lunedì 4 aprile 2016

House of Cards: Inghilterra vs Stati Uniti d'America

Nel corso degli anni ho avuto la tendenza a leggere per la maggior parte romanzi autoconclusivi perché le saghe avevano preso a stancarmi - la cosa è dovuta anche al fatto che il fantasy e il distopico riesco a digerirli in piccole dosi. 

Una trilogia che ho letto nel corso degli scorsi due anni e che mi ha appassionata è House of Cards di Michael Dobbs

In realtà era cominciato tutto assai per caso: una domenica di due anni fa mi trovavo al centro commerciale con i miei genitori e l'ho visto tra i libri usciti di recente. 
Essendo una grandissima appassionata di telefilm, ne sono stata attratta perché avevo già visto girare gli spot della serie con Kevin Spacey che ne era stata tratta e non avendo Sky, ho pensato che intanto mi sarei potuta leggere il libro in attesa che venisse trasmessa in chiaro. 
Mi è stato palese fin da subito che le atmosfere sarebbero state completamente diverse, ma questo non mi ha fermata. 

Titolo: House of Cards
Autore: Michael Dobbs
Data di uscita: 27 marzo 2014
Data di uscita originale: 1 luglio 1989
Pagine: 447 (copertina flessibile)
Editore: Fazi

Trama:  "La politica richiede sacrificio. Il sacrificio degli altri, ovviamente. Per quanto un uomo possa ottenere, sacrificandosi per il suo paese, è comunque più conveniente lasciare che siano gli altri a farlo per primi. Il tempismo, come dice sempre mia moglie, è tutto". Questa è una delle massime di Francis Urquhart, per alcuni semplicemente FU, una specie di patrizio solitario, aristocratico molto vecchio stile, che ha passato l'età della maturità, dopo aver dedicato la propria vita alla politica, all'ombra di Westminster. È arrivato ai vertici del suo partito, pur incarnando un ruolo in apparenza lontano dai riflettori. È il più stretto consigliere del primo ministro e anche il custode dei segreti degli uomini che gli siedono accanto. Segreti molto personali, debolezze, fragilità, vizi: parole che nella carriera di un uomo politico rappresentano pericoli mortali, perché incompatibili con il ruolo di potere che riveste. Ed è questo materiale che Francis decide di sfruttare per raggiungere la sua vetta personale. Da dietro le quinte di una fase politica difficile e incerta, questo regista impeccabile riesce a muovere tutti, pedine di un gioco spietato, dove il ricatto diventa un raffinato intreccio narrativo. Di quale materia siano fatti potere e ambizione, quali siano i legami tra l'informazione e i destini politici di un paese, lo scoprirà Mattie Storin, tagliente cronista politica, decisa a stanare la verità su una crisi di governo in cui nulla sembra accadere per caso.


Ho avuto un rapporto difficile con questo romanzo all'inizio, i primi dieci capitoli non ne volevano sapere di farsi leggere o forse ero io che facevo più fatica del solito ad entrare nella storia e a ricordarmi chi fosse chi e chi facesse cosa in questo gioco contorto che si chiama politica - il fatto che non tutti i ruoli inglesi abbiano un corrispondente italiano non ha aiutato
Ma passato l'ostacolo dei primi dieci capitoli, il resto è stato tutto in discesa perché Francis non è un bel personaggio - è calcolatore, spietato, manipolatore eppure non sono riuscita a fare niente di meno che divorare le pagine per scoprire quale prossimo complotto avrebbe organizzato e come sarebbe riuscito ad arrivare in cima. 
Perché se c'è una cosa su cui puoi contare è che Francis Urquhart arrivi in cima. 

"La diffidenza dipende dal cervello, non dalla realtà." - Michael Dobbs
"Politics requires sacrifice. The sacrifice of others, of course."

Non ero sicura di voler continuare, ma arrivata alla fine mi sono accorta che non potevo più farne a meno e il fatto di averci messo così tanto a leggere dieci capitoli mi aveva portata più vicina alla data di pubblicazione del secondo libro. 


Titolo: House of Cards 2 - Scacco al Re
Titolo originale: To Play the King
Autore: Michael Dobbs
Data di uscita: 25 settembre 2014
Data di uscita originale: 1992
Pagine: 380 (copertina flessibile)
Editore: Fazi

Trama: Dopo aver ordito la scalata al potere, il nuovo primo ministro Francis Urquhart, ormai noto come FU, sfida il re in persona e minaccia l'intoccabile ruolo della monarchia inglese. Da poco in carica come lo stesso primo ministro, il giovane sovrano contesta il programma di governo e la divergenza di pensiero presto scivola in ostilità dichiarata. Il terreno di scontro è ampio, e la battaglia si combatte a suon di sondaggi d'opinione truccati, prime pagine di quotidiani manipolate, scandali sessuali e calcolate strategie di rischio: Francis Urquhart ha deciso di distruggere non solo l'immagine della Corona, ma del re in persona. Se per il cinico architetto del potere non è ammissibile l'interferenza della casa reale nell'attività politica, dall'altra parte si disapprovano le scelte nel campo delle politiche sociali, che sembrano aver acuito i problemi di alcune aree metropolitane. Il conflitto presto si alza d'intensità e Urquhart decide di andare a nuove elezioni. Durante l'arena elettorale entra in scena un personaggio chiave: un consigliere politico, impersonato da una bella donna, impeccabile e brillante, Sally Quine, con la quale nascerà una relazione. Con lo scorrere degli eventi le minacce alla casa reale diventano sempre più pericolose e il primo ministro si spinge lungo un crinale vertiginoso, da cui scendere costituisce un'impresa ad altissimo rischio. E dunque esiste là fuori qualcosa o qualcuno che possa sfuggire al controllo di Francis Urquhart?


