lunedì 23 ottobre 2017

[Recensione] "La fine della solitudine" di Benedict Wells

Per descrivervi quanto mi abbia coinvolta questo romanzo, basta dire che ho pianto ininterrottamente per tutte le sue ultime cinquanta pagine?


Titolo: La fine della solitudine
Titolo originale: Vom Ende Der Einsamkeit
Autore: Benedict Wells
Data di uscita: 8 giugno 2017
Data di uscita originale: febbraio 2016
Pagine: 312 (copertina rigida)
Editore: Salani

Trama: Jules sa di essere un custode di ricordi, come dice Alva, ma questa non è solo la sua storia. È la storia di tre fratelli, Jules, Liz e Marty, che da piccoli perdono i loro genitori in un incidente e sono costretti a vivere separati e senza famiglia, estranei l'uno all'altro. Marty si butterà a capofitto negli studi, Jules sfuggirà alla vita diventando un introverso mentre Liz si brucerà alla sua fiamma, vivendo senza limiti. La loro infanzia difficile sarà come un nemico invisibile, da cui impareranno a difendersi. Più di ogni altra, questa è la storia di Jules e Alva. Due solitudini che si incrociano, si cercano e si mancano, inquiete, per anni. Jules e Alva sono incapaci di riconoscere quel che provano l'uno per l'altra, legati come sono dal bisogno di amicizia, con il loro perdersi, ritrovarsi e salvarsi. Ma questa è soprattutto la storia di chi, come Jules, serba i propri ricordi insieme a tutte le alternative che non ha scelto, pur sfiorandole e sperimentandole attraverso la letteratura e la musica. Dalla voce di un giovane e già osannato talento della narrativa tedesca, un grande romanzo sulla magia della scrittura che salva dal male.


--- ---

Jules è il più piccolo di tre fratelli, nati a Monaco da genitori francesi. 
E proprio in Francia tornano alla fine di ogni estate, dalla nonna paterna, e osservano come questo cambi sostanzialmente qualcosa nello sguardo del padre. 

Liz, la sorella maggiore, e Jules sono i più affiatati e spesso si coalizzano contro Marty, il fratello di mezzo, perché già un po' strambo
I genitori sono visti come degli eroi, ma solamente più avanti Jules ricorderà in loro anche momenti oscuri - difetti, se così vogliamo dire - che un bambino di dieci anni poteva solo registrare ma non riconoscere. 

E la loro vita cambia quando perdono i genitori a causa di un incidente stradale e vengono messi in collegio. Separati a causa dell'età e del diverso grado scolare, i tre fratelli si vedranno raramente e diventeranno quasi come estranei. 
Jules, da bambino privo di paure e audace, diventa insicuro e oggetto di sberleffi, trovando in Alva - una bambina misteriosa che terrà i suoi segreti per sé per molto tempo - l'unico appiglio in una vita che non riconosce più come sua. 
Trovando in lei un amore che faticherà a riconoscere come tale per molti e molti anni a venire. 

Questo è un romanzo molto introspettivo, non adatto a tutti. 
In queste pagine sono racchiusi quarant'anni di ricordi in cui Jules riflette sul tempo sprecato, sulle scelte che ha preso, sulla strada che ha preso al bivio e sulla vita che in realtà avrebbe dovuto avere. 
Lui è un sognatore, vive nel presente ma in maniera apatica e intanto immagina come sarebbe l'altra sua vita, quella in cui i suoi genitori sono ancora vivi. 

È la storia di come lo stesso evento abbia condizionato tre vite in maniere completamente diverse: Jules si è chiuso in se stesso, espiando i sensi di colpa per quell'ultimo litigio con il padre dedicandosi alla fotografia e riversando tutti i suoi sentimenti nella scrittura; Marty ha fatto dell'assoluto controllo uno stile di vita, concentrandosi sulla carriera e sulle cose materiali - tangibili; Liz è finita allo sbando, con troppi uomini e troppe droghe. 
Ci vorranno anni perché i fratelli si ritrovino e perché, sebbene diametralmente opposti, Jules trovi in Marty il fratello di cui forse ha più bisogno perché Liz è troppo sensibile e quando viene sopraffatta dagli eventi si dà alla fuga. 

È la storia di un'amicizia che diventa amore, di tempo forse sprecato per orgoglio e paura di aprirsi ed essere feriti, ma che ci lascia con una domanda importante: meglio pochi anni insieme piuttosto che un'intera vita senza? 

Jules vive tutte le vite possibili attraverso la musica, la scrittura e la sua immaginazione prima di rendersi conto che l'unica vita giusta - nonostante i calci e quelle che sembrano maledizioni quando la storia sembra ripetersi - è quella che sta vivendo. E che ogni attimo è importante. 

Questo romanzo mi ha fatto piangere valli di lacrime, con il suo stile quasi poetico ma semplice ed essenziale. 
Tuttavia non ritengo che sia adatto a tutti: è un romanzo triste e cupo, con un protagonista che risulta apatico per la maggior parte del tempo e che si lascia scivolare addosso la vita, conscio delle sue paure e di come questo lo faccia assomigliare a suo padre. Alva resta sempre un po' misteriosa, fino alla fine: una figura femminile che non svela mai i suoi segreti, non del tutto - nemmeno a Jules. 

Eppure mi è piaciuto - forse perché con Jules ho fin troppe cose in comune. 

"Che cosa fa sì che una vita diventi quella che è?"

Nessun commento:

Posta un commento