giovedì 21 giugno 2018

[Recensione] "A sangue freddo" di Truman Capote

Questa è stata una lettura lunga e sofferta, ma non perché non sia stata di mio gradimento - tutt'altro. Il problema è stato il periodo: il caldo, la concomitanza dell'inizio del lavoro durante la stagione turistica e quindi la stanchezza e il sonno da recuperare che non mi aiutavano a restare concentrata a volte per più di tot pagine. 

Ma, detto questo, capisco perché questo libro di Truman Capote sia il secondo libro di non-fiction su un massacro più venduto nella storia.


Titolo: A sangue freddo
Titolo originale: In Cold Blood
Autore: Truman Capote
Data di uscita: 1 giugno 2005
Data di uscita originale: 1966
Pagine: 393 (copertina rigida)
Editore: Garzanti
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Trama: Pubblicato nel 1966, "A sangue freddo" suscitò una serie di polemiche di carattere letterario ed etico-sociale. L'autore venne accusato, tra l'altro, di voyerismo cinico, per aver voluto registrare "oggettivamente" un fatto di cronaca nera, anzi di violenza gratuita, avvenuta nel cuore del Middle West agricolo: lo sterminio brutale di una famiglia da parte di due psicopatici. Nel libro, la visione puntuale delle dinamiche della vicenda, ottenuta grazie all'assidua frequentazione dei due colpevoli, giustiziati dopo un processo durato sei anni, è filtrata e riscattata attraverso una sapiente rielaborazione stilistica.


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Siamo nel Kansas del 1959 quando, nelle prime ore del 15 novembre, la famiglia Clutter - composta da Herbert e Bonnie e dai due figli più giovani, Nancy e Kenyon, che ancora vivevano con loro - viene massacrata nella propria casa. 
Letteralmente a sangue freddo. 

Per i cittadini di Holcomb è un vero colpo: tutti abituati a conoscersi e a lasciare le porte aperte anche di notte vista la totale fiducia nei propri compaesani, da un giorno all'altro diventano sospettosi gli uni degli altri quando l'apparente mancanza di indizi sembra non portare a nessun colpevole e il massacro di quella famiglia così perbene, in vista e rispettabile crea paura, sconcerto e diffidenza. 
Soprattutto perché non c'era nessun motivo apparente che potesse giustificare una tale violenza nei confronti dei Clutter. 


Sembra un thriller, vero? Un romanzo come tanti, come uno di quelli che potreste trovare in libreria anche adesso. 
Invece si tratta di una storia vera. 

Quando sui giornali apparve la notizia del massacro della famiglia Clutter, Truman Capote si recò sul posto insieme all'amica e autrice Harper Lee - quella de Il buio oltre la siepe.
Intervistarono i residenti, chi conosceva più o meno i Clutter, gli investigatori e gli agenti che parteciparono al caso. Tutte le note prese e i sei anni passati a lavorarci sopra hanno dato vita a questo libro. 

A sangue freddo è un resoconto giornalistico, ma è così articolato e magnificamente strutturato che pare di leggere un romanzo. Un thriller, come vi ho detto. Questo finché non si cerca su Wikipedia le facce di chi ha compiuto il massacro e si torna bruscamente alla realtà vedendo i volti di chi è stato capace di uccidere quattro persone senza neanche un ripensamento. Con una freddezza e una premeditazione che vi sentirete gelare quando scoprirete l'origine e lo svolgimento del massacro.

Truman Capote ci presenta le vittime, gli assassini, i famigliari, gli amici e gli esterni più o meno coinvolti - il tutto con distacco, con imparzialità, senza alcun giudizio da una parte o dall'altra che traspare. 
La sua è una scrittura quasi clinica, fredda ma che riesce comunque a suscitare empatia nel lettore quando protagonisti del momento sono certi personaggi. 
Questo suo modo distaccato di presentarci i fatti e le persone coinvolte non aliena il lettore, ma lo coinvolge nella vicenda anche se assiste da "esterno" a qualcosa che non può cambiare - forse proprio perché non lo può cambiare.

Non aspettatevi la struttura di un thriller perché, anche se lo sembra, di fatto non lo è: non c'è una ricerca spasmodica degli assassini, non ci sono pagine e pagine di processo, non c'è ritmo da fiato in sospeso. 

L'inizio è un forse un po' lento, ma permette di conoscere le vittime e anche i loro assassini. Ci sono poi le reazioni di Holcomb e dei suoi residenti, l'alternanza tra come reagisce la gente alla vicenda e il lavoro investigativo del KBI e la vita che intanto stanno conducendo i due assassini dopo quel 15 novembre. 
Ci sono parti forse un po' prolisse, parti che approfondiscono la vita di alcune persone che poi vengono in contatto con i protagonisti della storia: sono utili per dare un'ulteriore sfumatura psicologica ai personaggi quando vengono messi in relazione, ma anche un po' più corte sarebbero andate bene. 

Con la sua ricostruzione clinica del massacro della famiglia Clutter e la sua voce onnisciente - espediente che personalmente adoro - Truman Capote solleva anche, senza fornire alcun giudizio ma lasciando la risposta al lettore, interrogativi riguardanti la sanità mentale e cosa davvero bisogna tenere in considerazione per essere giudicati pazzi criminali e l'etica della pena di morte. 
Truman Capote non giudica: ci presenta tutti i protagonisti di questa storia - le vittime, i colpevoli, gli esterni - con le loro luci e le loro ombre e per ognuno di loro si arriva a provare sia pena che condanna. L'autore ha scavato a fondo, ricostruendo anche il passato e il rapporto dei due assassini dal momento in cui si sono conosciuti fino alla conclusione a metà degli anni Sessanta. 

Mi è piaciuto molto, scritto in una maniera eccellente e con una traduzione "vecchio stile" - parole inglesi italianizzate e una grammatica un po' desueta. 
Ribadisco quanto scritto nell'introduzione: se lo avessi letto in un altro periodo sicuramente mi sarei sentita più coinvolta - sia nelle vite di vittime e assassini, sia nelle indagini e nel processo. Quindi, se volete un consiglio, anche se siete ispirati leggetelo comunque quando avete tempo e concentrazione da dedicargli: con la mente affaticata vi sembrerà forse di arrancare e non vi sentirete stimolati a proseguire. 

Ma, detto questo, questo libro merita davvero tutta la fama che si è guadagnato.

8 commenti:

  1. Ciao! è un classico famoso, ne ho sentito tanto parlare...ma mi manca!

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  2. Come ti dicevo, sempre voluto leggerlo.
    Tocca aspettare solo il momento giusto. :)

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  3. Sono davvero contenta che ti sia piaciuto e complimenti per la recensione!!! :)

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  4. È da un po' che voglio leggerlo, ma da quello che dici devo davvero aspettare il momento giusto *^*

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    1. Sì, se sei presa da mille cose conviene forse aspettare un periodo un po' più tranquillo! :)

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