Avevo pensato di fare due recensioni distinte, ma poi ho pensato di unirle dato il tema comune che lega questi du libri.
E così si comincia con il primo dei libri di oggi a tema.. "felino".
Titolo: Il mondo secondo Bob
Titolo originale: The world according to Bob
Autore: James Bowen
Data di uscita: 31 marzo 2015
Data di uscita originale: 1 gennaio 2013
Pagine: 239 (copertina rigida)
Editore: Sperling & Kupfer
Trama: A volte un incontro può cambiarti la vita. Lo sa bene James, musicista di strada con un passato di droga e alcol, che ha raggiunto la popolarità grazie al suo amico Bob, un irresistibile gatto rosso che un giorno ha bussato alla sua porta e non ha più voluto andare via. Si dice infatti che siano i gatti a sceglierti e non viceversa. Correva l'anno 2007 e da allora i due non si sono mai più separati: due anime gemelle pronte ad aiutarsi per curare le ferite di una vita non sempre facile. James ha dato a Bob la sua amicizia, un posto caldo in cui dormire e lo ha nutrito. In cambio però ha ricevuto molto di più: una nuova speranza e un obiettivo nella vita. Il suo amico a quattro zampe gli ha infatti donato lealtà, amore, allegria e una voglia di andare avanti che James non aveva mai provato prima. Grazie a lui, si è fissato degli obiettivi da raggiungere ed è lentamente tornato a vivere.
Questo libro è il seguito di A spasso con Bob, il libro in cui viene raccontata la storia di James e di come il suo incontro con questo gatto dal pelo fulvo gli abbia cambiato la vita.
James era un ragazzo che prima viveva in strada e che al momento del suo incontro stava faticando a liberarsi dalla dipendenza prima dell'eroina e poi del metadone. Quando incontra questo gatto ferito davanti alla porta del suo appartamento nel condominio in cui vive, si crea un legame tra questi due che permette loro di guarirsi a vicenda e avere qualcuno di cui occuparsi permette a James di aspirare a qualcosa di meglio per mantenere se stesso e il suo nuovo amico.
In questo secondo libro continuiamo a seguire le vite di James e Bob dopo due anni e mezzo che vivono uno accanto all'altro, vediamo come lavorare in strada sia ancora estremamente pericoloso ma vediamo anche come ci sia molta gente che ha sempre una gentilezza per lui e Bob.
Tuttavia quando iniziano a diventare "famosi", le invidie da parte degli altri venditori di Big Issue non mancano e ci sarà sempre qualcuno che tenterà di separare James da Bob accusandolo di maltrattare il suo gatto.
E James deve sempre sforzarsi di affrontare queste situazioni il più tranquillamente possibile, non stancandosi mai di ripetere che sono i gatti ad adottare le persone e non il contrario e che, se Bob davvero fosse infelice, non esiterebbe ad andarsene.
Questo secondo libro affronta tutti i dolori e le sofferenze del lavorare in strada per portare a casa il minimo necessario per sopravvivere ma anche le piccole gioie che derivano dall'amicizia tra James e Bob, fino ad arrivare al momento in cui verranno notati e a James verrà chiesto di scrivere un libro sulla sua storia con Bob che verrà pubblicato da una dell più grandi case editrici londinesi e diventerà un bestseller e tradotto in tantissime lingue.
È la storia di come James e Bob riescono a togliersi faticosamente dalla strada e poi ad essere in grado di ripagare tutti coloro che li hanno aiutati a farlo.
E ora passiamo al libro che compone la seconda parte di questa recensione perché legato a Il mondo secondo Bob da un tema affine.
Titolo: Angeli sfrattati
Autrice: Stefania Mascarello
Data di uscita: 26 febbraio 2015
Pagine: 140 (copertina flessibile)
Editore: Ugo Mursia Editore
Collana: Felinamente & C.
Trama: Una gattara si racconta. La storia dell'amore per i felini si mescola alle vicende di un gattile, tra luci e ombre, difficoltà pratiche ed emozioni, rabbia e gioia, adozioni e abbandoni. Umani e felini si incrociano in questa storia e così i loro destini, ed è difficile capire chi è il salvato e chi il salvatore. Un libro autentico che porta il lettore nel mondo dei gattari e della loro silenziosa battaglia per salvare i mici.
