Ho fatto notte, ma sono riuscita a finire il libro - per la cui copia digitale ringrazio sempre l'agenzia letteraria Saper Scrivere.
Titolo: I guardiani dell’isola perduta
Autore: Stefano Santarsiere
Data di uscita: 16 marzo 2017
Pagine: 337 (ebook)
Editore: Newton Compton Editori
Trama: Una scossa improvvisa giunge nella vita di Charles Fort, giornalista appassionato di misteri. Il suo amico Luca Bonanni è morto in un incidente stradale e proprio lui viene convocato dalle autorità per riconoscerne il corpo. Ma le sorprese che lo attendono non sono poche: la compagna di Bonanni, Selena, sospetta un’altra causa di morte e lo contatta per chiedergli aiuto. Ha con sé una valigia lasciata dall’uomo piena di oggetti provenienti da relitti inabissatisi nel Pacifico e che nessuno, in teoria, potrebbe aver recuperato. Le domande sono tante: cosa lega il contenuto della valigia alle ultime ricerche di Bonanni? Da cosa dipendevano i suoi timori negli ultimi giorni prima dell’incidente? E soprattutto, chi o cosa sono gli hermanos del mar che cercava lungo le coste messicane e poi nell’arcipelago delle Fiji? Per risolvere i tanti misteri, Charles Fort e Selena si spingeranno dall’altra parte del mondo, trovandosi alle soglie di una scoperta scioccante che unisce le ipotesi sull’esistenza di misteriose creature degli oceani agli affari di una spietata multinazionale…
Mi trovo in difficoltà nello scrivere questa recensione perché alla più piccola parola di troppo rischio di fare spoiler. Ma ci proverò comunque, però dirvi di più di quanto già la trama offre è un serio rischio.
L'inizio è stato forse un po' confuso: ci sono eventi diversi che coinvolgono persone diverse e accadono in anni diversi. I primi capitoli vedono la narrazione snodarsi prima nel 2005, poi nel 2007 arrivando infine al 2010, l'anno in cui il giornalista protagonista affronterà le nostre stesse difficoltà nel mettere insieme tutti i pezzi per avere finalmente una visione d'insieme.
Se dovessi trovare un paragone per descrivere questa storia, ne userei uno proprio azzeccato con il tema della storia: la lettura di questo libro e il suo ritmo sono paragonabili ad una inesorabile discesa nell'oceano. Una cauta, lenta e misurata discesa, ma non per questo priva di ostacoli, imprevisti e sorprese.
Charles Fort, alle prese con qualche problema di salute, si trova in una situazione più grande di lui quando riceve una telefonata da parte dei carabinieri in cui gli viene chiesto di identificare il corpo di un suo amico e quando la compagna di lui avanza l'ipotesi che non si sia trattato di un incidente.
La sfida, la curiosità e la caparbietà li porteranno ad attraversare mezzo mondo pur di arrivare in fondo alla vicenda - una vicenda legata in maniera inscindibile a miti e leggende sulle creature che abitano l'oceano e a quanto ancora non sappiamo di quello che si nasconde nelle sue profondità.
Ma quest'avventura non sarà priva di rischi perché se è vero che qualcuno ha messo fuori gioco il suo amico, non è detto che anche lui non sia nel suo radar e c'è chi è disposto a tutto pur di continuare a svolgere i suoi affari lontano da occhi indiscreti.
Anche il paradiso più bello sa nascondere molte ombre.
Questo romanzo che mescola realtà e finzione narrativa mi ha un po' ricordato i romanzi di Cussler che sono soliti leggere i miei genitori - quelli con relitti, tesori, misteri e avventure. Con persone pronte ad aiutarti e persone che ti inganneranno apposta per metterti fuori strada.
Forse è perché guardo fin troppi telefilm e ho sviluppato un certo intuito, ma ho capito quasi subito la trappola in cui era finito Charles Fort e le conseguenze di questa - ha sicuramente anche contribuito la mia lettura di qualche mese fa di Il cielo di domani di Luca Brunoni per l'affinità di una certa cosa che non posso dirvi senza fare spoiler, ma che mi ha portata a capire subito di che si trattasse.
Mi stavo anche domandando chi fosse il sicario quando ad un certo punto sono dovuta tornare indietro perché non ero più sicura di una cosa letta in precedenza e, leggendo una determinata riga, il mio cervello ha fatto un collegamento e il sospetto che mi si era annidato nella mente alla fine è diventato certezza.
