Buongiorno lettori, oggi sfidiamo il caldo estivo di giugno con la recensione di un thriller - che in estate fa sempre bene.
Ringrazio l'agenzia letteraria Saper Scrivere per la copia digitale omaggio.
Ringrazio l'agenzia letteraria Saper Scrivere per la copia digitale omaggio.
Titolo: Fore morra
Autore: Diego Di Dio
Data di uscita: 2 febbraio 2017
Pagine: 320 (ebook)
Editore: Fanucci (Timecrime)
Trama: Alisa e Buba sono due sicari. Entrambi sono professionali, spietati, ben noti nell’ambiente. Lavorano insieme, ma non potrebbero essere più diversi. Buba è un uomo possente, maniacale, una perfetta macchina di morte dal passato ambiguo e oscuro. Alisa è una sopravvissuta. Si porta dietro il fardello di un’infanzia trascorsa tra violenze e angherie, tra abusi e povertà: è cresciuta ai margini di una società feroce e impietosa. Quando viene commissionato loro l’omicidio di un piccolo camorrista, scoprono che si tratta di una trappola architettata da un uomo potente e determinato, chiamato “il boss”, e di cui si sa una cosa sola: il suo obiettivo è catturare Alisa, catturarla viva. Andando a ritroso nella memoria, esplorando i tormenti e le violenze subite nella sua vita, Alisa dovrà capire chi si nasconde dietro la grande macchinazione congegnata ai suoi danni. Lei e Buba dovranno addentrarsi tra i quartieri di Napoli e negli antri bui della mente umana, per scoprire quanto profondo e devastante possa essere l’odio di un uomo tradito.
Fore morra è il secondo libro che leggo a sfondo mafioso.
Il primo era stato Dopo il Funerale: Novembre 1975 di Gaetano Barreca, ma in questo libro veniva dipinta la vita della gente comune che è costretta a convivere in un ambiente in cui la criminalità organizzata governa ogni cosa - un ambiente in cui o ti adatti o vieni ucciso se provi a ribellarti. In Dopo il Funerale: Novembre 1975 viene mostrata la vita comunque dignitosa che si riesce a vivere se si resta alla larga dalle faide tra i clan mafiosi.
Fore morra invece ci porta all'interno della mafia, pur restandone un po' ai margini in quanto i due protagonisti sono due sicari a pagamento non affiliati ad un unico clan.
E pur essendo dentro la criminalità, ho provato lo stesso un'incredibile empatia.
Voi direte: come hai potuto provare empatia con due sicari a pagamento?
Occorre precisare che mi aspettavo che il romanzo fosse narrato in terza persona, invece a raccontare è esclusivamente Alisa in prima persona e questo porta il lettore a stabilire una certa intimità con lei e i suoi pensieri e le sue emozioni.
Il romanzo inizia con Alisa e Buba - che lavorano insieme da quindici anni - assoldati per un nuovo omicidio voluto da un colonnello della Finanza corrotto nei confronti di un criminale che sta alzando un po' troppo la cresta.
Questo nuovo lavoro si rivelerà una trappola quando, qualche giorno dopo, tenteranno di uccidere Buba e catturare Alisa viva.
Perché è solo Alisa il bersaglio? Chi si vuole vendicare così tanto da organizzare molteplici attacchi, fregandosene della scia di cadaveri che si lascia alle spalle?
Alisa e Buba dovranno fare le loro contromosse e scoprirlo prima che sia troppo tardi.
Il romanzo è narrato in un'alternanza di passato e presente, durante il quale scopriamo chi e cosa ha portato Alisa ad essere il sicario su commissione che è oggi.
Scopriamo della morte della madre alla sua nascita e di un padre - con grandi ambizioni criminali - che per questo l'ha odiata, costringendola ad un'infanzia e un'adolescenza fatta di abusi e violenze fino a commettere un atto imperdonabile il giorno dei suoi sedici anni pur di arrivare ad ottenere il potere che ha sempre voluto.
Un atto così imperdonabile che poi mette Alisa in fuga, trovando l'unico rifiugio possibile a Castel Volturno in compagnia di Pavella, il suo amico travestito. Ma anche qui a Castel Volturno le cose non sono tranquille perché si tratta di una zona contesa da due boss per il controllo dello spaccio di droga sul territorio e Alisa, pur limitandosi al ruolo di palo, non può evitare di finirci in mezzo.