Questo libro è stato un vero e proprio pugno nello stomaco perché offre una testimonianza, offre uno spaccato di vita da parte di una persona che ama i gatti e che ha dedicato anni della sua vita a fare volontariato in un gattile.
E questa donna parla delle gioie e delle sofferenze, delle ingiustizie e dei rimpianti ma soprattutto parla dell'amore che lei ha sempre avuto per queste creature e parla dell'amore che queste creature le hanno dato in cambio.
E non nego di aver pianto più di una volta.
Questo libro non offre solo una testimonianza di com'è la vita del gattile e di quello che i mici hanno passato nelle loro esistenze, ma è anche un'esortazione ad essere migliori - ad avere il buon cuore di adottare e dare una casa e amore anche ai gatti malati di FIV e FELV perché è troppo semplice adottare i gattini o i gatti sani.
E sento che questa recensione non sarebbe completa senza il contributo della mia esperienza personale e se qui c'è qualcuno che viene dall'altro blog dove scrivo, allora sa che cosa sto per raccontare.
Vivendo in campagna, fin da piccola sono sempre stata circondata da gatti che venivano a cercare cibo nel mio giardino. Di solito erano quasi tutti dei miei vicini di casa che stanno dall'altra parte della strada ma che, in estate, comunque andavano e venivano anche da noi. Erano quasi tutti selvatici, erano pochi quelli che si facevano accarezzare e io ho sempre avuto una predilezione per i gatti rossi.
Ce n'era un rosso stupendo che adoravo, ma che non si lasciava avvicinare perché era pauroso e che poi durante una primavera se n'è andato perché comunque non era castrato.
Ce n'è stato un altro bianco e rosso più affabile, ma poi si è ammalato e per quanto avessimo provato a curarlo, alla fine non ce l'ha fatta. Ancora oggi non so che malattia avesse, anche se un sospetto ce l'ho, perché nessuno si lasciava prendere al punto di portarlo dal veterinario.
C'era Romeo, che era davvero un cucciolo e che è stato investito mentre attraversava la strada - gli hanno spezzato la spina dorsale e ancora piango se ripenso a lui perché è accaduto davanti ai miei occhi, a pochi metri di distanza, e se chiudo gli occhi sento ancora i suoi miagolii disperati.
C'erano tante gatte e quindi ad ogni primavera avevamo tanti gatti in giro.
Non sono mai stata superstiziosa e ricordo chiaramente che uno dei primi gatti che si è infilato in casa era nero. Erano tutti gatti selvatici che giravano in giardino, ma due neri erano riusciti ad entrare in casa una volta e li abbiamo - per così dire - "adottati" e considerati più nostri degli altri.
In realtà si può dire che li avessimo adottati quasi tutti.
La svolta in realtà è arrivata quando ero alle medie e onestamente, non ricordo neanche da dove sia arrivato o come abbia fatto ad entrare così nelle nostre vite, ma il primo gatto ad entrare davvero in casa - a sistemarsi in pianta stabile nei nostri cuori e addosso a noi in divano - è stato questo magnifico gatto rosso che poi avremmo chiamato Lancillotto.
Era già cresciuto, non era più un cucciolo e adesso ho i ricordi sfocati, ma credo che sia rimasto con noi per almeno tre o quattro anni.
Era affettuosissimo, coccolone e non appena ti vedeva in divano, ti si sdraiava addosso e cominciava a fare le fusa e a ronfare. E non ero solo io con i miei genitori a stravedere per lui, anche mio nonno lo adorava.
Il ricordo più bello che ho di lui è di una sera dopo cena quando l'ho beccato a giocare con i lacci delle mie scarpe e quando gli ho chiesto cosa stesse facendo, lui mi ha guardata e con noncuranza si è messo a leccarsi una zampa - come per dire "Cosa intendi? Non vedi che sono qui che mi faccio i fatti miei?" - e quando mi sono girata è tornato all'attacco sui miei lacci.
