martedì 7 agosto 2018

[Recensione] "Alaska" di Brenda Novak

Ho una domanda da rivolgervi: secondo voi, qual è la stata la prima cosa ad attirarmi di questo libro? 

No, non è stata la bellissima cover. 
No, non sono state le premesse di quello che sembra frutto di un incrocio tra Criminal Minds e Dexter

Niente? Nessuno?

Beh, è stato il titolo. 
In che senso, chiederete voi. 
Nel senso che la mia gatta si chiama Alaska e qualunque cosa (luogo o persona - sì, per darle il nome mi sono ispirata a quella Alaska Young creata dalla penna di John Green) che abbia quel nome, finisce inevitabilmente per attirare la mia attenzione. 

E in fondo lei poi è una serial killer in miniatura, quindi è anche appropriato.


Titolo: Alaska
Titolo originale:
Alaska
Serie: The Evelyn Talbot Chronicles #1
Autrice: Brenda Novak
Data di uscita: 2 gennaio 2018
Data di uscita originale: 30 agosto 2016
Pagine: 432 (copertina flessibile)
Editore: Giunti Editore

Collana: Le Chiocciole
Link Amazon: https://amzn.to/2KJlIEu

Trama: Stanno accadendo strane cose nel piccolo villaggio di Hilltop, remota località dell'Alaska dove l'inverno è così gelido da ottenebrare le coscienze. Da quando, tre mesi prima, è stata aperta Hanover House, una clinica psichiatrica di massima sicurezza che ospita con finalità scientifiche i più feroci serial killer d'America, nessuno dorme più sonni tranquilli e a nulla servono le rassicurazioni di Evelyn Talbot, la psichiatra trentenne e determinata che dirige l'istituto insieme al collega Fitzpatrick. Soprattutto quando nella neve avviene un macabro ritrovamento: i resti di una donna, orrendamente martoriata. Per il giovane sergente Amarok è la conferma di ciò che ha sempre temuto: portare un branco di efferati assassini a pochi metri dalle loro case e dalle loro famiglie è stata una decisione estremamente pericolosa. Ma la sua fermezza si scontra con il fascino fragile e misterioso di Evelyn, il cui passato nasconde il più nero e atroce degli incubi. E mentre una violenta tormenta di neve si abbatte sul paese rendendo impossibili i collegamenti e le comunicazioni, la psichiatra ha più di un motivo per pensare che quel primo omicidio sia un messaggio destinato proprio a lei e che l'ombra del passato la stia per raggiungere ancora una volta.


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Avevo addocchiato questo libro sin dalla sua uscita, ma poi è passato del tempo e nel corso dei mesi ho dato priorità ad altri libri. 
Poi diverse settimane fa una mia amica l'ha letto e mi ha chiesto se volevo che me lo prestasse - perché no? 

Ho iniziato a leggerlo la mattina dell'intervento, ma poi ci ho messo parecchio a finirlo - un po' perché all'inizio continuavo ad essere stordita dall'anestesia e dagli antidolorifici e proprio non riuscivo a tenere gli occhi aperti, un po' perché una volta tornata a casa tra visite di parenti e telefilm da recuperare il tempo sembrava non essere mai abbastanza. 

Ma se volete rinfrescarvi in questa estate torrida, il gelo dell'Alaska - unito a quello del condizionatore - è quello che fa per voi. 


Evelyn Talbot ha trentasei anni e dedica la sua vita a studiare la mente criminale degli psicopatici dopo essere sopravvissuta a terribili sevizie quando era solo adolescente. 
Per questo si è recata in Alaska, nella remota Hilltop, dove insieme ad altri psichiatri dirige Hanover House - un carcere che ospita i peggiori e più crudeli serial killer del paese.
Nonostante l'ostracismo del sergente del posto - che si è sempre opposto fermamente alla costruzione di una struttura del genere così vicina ai suoi concittadini - la vita scorre più o meno tranquilla fino a quando un omicidio non arriva a turbare gli animi di tutti. 
In un paese di poche anime in cui si conoscono tutti e gli estranei vengono subito notati, chi può essere il colpevole? Un detenuto di Hanover House che è riuscito a scappare? Uno degli insospettabili cittadini? Un estraneo che si nasconde nei remoti capanni di caccia abbandonati ora che non è stagione? Oppure qualcuno del passato di Evelyn che ritiene di avere un conto in sospeso con lei?


