mercoledì 12 aprile 2023

[Recensione] "If we were villains. Non è colpa della luna" di M.L. Rio

Oggi è il mio compleanno - tanti auguri a me. 
 
Mentre scrivo questa recensione non so ancora se oggi avrò ripreso a lavorare o meno, ma nel frattempo posso lasciarvi in dono questa recensione.


Titolo: If we were villains. Non è colpa della luna
Titolo originale: If we were villains
Autrice: M.L. Rio
Data di uscita: 15 novembre 2022
Data di uscita originale: 11 aprile 2017
Durata:
13H 40Min (Audible Edition)
Editore: Frassinelli
Link Amazon: https://amzn.to/3zJjYXj

Trama: Quando gli amici diventano nemici, non c'è limite al male che possono farci. Oliver Marks ha scontato dieci anni di carcere per l'omicidio di un compagno di college. Ai tempi della condanna, non tutti erano convinti della sua colpevolezza, in primis il detective Colborne, che ora lo attende fuori dal carcere per sapere finalmente la verità. La storia che Oliver si accinge a raccontargli si svolge alla Dellecher, una delle più prestigiose scuole di arte drammatica degli Stati Uniti, dove Shakespeare è venerato come un dio e non c'è limite alla competizione. Giovani, belli, ambiziosi, Oliver e i suoi sei amici sono inseparabili e dividono il tempo fra prove, performance e feste all'insegna dell'eccesso. Ma, una volta giunti al quarto e ultimo anno, qualcosa nel gruppo si incrina. I ruoli dei drammi che mettono in scena prendono sempre più spazio nella loro vita reale, ed emergono gelosie sopite, invidie, rancori. È Richard, più di tutti, a perdere il controllo, finché, un freddo mattino di novembre, viene trovato morto. A quel punto, per ognuno dei sei giovani attori rimasti inizia la prova di recitazione più ardua: convincere la polizia, gli altri e se stessi della propria innocenza.

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Non sono mai stata una grande lettrice di dark academia - forse più che altro l'ho sperimentata nei film e sfiorata in altri libri, ma qui è stata la prima volta che mi ci sono immersa totalmente. 

La storia si alterna tra il 1997 e dieci anni dopo, quando Oliver esce di prigione dopo aver scontato la sua condanna e il detective che seguì le indagini all'epoca - e che ora si è ritirato - vuole la verità riguardo alla vera dinamica che ha portato alla morte di Richard Sterling un decennio prima. Oliver - che il detective ha sempre ritenuto innocente - ha sempre mantenuto il segreto, ma solo ora che Colborne non fa più parte della polizia è disposto a parlare. Solo adesso non ci saranno più ripercussioni - se non psicologiche per Oliver e per chiunque altro coinvolto. 

Oliver ci riporta al 1997, al suo ultimo anno alla Dellecher - questa scuola assolutamente fissata con Shakespeare e con tutte le sue opere, dalle commedie alle tragedie. Le commedie sono riservate ai gradi inferiori e man mano che le "scremature" si fanno sempre più decise e taglienti in base al talento, a chi riesce finalmente ad arrivare all'ultimo anno ad un passo dal diploma spetta mettere in scena le tragedie. 

Oliver crede che sia stata più la fortuna che il talento a portarlo all'ultimo anno, tanto più che sono solo in sette: lui, James, Richard, Meredith, Alexander, Filippa e Wren - e per Oliver, tutti gli altri hanno qualcosa che li fa spiccare più di lui. 
 
La verità è che gli insegnanti li hanno "inquadrati" ed "etichettati" al primo anno: Richard è sempre il capo carismatico, il re, il tiranno; Meredith è la femme fatale; Wren è la piccola ingenua; James è l'eroe buono; Alexander è il jolly, quello furbo, di solito il cattivo; Filippa deve spesso ricoprire ruoli maschili e viene relegata un po' dietro le quinte; James è sempre la "spalla" dell'eroe. 

