lunedì 13 maggio 2024

BRT: Breve Riassunto della Trama #24

Ventiquattresimo appuntamento con questa rubrica inventata da me e se siete nuovi di queste parti oppure vi siete sempre persi questa rubrica perché a prima vista la credevate una carrellata delle nuove uscite, potete leggere la divertente(?) origine del suo titolo QUI.

BRT: Breve Riassunto della Trama è una rubrica inventata da me a cadenza assolutamente casuale nella quale, a gruppi di tre o cinque, vi offro la mia opinione su quei libri a cui non ho dedicato un post di recensione sul blog.
 
L'ultima estate di Cesarina Vighy 
 
Letto a marzo. 

L'ultima estate è una sorta di diario/memoir autobiografico dell'autrice che, indossando i panni della signora Zeta, ci racconta la sua vita. Alternato tra la sua voce vera e propria in prima persona e quella di un narratore onnisciente in terza persona, Zeta ci dice fin da subito di essere malata - e anche gravemente. Non può più camminare, non può più parlare e la sua vita si è ridotta - anche e soprattutto per volontà sua - alle mura domestiche e a quelle di una stanza in particolare, da cui può vedere un albero cavo e i merli che ci hanno fatto il nido. Zeta sa che non arriverà a vedere la fine dell'estate e ci narra, prima della sua vita, quella di sua madre e delle sue origini - fondamentale poi per capire il rapporto tra lei e Nives e quello, più avanti, tra lei e la sua stessa figlia. Nata fuori dal matrimonio qualche anno prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Zeta ci racconta del padre che si opponeva al fascismo e dei sacrifici della madre, di una Venezia conservatrice che alla Zeta adolescente inizia ad andare stretta, di una Roma che le fa scoprire la libertà, del dopoguerra e degli anni di piombo, della rivoluzione sessantottina e dell'omicidio Moro, della corrente femminista e dell'emancipazione e di una vita e di una società che volevano in qualche modo incasellarla da qualche parte e in qualche definizione, ma per cui lei si è sempre sentita troppo o troppo poco e incapace di conformarsi ai desideri altrui. La sua resta una voce ironica e tagliente, anche quando ormai immobile può solo sognare e rinvangare gli ultimi settant'anni, accompagnata da fantasmi ben voluti o meno. Infine scopriamo la sua malattia degenerativa e sul finale è inevitabile commuoversi. Caratterizzato da frasi a volte troppo lunghe e arzigogolate come se volessero essere troppo ricercate, L'ultima estate resta però una testimonianza preziosa e a tratti straziante, un inno alla vita anche quando una parte di noi vorrebbe metterci la parola fine, la dolorosa consapevolezza della morte ma l'ancor più dolorosa consapevolezza della vecchiaia e della malattia, di un corpo che lentamente ma inesorabilmente ti abbandona quando invece la tua mente è più attiva che mai - il sapore dolce delle cose che eri fortunato a possedere che diventa amaro e nostalgico quando quelle cose non lei hai più e ti rendi conto che le davi per scontate. 


Let Me Show You di Becca Seymour

Letto a marzo. 
 
I protagonisti di questa storia sono Carter, un veterinario, e Tanner, un costruttore edile che Carter assume per restaurare la casa che ha ereditato da suo nonno e che ha richiesto un trasferimento da Seattle alla cittadina di Kirkby. Anche Tanner è nuovo della cittadina, avendo seguito il suo migliore amico/fratello Davis appena diventato padre della piccola Libby dopo l'avventura di una sola notte. L'incontro tra i due lo si potrebbe definire imbarazzante in quanto Carter inizia subito con l'impressionare grazie ad una figuraccia che comporta il cadere dalla scale vestiti solamente di un asciugamano. La storia è carina e i personaggi sono molto piacevoli, ma non è mai scattata quella scintilla che avrebbe potuto farmeli adorare. Ho trovato forse eccessive le scene di sesso - quando iniziano a farlo - che vanno a discapito molto spesso della vita quotidiana ed individuale dei due protagonisti, di animali se ne vedono ben pochi e lo scorrere del tempo è solo raccontato e non mostrato, quindi spesso si ha veramente l'idea che questi due vadano troppo in fretta. Nel suo piccolo però affronta anche le relazioni famigliari e l'omofobia passata e presente che uno dei due si ritrova a sperimentare. Poco angst, scorrevole e primo di una serie, se mai avrò voglia forse in futuro continuerò.


Lucrezia tutta, o quasi di Silvia Ziche

Letto ad aprile. 
 
