martedì 10 gennaio 2017

[Recensione] "The Mothers" di Brit Bennett

Come capita spesso riesco a finire il libro che sto leggendo esattamente la sera del martedì, esattamente in tempo per aggiornare il WWW settimanale del mercoledì. 

Il libro protagonista di oggi l'ho vinto su Goodreads e sarà molto difficile parlarne. 


Titolo: The Mothers
Autrice: Brit Bennett
Data di uscita: 11 ottobre 2016

Pagine: 278 (copertina flessibile)
Editore: Riverhead Books

Trama [tradotta da me]: "Tutti i buoni segreti hanno un certo sapore prima che tu li riveli."

Un debutto pungente e provocatorio da una voce nuova e coinvolgente, The Mothers è un libro sulla comunità e sull'ambizione, sull'amore e sull'amicizia e sul vivere al di sopra delle aspettative nell'America nera contemporanea. 
Inizia con un segreto. È l'ultimo anno di superiori per Nadia Turner, una bellezza diciassettenne ribelle e distrutta dal dolore. Ancora in lutto per il recente suicidio della madre, ha iniziato a vedersi con il figlio del pastore locale, Luke. Sono giovani, non è nulla di serio. Ma il segreto derivante da questo amore - e il successivo insabbiamento - avrà conseguenze che andranno ben al di là della loro giovinezza. 
Mentre Nadia nasconde la verità a chiunque compresa Aubrey, la sua pudica migliore amica, gli anni scorrono velocemente. Presto, Nadia, Luke e Aubrey sono adulti a tutti gli effetti, ancora adombrati dalle scelte fatte quando erano giovani, colti in un triangolo amoroso che devono maneggiare con cautela e inseguiti dalla costante e opprimente domanda: e se avessero scelto diversamente? Le possibilità di una strada non imboccata sono una caccia senza tregua. 
Con saggezza, empatia e comprensione, The Mothers chiede se un "cosa sarebbe successo se..." può essere più potente dell'esperienza in sé. Se, mentre il tempo passa, dobbiamo sempre vivere in schiavitù delle decisioni prese dalle nostre versioni più giovani e delle comunità che ci hanno educato. 


È un libro difficile da leggere, non lo nego. 
Ma non lo è per il linguaggio quanto piuttosto per il suo contenuto, per la comunità dentro il quale è ambientato e così lontana da noi e per gli argomenti che porta con sé. 
È un libro che ti lascia cicatrici.

Siamo a Oceanside, in California. 
Siamo dentro una comunità prevalentemente nera, con sporadiche persone di razza bianca e qualche ispanico o filippino. 
Siamo dentro una comunità nella quale la Chiesa ha un ruolo preponderante - come si vedeva in Settimo Cielo (sebbene lì fossero tutti di razza bianca) o come si vede ancora oggi in tanti film.    

Le "Madri" del titolo non sono soltanto le donne più anziane della congregazione, quelle che pregano per tutti i fedeli o quelle che aprono la Chiesa al mattino presto o quelle che stanno a spettegolare e sanno tutto di tutti. 
Le "Madri" di questo libro sono anche quelle donne che se ne sono andate dalla vita delle figlie per un motivo o per l'altro, sono anche quelle ragazze che desiderano disperatamente esserlo o che invece non lo vogliono affatto. 

Nadia Turner è alla fine dell'ultimo anno di scuola superiore e sei mesi prima sua madre si è suicidata. Tutti alla Chiesa Upper Room pensano che Nadia per distrarsi dal dolore vada a letto con qualsiasi ragazzo incontri, ma nessuno sa che lei ha sempre avuto una cotta per Luke Sheppard, il figlio del pastore. 
Nessuno sa che Luke sarà il suo primo ragazzo in quell'estate prima del college, ma che lei non sarà mai la ragazza che lui presenterà ai suoi genitori. 

Il problema fondamentale di questi personaggi è la mancanza di comunicazione. 
Nadia è innamorata di Luke e solo molto più tardi, dopo che quello che li ha uniti non esiste più perché Nadia pensa al suo futuro in Michigan e a 17 anni non vuole restare a Oceanside, scopriremo che anche Luke l'amava. 

Nelle settimane che seguono al loro allontanamento, nessuno avrebbe mai pensato che Nadia Turner - la ragazza disadattata con la madre suicida e il padre sprofondato nel dolore - e Aubrey Evans - la perfetta ragazza cristiana e prediletta della moglie del pastore - sarebbero diventate così amiche. 
E anche qui vi è una profonda mancanza di comunicazione perché nessuna delle due confessa all'altra gli oscuri segreti che mantegono celati agli occhi di tutti: Nadia non confessa a Aubrey quello che veramente è successo con Luke e le decisioni che ha preso e Aubrey non confessa mai a Nadia perché vive con sua sorella e si è lasciata la madre e il patrigno alle spalle. 
Tutte e due le ragazze, pur essendo amiche, invidiano in un certo qual modo l'altra e quello che credono ci sia di perfetto nella loro vita.