Purtroppo un giorno ci siamo accorti che dimagriva a vista d'occhio e che stava male e quando l'abbiamo portato dal veterinario, era troppo tardi: aveva la FELV - la leucemia felina - e per un po' abbiamo provato a curarlo, ma soffriva troppo e per evitargli ulteriori sofferenze il veterinario ci ha consigliato di farlo addormentare.
Sono stata con lui fino alla fine e ho pianto tantissimo.
Circa due o tre anni dopo, la mia vicina di casa mi ha detto che una sua parente aveva una cucciolata e che c'era un gatto rosso in mezzo a loro. Sembrava che fosse una femmina all'inizio e mia madre non voleva in quel caso, ma aveva sentito come ne avevo parlato e avevo visto il mio sguardo e il 17 ottobre del 2006, tornata da scuola sono entrata in cucina e l'ho visto in una cesta. Il suo nome?
Cico.
Leggendo il libro di Stefania Mascarello, ho pianto proprio perché anche lì viene nominato spesso un gatto di nome Cico.
Se c'è qualcuno tra voi che mi legge da anni, allora mi ha sentita ripetere infinite volte quanto quello tra me e Cico sia stato amore a prima vista - due anime che si sono riconosciute all'istante. Io ero in un periodo orribile della mia vita e lui era un micetto spaurito, ma mi è bastato guardare i suoi occhi verdi per capire che era lui.
E anche lui aveva scelto me perché era la mia voce quella a cui rispondeva, era mio il letto che occupava quando mi assentavo per qualche giorno quasi sentisse la mia mancanza per poi fiondarsi giù dalle scale non appena sentiva che ero tornata, ero l'unica a cui aveva dormito di fianco perché lui non saliva sul letto se questo era già occupato, era da me che si faceva prendere in braccio.
Abbiamo preso tutte le precauzioni possibili: l'abbiamo fatto castrare, tutti gli anni lo facevamo vaccinare, stavamo attenti a qualsiasi cosa.
Però aveva sempre la sua indipendenza e io non so cosa sia successo quella notte tra il 26 e il 27 novembre del 2014, ma la mattina l'abbiamo trovato in giardino. Ancora oggi non so cosa gli sia successo, se una macchina l'abbia colpito e lui sia caduto nel fosso visto che il suo bel pelo rosso era tutto sporco ma lo stesso abbia trovato la forza di tornare a casa o se sia stato un malore improvviso.
Molti degli argomenti trattati da Stefania mi hanno toccata da vicino - la FELV per quanto riguarda Lancillotto e tutto l'amore che si prova verso un gatto per quanto riguarda sì, Lancillotto, ma soprattutto per quando riguarda Cico.
Come ho scritto prima, Stefania afferma che è facile prendere un gattino da piccolo: sono cuccioli, se te lo permettono li educhi a comportarsi in un certo modo e mangiano fin da subito quello che gli dai - non hanno già dei gusti definiti come un gatto adulto.
Dall'altra parte è vero che prendendo un gattino da cucciolo non sai mai che carattere avrà. Cico non è mai stato un coccolone come lo era Lancillotto, dava amore a piccole dosi e a chi diceva lui.
E il mio Cico era così bello.
Sono stata devastata dopo la morte di Cico, ma circa sette mesi dopo una mia ex-collega di lavoro mi ha chiesto se mi andava di prendere una gattina.
Lei se l'era ritrovata fuori casa e non poteva tenerla con sé perché le sue gatte non la accettavano e lasciandola fuori c'era il rischio che il suo vicino di casa l'avvelenasse.
Ho accettato, ma non nego che sia stato difficile.
Continuavo a pensare a Cico - tutti noi continuavamo a pensare a lui - e mia madre era anche molto titubante sul fatto di prendere una gattina già di un anno, con le sue abitudini e con i suoi gusti in fatto di cibo e un carattere che non conoscevamo. Era una situazione diversa rispetto a quella che avevamo vissuto con Cico, che era sempre e solo stato con noi non appena era stato possibile separarlo dalla mamma.
E avendo vissuto per un po' da questa mia ex-collega, la gattina si sarebbe abituata a noi e alla nuova casa oppure avrebbe cercato di scappare via?