Nonostante le mille interruzioni che hanno intervallato questa lettura, il libro mi è piaciuto. È estremamente scorrevole e la descrizione di un'Alaska così buia, gelida, colpita dalle tormente di neve e che funziona solo a linea telefonica fissa quando la neve non la fa saltare, contribuisce a creare l'atmosfera. 

Evelyn è una donna forte, che ha saputo rimettersi in piedi dopo le terribili violenze subite e che proprio per questo è determinata a fare in modo che non esistano altre vittime come lei - studiando le menti di queste persone vuole trovare il modo di fermarle quando è ancora possibile, prima che possano commettere qualcosa di irreparabile. 
Ma Evelyn ha anche dei terribili problemi di fiducia - soprattutto con gli uomini. Eppure il sergente Amarok è l'unico del quale sente di potersi fidare in questa situazione. 

Alaska presenta delle descrizioni un po'... grafiche, ma non nego che se lo fossero state ancora di più non mi sarebbe dispiaciuto. 
Sebbene narrato in terza persona, è narrato per la maggior parte del tempo dal punto di vista di Evelyn - solo in misura minore sentiamo la voce interiore di altri personaggi. 
Forse proprio perché me lo aspettavo più in stile Criminal Minds, avrei preferito dettagli un po' più cruenti - ed essendo anche concentrato sul presente, avrei voluto sapere molto di più del passato di Evelyn. Dopo ovviamente va a gusti, dipende da cosa sopporta il vostro stomaco - comunque il tocco veramente azzeccato è stato quello di inserire citazioni di veri serial killer all'inizio di ogni capitolo. 

È una storia che tiene il lettore in sospeso, ma io personalmente non mi sono particolarmente interrogata sul colpevole perché nessuno dei personaggi faceva suonare un campanello di allarme più degli altri - e mi rifiutavo di credere che la risposta che tutti ritenevano la più ovvia fosse anche quella corretta. E proprio perché non sospettavo nessuno in particolare il plot-twist nel finale mi ha sorpresa. 

Un libro psicologico più che di azione, un libro che porta il lettore ad interrogarsi sulla natura umana e su quello che si nasconde al di là di quello che noi vediamo - o vogliamo vedere. Perché lo psicopatico non gira con un cartello appeso al collo che ti informa della cosa, perché anche chi non diresti mai può nascondere un animo violento.

Alaska è il primo di una serie, ma devo dire che questo primo libro è abbastanza autoconclusivo in se stesso - è vero che finisce con un momento di suspense che invoglia il lettore a continuare la serie se lo desidera, ma non necessariamente lo obbliga a proseguire per la mancanza di un finale.


4 commenti:

  1. Non sembra per niente male :) però devo dire che, ora come ora, devo dire che capisco le perplessità della comunità ad avere i serial killer a cento metri da casa XD

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  2. Ecco io ora questo libro lo devo leggere *-* ma sicuramente lo terrò per una lettura super-invernale! Io adoro leggere libri "freddi" in periodi freddi, sono un po' masochista su questo, ma riesco a calarmi meglio nell'atmosfera.

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    1. Idem - se non me l'avesse prestato una mia amica che scende qui in vacanza due volte l'anno e me lo fossi procurato io da sola, probabilmente l'avrei letto anche io in inverno.
      Invece mentre sei lì che sudi solo respirando, immaginare una tormenta di neve non riesce poi così facilmente. xD

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