Se il primo romanzo parlava di politica come se questa accadesse in un qualunque Stato, la realtà dell'ambientazione inglese salta bene fuori in questo secondo libro perché ora Francis ha come avversario proprio il monarca inglese. 
Non solo deve guardarsi le spalle dai suoi detrattori e a volte dai suoi stessi collaboratori, ma chi gli ostacola di più la scalata verso il successo non è altri che il Re in persona. 
E come si fa a sconfiggere un monarca

Ad essere sincera, questo secondo volume mi era piaciuto molto meno. 
Francis non è più l'uomo sicuro che ti cattura nel primo romanzo - è un Francis spento e ormai così certo da essere arrivato da credere che niente lo potrà buttare giù. È così accecato dal potere e dalla lussuria che perde totalmente la visione d'insieme del suo piano. È talmente ossessionato dall'idea di battere il Re mossa dopo mossa, in questo estenuante gioco a scacchi e incurante degli effetti collaterali, da non essere più dieci mosse avanti come ci eravamo abituati a vederlo. È un Francis consumato dalla sua pazzia, è un Francis che non sa più vedere i limiti, è un Francis che non sa quando fermarsi perché vuole tutto e lo vuole tutto alla sua maniera. 

E alla fine avrà anche il suo conto da pagare. 



E infine arriviamo al terzo - e conclusivo - romanzo. 



Titolo: House of Cards 3 - Atto Finale
Titolo originale: The Final Cut
Autore: Michael Dobbs
Data di uscita: 5 marzo 2015
Data di uscita originale: 1995
Pagine: 525 (copertina flessibile)
Editore: Fazi

Trama: Sono passati dieci anni da quando, grazie a una lunga serie di sotterfugi e manipolazioni, Francis Urquhart ha raggiunto l'apice della carriera politica. Ora si appresta a diventare il primo ministro più longevo nella storia del paese: lo spettro della vecchiaia incombe, è tempo di bilanci e di pensare a come guadagnarsi un posto nella Storia. Ma nel corso della sua impietosa scalata il nostro protagonista si è fatto molti nemici, e oggi si ritrova con un branco di lupi alle calcagna, pronti ad azzannarlo, mentre i molti scheletri da tempo sepolti nell'armadio minacciano di saltare fuori. E non finisce qui. Se da un lato Urquhart è costretto ad affrontare un'inaspettata crisi di governo, dall'altro in questo terzo capitolo lo vediamo impegnato sullo scacchiere mondiale: viene infatti coinvolto in questioni internazionali, complicate ulteriormente dal ritrovamento di certi giacimenti petroliferi a cui sono in molti ad ambire. Ma il petrolio non è l'unico segreto: Urquhart ha le mani legate da una tragica vicenda personale del suo passato, che tornerà a galla ingrossando la lunga fila dei suoi persecutori. Come prevedibile, l'instancabile FU non è pronto a farsi da parte, né a cedere di fronte a chicchessia. È ancora disposto a tutto e determinato a lasciare il segno. Ci riuscirà?


Siamo alla conclusione, siamo al capitolo finale. 
Capitolo finale che all'inizio mi ha lasciata molto sconcertata: il libro precedente era finito in un certo modo, era finito con un Francis praticamente in ginocchio e in questo terzo volume non ce n'è il minimo accenno - sembra quasi che non sia mai accaduto nulla. Per non parlare del fatto che persino la moglie cambia nome. 
Il punto comunque resta: Francis era in ginocchio alla fine del libro precedente e in questo terzo volume non si parla di come ne sia venuto fuori, solo uno splendido elogio sui suoi gloriosi dieci anni di carriera politica come Primo Ministro. 

Ma se si riesce a "sorvolare" su questi "piccoli dettagli", si può vedere un'evoluzione: prima i membri all'interno del Partito, poi il Re e per finire la politica estera. 
La politica estera e tutti quelli che girano intorno a quello che può diventare un incidente internazionale prendono molto rilievo in questo terzo romanzo, ma Francis torna ad essere l'uomo calcolatore che era nel primo libro e niente e nessun altro - non gli ambasciatori, non i governi stranieri, non i giovani politici pronti a subentrare - potrà decidere come andrà a finire se non lui. 
Se il libro precedente era un gioco di scacchi tra Francis e il Re, questo Atto Finale è un gioco a scacchi tra Francis e il mondo intero - dove neanche la Morte ha il permesso di fare una mossa senza il consenso di Francis.  

