mercoledì 19 giugno 2024

[Recensione] "Il problema è che ti amo" di Jennifer L. Armentrout

Incredibilmente ho finito un libro di più di 400 pagine in quattro giorni - e tutto questo facendo la mia solita ora di tapis roulant il mattino mentre guardo un film (a rate) e facendo un corso online che mi occuperà probabilmente fino a metà luglio come minimo.
 
 
Titolo: Il problema è che ti amo
Titolo originale: The Problem with Forever
Autrice: Jennifer L. Armentrout
Data di uscita: 7 luglio 2016
Data di uscita originale: 17 maggio 2016
Pagine: 440 (copertina rigida)
Editore: Nord
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Trama: Da quattro anni, il silenzio è lo scudo che la protegge dal resto del mondo. Circondata dall'affetto dei nuovi genitori adottivi, Mallory Dodge ha cercato di superare i traumi del passato, ma le cicatrici dell'anima bruciano ancora e non le permettono di dimenticare. Ecco perché dover frequentare l'ultimo anno di liceo in una scuola pubblica, dove sarà costretta a uscire dal guscio, la terrorizza. Tuttavia accade l'inaspettato: tra i suoi nuovi compagni c'è Rider Stark, l'unico raggio di sole nella sua infanzia da incubo, il ragazzo che in più di un'occasione l'ha protetta dalla violenza del padre affidatario. Rider però è cambiato: ha un atteggiamento arrogante e pare che sia invischiato in una rete di cattive compagnie. Anche se, dietro quella maschera da sbruffone, Mallory riconosce ancora il suo eroe di un tempo… un eroe per di più molto affascinante.

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CONTENT WARNING: maltrattamenti su minore, abusi, violenza. 


Arrivata a quello che sarebbe il suo ultimo anno di liceo prima di poter pensare al college, Mallory si sente finalmente pronta (o quasi) a frequentare una scuola vera e propria dopo che gli ultimi anni li ha passati a studiare a casa da privatista. Non mancano ovviamente le ansie al solo pensiero perché fa ancora fatica a parlare con le due persone che da quattro anni l'ha presa con sé e adottata dopo averle salvato la vita, figuriamoci con dei perfetti estranei. Questo perché Mallory non si è ancora liberata del suo stress post-traumatico e del condizionamento che anni di abusi e maltrattamenti da parte della famiglia affidataria che ha avuto per tutta l'infanzia l'hanno sempre spinta a non far rumore e a non parlare - ad essere invisibile. 

Mallory però non vuole più essere quella ragazza e quindi è giunto il momento di affrontare le proprie paure e uscire nel mondo - un passo alla volta. Ma oltre ai tanti piccoli shock di un'esperienza nuova e lontana dalla sua comfort zone, il più grande è sicuramente quello rappresentato da Rider - Rider, che era il bambino in affido con lei che la proteggeva sempre, prendeva le botte al posto suo frapponendosi tra lei e i pugni di Mr. Henry e le leggeva sempre una favola quando aveva paura di addormentarsi. Rider, da cui era stata separata quattro anni prima la notte dell'incidente che ha cambiato le loro vite - e di cui si è sempre chiesta se fosse ancora vivo e se stesse bene. 

E Rider è vivo, in carne ed ossa davanti a lei, ancora protettivo nei suoi confronti come allora - ma sembra più rilassato, più incurante di ciò che gli succede attorno e Mallory non può che chiedersi se tutti siano andati avanti e lei sia l'unica ancora bloccata nel passato.


Per certi aspetti questo romanzo è troppo lungo, ma per altri in tutte queste pagine comunque non risponde a certe domande che il lettore non può fare a meno di chiedersi - anche se ad alcune risponde indirettamente Rider alla fine. 

Per esempio non vengono mai nominati i loro genitori biologici - sembra che siano in affido da quando entrambi avevano tre anni o giù di lì e anche se Mallory non può parlare per Rider, neanche dei suoi accenna mai niente. Non ci dice se abbia mai chiesto ad un'assistente sociale chi fossero, se abbia mai saputo qualcosa di loro o del perché è finita in affido - se anche è qualcosa a cui non ha risposte oppure a cui comunque non vuole pensare, fa lo stesso parte del suo passato come le altre cose che ci racconta quando ricorda certi eventi. Un altro esempio è rappresentato dalla sua migliore amica Ainsley: ci dice che si sono conosciute studiando da privatiste, ma non sappiamo mai (per quanto possa essere una nozione assolutamente ininfluente) perché - visto che Ainsley è così espansiva e a differenza di Mallory non ha problemi a conoscere nuova gente - non frequenta tutt'ora una vera scuola. 

Tornando comunque alla storia, questa è una storia toccante e commovente - specialmente quando vediamo Mallory e Rider bambini e vediamo tutt'ora l'intimità e la forza del loro legame anche dopo quattro anni passati senza vedersi e senza sapere se l'altro fosse vivo o meno. Non si può fare a meno di empatizzare con loro, di volerli abbracciare e fare il tifo affinché riescano a sbloccarsi e a diventare le versioni migliori di loro stesse - perché, per quanto a Mallory non sembri inizialmente, anche Rider è bloccato nel passato come se non fosse mai uscito da quella casa. 

L'evoluzione di Mallory è impercettibile, a volte sembra che arrivi quasi troppo tardi quando leggiamo di tutti i momenti in cui non riesce a parlare o comunque ha bisogno che Rider la salvi da una qualunque situazione sociale - ma poi arriva, poi trova la sua voce e una consapevolezza tutta nuova. Soprattutto trova la forza di essere lei ora a riconoscere la debolezza di Rider e ricambiando il favore di tanti anni prima. Nel frattempo però il tutto - per quanto comprensibile e ancora influenzato dal trauma - si trascina e rende la narrazione pesante. Il fatto che poi alcune frasi si ripetano ad oltranza nel corso di tutta la storia non aiuta.

E per quanto Rider sia bello e adorabile e un cavaliere senza macchia e senza paura che però ha un po' troppo il complesso del martire, forse avrei fatto a meno di leggere di tutte quelle volte che sorride e gli viene una fossetta sulla guancia destra e a Mallory manca il fiato - resta comunque un perfetto Fidanzato di Carta. 

Ho adorato alcuni dei personaggi di contorno come Hector, Jayden e Ainsley - che poi si rivelano mica tanto di contorno, visto che sono fondamentali per la crescita emotiva di Mallory e per il rapporto che i primi due instaurano con Rider. 

Insomma, come ho detto è una storia toccante quando resti lì e ci rifletti, ma nel mentre non ho provato quell'emozione che mi sarei aspettata di provare. Magari sono io che sono ancora nel blocco del lettore e quindi resto "indifferente" a tutto e non trovo libri che mi emozionino veramente fino in fondo come una volta, ma resto dell'idea che tagliare qualcosa e snellire la storia avrebbe aiutato parecchio.

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