lunedì 8 agosto 2022

[Recensione] "Icebreaker" di A.L. Graziadei

Segnatevi la data sul calendario, finalmente il primo libro a cinque stelle dell'anno.
 
 
Titolo: Icebreaker
Autrice: A.L. Graziadei
Data di uscita: 18 gennaio 2022
Durata: 8H 29Min (Storytel Edition)
Editore: Henry Holt and Co.
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Trama [tradotta da me]: Il diciassettenne Mickey James III è al primo anno di college, ha cinque sorelle più grandi e su di sé pesa l'eredità di una famiglia campione di hockey da due generazioni. Con un padre e un nonno che hanno fatto la storia nella NHL, Mickey è dato quasi come certo al primo posto nella scelta al draft della lega.

L'unica persona a ostacolargli il cammino è Jaysen Caulfield, il contendente per il posto #1 e il nuovo irritante (e attraente in maniera seccante) compagno di squadra di Mickey. Quando la rivalità si trasforma in qualcosa di più, Mickey dovrà decidere cosa vuole davvero e cosa è disposto a rischiare per averlo.

Questa è una storia sull'innamorarsi, trovare la propria squadra (sul ghiaccio e fuori da esso) e scegliere il proprio cammino.

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TRIGGER WARNING: descrizioni di depressione, ansia e dissociazione, lieve ideazione di suicidio, abuso di alcol da parte di minorenni, breve uso di marijuana, violenza sportiva.


Wow, il primo libro del 2022 che su Goodreads - anche se per arrotondamento - si guadagna cinque stelle. Quanto mi era mancata una lettura che mi prendesse dall'inizio alla fine, fin da subito, fin dalle prime righe, che fosse straziante da lasciare quando la VitaVera doveva prendere il sopravvento. E anche il narratore dell'audiolibro è stato decisivo in questo mio apprezzamento. 


Mickey James III ha una pesante eredità sulle spalle: prima di lui, due generazioni di Mickey James sono stati la prima scelta al draft dell'NHL dopo un solo anno di università. Prima di lui ci sono cinque sorelle che, seppure coinvolte nel mondo dello sport tra pattinaggio artistico e lacrosse e sempre hockey, mai hanno raggiunto la sua stessa fama o la sua stessa importanza agli occhi dei media - dopo cinque femmine, è lui l'unico erede maschio che può portare avanti la tradizione. 

Il problema è che Mickey non è che detesti l'hockey, ma nemmeno gli piace come una volta - il problema è che a Mickey non piace niente. Mickey soffre di depressione, agli occhi del mondo è totalmente inespressivo e lui si sente vuoto dentro. Non prova entusiasmo per niente, se gli viene chiesto cosa gli piace o cosa vuole fare nella vita, non ha una risposta - sa solo che l'hockey è il suo dovere e la sua eredità. 

E dopo aver cambiato tante squadre e avuto tanti compagni nel corso degli ultimi sette anni, ora si trova al college con una squadra d'eccellenza. 
Il suo problema è che non si è mai fatto degli amici, non si è mai attaccato ai team a cui è appartenuto - cosa che gli analisti dell'NHL ritengono un difetto, insieme alla sua bassa statura, che potrebbe pregiudicare l'essere la prima scelta al draft. 

Inoltre c'è Jaysen Caulfield, il suo più acerrimo nemico da anni e suo diretto rivale come prima scelta al draft di giugno. Giocare nello stesso team per la prima volta nella loro vita si rivela subito fonte di problemi - Jaysen fa anche molto più gioco di squadra di quanto Mickey ne abbia mai fatto e la competizione tra loro è fin da subito alle stelle. 


Non è un mistero che l'ambiente dell'hockey sia un ambiente dominato dalla razza bianca, dalla mascolinità tossica e dall'omofobia - tutte cose che pendono sulle teste dei protagonisti e anche su quelle di alcuni personaggi secondari. Hartland però è una bella bolla di comfort: relazioni poliamorose e atlete lesbiche sono accettate senza alcun problema e anche quando il rapporto tra Mickey e Jaysen passa dall'enemies-to-lovers è chiaro che tutti quanti abbiano capito cosa ci sia tra loro e, seppure silenziosamente, li sostengano senza alcuna traccia di malizia o bullismo. 

