lunedì 8 maggio 2023

[Recensione] "The Bridge" di Bill Konigsberg

Creno che nell'immediato futuro il mio ritmo di lettura - e quindi di pubblicazione - rallenterà perché c'è una cosa che devo assolutamente fare: riordinare la libreria.


Titolo: The Bridge
Autore: Bill Konigsberg
Data di uscita: 1 settembre 2020
Durata:
11H 37Min (Audible Edition)
Editore: Scholastic Press
Link Amazon: https://amzn.to/3HmGFVl

Trama [tradotta da me]: Aaron e Tillie non si conoscono, ma entrambi in quel momento vogliono togliersi la vita e arrivano al George Washington Bridge nello stesso momento con l'intenzione di saltare. Aaron è un  ragazzo gay che si sente un disadattato e che lotta con la depressione e la solitudine. Tillie non è sicura di quale sia il suo problema -- sa solo che non sarà mai abbastanza per gli altri.

Sul ponte ci sono quattro cose che potrebbero accadere:

Aaron salta e Tillie no.

Tillie salta e Aaron no.

Saltano entrambi.

Nessuno dei due salta.

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TRIGGER WARNING: depressione, tentato suicidio, suicidio, bipolarismo, crisi maniacali, bullismo. 


L'autore, Bill Konigsberg, sa di che parla e ogni parola in questo libro - ogni situazione, ogni emozione, ogni sentimento - non è inserito a caso; lui stesso ha provato in passato a togliersi la vita. 

I protagonisti di questo romanzo sono due, Aaron e Tillie - non si conoscono, frequentano scuole diverse, non hanno amici in comune, hanno situazioni famigliari diverse e problemi diversi, eppure si ritrovano lo stesso giorno di metà aprile sul George Washington Bridge pronti a saltare giù nelle acque gelide del fiume Husdon. Entrambi detestano che l'altro stia disturbando il loro momento ed entrambi si mettono a cavalcioni della ringhiera e restano a fissarsi per un momento e poi... 

E poi la storia prende quattro risvolti diversi. 

Nel primo è Aaron a guardare impotente Tillie saltare giù nell'Hudson e questo lo riscuote dai propri propositi, gli fa chiamare il 911 anche se sa che è troppo tardi per la ragazza, ma di certo non lo guarisce all'istante. Anzi, il suo diventa un percorso ancora più in salita, nonostante il padre più amorevole del mondo. 

Nel secondo invece è Aaron a saltare e Tillie non fa in tempo a dirgli niente. Il percorso di Tillie è diverso, la sua reazione e la reazione di coloro accanto a lei diametralmente opposta a quella avuta dal padre di Aaron. 

In entrambi questi scenari vediamo chi è sopravvissuto, ma anche le reazioni della famiglia in lutto e a spezzarmi il cuore è sempre stato il padre di Aaron. 

Nel terzo scenario saltano entrambi e, forse è un po' macabro da dire, è stato anche il mio scenario preferito. Entrambi saltano ed entrambe le famiglie sono in lutto e vediamo l'immediato futuro e anche il futuro di lì a trent'anni dopo - vediamo come le famiglie sono in qualche modo andate avanti, come i sensi di colpa abbiano modificato le vite delle persone che avevano fatto loro un torto e vediamo anche le persone che sarebbero stati destinati ad incontrare e che forse avrebbero dato loro un lieto fine - lieto fine che hanno quindi negato a se stessi e a chi li stava in qualche modo aspettando. Dico che è stato lo scenario che mi ha colpita di più perché anche io spesso ho pensato di farlo - a tredici anni ci ho pure provato - e il vedere come l'assenza di una persona ha avuto un impatto di tale portata in chi è rimasto mi ha fatto venire i brividi; ho pensato a come sarebbero cambiate e state diverse le vite dei miei genitori e delle mie amiche se io avessi smesso di essere un fattore dell'equazione quando ho provato a stringermi la cintura attorno al collo e fossi andata fino in fondo. Ed è ancora quello il pensiero che a volte mi tiene lontana dal baratro - se non ci fossi più io ad influenzare le loro vite e quelle delle persone che in futuro potrei conoscere, che succederebbe?

Il quarto scenario è quello in cui nessuno dei due salta, in cui - come nel primo - è Aaron il primo a soccorrere Tillie e in cui gli accadono alcune delle stesse cose dello scenario in cui è sopravvissuto, ma il fatto di "combattere" insieme e di tenersi lontani l'uno dall'altra da quel ponte fa prendere alle loro vite un corso diverso rispetto a quello in cui sono sopravvissuti singolarmente - e anche questo è stato uno scenario che mi ha emozionata e suscitato una stretta al cuore. 

Non è un romanzo facile, ma è un romanzo che mostra quanto il cervello malato di depressione sia in grado di mentirci e farci credere cose non vere e di quanto il supporto di chi ci ama - perché c'è sempre qualcuno che ci ama - siano fondamentali per riuscire a stare meglio. Guarire poi... beh, quella è un'altra battaglia che va combattuta giorno dopo giorno, ma il primo passo è parlare e avere qualcuno che ti prende per mano e ti porta via lontano dal ponte. 

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