la parte di Nick, che partecipa ma che sente comunque di non appartenere a quel mondo e Julia - non solo perché fa Buchanan di cognome - ha molto di Daisy per la sua fragilità e il suo scappare via.
Confesso che, come Charlotte, mi sono anche io un po' innamorata di Sebastian - capace di essere affascinante, ma anche timido e molto goffo.
Un po' mi vergogno ad ammettere che però sono stata assai influenzata dalle premesse all'inizio del post perché, sebbene le descrizioni fisiche non combaciassero praticamente in nulla, io continuavo ad immaginarmelo con l'aspetto di Sebastian Stan - esattamente con l'aspetto (non il carattere, sia chiaro!) che aveva quando interpretava Carter Baizen in Gossip Girl, quindi capite bene che la cosa non ha aiutato affatto ad impedirmi di sorridere come un'idiota ogni volta che compariva.
Even in Paradise mi è piaciuto parecchio, ma non solo per le feste che appartengono ad una vita che non è la mia.
A piacermi è stato il sogno che ha offerto anche se solo per poco tempo, la descrizione di come una famiglia ha reagito al dolore non sempre facendo la cosa giusta, il rapporto di co-dipendenza che alla fine ha portato Charlotte alla decisione di voler scoprire da sola il suo valore e il suo posto nel mondo - seppure con qualche cicatrice in più sul cuore e la consapevolezza che comunque avrebbe rifatto tutto nello stesso modo.
Charlotte ha amato i Buchanan - Julia forse addirittura più di Sebastian - ma quel senso di costante incertezza e i troppo segreti alla fine sono stati troppo.
Si parla di crescita, di amicizia, di cambiamento, di affermazione, di dolore, di famiglia.
È un romanzo a cui ripenserò sempre con un nodo allo stomaco per quel senso di nostalgia e dolcezza mista ad amarezza - quella sensazione che si prova quando si ripensa ad un momento della nostra vita che ci ha segnato, indipendentemente da com'è andata a finire. Leggerlo in estate ha sicuramente contribuito a farmi entrare ancora di più nella storia e ad immergermi nell'atmosfera - un'atmosfera quasi triste, ma non per questo piena di rimpianti.
Even in Paradise è uno spaccato di vita con un inizio, uno svolgimento e una fine - qualcosa di già accaduto che Charlotte ricorda, racconta e ogni tanto commenta. Voglio credere che se Julia alla fine sia riuscita in qualche modo a dare la spinta a Charlotte per prendere in mano la sua vita, allo stesso modo Charlotte sia riuscita a fare lo stesso per Julia - qualunque cosa porti il loro nuovo inizio.
E sia Julia che Charlotte con i loro sbagli, le loro paure, le loro incertezze, i loro sogni resteranno sempre con me perché questo romanzo è stato capace di attorcigliarmi lo stomaco con quella combinazione unica di nostalgia, malinconia, calore, desiderio e bramosia che si prova nell'adolescenza e che in qualche modo a volte ti resta dentro anche nella vita adulta.
E questa recensione non è venuta affatto come avrei voluto e mi sembra di non essermi espressa al meglio delle mie capacità per rendervi partecipi di quello che mi ha tramesso questo romanzo. Perché se anche Charlotte e Julia non sono le protagoniste ideali, hanno quelle caratteristiche delle protagoniste che ho amato in altri romanzi e hanno anche qualcosa di me che resta quasi sempre nascosto.
Wow, Vedo che a te è piaciuto, mi fa davvero piacere! Io invece rimango della mia idea però fa sempre piacere vedere come un lettore percepisce diversamente un libro ;)
RispondiEliminaHa smosso qualcosa che non mi aspettavo! xD
Elimina