È anche chiaro che l'autrice è cresciuta con l'hockey - certe aspetti sono molto tecnici, certe dinamiche potrebbero risultare del tutto insensate a chi ci si approccia per la prima volta. Ad esempio, viene ripetuto più volte che Mickey è cresciuto per sette anni senza la sua famiglia: i suoi genitori e le sue sorelle si sono trasferiti a Raleigh in North Carolina dove suo padre ha finito la sua carriera, ma lui - a soli dieci anni - è rimasto a Buffalo presso una billet family per avere le migliori opportunità di crescita professionale. E a quanto pare è una cosa comune nell'hockey, essere lasciati fin da piccoli in altre famiglie di altri giocatori o allenatori affinché si possa giocare al meglio - ciò però non ha impedito a Mickey di sentirsi spesso abbandonato e distante dalla sua famiglia. 

Ho apprezzato il percorso di crescita di Mickey, bianco e ricco e privilegiato, aiutato dal suo nome e dall'eredità che questo porta con sé quando messo a confronto con Jaysen, nero e senza alcun privilegio, avendo iniziato a nove anni e riconoscente nei confronti dei genitori che hanno sempre speso soldi per lui perché l'hockey è uno sport costoso. 
I loro scontri sono fin da subito accesi, sia sulla pista che fuori dal ghiaccio - Jaysen vede Mickey come uno spocchioso privilegiato che non avrebbe affatto bisogno di frequentare Hartland con una completa borsa di studio rubata a qualcuno di più meritevole e per Mickey è difficile inizialmente reagire, soprattutto sapendo che è vero. 

Anche il suo percorso nell'affrontare la questione della sua salute mentale e della depressione è costruito bene: i momenti in cui va meglio, quelli in cui non si vuole alzare dal letto, quelli in cui si odia, quelli in cui non prova niente, quelli in cui si sforza di fare comunque qualcosa e sembrare normale. Il momento in cui prende consapevolezza che è finalmente giunto il momento di fare qualcosa, di chiedere aiuto e di curarsi. Anche il confronto con il padre e l'eredità che sente pesargli sulle spalle è uno dei passi più importanti che impara a fare.

Mi è piaciuto il suo rapporto con le sorelle, specialmente le due al college con lui: Delilah, lesbica, che gioca ad hockey nella squadra femminile e Bailey, che invece gioca a lacrosse e sta due ragazzi bisessuali. Attraverso il loro rapporto, a volte complicato perché con Delilah non ha ancora fatto coming out, si parla anche di come le donne siano sempre sottovalutate nello sport, di come ogni loro traguardo - nel caso di Delilah e Bailey - sia sempre secondario all'argomento della loro sessualità e di come, in ogni caso, non ricevano la stessa luce dei riflettori che riceve Mickey. 

Ho adorato la squadra di hockey e i compagni che entrano a far parte stabilmente della vita di Mickey per la prima volta dopo anni di cambiamenti: Dorian, Barbie, Zero e Kovy - la cosa più bella sono i loro soprannomi e soprattutto il sostegno, implicito e non, che danno a Mickey e Jaysen singolarmente ma anche come coppia. Anzi, la cosa migliore è il bromance tra Dorian e Barbie - che fantastici migliori amici, per niente timorosi di mostrarsi affetto reciproco anche tramite il contatto fisico.

E Jaysen - Cauler, come lo chiamano tutti - che sogno. Paziente, competitivo, attento, sexy - Mickey è caduto come una pera cotta e io con lui. Il loro rapporto è uno slow burn che parte dagli scontri fisici e verbali sul ghiaccio per poi scivolare nel flirt e arrivare alla camera da letto - l'unica pecca è che dopo la prima volta che finalmente li vediamo insieme, li si vede interagire poco e il rapporto non sembra evolversi, restando quasi  solo un friends-with-benefits. In realtà è chiaro che c'è molto di più tra loro ed è chiaro anche che essere beccati sarebbe pericoloso per le loro future carriere - vedi mascolinità tossica e omofobia nell'hockey - ma i momenti a cuore aperto arrivano solo verso la fine e quel momento tra la metà del romanzo e i suoi ultimi capitoli rimane spoglio di quei momenti di flirt e scambi e conversazioni che mi avevano fatta sorridere come un'ebete nella prima metà. In ogni caso sono sempre bellissimi da vedere insieme perché si migliorano a vicenda, non solo sul ghiaccio come atleti ma anche come persone.

Insomma, se non si fosse capito ho adorato questo romanzo. 
Peccato solo per quel vuoto intorno ai tre quarti del libro riguardante l'evolversi della relazione tra Mickey e Jaysen e perché vediamo solo il primo semestre di università - il secondo viene saltato e si passa all'epilogo anche se, a differenza di altri, ho amato il finale aperto e che fosse lasciato all'immaginazione del lettore. 

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