Lo stile di Silvia Ziche per me è inconfondibile - ricordo ancora quando ero alle medie e la zia di mia madre ci portava dei vecchi giornali, tra cui Il Venerdì di Repubblica e spesso associato ad esso c'era questo inserto musicale (stiamo parlando ancora dei primi anni duemila perché ero a cavallo tra la fine delle medie e l'inizio del liceo) e, nelle ultime pagine, c'era sempre una striscia a fumetti firmata da Silvia Ziche con protagonisti Gaia, Allegra e Felice. Quante risate che mi facevo. Visto il mio status fedeltà, la Feltrinelli per il mio compleanno mi ha regalato un libro e io, tra le centinaia e centinaia di possibilità, mi sono buttata su qualcosa che ero sicura mi avrebbe fatta ridere e resa contenta - e così è stato. Questo perché Lucrezia è una di noi: ha problemi con la bilancia e con l'entrare nei vestiti, non ha mai voglia di fare ginnastica ma è campionessa di corsa ai saldi pur avendo un armadio pieno, ha un bisogno disperato di fare una vacanza, è alla ricerca del principe azzurro, ha voglia di cambiare e migliorare il mondo senza però sapere da che parte cominciare, ha delle amiche che si lamentano e con cui si lamenta a sua volta e via di questo passo - Lucrezia la si può solo amare.


Engaging Mr. Darcy di Rachel John

Letto ad aprile.

Com'è ormai noto, Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen è uno dei miei romanzi preferiti e quindi spesso mi faccio tentare dai suoi retelling più o meno moderni. Sebbene questo sia al di sotto delle 200 pagine, ho avuto però la sensazione di trascinarmelo dietro per un tempo infinito e le interazioni tra Elsie Bennet e Will Darcy non mi hanno coinvolta come mi sarei aspettata. Lo so che essendo breve per forza bisogna tagliare delle cose e modernizzarne delle altre, ma in più punti e occasioni mi è sembrato che il focus fosse su qualunque altra cosa o persona rispetto allo sviluppo e al cambiamento del rapporto e dei sentimenti tra Elsie e Will. A differenza dell'originale, qui abbiamo anche il punto di vista di Will Darcy e sebbene in certi romanzi io senta la mancanza del punto di vista maschile a volte, il bello di Orgoglio e Pregiudizio è quella tensione che il lettore vive lui stesso insieme a Elizabeth nel non sapere cosa pensa o prova realmente Darcy. Devo anche dire che molti personaggi mi sono sembrati piuttosto snaturati rispetto alle loro controparti austeniane - in principio Elsie e Will, ma soprattutto Charlie Bingley. Quella che resta antipatica e supponente come l'originale è Lydia Bennet e devo ammettere che ho abbastanza apprezzato l'espediente alternativo trovato dall'autrice per il suo coinvolgimento con Wickham - d'altronde, al giorno d'oggi, una fuga romantica non farebbe un così grande scalpore, però l'espediente utilizzato dall'autrice non ha avuto comunque la stessa risonanza pubblica (e conseguente vergogna) che avrebbe avuto una fuga all'epoca. Insomma, è stata una storia carina, ma niente di indimenticabile o da batticuore. 


Persuading the Captain di Rachel John

Letto a maggio. 

Persuasione è il mio secondo romanzo preferito di Jane Austen - forse lo è anche per una questione emotiva, perché quando l'ho letto credevo di essere innamorata e ciò che leggevo dei sentimenti di Anne Elliot per Frederick Wentworth sembrava essere lo specchio di ciò che provavo io. Ho trovato questo retelling più scorrevole rispetto a quello di Orgoglio e Pregiudizio, ma essendo anche più breve pecca di forse troppa semplicità e ne perde parecchio in sfumature - sebbene la famiglia di Anne anche qui sia prevaricante, la sorella maggiore e il padre non lo sono tanto quanto nell'opera originale e mi sono mancati tutto quello struggimento e quel nodo allo stomaco provocato dal rimpianto e dalla nostalgia e dall'eventualità di aver perso quello che poteva essere l'amore della tua vita. Anche qui vale il discorso fatto con il retelling precedente: il punto di vista maschile per me non aggiunge in questo caso, ma toglie - mi è mancata l'indecifrabilità di (Fred)Eric(k) ogni volta che Anne ha a che fare con lui. Si tratta di un retelling comunque carino ma la sua vera modernità si vede nel momento in cui c'è più una mancanza di comunicazione tra i due protagonisti che li porta a separarsi piuttosto che una vera e propria opera di persuasione da parte di terzi che spinge Anne a commettere il più grosso errore della sua vita.

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