Arrivati all'ultimo anno però le etichette iniziano a stare strette - oppure gli sono rimaste talmente appiccicate addosso che non sanno essere altro e si sono calati perfettamente nel ruolo disegnato per loro. Tanto che il desiderio di alcuni di voler cambiare i ruoli, di voler rimescolare le carte in tavola, proprio non va giù ad altri. E con il Giulio Cesare da mettere in scena, l'immedesimazione nei propri personaggi è persino un po' troppa e la finzione inizia a sfumare nella realtà - ogni battuta sembra prendere vita propria, ogni battuta non sembra più detta da personaggio a personaggio ma da "amico" ad "amico" e la messa in scena del Macbeth ad Halloween non fa che inasprire tutti i rapporti. 

E poi Richard muore. 

E tutti e sei i ragazzi rimasti si ritrovano a proteggere i propri segreti e anche un terribile segreto che hanno in comune. Ma il fantasma di Richard incombe - proprio come incombeva quando lo interpretava nel Giulio Cesare e in Macbeth e proprio come nelle tragedie di Shakespeare, ogni battuta sembra presagio di ciò che avverrà e anticipa come ognuno dei ragazzi andrà in pezzi a modo suo. 


Sono rimasta avvinta nell'ascolto di questo audiolibro - il narratore è stato molto bravo. Potevo immaginarmi il castello, potevo farmi davanti le lezioni di recitazione e le messe in scena al teatro, potevo sentirmi parte di quel gruppo di ragazzi seduti sulle poltrone e sui divani davanti al camino nelle fredde sere autunnali - loro, che erano l’élite della scuola, osservati con ammirazione ma anche invidiati da tutti. 
 
Certo, se il linguaggio ricercato e ampolloso non vi piace, allora fareste bene a girare alla larga da questo libro: i ragazzi vivono, respirano e mangiano Shakespeare - si parlano citando le sue opere, ricreano scene delle commedie e delle tragedie nel bel mezzo del nulla, dall'inizio di una conversazione normale ne può scaturire un monologo oppure un botta e risposto in forma di dialogo. 

Mi sarebbe piaciuto sapere di più di Richard, un po' più di background sui loro primi anni alla Dellecher e su come si erano formati prima i rapporti tra compagni di classe e poi tra amici - avrei forse potuto capire meglio se Richard aveva sempre avuto quella natura "volatile" oppure se qualcosa l'aveva fatto diventare così. 
Alcuni personaggi restano più in ombra di altri, forse anche perché è Oliver a raccontare la storia e sebbene fossero tutti amici, è chiaro come fosse più legato a James e ad Alexander. Anche Filippa fa parte della sua cerchia, ma Filippa resta sempre un mistero, sia nel 1997 che nel dieci anni dopo. 

Ho anche adorato come ogni opera di Shakespeare che portano in scena sembra rappresentare ciò che stanno affrontando in quel momento nelle loro vite personali e come questo influenzi il loro comportamento oppure come sia presagio della tragedia che verrà. 
 
If We Were Villains è una storia intrisa di gelosia, invidia, rivalità, lealtà, attrazione, chimica, segreti, bugie, omissioni, tradimento e sacrificio. Ma lo è soprattutto di amore - amore carnale, platonico, pazzo e disperato, senza speranza... amore impossibile.

E il finale? Il finale... ti aspetteresti un finale felice forse, dopo tutto quello che Oliver ha passato. E invece gli arriva la batosta finale e poi si riaccende la speranza e poi... e poi rimani così, ad immaginare come potrebbe continuare. 

Ma resta comunque il fatto che questi sette ragazzi e il loro amore per Shakespeare, le tragedie messe in scena e quelle accadute nelle loro vite, mi seguiranno nel mio cammino ancora per un bel po'. 
 
Ma è così che una tragedia come la nostra o quella di Re Lear ti spezza il cuore... facendoti credere che il finale potrebbe ancora essere felice, proprio fino all'ultimo minuto.


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