martedì 14 novembre 2017

[Recensione] "L'evidenza delle cose non viste" di Antonio Monda

Come avrete intuito dai post precedenti, questo libro ha per tema il tradimento. 
Ed è un tema con cui di solito faccio a botte, quindi mi sarà piaciuto oppure no?


Titolo: L'evidenza delle cose non viste
Autore: Antonio Monda
Data di uscita: 14 marzo 2017
Pagine: 156 (copertina flessibile)
Editore: Mondadori

Collana: Scrittori italiani e stranieri

Trama: È il 1986. A New York il benessere non è più un sogno ma una realtà alla portata di tutti, e Audrey è appena arrivata in città dall'Olanda, dopo un breve periodo passato a Chicago. È giovane, affascinante, e ha la distinta sensazione di trovarsi nel cuore del mondo. L'eccitazione dell'arrivo a Manhattan diventa incontenibile quando Audrey trova lavoro presso lo studio legale Barron: Warren, il titolare, è il più importante avvocato di New York, e tra i suoi clienti ci sono i finanzieri, i politici e le star più in vista d'America e di ogni parte del mondo. È un uomo di grande successo, rispettato, invidiato, per la vita professionale e per la solidità del rapporto con la moglie Beth, elegante e bellissima: un matrimonio talmente saldo da essere definito, da tutti, "la casa sulla roccia". Eppure tra Audrey e Warren qualcosa succede. Finché un giorno Warren invita Audrey a seguirlo a Las Vegas, per chiudere un affare e assistere al match di pugilato tra il campione in carica e Mike Tyson, un giovane pugile tanto brutale da sembrare imbattibile. Dopo l'incontro, passano la loro prima notte insieme. Una notte che segna l'inizio di una relazione clandestina, tanto impossibile quanto irrinunciabile. Con L'evidenza delle cose non viste Antonio Monda aggiunge un tassello al suo grande progetto di raccontare New York in dieci romanzi, assumendo l'inattesa prospettiva di una donna innamorata, costretta a vivere, nell'invisibilità e in solitudine, una passione più forte della vita. Il risultato è un romanzo sorprendente che, muovendo dalla complessità dello sguardo della protagonista, indaga i sentimenti e racconta in modo intimo e profondo una meravigliosa e struggente storia d'amore.


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Essendo contraria in qualsiasi forma al tradimento, il fatto che io abbia deciso di leggere questo libro è andato contro i miei "principi". 
Proprio perché sono contraria al tradimento e non lo concepisco - voglio dire, se non mi ami più e hai trovato qualcuno che per te è meglio, mollami e basta e il perdono è escluso a priori perché la fiducia se ne va a quel paese e chi tradisce una volta, è incline a farlo ancora - sono solamente due i libri che ho letto in cui il tradimento era un pilastro della storia e/o ne era parte integrante. 

Il primo è stato La distanza tra me e te di Lucrezia Scali, in cui i due protagonisti vivono un amore sebbene entrambi fidanzati e/o sposati con altre persone. 
Il secondo è stato The Mothers di Brit Bennett - portato quest'anno in Italia dalla Giunti con il titolo Le madri - e questo mi ha messo già più in crisi perché la protagonista effettivamente assume il ruolo dell'amante, ma con un ragazzo  con cui aveva già avuto una relazione e questo ai miei occhi ha assunto la forma di un ritorno al primo amore e ammetto che in questo caso il mio rigore morale ha vacillato e non poco. 

Questo libro è stato interessante per me perché forniva sì la prospettiva di un'amante, ma di un'amante in quanto tale - non in quanto primo amore oppure ritorno di fiamma, ma come elemento nuovo che arriva a scombinare un equilibrio. 

Siamo nel 1986 e Audrey Shama, di origini olandesi, da Chicago arriva a New York inseguendo quello che credeva essere amore, ma che invece non lo era.
Nella città delle mille luci che non dorme mai, Audrey viene assunta nel studio legale più prestigioso di Manhattan direttamente al servizio di Warren Barron - l'avvocato a capo dello studio, l'avvocato che ha conquistato tutto quello che c'era da conquistare e che annovera tra i suoi clienti tutte le persone più influenti in città e fuori, l'avvocato così potente che non ha bisogno di nessun cognome accanto al suo sulla parete dello studio. 
Warren Barron è un uomo cinico, disilluso, ateo ed estremamente contrario a qualsiasi religione, un uomo che vive per il suo lavoro e che ritiene sacra solo la legge e con un'alta reputazione dovuta anche ai suoi tre figli e alla moglie Beth, un esempio di sobria eleganza e dignità, in un matrimonio così riuscito e inamovibile da venire definito da tutti i loro amici e conoscenti "la casa sulla roccia".

Eppure tra Audrey e Warren inizia una relazione, una relazione che andrà avanti per anni e fatta di incontri rubati, viaggi dell'ultimo minuto accampati con scuse di lavoro, luoghi lontani dalle numerose conoscenze di Warren - momenti in cui Warren sembra perdere quello sguardo disilluso e vuoto di chi non ha più niente da conquistare e sembra ritrovare quella luce perduta da tempo solo grazie a Audrey. 