Abbiamo scelto di correre il rischio, anche se io i primi due giorni non ho fatto altro che piangere.
Probabilmente Stefania sarebbe orgogliosa di noi perché ad Alaska - così l'ho chiamata - alla fine abbiamo salvato la vita.
Pochi giorni dopo che era con noi - ancora un po' diffidente e riluttante ad affacciarsi alla porta della cucina - abbiamo notato come i fianchi cominciassero ad allargarsi e ci è venuto il sospetto che fosse incinta.
Notando poi come dormisse tranquillamente in divano e come sapesse già usare la lettiera, abbiamo intuito che probabilmente era una gattina domestica e che era stata abbandonata proprio perché incinta.
L'abbiamo portata dalla veterinaria che ha confermato la gravidanza, ma poi ci siamo tutti insospettiti e preoccupati quando dopo il presunto parto dei micetti non c'era alcuna traccia e la sua pancia continuava a gonfiarsi e a sgonfiarsi.
Avevamo già deciso di farla sterilizzare non appena fosse stato possibile e per un controllo l'abbiamo portata nuovamente dalla veterinaria - il risultato è stato che la gravidanza era andata "a male" e che Alaska aveva una terribile infezione.
Praticamente l'abbiamo presa per la coda.
Oggi la mia piccola Alaska è una bella gattina di quasi un anno e mezzo e sta bene. Preferisce mio padre tra tutti e non nego che a volte ci resto male, ma sono anche consapevole che probabilmente il rapporto speciale che avevo con Cico non lo avrò mai con nessun altro. Questo però non significa che voglia meno bene ad Alaska.
Probabilmente non sono quella gran persona che Stefania si auspica di trovare, ma mi piace pensare che nel mio piccolo ho dato tantissimo amore e una casa a Lancillotto che era malato di FELV e a Cico che ho preso da cucciolo evitando che diventasse un randagio.
E io e i miei genitori abbiamo decisamente salvato la vita ad Alaska prendendola con noi - se non l'avessimo fatto, probabilmente sarebbe morta in strada a causa dell'infezione.
Se siete amanti dei gatti, questi libri vi faranno piangere una valle di lacrime ma sicuramente li amerete.
Questo libro è il seguito di A spasso con Bob, il libro in cui viene raccontata la storia di James e di come il suo incontro con questo gatto dal pelo fulvo gli abbia cambiato la vita.
James era un ragazzo che prima viveva in strada e che al momento del suo incontro stava faticando a liberarsi dalla dipendenza prima dell'eroina e poi del metadone. Quando incontra questo gatto ferito davanti alla porta del suo appartamento nel condominio in cui vive, si crea un legame tra questi due che permette loro di guarirsi a vicenda e avere qualcuno di cui occuparsi permette a James di aspirare a qualcosa di meglio per mantenere se stesso e il suo nuovo amico.
In questo secondo libro continuiamo a seguire le vite di James e Bob dopo due anni e mezzo che vivono uno accanto all'altro, vediamo come lavorare in strada sia ancora estremamente pericoloso ma vediamo anche come ci sia molta gente che ha sempre una gentilezza per lui e Bob.
Tuttavia quando iniziano a diventare "famosi", le invidie da parte degli altri venditori di Big Issue non mancano e ci sarà sempre qualcuno che tenterà di separare James da Bob accusandolo di maltrattare il suo gatto.
E James deve sempre sforzarsi di affrontare queste situazioni il più tranquillamente possibile, non stancandosi mai di ripetere che sono i gatti ad adottare le persone e non il contrario e che, se Bob davvero fosse infelice, non esiterebbe ad andarsene.
Questo secondo libro affronta tutti i dolori e le sofferenze del lavorare in strada per portare a casa il minimo necessario per sopravvivere ma anche le piccole gioie che derivano dall'amicizia tra James e Bob, fino ad arrivare al momento in cui verranno notati e a James verrà chiesto di scrivere un libro sulla sua storia con Bob che verrà pubblicato da una dell più grandi case editrici londinesi e diventerà un bestseller e tradotto in tantissime lingue.