"La vita è come prendere il largo su un colabrodo, su un mare in tempesta. I più si ammalano, molti restano annegati."

Da questa trilogia è stata tratta una serie televisiva con protagonisti Kevin Spacey e Robin Wright - iniziata nel 2013 e attualmente alla quarta stagione. 


 Titolo: House of Cards
Genere: Drammatico
Attori: Kevin Spacey, Robin Wright
Durata: 60 minuti (per episodio)
Uscita ITA: 9 aprile 2014

Trama: Dramma a sfondo politico sulla figura di Francis Underwood: dopo aver contribuito a far eleggere il Presidente con la promessa che sarebbe diventato Segretario di Stato, Underwood viene tradito dal nuovo comandante in capo che rifiuta di mantenere la parola data. A questo punto non resta che pianificare una spietata vendetta prendendo di mira proprio la poltrona presidenziale.


Premessa: il mio confronto - che non potrà nemmeno chiamarsi così - si baserà su quel poco che so della serie televisiva perché in chiaro è stata mandata solo la prima stagione un anno fa. E so che era un anno fa perché avevo l'otite e dovevo tenere il televisore a tutto volume per riuscire a sentire e a volte non era neanche sufficiente.

Altra premessa: adoro Kevin Spacey e mi fa una paura del diavolo tanto che cambierei strada se lo incontrassi, ma lo adoro lo stesso. 

Pur avendo di base la stessa tematica e gli stessi argomenti, sono due opere profondamente diverse - e pur essendo tanto diverse, stanno comunque in piedi lo stesso da sole senza dipendere l'una dall'altra. 

La trilogia di Michael Dobbs è ambientata tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90 in un'Inghilterra conservatrice dopo il governo di Margaret Thatcher - lo stesso Michael Dobbs aveva fatto parte del suo staff e i romanzi nascono proprio come suo "sfogo" dopo la sua esperienza dietro le quinte del governo.
Francis non solo deve avere a che fare con i nemici all'interno del Partito, ma anche con l'opposizione e con il Re, essendo l'Inghilterra una monarchia parlamentare - dove il gioverno è libero di agire entro certi limiti e il Re non deve intromettersi nelle decisioni del Primo Ministro ma, di fatto, ne deve essere informato

La serie televisiva invece è ambientata ai giorni nostri, in una repubblica federale ora in mano ai democratici dove anche il minimo respiro è sottoposto alla lente d'ingrandimento. 
Infatti, ai giorni nostri, un pettegolezzo assume proporzioni di notizia da prima pagina in maniera molto più rapida di quanto potesse fare negli anni '90. 

Dove sta quindi il filo conduttore che lega queste due opere? 

Di fatto sta proprio nell'unico e solo FU. 
Può essere Francis Urquhart in un'Inghilterra conservatrice di fine anni '80 oppure può essere Francis "Frank" Underwood in una Washington democratica dei giorni nostri, ma la mente geniale e diabolica di FU rimane la stessa. 
È sempre FU che ordisce piani e complotti e pensa a come ottenere il potere, è sempre FU che pensa dieci mosse avanti agli altri per essere sempre in una posizione di vantaggio. 

I nomi degli altri personaggi possono cambiare e non tutti hanno un corrispettivo televisivo a quello che era il loro ruolo nel libro, ma la sostanza è la stessa: un thriller/dramma politico che tiene incollati e fa dire "ne voglio ancora".
Perché FU non è un bel personaggio, non è una brava persona ma caspita, quanto adoro la sua mente. 
È la rappresentazione di ogni più bieco difetto, è la rappresentazione di come funziona la politica, è la rappresentazione di quello che comporta il potere - di quello che fai per ottenerlo e di quello che, una volta che lo hai ottenuto, fai per mantenerlo. 

Sono due storie diverse che riescono a stare in piedi da sole, però allo stesso tempo sono tenute insieme da quell'unico uomo le cui iniziali sono uguali in entrambe le opere: FU. 
E FU è proprio quello che promette e mantiene - Fuck yoU

2 commenti:

  1. Buongiorno Alice!
    Molto interessante questa tua analisi. Io ho pochissimo tempo per seguire le serie televisive anche se spesso, come con House of Cards, me ne dispiace parecchio. Proverò sicuramente a leggerne i libri, in alternativa.
    Ti scrivo anche per dirti che ti ho nominata in un link party del blog La soffitta di Amelia, che ha anche un giveaway a sorpresa abbinato.
    Ecco il link:
    http://lasoffittadiamelia.blogspot.it/2016/04/link-party-giveaway-birthday-blog.html
    E' una bella iniziativa per conoscere e farsi conoscere in questo affollato universo della blogosfera.
    A presto!
    Eva P.

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  2. Grazie Eva, vado subito a dargli un'occhiata! =]
    Per quanto riguarda "House of Cards", perlomeno il primo libro devi assolutamente leggerlo e se poi ti piacerà, non farti scoraggiare dal secondo perché secondo me con il terzo si riprende bene!

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