Me lo aspettavo diverso, sarò sincera.
Non che un libro dal punto di vista di una donna che si infila consapevolmente come amante in un matrimonio altrui debba essere incentrato unicamente su quello, ma non me lo aspettavo neanche così... scarso da quel punto di vista. E probabilmente lo è perché si concentra sulla solitudine di Audrey.
Assomiglia più ad un flusso di coscienza e parla più di New York che della relazione stessa tra Audrey e Warren. È una New York in continuo cambiamento e in continua evoluzione, ma è anche una New York la cui percezione cambia a seconda di come cambia Audrey. 
New York è viva e pulsante, New York è in mano a chi ha ottenuto il potere e ha conquistato tutto, New York è la città delle promesse che a volte mantiene e a volte no, New York sa essere grandiosa ma sa anche essere spietata con chi aveva dei sogni e non li ha realizzati e con chi aveva ottenuto quello che voleva e poi l'ha perso. 

Audrey è arrabbiata con se stessa e con Warren per il suo ruolo di amante, si è arresa al fatto che lei verrà sempre per ultima - dopo Beth, dopo i figli, dopo Warren stesso - ma allo stesso tempo spera sempre di vivere da protagonista. 
Vediamo Audrey che si accorge dei pettegolezzi e di come cambiano gli atteggiamenti di chi lavora allo studio con lei, vediamo Audrey che combatte la solitudine buttandosi a capofitto in tutti i musei e in tutta l'arte che New York può offrire in compagnia del suo padrone di casa - un signore tedesco avanti con l'età, solo anche lui e visto molto spesso con sospetto perché forse nazista durante la guerra. 

È la New York dei potenti della midtown, la New York della luce dorata invernale sui grattacieli, la New York che dà molto ma toglie altrettanto. 
New York sembra fare da specchio a Audrey, mutando con il suo umore restando comunque sempre la stessa. 

Audrey per sua stessa ammissione ha rinunciato alla sua dignità in nome di un amore che forse non può neanche chiamare tale, vivendo la sua vita da esclusa in quanto amante e pensando ogni notte alla differenza tra vivere e sopravvivere - pensando ogni notte a quanto odia il suo ruolo, ma incapace di rinunciarvi. Osservando le persone che la circondano e chiedendosi se quello che hanno sia per loro sufficiente, se hanno raggiunto quello che credono essere il massimo possibile oppure se invece si stanno accontentando perché di più non potranno avere.
Sospetto che a volte fosse più infatuata del carisma emanato da Warren, dal suo potere e dalle sue conquiste, ma Audrey sembra essere anche l'unica a vedere le ombre e il peso che queste comportano. Però non è sufficiente, perché a volte la reputazione duramente conquistata è tutto, non importa quello a cui si rinuncia nel frattempo.

Non sono riuscita ad entrare in empatia con nessuno dei due personaggi: in Warren non ho visto nulla di quello che ha fatto innamorare Audrey e con Audrey sapevo in partenza che non sarebbe successo: sono troppo egoista, gelosa e possessiva per accettare di vivere un amore a metà e che non sia tutto mio. 
Tuttavia è stato interessante leggere la storia di un tradimento dal punto di vista dell'amante: Audrey sa di sbagliare, vorrebbe Warren tutto per sé alla luce del sole ma sa cosa questo comporterebbe e allo stesso tempo prega che Beth e i figli non lo vengano mai a sapere. Audrey vorrebbe scrollarsi di dosso la sua invisibilità, ma allo stesso tempo sa di non poterlo fare e tenta di non dare l'impressione di avere il ruolo di amante.
Mi è piaciucchiato, non mi sbilancio né in un senso e neanche nell'altro: più che focalizzarsi sulla relazione clandestina in sé, il flusso di coscienza di Audrey si focalizza sull'umanità e sulle diverse vite a New York, sui sentimenti e sui desideri e sulle emozioni, sulla vita che ognuno sceglie di vivere - che sia davvero vita vissuta o mera sopravvivenza, che ci si accontenti o che si lotti per quello che davvero si vuole. 

Sono solo 150 pagine, ma in qualche modo sono "pesanti" e la prosa in alcuni momenti si trascina - sembra di non andare mai avanti. 
E dal momento che per essere solo 150 pagine il prezzo di 18€ mi sembra veramente una follia, mi sarei anche aspettata una cura maggiore: errori di ortografia, parole mancanti e frasi che quindi non avevano il minimo senso, pensieri e discorsi impostati al maschile quando la protagonista è femmina - e questo non so se dipende da un errore inconscio dell'autore o da chi poi ha corretto la bozza. 

Mi è piaciuto e non mi è piaciuto troppo allo stesso tempo: sebbene il tradimento non sia affatto uno dei miei argomenti preferiti, vederlo scendere in secondo piano per dare risalto a New York - per quanto estremamente dinamica e affascinante - non era esattamente quello che mi aspettavo quando ho deciso di leggere questo libro. 

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