È la storia di come James e Bob riescono a togliersi faticosamente dalla strada e poi ad essere in grado di ripagare tutti coloro che li hanno aiutati a farlo.
Valutazione:
Molto bello
E ora passiamo al libro che compone la seconda parte di questa recensione perché legato a Il mondo secondo Bob da un tema affine.
Titolo: Angeli sfrattati
Autrice: Stefania Mascarello
Data di uscita: 26 febbraio 2015
Pagine: 140 (copertina flessibile)
Editore: Ugo Mursia Editore
Collana: Felinamente & C.
Trama: Una gattara si racconta. La storia dell'amore per i felini si mescola alle vicende di un gattile, tra luci e ombre, difficoltà pratiche ed emozioni, rabbia e gioia, adozioni e abbandoni. Umani e felini si incrociano in questa storia e così i loro destini, ed è difficile capire chi è il salvato e chi il salvatore. Un libro autentico che porta il lettore nel mondo dei gattari e della loro silenziosa battaglia per salvare i mici.
Questo libro è stato un vero e proprio pugno nello stomaco perché offre una testimonianza, offre uno spaccato di vita da parte di una persona che ama i gatti e che ha dedicato anni della sua vita a fare volontariato in un gattile.
E questa donna parla delle gioie e delle sofferenze, delle ingiustizie e dei rimpianti ma soprattutto parla dell'amore che lei ha sempre avuto per queste creature e parla dell'amore che queste creature le hanno dato in cambio.
E non nego di aver pianto più di una volta.
Questo libro non offre solo una testimonianza di com'è la vita del gattile e di quello che i mici hanno passato nelle loro esistenze, ma è anche un'esortazione ad essere migliori - ad avere il buon cuore di adottare e dare una casa e amore anche ai gatti malati di FIV e FELV perché è troppo semplice adottare i gattini o i gatti sani.
E sento che questa recensione non sarebbe completa senza il contributo della mia esperienza personale e se qui c'è qualcuno che viene dall'altro blog dove scrivo, allora sa che cosa sto per raccontare.
Vivendo in campagna, fin da piccola sono sempre stata circondata da gatti che venivano a cercare cibo nel mio giardino. Di solito erano quasi tutti dei miei vicini di casa che stanno dall'altra parte della strada ma che, in estate, comunque andavano e venivano anche da noi. Erano quasi tutti selvatici, erano pochi quelli che si facevano accarezzare e io ho sempre avuto una predilezione per i gatti rossi.
Ce n'era un rosso stupendo che adoravo, ma che non si lasciava avvicinare perché era pauroso e che poi durante una primavera se n'è andato perché comunque non era castrato.
Ce n'è stato un altro bianco e rosso più affabile, ma poi si è ammalato e per quanto avessimo provato a curarlo, alla fine non ce l'ha fatta. Ancora oggi non so che malattia avesse, anche se un sospetto ce l'ho, perché nessuno si lasciava prendere al punto di portarlo dal veterinario.
C'era Romeo, che era davvero un cucciolo e che è stato investito mentre attraversava la strada - gli hanno spezzato la spina dorsale e ancora piango se ripenso a lui perché è accaduto davanti ai miei occhi, a pochi metri di distanza, e se chiudo gli occhi sento ancora i suoi miagolii disperati.
C'erano tante gatte e quindi ad ogni primavera avevamo tanti gatti in giro.
Non sono mai stata superstiziosa e ricordo chiaramente che uno dei primi gatti che si è infilato in casa era nero. Erano tutti gatti selvatici che giravano in giardino, ma due neri erano riusciti ad entrare in casa una volta e li abbiamo - per così dire - "adottati" e considerati più nostri degli altri.
In realtà si può dire che li avessimo adottati quasi tutti.
La svolta in realtà è arrivata quando ero alle medie e onestamente, non ricordo neanche da dove sia arrivato o come abbia fatto ad entrare così nelle nostre vite, ma il primo gatto ad entrare davvero in casa - a sistemarsi in pianta stabile nei nostri cuori e addosso a noi in divano - è stato questo magnifico gatto rosso che poi avremmo chiamato Lancillotto.
Era già cresciuto, non era più un cucciolo e adesso ho i ricordi sfocati, ma credo che sia rimasto con noi per almeno tre o quattro anni.
