martedì 21 marzo 2023

[Recensione] "Non perdiamoci di vista" di Federica Bosco

Questa non credo mi sia uscita come recensione, quanto più come pagina di diario.
 
 
Titolo: Non perdiamoci di vista
Autrice: Federica Bosco
Data di uscita: 7 ottobre 2019
Durata: 9H 35Min (Audible Edition)
Editore: Garzanti
Link Amazon: https://amzn.to/407ea4M

Trama: È l’ennesimo 31 dicembre, e Benedetta lo trascorre con gli amici della storica compagnia di via Gonzaga, gli stessi amici che, negli anni Ottanta, passavano i pomeriggi seduti sui motorini a fumare e a scambiarsi pettegolezzi, e che ora sono dei quarantenni alle prese con divorzi, figli ingestibili, botulino e sindrome di Peter Pan.
Ma quello che, a distanza di trent’anni, accomuna ancora quei «ragazzi» è l’aspettativa di un sabato sera diverso dal solito in cui, forse, succederà qualcosa di speciale: un bacio, un incontro, una svolta. Un senso di attesa che non li ha mai abbandonati e che adesso si traduce in un messaggio sul telefonino che tarda ad arrivare. Un messaggio che potrebbe riannodare il filo di un amore che non si è mai spezzato nonostante il tempo e la distanza, che forse era quello giusto e che torna a far battere il cuore nell’era dei social, quando spunte blu, playlist e selfie hanno preso il posto di lettere struggenti, musicassette e foto sbiadite dalle lacrime.
Una nostalgia del passato difficile da lasciare andare perché significherebbe rassegnarsi a un mondo complicato, competitivo e senza punti di riferimento, che niente ha a che vedere con quello scandito dai tramonti e dal suono della chitarra intorno a un falò. Fino al giorno in cui qualcosa cambia davvero. Il sabato diverso dagli altri arriva. L’inatteso accade. La vita sorprende. E allora bisogna trovare il coraggio di abbandonare la scialuppa e avventurarsi a nuoto nel mare della maturità, quella vera.

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Non avevo mai letto nulla di Federica Bosco prima di questo libro - ad essere sincera, forse non mi ero mai neanche soffermata più di tanto sulle trame dei suoi romanzi. Questo ha attirato subito la mia attenzione a causa della copertina - il mare e il falò in spiaggia sono qualcosa che mi appartengono, qualcosa che fanno parte della mia vita da sempre e che ancora mi ispirano quella sensazione di nostalgia per qualcosa che non si ha mai avuto. 

E la nostalgia per qualcosa che non si ha mai avuto è forse un po' una delle emozioni di base di questo romanzo - in cui, inaspettatamente, mi sono ritrovata più di quanto avrei creduto possibile e che mi ha lasciato questa sensazione dolce-amara tale da portarmi a volere il libro in cartaceo. 

La nostra protagonista, Benedetta, ha quasi cinquant'anni: è divorziata, ha due figli adolescenti, una madre-generale che vive in casa con lei e che spesso la tratta come se anche lei fosse ancora adolescente, lo stesso gruppo di amici da una vita e ha appena ripreso a sentirsi con il suo primo amore. 

Vi chiederete in cosa e dove mi sono rivista - io, che di anni ne ho quasi 34, sono single, senza figli, precaria e vivo ancora con i miei genitori. 

Benedetta si definisce una baby-boomer e sebbene io di fatto sia una millennial, credo che le cose in comune tra le nostre generazioni siano più simili di quanto tutti ci aspettiamo. Benedetta è nata negli '70 e io alla fine degli anni '80, quando lei era già un'adolescente, ma ho visto tante similitudini tra noi e Federica Bosco ci offre un ritratto spietato e assolutamente imparziale su tre generazioni a confronto. 

Benedetta ancora vive di ricordi - ricordi di una madre quasi intransigente, ma che l'ha educata al rispetto e alle regole e così Benedetta ha cercato di fare con i suoi figli. Ma la generazione dei suoi figli ha sempre il naso immerso nel cellulare, rincorre sempre i like su Instagram e TikTok e rispetto, regole, educazione e compassione sembrano solo parole estratte da un dizionario che per loro non hanno alcun significato. 

