lunedì 29 gennaio 2024

[Recensione] "Una brava ragazza è una ragazza morta" di Holly Jackson

Dovreste aver capito ormai che le mie tempistiche di lettura ormai sono quelle che sono - siamo appena alla fine di gennaio e io ho solo letto due libri e secondo Goodreads sono già indietro di altrettanti due sulla challenge. 

Il libro conclusivo di questa trilogia ci ho messo quattordici giorni a leggerlo, ma non perché non mi stesse prendendo, ma proprio perché in certi giorni non avevo neanche il tempo di aprirlo e leggere una singola riga.


Titolo: Una brava ragazza è una ragazza morta
Titolo originale: As Good As Dead
Serie: A Good Girl's Guide to Murder #3
Autrice: Holly Jackson
Data di uscita: 4 aprile 2023
Data di uscita originale: 5 agosto 2021
Pagine: 560 (copertina flessibile)
Editore: Rizzoli
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Trama: Sono passati pochi mesi da quando Pip Fitz-Amobi ha risolto il suo ultimo caso, che ancora le toglie il sonno, ed ecco che si ritrova costretta a indagare di nuovo. Uno stalker le manda continuamente messaggi di velata minaccia, ma ancora una volta la polizia non dà peso alle sue segnalazioni e sceglie di non intervenire. Più che mai Pip sente di non poter contare sulla loro protezione ma è assolutamente determinata a trovare il suo personale nemico. Indagando come ha imparato a fare, non ci mette molto a scoprire delle analogie tra il suo stalker e un serial killer locale responsabile di ben cinque omicidi alcuni anni prima. Stavolta è la sua vita a essere in pericolo, e per salvarsi Pip dovrà lottare come non ha mai fatto prima, scegliendo di percorrere una strada che non avrebbe mai creduto possibile…
 
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Il finale del secondo libro ci aveva lasciati con una Pip che aveva visto la morte veramente da vicino e non solo più tramite podcast di true crime o indagini di crimini passati ritenuti conclusi. La Pip che abbiamo lasciato alla fine del secondo volume è una Pip cambiata, che ora vive con un'oscurità dentro di sé che non sa se è nuova oppure se c'è sempre stata e lei non lo sapeva - la Pip di adesso non riesce a dormire, nasconde delle cose ai suoi genitori e a Ravi, corre per le strade di Little Kilton fino a sfinirsi, cova sempre una rabbia accecante pronta ad esplodere e non sa più cosa sia la normalità. 

Pip crede che per salvare se stessa e la sua vita di una volta ci voglia un nuovo caso, magari qualcosa vicino a Cambridge visto che tra qualche settimana partirà per l'università. Ma sebbene voglia concentrarsi su quello, alla fine a prendere il sopravvento è qualcos'altro - quei messaggi strani che riceveva durante il periodo della scomparsa di Jamie Reynolds ora stanno diventando più frequenti e più violenti. Non solo - sembra proprio che qualcuno passi sempre dalle parti di casa sua per lasciarle "regali" criptici e inquietanti, ma che tutti gli altri scambiano per casualità e incidenti. 

Pip capisce quindi di avere uno stalker e questo stalker si avvicina sempre di più - ma come sempre, come era già successo le due volte precedenti, l'ispettore Hawkins non le crede e Pip capisce che l'unica cosa da fare per tornare alla normalità e salvare se stessa... è salvare se stessa. 


Che viaggio sulle montagne russe che è stato questo volume conclusivo! 

È vero che ha alcune parti un po' ridondanti in cui non accade nulla e l'azione non va avanti, ma mostra anche quanto sia complesso e debilitante il disturbo da stress post-traumatico di cui è rimasta vittima Pip. 

Per il resto sono rimasta sbalordita da come Holly Jackson non abbia lasciato alcun buco di trama, di come ogni filo sia stato tirato a dovere e di come ogni cosa riporti al principio - Andie Bell è ancora tra noi, ha ancora qualcosa da dire e dei segreti da svelare e Pip è l'unica in grado di poterli capire e di poter mettere fine a tutto. Perché Pip è estremamente intelligente e intraprendente, ma non è infallibile - Holly Jackson poteva scegliere di farla tornare indietro sui suoi passi, ma invece ha scelto di far proseguire Pip per la strada che aveva già imboccato alla fine del secondo volume della trilogia e ha anche senso, perché la Pip di adesso non è più la stessa Pip di quando aveva cominciato ad indagare sulla morte di Andie Bell. Troppa acqua è passata sotto i ponti. 

Non tutti approveranno le scelte di Pip in questa conclusione di serie - io stessa più di una volta mi sono domandata cosa avrei fatto se mi fossi trovata nella sua stessa situazione e vorrei dire che avrei scelto diversamente, ma ci sono certe cose che si sente dire, certe rivelazioni, che onestamente mi avrebbero fatto fare la stessa cosa. 

L'ultima parte del romanzo poi è una scossa di adrenalina dietro l'altra, un colpo al cuore ad ogni pagine, lo stomaco in gola ad ogni possibile imprevisto perché puoi pensare a mille cose e calcolare i rischi, ma non puoi prevedere tutto - il diavolo è nei dettagli. 

Ho avuto paura con Pip, ho sofferto con Pip, sono rimasta sconvolta e terrorizzata come lei e mi sono voluta salvare come lei. Ogni storia si chiude con il suo bel fiocco, il cerchio si stringe e alla fine si chiude - il principio è la fine e la fine è il principio. 

Il più bello per me resta il secondo, ma come Holly Jackson dice nei ringraziamenti a fine libro, anche io non avrei saputo immaginare un'altra conclusione per Pip Fitz-Amobi. 

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