L'alternanza tra passato e presente non crea affatto confusione perché scorre liscia e senza problemi e il ritmo, pur non essendo strettamente da cardiopalma, porta il lettore a volerne sempre di più - complici le frasi finali ad effetto di ogni capitolo.
Del tipo che finisci un flashback e non vedi l'ora di leggere il seguito, ma prima devi leggere il capitolo al presente e anche quello poi finisce con la frase ad effetto e non vedi l'ora di sapere come prosegue, però prima devi leggere l'altro flashback e via di questo passo. Per dire: martedì sera volevo quasi dire alle mie amiche di uscire senza di me quando mi sono venute a prendere a casa perché ero quasi alla fine e in un punto cruciale, addirittura. Cioè, avevo appena scoperto chi era il boss - capitemi.
Questo romanzo ha tutto: rabbia, odio, dolore, rancore, rimorsi, amore, amicizia, vendetta, lealtà. L'ambiente è impietoso, duro e crudo e i suoi protagonisti sono il frutto - forse avvelenato sotto certi punti di vista - dell'aria criminale che si respira.
Pur trattandosi di un sicario su commissione - che quindi uccide per soldi - è impossibile non provare empatia per Alisa, per la vita che ha avuto e che invece avrebbe potuto avere ed è impossibile non soffrire con lei per ogni perdita e ogni lutto che la colpisce.
Ma Alisa è forte ed è sempre capace di rialzarsi sulle proprie gambe.
Diego Di Dio prende due personaggi che normalmente saremmo portati a detestare e ci porta a preoccuparci per loro e per la loro salvezza.
Sebbene i miei candidati sul possibile boss che vuole vendicarsi su Alisa fossero soltanto due, la scoperta della sua identità mi ha comunque sorpresa in un certo senso: mi ha sorpresa il suo odio cieco e mi ha sorpresa la sua incapacità di empatia, corrotto così tanto dall'ambiente circostante da vedere come "normali" anche gli atti più aberranti.
E questo Alisa e Buba lo scopriranno a loro spese, tra tradimenti improvvisi e insospettabili e aiuti inaspettati in una terra sporca di sangue che non conosce pietà neanche per gli innocenti.
Autore: Diego Di Dio
Data di uscita: 2 febbraio 2017
Pagine: 320 (ebook)
Editore: Fanucci (Timecrime)
Trama: Alisa e Buba sono due sicari. Entrambi sono professionali, spietati, ben noti nell’ambiente. Lavorano insieme, ma non potrebbero essere più diversi. Buba è un uomo possente, maniacale, una perfetta macchina di morte dal passato ambiguo e oscuro. Alisa è una sopravvissuta. Si porta dietro il fardello di un’infanzia trascorsa tra violenze e angherie, tra abusi e povertà: è cresciuta ai margini di una società feroce e impietosa. Quando viene commissionato loro l’omicidio di un piccolo camorrista, scoprono che si tratta di una trappola architettata da un uomo potente e determinato, chiamato “il boss”, e di cui si sa una cosa sola: il suo obiettivo è catturare Alisa, catturarla viva. Andando a ritroso nella memoria, esplorando i tormenti e le violenze subite nella sua vita, Alisa dovrà capire chi si nasconde dietro la grande macchinazione congegnata ai suoi danni. Lei e Buba dovranno addentrarsi tra i quartieri di Napoli e negli antri bui della mente umana, per scoprire quanto profondo e devastante possa essere l’odio di un uomo tradito.
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Fore morra è il secondo libro che leggo a sfondo mafioso.
Il primo era stato Dopo il Funerale: Novembre 1975 di Gaetano Barreca, ma in questo libro veniva dipinta la vita della gente comune che è costretta a convivere in un ambiente in cui la criminalità organizzata governa ogni cosa - un ambiente in cui o ti adatti o vieni ucciso se provi a ribellarti. In Dopo il Funerale: Novembre 1975 viene mostrata la vita comunque dignitosa che si riesce a vivere se si resta alla larga dalle faide tra i clan mafiosi.
Fore morra invece ci porta all'interno della mafia, pur restandone un po' ai margini in quanto i due protagonisti sono due sicari a pagamento non affiliati ad un unico clan.
E pur essendo dentro la criminalità, ho provato lo stesso un'incredibile empatia.
Voi direte: come hai potuto provare empatia con due sicari a pagamento?