Era affettuosissimo, coccolone e non appena ti vedeva in divano, ti si sdraiava addosso e cominciava a fare le fusa e a ronfare. E non ero solo io con i miei genitori a stravedere per lui, anche mio nonno lo adorava.
Il ricordo più bello che ho di lui è di una sera dopo cena quando l'ho beccato a giocare con i lacci delle mie scarpe e quando gli ho chiesto cosa stesse facendo, lui mi ha guardata e con noncuranza si è messo a leccarsi una zampa - come per dire "Cosa intendi? Non vedi che sono qui che mi faccio i fatti miei?" - e quando mi sono girata è tornato all'attacco sui miei lacci.
Purtroppo un giorno ci siamo accorti che dimagriva a vista d'occhio e che stava male e quando l'abbiamo portato dal veterinario, era troppo tardi: aveva la FELV - la leucemia felina - e per un po' abbiamo provato a curarlo, ma soffriva troppo e per evitargli ulteriori sofferenze il veterinario ci ha consigliato di farlo addormentare.
Sono stata con lui fino alla fine e ho pianto tantissimo.
Circa due o tre anni dopo, la mia vicina di casa mi ha detto che una sua parente aveva una cucciolata e che c'era un gatto rosso in mezzo a loro. Sembrava che fosse una femmina all'inizio e mia madre non voleva in quel caso, ma aveva sentito come ne avevo parlato e avevo visto il mio sguardo e il 17 ottobre del 2006, tornata da scuola sono entrata in cucina e l'ho visto in una cesta. Il suo nome?
Cico.
Leggendo il libro di Stefania Mascarello, ho pianto proprio perché anche lì viene nominato spesso un gatto di nome Cico.
Se c'è qualcuno tra voi che mi legge da anni, allora mi ha sentita ripetere infinite volte quanto quello tra me e Cico sia stato amore a prima vista - due anime che si sono riconosciute all'istante. Io ero in un periodo orribile della mia vita e lui era un micetto spaurito, ma mi è bastato guardare i suoi occhi verdi per capire che era lui.
E anche lui aveva scelto me perché era la mia voce quella a cui rispondeva, era mio il letto che occupava quando mi assentavo per qualche giorno quasi sentisse la mia mancanza per poi fiondarsi giù dalle scale non appena sentiva che ero tornata, ero l'unica a cui aveva dormito di fianco perché lui non saliva sul letto se questo era già occupato, era da me che si faceva prendere in braccio.
Abbiamo preso tutte le precauzioni possibili: l'abbiamo fatto castrare, tutti gli anni lo facevamo vaccinare, stavamo attenti a qualsiasi cosa.
Però aveva sempre la sua indipendenza e io non so cosa sia successo quella notte tra il 26 e il 27 novembre del 2014, ma la mattina l'abbiamo trovato in giardino. Ancora oggi non so cosa gli sia successo, se una macchina l'abbia colpito e lui sia caduto nel fosso visto che il suo bel pelo rosso era tutto sporco ma lo stesso abbia trovato la forza di tornare a casa o se sia stato un malore improvviso.
Ne sono stata - e lo sono ancora - devastata perché otto anni non potevano essere finiti così, in un attimo.
Due mesi dopo ho fatto il mio primo tatuaggio.
Molti degli argomenti trattati da Stefania mi hanno toccata da vicino - la FELV per quanto riguarda Lancillotto e tutto l'amore che si prova verso un gatto per quanto riguarda sì, Lancillotto, ma soprattutto per quando riguarda Cico.
Come ho scritto prima, Stefania afferma che è facile prendere un gattino da piccolo: sono cuccioli, se te lo permettono li educhi a comportarsi in un certo modo e mangiano fin da subito quello che gli dai - non hanno già dei gusti definiti come un gatto adulto.
Dall'altra parte è vero che prendendo un gattino da cucciolo non sai mai che carattere avrà. Cico non è mai stato un coccolone come lo era Lancillotto, dava amore a piccole dosi e a chi diceva lui.
E il mio Cico era così bello.