I guardiani dell’isola perduta è un thriller che intrattiene, che parla di misteri e lealtà e delle occasioni in cui qualcosa è così importante che invece di diffondere la notizia, dovremmo invece serbarla con cura.
In questo romanzo c'è un ritratto spietato della crudeltà e dell'avidità umana insita nelle persone che valutano ogni singola cosa in base al profitto che ne possono ricavare, incuranti dei danni che possono provocare.
Non mancano anche le manie di onnipotenza ed è solo perché non posso dirvi di che si tratta senza rovinarvi tutto che mi limiterò a dire che, ad un certo punto, per simili circostanze - anche se con metodi diversi - c'è una scena che sembra uscire direttamente da Captain America - The Winter Soldier: c'è un personaggio che parla esattamente come faceva Alexander Pierce e con la stessa ideologia dell'Hydra nel voler plasmare il mondo e le persone a suo piacimento - quella stessa ideologia dei dittatori o dei totalitaristi secondo la quale solo schiavizzando l'umanità la si rende libera, solo togliendo il libero arbitrio si arriva alla società perfetta. Certo, per chi sta al potere ovviamente - e anche questo fa molto 1984 di George Orwell.
Vi chiederete come entri questo discorso in un thriller che parla di creature marine del Pacifico meridionale. Beh, il puzzle è molto più grande e dovrete ricostruirlo una tessera alla volta e ogni tanto ricominciare da zero, con occhi nuovi.
Come già detto, è un romanzo che intrattiene, con spiegazioni scientifiche che non appesantiscono troppo la lettura e un mistero che, una volta scoperto, va dimenticato - sempre in equilibrio tra memoria e oblio.
Forse a volte è un po' lento, ma questo perché la ricerca di informazioni porta in vicoli ciechi o si scontra con persone che non vogliono parlare o che mentono: per ottenere abbastanza bisogna avere la pazienza di grattare il muro poco per volta. Se siete amanti del rischio, dovrete aspettare di avere passato la metà di prima di avere le palpitazioni per la sorte del nostro protagonista.
Il finale è forse un po' aperto - un po' ambiguo su quello che verrà - ma spero che questo significhi un proseguimento futuro della storia di Charles Fort.
Autore: Stefano Santarsiere
Data di uscita: 16 marzo 2017
Pagine: 337 (ebook)
Editore: Newton Compton Editori
Trama: Una scossa improvvisa giunge nella vita di Charles Fort, giornalista appassionato di misteri. Il suo amico Luca Bonanni è morto in un incidente stradale e proprio lui viene convocato dalle autorità per riconoscerne il corpo. Ma le sorprese che lo attendono non sono poche: la compagna di Bonanni, Selena, sospetta un’altra causa di morte e lo contatta per chiedergli aiuto. Ha con sé una valigia lasciata dall’uomo piena di oggetti provenienti da relitti inabissatisi nel Pacifico e che nessuno, in teoria, potrebbe aver recuperato. Le domande sono tante: cosa lega il contenuto della valigia alle ultime ricerche di Bonanni? Da cosa dipendevano i suoi timori negli ultimi giorni prima dell’incidente? E soprattutto, chi o cosa sono gli hermanos del mar che cercava lungo le coste messicane e poi nell’arcipelago delle Fiji? Per risolvere i tanti misteri, Charles Fort e Selena si spingeranno dall’altra parte del mondo, trovandosi alle soglie di una scoperta scioccante che unisce le ipotesi sull’esistenza di misteriose creature degli oceani agli affari di una spietata multinazionale…
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Mi trovo in difficoltà nello scrivere questa recensione perché alla più piccola parola di troppo rischio di fare spoiler. Ma ci proverò comunque, però dirvi di più di quanto già la trama offre è un serio rischio.
L'inizio è stato forse un po' confuso: ci sono eventi diversi che coinvolgono persone diverse e accadono in anni diversi. I primi capitoli vedono la narrazione snodarsi prima nel 2005, poi nel 2007 arrivando infine al 2010, l'anno in cui il giornalista protagonista affronterà le nostre stesse difficoltà nel mettere insieme tutti i pezzi per avere finalmente una visione d'insieme.