Occorre precisare che mi aspettavo che il romanzo fosse narrato in terza persona, invece a raccontare è esclusivamente Alisa in prima persona e questo porta il lettore a stabilire una certa intimità con lei e i suoi pensieri e le sue emozioni.
Il romanzo inizia con Alisa e Buba - che lavorano insieme da quindici anni - assoldati per un nuovo omicidio voluto da un colonnello della Finanza corrotto nei confronti di un criminale che sta alzando un po' troppo la cresta.
Questo nuovo lavoro si rivelerà una trappola quando, qualche giorno dopo, tenteranno di uccidere Buba e catturare Alisa viva.
Perché è solo Alisa il bersaglio? Chi si vuole vendicare così tanto da organizzare molteplici attacchi, fregandosene della scia di cadaveri che si lascia alle spalle?
Alisa e Buba dovranno fare le loro contromosse e scoprirlo prima che sia troppo tardi.
Il romanzo è narrato in un'alternanza di passato e presente, durante il quale scopriamo chi e cosa ha portato Alisa ad essere il sicario su commissione che è oggi.
Scopriamo della morte della madre alla sua nascita e di un padre - con grandi ambizioni criminali - che per questo l'ha odiata, costringendola ad un'infanzia e un'adolescenza fatta di abusi e violenze fino a commettere un atto imperdonabile il giorno dei suoi sedici anni pur di arrivare ad ottenere il potere che ha sempre voluto.
Un atto così imperdonabile che poi mette Alisa in fuga, trovando l'unico rifiugio possibile a Castel Volturno in compagnia di Pavella, il suo amico travestito. Ma anche qui a Castel Volturno le cose non sono tranquille perché si tratta di una zona contesa da due boss per il controllo dello spaccio di droga sul territorio e Alisa, pur limitandosi al ruolo di palo, non può evitare di finirci in mezzo.
L'alternanza tra passato e presente non crea affatto confusione perché scorre liscia e senza problemi e il ritmo, pur non essendo strettamente da cardiopalma, porta il lettore a volerne sempre di più - complici le frasi finali ad effetto di ogni capitolo.
Del tipo che finisci un flashback e non vedi l'ora di leggere il seguito, ma prima devi leggere il capitolo al presente e anche quello poi finisce con la frase ad effetto e non vedi l'ora di sapere come prosegue, però prima devi leggere l'altro flashback e via di questo passo. Per dire: martedì sera volevo quasi dire alle mie amiche di uscire senza di me quando mi sono venute a prendere a casa perché ero quasi alla fine e in un punto cruciale, addirittura. Cioè, avevo appena scoperto chi era il boss - capitemi.
Questo romanzo ha tutto: rabbia, odio, dolore, rancore, rimorsi, amore, amicizia, vendetta, lealtà. L'ambiente è impietoso, duro e crudo e i suoi protagonisti sono il frutto - forse avvelenato sotto certi punti di vista - dell'aria criminale che si respira.
Pur trattandosi di un sicario su commissione - che quindi uccide per soldi - è impossibile non provare empatia per Alisa, per la vita che ha avuto e che invece avrebbe potuto avere ed è impossibile non soffrire con lei per ogni perdita e ogni lutto che la colpisce.
Ma Alisa è forte ed è sempre capace di rialzarsi sulle proprie gambe.
Diego Di Dio prende due personaggi che normalmente saremmo portati a detestare e ci porta a preoccuparci per loro e per la loro salvezza.
Sebbene i miei candidati sul possibile boss che vuole vendicarsi su Alisa fossero soltanto due, la scoperta della sua identità mi ha comunque sorpresa in un certo senso: mi ha sorpresa il suo odio cieco e mi ha sorpresa la sua incapacità di empatia, corrotto così tanto dall'ambiente circostante da vedere come "normali" anche gli atti più aberranti.
E questo Alisa e Buba lo scopriranno a loro spese, tra tradimenti improvvisi e insospettabili e aiuti inaspettati in una terra sporca di sangue che non conosce pietà neanche per gli innocenti.
Ciao! Questo libro ha una trama interessante e da come ne parli tu mi ispira proprio, purtroppo non sono in vena di questo genere ultimamente, ma lo segnerò per il futuro! ;)
RispondiEliminaAhahaha, bene - sono contenta di averti fatto aggiungere un titolo alla lista! xD
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