E poi Nadia va al college e non torna per anni e Luke e Aubrey si avvicinano, quest'ultima ignara del passato e del legame che in un certo senso ancora unisce Nadia e Luke. 

E non so come parlarvi di questo libro senza fare spoilers. 

Questo è un libro crudo sotto certi aspetti perché affronta temi che molto spesso sono spinosi e lo fa senza tanti fronzoli, ma anche senza giudicare. 
Si parla di religione e dell'ipocrisia che molto spesso la gente di chiesa porta con sé - io non sono mai stata particolarmente religiosa e non potete capire quanto ho odiato Latrice Sheppard, la moglie del pastore e madre di Luke. Una donna che viene chiamata la "first lady" della comunità, una donna superficiale che ha sempre detestato Nadia perché inferiore ai suoi standard e ai livelli della merce avariata, una donna che si crede al di sopra di qualsiasi giudizio a causa della sua posizione. 
Si parla delle differenze di trattamento tra razza bianca e nera, non in modo razzista ma semplicemente come dato di fatto e all'interno di questo si parla anche della differenza di trattamento tra maschi neri e femmine nere. 
Si parla di aspettative e giudizi, di differenze nelle generazioni e di comportamento che queste hanno nei confronti del servizio alla Chiesa. 
Si parla di maternità, ambizione, sensi di colpa, aborto, famiglia, lutto e abuso sessuale
Si parla di tradimento. 

Se avete letto la mia recensione di La distanza tra me e te di Lucrezia Scali, allora sapete che io sono contraria al tradimento in qualsiasi forma. 
Ma se nel romanzo della Scali mi era risultato facile puntare il dito e riconoscere colpe anche quando forse non era mio diritto farlo e dove forse la linea tra bianco e nero non era così netta, qui non sono proprio riuscita a essere categorica e tassativa come saprei essere in altre occasioni. 

Qui si tratta di ragazzi prima e adulti a malapena dopo che continuano a commettere errori su errori, che continuano a mantenere segreti su segreti fino a quando il castello di bugie non crolla - chi mantiene i segreti per non ferire, chi per non sentirsi umiliato, chi per codardia, chi perché non è nella sua natura mostrarsi vulnerabile e non è capace di chiedere aiuto. 

È una narrazione collettiva, non solo perché non segue esclusivamente Nadia come inizialmente avevo pensato, ma perché seguiamo anche le vite di Aubrey e Luke e quello che i segreti che mantengono e le loro scelte porta nelle loro vite. Ognuno di loro ad un certo punto immaginerà un futuro diverso, come sarebbe potuta andare "se solo.."
È una narrazione collettiva perché ogni capitolo inizia con le "Madri" che ricordano, vedono, commentano le vicende di questi tre ragazzi - a volte giudicano e a volte riflettono sugli indizi che sono sempre stati davanti ai loro occhi, ma che non hanno mai colto unendo poi tutti i punti. 
È una narrazione collettiva perché la comunità nella quale i tre protagonisti sono inseriti è un essere vivente a sé, che vive e respira e osserva e giudica. 

Ma per noi risulta impossibile giudicare perché ognuno di loro ha errori e tragedie alle spalle e Brit Bennett ci mette così in empatia con questi tre ragazzi che puntare il dito è più difficile di quanto normalmente sarebbe. 
Ci sono legami che a volte trascendono qualsiasi logica e pensiero razionale o fedeltà, rendendo impossibile stare da una parte o dall'altra. Continuo a non tollerare il tradimento e non lo giustifico, ma capisco cosa spinga questi personaggi a commettere determinate decisioni a discapito di amicizie e famiglie
Questo libro è intenso e doloroso e ti porta a riflettere sulla tua stessa vita e su quello che vuoi da essa, su quanto la famiglia e il passato e l'ambiente che ti circonda finiscano per influenzare inevitabilmente le tue scelte. 

Il finale non è un finale, è invece come la vita: incerto e con mille strade diverse da imboccare e altrettante conseguenze a seconda della scelta compiuta. 
E le "Madri" ci accompagnano fino alla fine, fino al momento in cui verità e pettegolezzi saranno indistinguibili gli uni dagli altri. 

"The weight of what has been lost is alway heavier than what remains."

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