Benedetta e i suoi amici ancora vivono e si comportano in alcuni casi come se non fossero mai usciti dall'adolescenza: ritrovi settimanali, feste, bevute, rimpatriate e qualsiasi cosa o mezzo che combatta l'avanzare del tempo. Tutti aspettano sempre quella che sarà la serata che cambierà la loro vita, che darà una svolta o che porterà l'amore vero - tutti aspettano ciò che finalmente smetterà di farli sentire dei falliti. Tutti rincorrono qualcosa che non c'è più, qualcosa che hanno cristallizzato e idealizzato nel tempo - anche se la vita nel frattempo è andata avanti. 

Ed è qui che mi sono rivista - ho rivisto l'educazione e il rispetto che mi hanno impartito i miei, il senso di timore per l'autorità o comunque per chi ne sapeva più di me ed era più anziano di me. La mia è quella generazione che poi è diventata adolescente con i primi cellulari, ma che è troppo "vecchia" per perdersi dietro al conteggio dei like su Instagram o TikTok - e gente, io ci lavoro a scuola e ho visto come sono i ragazzi alle medie oggi: completamente diversi da come lo eravamo noi. Oggi sono più bulli, più maleducati, sempre immersi nei cellulari, più strafottenti e menefreghisti - ho visto mancanze di rispetto e sentito discorsi che quando ero adolescente io mi avrebbero fatto volare i denti fuori dalla bocca. E invece, come dice Benedetta, una volta i genitori tiravano le ciabatte dietro ai figli; oggi invece è più probabile che chi solo osi accusare il loro prezioso pargoletto di qualcosa si becchi una denuncia. 

Ma ho rivisto anche l'aspettare sempre qualcosa di meglio, l'aspettare sempre quella serata che ti cambierà la vita, l'aspettare quella persona che si rivelerà essere l'amore che finalmente meriti - ma intanto invecchi e ti rendi conto che ormai sono le ragazze più giovani ad avere in mano il mondo. 

Ho riprovato la sensazione di sentirsi dei falliti e di non aver combinato nulla nella vita - perché forse è vero, nonostante l'educazione più rigida di adesso, qualcosa è andato storto e non siamo per niente arrivati dove volevamo arrivare. 

Ho rivisto me stessa - che ancora mi comporto a volte come se l'adolescenza non fosse mai finita, come anche io a volte mi aggrappi a sentimenti di amicizie che furono e che oggi non hanno motivo di esistere. Come ogni settimana in cui vedo le mie amiche storiche, spero sempre che quella sarà la serata in cui cambierà qualcosa e l'adolescente che ancora vive in me torna a casa delusa quando non succede.

E il punto di svolta nella vita di Benedetta arriva, anche se non nella forma che si aspettava. Ed è un pugno in pieno petto, ma è anche ciò che le fa capire cosa vuole davvero dalla vita e cosa si merita, chi davvero ci resta sempre accanto e chi invece è ancora nella nostra vita per abitudine o per incapacità di lasciare andare - anche quando ormai è chiaro che il rapporto si è esaurito o che è rimasto basato sulle persone che eravamo allora e non su quelle che siamo oggi. 

So che ho parlato più che altro di me che del libro in sé, ma se avete più o meno la mia età, credo sarà impossibile non ritrovarvi tra queste pagine - assistere ad uno scontro di generazioni e vedere come le cose siano cambiate e come alcune siano rimaste le stesse. Non è un romanzo perfetto, ma per ciò che mi ha lasciato provo ancora una stretta al cuore e allo stomaco - e l'immagine di copertina, l'immagine dei miei ricordi, mi farà sempre sentire la nostalgia di un'adolescenza che non è stata per niente perfetta e la nostalgia per qualcosa che non ho mai avuto, ma anche lo struggimento dell'attesa di qualcosa che forse non arriverà mai. 

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