Se dovessi trovare un paragone per descrivere questa storia, ne userei uno proprio azzeccato con il tema della storia: la lettura di questo libro e il suo ritmo sono paragonabili ad una inesorabile discesa nell'oceano. Una cauta, lenta e misurata discesa, ma non per questo priva di ostacoli, imprevisti e sorprese.
Charles Fort, alle prese con qualche problema di salute, si trova in una situazione più grande di lui quando riceve una telefonata da parte dei carabinieri in cui gli viene chiesto di identificare il corpo di un suo amico e quando la compagna di lui avanza l'ipotesi che non si sia trattato di un incidente.
La sfida, la curiosità e la caparbietà li porteranno ad attraversare mezzo mondo pur di arrivare in fondo alla vicenda - una vicenda legata in maniera inscindibile a miti e leggende sulle creature che abitano l'oceano e a quanto ancora non sappiamo di quello che si nasconde nelle sue profondità.
Ma quest'avventura non sarà priva di rischi perché se è vero che qualcuno ha messo fuori gioco il suo amico, non è detto che anche lui non sia nel suo radar e c'è chi è disposto a tutto pur di continuare a svolgere i suoi affari lontano da occhi indiscreti.
Anche il paradiso più bello sa nascondere molte ombre.
Questo romanzo che mescola realtà e finzione narrativa mi ha un po' ricordato i romanzi di Cussler che sono soliti leggere i miei genitori - quelli con relitti, tesori, misteri e avventure. Con persone pronte ad aiutarti e persone che ti inganneranno apposta per metterti fuori strada.
Forse è perché guardo fin troppi telefilm e ho sviluppato un certo intuito, ma ho capito quasi subito la trappola in cui era finito Charles Fort e le conseguenze di questa - ha sicuramente anche contribuito la mia lettura di qualche mese fa di Il cielo di domani di Luca Brunoni per l'affinità di una certa cosa che non posso dirvi senza fare spoiler, ma che mi ha portata a capire subito di che si trattasse.
Mi stavo anche domandando chi fosse il sicario quando ad un certo punto sono dovuta tornare indietro perché non ero più sicura di una cosa letta in precedenza e, leggendo una determinata riga, il mio cervello ha fatto un collegamento e il sospetto che mi si era annidato nella mente alla fine è diventato certezza.
I guardiani dell’isola perduta è un thriller che intrattiene, che parla di misteri e lealtà e delle occasioni in cui qualcosa è così importante che invece di diffondere la notizia, dovremmo invece serbarla con cura.
In questo romanzo c'è un ritratto spietato della crudeltà e dell'avidità umana insita nelle persone che valutano ogni singola cosa in base al profitto che ne possono ricavare, incuranti dei danni che possono provocare.
Non mancano anche le manie di onnipotenza ed è solo perché non posso dirvi di che si tratta senza rovinarvi tutto che mi limiterò a dire che, ad un certo punto, per simili circostanze - anche se con metodi diversi - c'è una scena che sembra uscire direttamente da Captain America - The Winter Soldier: c'è un personaggio che parla esattamente come faceva Alexander Pierce e con la stessa ideologia dell'Hydra nel voler plasmare il mondo e le persone a suo piacimento - quella stessa ideologia dei dittatori o dei totalitaristi secondo la quale solo schiavizzando l'umanità la si rende libera, solo togliendo il libero arbitrio si arriva alla società perfetta. Certo, per chi sta al potere ovviamente - e anche questo fa molto 1984 di George Orwell.
Vi chiederete come entri questo discorso in un thriller che parla di creature marine del Pacifico meridionale. Beh, il puzzle è molto più grande e dovrete ricostruirlo una tessera alla volta e ogni tanto ricominciare da zero, con occhi nuovi.
Come già detto, è un romanzo che intrattiene, con spiegazioni scientifiche che non appesantiscono troppo la lettura e un mistero che, una volta scoperto, va dimenticato - sempre in equilibrio tra memoria e oblio.
Forse a volte è un po' lento, ma questo perché la ricerca di informazioni porta in vicoli ciechi o si scontra con persone che non vogliono parlare o che mentono: per ottenere abbastanza bisogna avere la pazienza di grattare il muro poco per volta. Se siete amanti del rischio, dovrete aspettare di avere passato la metà di prima di avere le palpitazioni per la sorte del nostro protagonista.
Il finale è forse un po' aperto - un po' ambiguo su quello che verrà - ma spero che questo significhi un proseguimento futuro della storia di Charles Fort.