Sono stata devastata dopo la morte di Cico, ma circa sette mesi dopo una mia ex-collega di lavoro mi ha chiesto se mi andava di prendere una gattina.
Lei se l'era ritrovata fuori casa e non poteva tenerla con sé perché le sue gatte non la accettavano e lasciandola fuori c'era il rischio che il suo vicino di casa l'avvelenasse.
Ho accettato, ma non nego che sia stato difficile.
Continuavo a pensare a Cico - tutti noi continuavamo a pensare a lui - e mia madre era anche molto titubante sul fatto di prendere una gattina già di un anno, con le sue abitudini e con i suoi gusti in fatto di cibo e un carattere che non conoscevamo. Era una situazione diversa rispetto a quella che avevamo vissuto con Cico, che era sempre e solo stato con noi non appena era stato possibile separarlo dalla mamma.
E avendo vissuto per un po' da questa mia ex-collega, la gattina si sarebbe abituata a noi e alla nuova casa oppure avrebbe cercato di scappare via?
Abbiamo scelto di correre il rischio, anche se io i primi due giorni non ho fatto altro che piangere.
Probabilmente Stefania sarebbe orgogliosa di noi perché ad Alaska - così l'ho chiamata - alla fine abbiamo salvato la vita.
Pochi giorni dopo che era con noi - ancora un po' diffidente e riluttante ad affacciarsi alla porta della cucina - abbiamo notato come i fianchi cominciassero ad allargarsi e ci è venuto il sospetto che fosse incinta.
Notando poi come dormisse tranquillamente in divano e come sapesse già usare la lettiera, abbiamo intuito che probabilmente era una gattina domestica e che era stata abbandonata proprio perché incinta.
L'abbiamo portata dalla veterinaria che ha confermato la gravidanza, ma poi ci siamo tutti insospettiti e preoccupati quando dopo il presunto parto dei micetti non c'era alcuna traccia e la sua pancia continuava a gonfiarsi e a sgonfiarsi.
Avevamo già deciso di farla sterilizzare non appena fosse stato possibile e per un controllo l'abbiamo portata nuovamente dalla veterinaria - il risultato è stato che la gravidanza era andata "a male" e che Alaska aveva una terribile infezione.
Praticamente l'abbiamo presa per la coda.
Oggi la mia piccola Alaska è una bella gattina di quasi un anno e mezzo e sta bene. Preferisce mio padre tra tutti e non nego che a volte ci resto male, ma sono anche consapevole che probabilmente il rapporto speciale che avevo con Cico non lo avrò mai con nessun altro. Questo però non significa che voglia meno bene ad Alaska.
Probabilmente non sono quella gran persona che Stefania si auspica di trovare, ma mi piace pensare che nel mio piccolo ho dato tantissimo amore e una casa a Lancillotto che era malato di FELV e a Cico che ho preso da cucciolo evitando che diventasse un randagio.
E io e i miei genitori abbiamo decisamente salvato la vita ad Alaska prendendola con noi - se non l'avessimo fatto, probabilmente sarebbe morta in strada a causa dell'infezione.
Se siete amanti dei gatti, questi libri vi faranno piangere una valle di lacrime ma sicuramente li amerete.
Entrambi offrono uno spaccato di vita - su com'è la vita in strada e su come l'amore che ti dà un gatto ti possa salvare.
Prima di tutto buon compleanno anche se in ritardo!
RispondiEliminaTanti auguri, spero che sia stata una bellissima giornata insieme alle persone che ami.
Molto belle le tue recensioni così "personali". Sono tanto dispiaciuta per il dolore che hai provato per i tuoi amici quattrozampe, e lo comprendo benissimo perché so esattamente di cosa stiamo parlando, per esperienze personali molto simili. Ancora adesso, credo che una delle mie migliori amiche d'infanzia sia stata la mia Chicca, rossa e bianca, dal pelo lungo, e dal cuore grandissimo. Mi manca ancora.
Un abbraccio e buona giornata
Grazie per gli auguri, sono ben accetti anche il giorno dopo! =]
EliminaGrazie anche per le tue belle parole, ho sempre timore di "sforare" quando scendo così nel personale.
Buona giornata anche a te! =]